% 3otia c^ams rar^- N THE CUSTODY OF ThE BOSTON PUBLIC LIBRARY. 5HELF N° ADAMS DELLA H ISTORI Ai D I C O R F V Defcritta DA ANDREA MARMORA ' NOBILE CORCIRESE. Ll'BR.l OTTO. ^ AL SERENISSIMO PRINCIPE ED EGGELLENS1SS."° S E N A T DI VENETIA. VENETI A, PrefoilCum, M.DCLXXII. C<<" Con Licenza de Superiori , e Prmilegio . ■ iii » g«r;<% ,yy WCBrontley Er(^/ oE AbJjerlejVorcefterJbhe ADA^IS ni-^^ ^ SERENISSIMO PRINGIP ECCELLENTISSIMO S E N L L'epilogo delle glorio, ch'è lo fteiTo^che direna voi Sereniffimo Principe,con- facro vn Compendio Hi- ftorico, che chiude i volu- mi de' fatti Corcirefi, fi co- me quello reftrigne gli Annali delle ma- rauiglie del Mondo . Picciolo è il dono , che fi aggira nella circonferenza dVn Ifo^ la^ la, e non conuencuole à chi rende , con la. fama, incapace il vafto giro dell'orbe : ma fé ogni gran Circolo fi contenta di angu- fto centro, non deiie la Serenità Voftra.^ fdegnare nel libricciuoloilmiohumil^^ vaffallaggio . I Leoni generofi, che ribat- tono con la forza le violenze , accolgono piaceuolmente gli hiimili, e fi legge, ch^^ taluolta riceuefl'ero da mani offequiofi^ qualche minuzzolo . E fé il Leone è di Venetia Tlnfegna , come potrò io dubita-? re , che la prefente operetta , con ogni più baffa riuerenza, alla Serenità Voftra da-- me prefentata,non habbia da incontrar^^ la benignità del fuo genio ? I Mari , do quali Voi Serenifsimo tenete l'Imperio , non rifiutano l'omaggio de' rufcelli ; e nel medefimo modo accolgono i Rigagni, <^ le acqueRegie del Po,che al vofìro Adria tico rendono copiofo tributo . Neirim- menfo Dominio dltalia, che in bella par- te alla Serenità Voftra foggiace,non le fo- le Città magnifiche fi dicono di Venetia , la quale gode pur anche di effer Signora.^ delle lafciando il mio dono , auguro al voftro Seremfsimo Dominio la duratione del Mondo , il quale nel fuo giro tiene la Ve- netiana Republica, quafi di nobile anello gemma ben pretiofa . A ogni vno poi'ru particolare,che del Corpo gloriofo è mem bro, gli anni di Neftore , la felicità di Au- gufto, e la pace di Ottauiano defiderando, Rumile , e ojfTequiofamente mi confeflb Della Serenità, ed Eccell. V V. VcRctia 11, Nouciijbre i6yt. Bamiltfs, Deuotifs.eSmfceratifs, Suddito^ e Scrué Andrea Marmerà. b AL L LETTORE / come non ero tlfalfo y con la realtà intrecciata lafauola . Hor chi negli anni y cheyfglt di Saturnoyfon dimrati dal geni- tore y potrà tali circofanze trt^ottare ^ Se i luflri mmiono y in tìpialgt4Ìfaponnafar diptere la memoriay e illufrare con a/eri* aere narrationi le carte ? E poi yfe l*Hifloria è nel Greco idio- ma ijna ferie di attiom fatte y com*è pofsibtle rintracciarla con tante interrutioniper mancamento y non dt chi fece y ma di chi fcrtjfe t fcrip / Molti luwi^ egli e ^eroy nelVofcuro dell'Antichità hi ritratti dall' ingegno luminofo dell* Eccellentifsimo Signor Gio" uanni Cicala ^ lettore di Fdofojìa nel ^ò di P adotta : qualche^ aiuto nelle medaglie mi diede il Signor Spiridione Aulomtiy 'Nobile mio Concittadino ^ che nello Jìudio delle cofe recondite , henchegiomne d*anniynon la cede a' piti *-vecchi:ma in tanto bu^ ioy che mi poteuanogiouare due^tutto che fplendentifsimey faci ? Io T^er amente ^ tali cofe confi der andò y ho per molti anni ripu- gnato à dare iìt luce la mia Storia , che farebbe nelle ombre ri- mafia y fele continoue ijìanze degli amicmon m'haueffero per- fuafo dfar la mia parte nella comedia del biafmo fra molti re- citanti di picciola leuatura y che pretendono applaufi nella fcena del Adendo , Si aggiugneua al mio genio refìo Vaunertimento di Lucio Vtues y che più y com'egli dice y del f oggetto -^ dà gufo à chi legge la buona elocutione dello Scrittore y per la quale fono cosìfamofi Liuio y Tacito y Tucidide y e altri , così Greci y co- me Latini : onde y non potendo promettermela dalla poca mia efperienza nel comporre y flimauo meglio lafciare ^na Selua , ò raccoltay a qualche penna y della mia più elegante y e meno in- feconda, B che puh fare neW Italiano idioma njn nato fra* Greci ? Cor fu e la mia Patria : e ciò bajìi y per efprimerCy chc^ ilLatio non mifomminijìra quelle '^oci y che fon necejfarie a^ njn parlare y ne natio y né molto familiare alpaefey oue nac- qui . Ma non iflimerei quejlo di grande rilteuo qualora mipo- tefsi accertare delle altre parti della Storia da me y con fatica , non so peri) fé con ?netodo , ricauata dagli Annali y e da' Ma- nufcritti y che logon dal tempo y appena mo frano intero qual- che carattere. Mi confola folo il detto del mede fimo Viues y Satis eft Hiftorix fi fit vera \ e in ciopoffo affermare di noti^ hauer fallato s hauendopm toflo le glorie dell' /fola , e Patria^ b z mia miafojlo in dimenticante , che ^ trouatela dulie , ofofpette , le habhia io ijoluto inferire nel mio racconto , Del reflo confejjo , chey toltane la rueritày in tutto fon di fettofo : nella lingua ^ perche Greco y nella frafe , perche forafliera y nell'ordine yper^ che avario )• e nella dmtfione y perche intricata . ^indijìimo di meritar compaf sione almeno come accufator di mejlejùo yfe pure (hi legge non njf^olfare meco l'njfficio ài Giudice rigor ofo, che condanna il delinquente ^ qualora confejfa le colpt j e non *uuel fomigliarfi a Dio , che m tal cafo ajfolue gratiof amente t rei nelfuopietoftfsimo tribunale . Mi dirdjorfi alcuno y che, per euitar tale contingenza , doueuojìar nel mio nulla : egli è <^ero ri (pondo y ma chi agli Amici , e aW Amore può far refi* fìenza f ^elli han njoluto y e quefìo m'ha indotto d non la* fciarfenzjt ilfuo Scrittore Cor eira . £l la fola non l ha ^-fapen* do per altro y che la Ionia hehhe , in compagni a di MileiOy Cad- rno y che reggi frò leattioni de'fuoi popoli j Lampfaco y e Creta mento Curone 5 Atene fu degna di'^n Xeno fonte y di njn De-» mocarcy e di njn Filocoro y / Focenfi ottennero Leone Alah an-» deo y Timeo Siculo i T ebani y / Rodij Zenone y egli altri Paeft Greci y benché ne gli antichi fecoli de* Feaci meno potenti y fu" rono tlluftrati da' loro Hiflorici particolari y de* quali manca^ no iCorcircfty perche il l or ferro y più che ad aguzzare penne y feruiua d recider e fila di o-'ite . Oh ! dunque tu pretendi ( af col- to chi mi rimprouera ) andur del pari con huomini , così info- gni ? ^ella confeguenza in ^ero yfe dme y chefol mi njanto di ccncfcer mejìejfoyfipotefe appropiare njnafimil fuperbiay con^ uemente d coloro y chefjtimano , hauendole di Coruo y maneg^ giar penne di Cigno . "Nominando quegli Scrittori non ho ^'vo- luto altro inferire y fé non y che il deftderio di non lajciar Cor ei- ra fenza chi hauejfe cura di palefarc al -mondo i fatti de' fuoi habi' hahltdfttì y hfhà mojfo d tl^nere d*mchtojlro ì fogli ; che nella (lefi> tempo moflrano con la bianchezj^ la mia candida fedc^ rverfo la Patria , e nel nero la mia ofcurafama nell' Accade- mia del ben iomponere . Accordianci di^^ratia ò Lettore : che non mi torna il conto co' difgujli yftil bel principio trouare de ■Momiy € incontrarmi negli Ariflarchi , Dimmi y che preten^ di f Che ho fatto male à /lampare f Spontaneamente te'l con- cedo. Che la dicitura è bajjaf Non m'oppongo , Chela/erte non è metodica f 'Non ccntraduo , Chs la materia non e titt- fa di rilieuo ^ Stati per meffo . Che intreccio bugie t Hor que- jlo nò . Contentati del rejìoy lafcta?ni yfe non d'Hiftorico y al- meno ti titolo di yeridico , E fé molte cofe non le truoui preffo .degli altri y fappi y che pochi fi fono introdotti negli Archiui d.' Greci y epochifsimi in cjue* di Corcira y baftando loro il ridire i fatti di Kegni ijajli^fenz^ curarji delle Prouincie più ptccioley quafiyche fieno meno prodigi ofe le Iliadi y copiate in riflrettOy di quelle fcritte in uolumijc le Statue liuellate in angujìo marmo y de Colofsiycheijoleuano gli Steficrati fcolpire ne'monti,Non è di ogni più immenfa pittura ojferuata con manco fupore la li- nea tndiuf lille di Apdle y che fece tacere Protogene , // mio cerchio ha poca gran dczj^a , 7na il fv.o centro eforfipià ammi- rabile di quelli^ c'han ruafta la circonfercnta : breuefi moflra ti Circolo 5 ma l'Orizo^tey che lo diuide y e pieno di marauiglie , Dir olio con chiarezjji * Non perche Corfue Ifola Pigmea ri- f petto alle ^xltre Gigante jfe y non e nuriteucle y à pari di quelle y degli encomi^ e delle lodi y come potrai njcdere yfe hauratpa- tienza di leggere . Jl
  • nelle memorie de'Pofleri , coiradditarne perftipite va' Emmanuello Comneno Imperatore , allringe ragionenolmente ogni vno à coni^ituirla nel fuperlatiuo d'vna Reggia conditione , confeiran- dola capace delle più fublimi honoranze . L'anno II 15 Emmanuel Comneno Imperatore Conllantinopolita- no , fopranominato il Pacifico , priuilegio Giouanni Comneno , Alia- lo di Georgio Marmorà col dominio delllfola di Proconiiro , fìruata_^ ne'mari dell'Afìa , che fulTcquentcmente à Georgio iìc'ii'o , di lui degno Nipote j per le fegnalate fue attioni , che l'arrichirono di benemeren- ze, è fiata la Giurifdittione medefìma confermata daEmmanuello Comneno Difpota , e Duca di Morea nell'anno 1224 con aflbluta po- terà fopra ìe vite, e foUanze di quelli fudditi, da goderli fucccllìuameu- te dalla di lui Profapia , non <^Qn altra obligatione , che di foccorrero e "la iaMaerti Imperlale fntempo^itrauagl io con quattro nanìgli armati di (okhtcka. y e remiganti à fuoi difpencHj , come diti'iiùmente va com- probando la ierié tlcrfcguente Diploma , rOri^inalc di cui in Idioma-* Greco , permane qiul gloriofa reliquia apprelìb l'Auttore . Bic'cgìi AIA'* XA'PIN TOT"' nANTOATNA'MOT eEOT" E'MMANOYHA K O M N H N O S KcU Al«So>^OC TTOCaHC AuTD)tf aT€ia6 , iS BacnXeoc P ojjicawir • ^ù)Y i;ì^3-pS>'/i^t!VTDg • ^ksrajuròv ù rijt/Mi; ^pdriHfS^ j S&}pn^opV(i/,^JOt Tj;^icl>ca.^ltvifJdyzluiy f^flj rueripctv ^eitzv ^ rucc^TrÓMuov y^ctd-'tì.uco? iyetpó/L^jOì' /Sofid-etet? yC^*^ cwj^pduòvrct; , Ó'^ar iìig 0Q'fiB'SiUs uìyi' fov cntìvog lipóùpn jtó'ng tóv EvycviTcJLTDi' , (t M«) uAoT^iTré'TcìTDV Kte^^v fiCty /(l'Spct TtJUtOV-i t^ ÒctpiTO'J Xdzi^ VTTip TJJC rifJ.^v Boi; iScif ttu^ouq rtug rijuiTipeuc e&vctyìccug , (è 7roXif/.otq yijulv /Son^'^uJat» mQjLW è yif/.eiz TW vuZ ùa-oJUTtdg (ìaXófxi^aL , c^ «.waJi/ ^W ìLcfmmK^jci^i^eu zuid Kcupcv TTO^^ijuLii iyig rifAm ^cta-tXsici^y tìKoÌa tw et^t^juèv liascipcL^ c§ ewTÌig Si iìic Nwcy raZ'Hit ìtaÀcec Ó7iXì(^iitfum cuni^ omnibus locis , acprosdijs, atque etiam pottjiatem in omnes illorum Incolas, ita yt in eos habeat ius vitae , d'" necis , profpiciatque omnibus prò arbi tratti fuoabfque yllo impedimento ; nulliufque inquifitiom jubiaceat ; ncque vllus eoriim, qui ibi dcgunt, pofsit ei rclu&ari , aut rationem petendo , aut merce- dem requircndo,fed pieno iure pojsideat InfuLmi, <^ dominetur tum is, cunu» totaeius Familia per fuccefsionem per inde ac fi eadem Infula abeofuìjfet exadificata . Huius donationis aliam quoqtte confimilem babemusfa&am ab Emmanuele Imperatore Tacifìco nojlnè Maieflatis Vatruo (qtnBeatorur/Lo fortem obtinuit) qui donauit hanc Infulam Nobilifsimo, & Gloriofijsi?no Do- mino Ioanni Conmeno ^uo antediBi Ceorgij aureo que figlilo donationem jir- piauit, adie&is obligationibus ferendi nobis fuppetias , quoties aut necefsitas aliqua pr amerei , autbellum ingrueret . Volumus proindè nos quoque, yt, graffante bello , quatuor nofira ditionis naues , e^x ipfa Infula bene infiruat tùm'B^migibiis , tum armis , armatifque militibus ad defcndendum nojin:?}]^ ìmperium, né ab yllo hoftefubijciatur . Hac f cripta junt in noflro B^gio Ta- latio, ^ ytjyloris eji aureo figlilo infidem munita . Datum antedi6io Giorgio 1 2 Tvlenfts lulij Indizione feptima , 6j^ 2, 1 224. EMMANVEL COMNENVS DVX. Da Da Giouanni Marmord furono generati Georgio , & Andrea , i cui toccato per naiura, come Primogenito , il commando deli'lfoU indet- ta, prcfe l'altro partito, mntando Cielo,di rintracciare la fortuna^ dal- la quale anco felicemente Icortato nell'alma Città diVenetia, gli tè rinuenire più ricco patrimonio, infignito col carattere della Nobiltà Veneta l'anno 1 26-}, e confe^uiti nel giro degl'anni molti honori , con- tinuò nella Prole la ina nominanza , che poi mancata la fuccefIìone_^ , rimafe tal Caia ellinta in quelle parti l'anno 1441, conforme il rappor- to delle Venete Cronologie . Soggiogata Maina ila ," Città celebre del Peloponelo, pafsò à Corfii Tommafo Palcologo iìgliuolo dell'Imperatore Emmanuello , e fratello di Giouanni, vnito al quale , approdato medcfimamente in quel luoco Andrea Marmerà con Nicolò ino figliuolo l'anno 1452, fiiiui da quel- lo lafciata la Famiglia , e {correndo verfo l'Italia s'inoltrò d Roma, do- ue dal Sommo Pontefice accolto con dimoftrationi ài gran flima , non_* tralafciò pure coll'allegnamento annuo di fci milla cecchini d'oro, di facilitarle il modo di mantenerli con lo fplendore domito alla fualllu- ftrifTimanai'cita . Antonio Marmora vno de Germi preclari della flirpe medefima , in- fultata rifola di Corfii da Solimano Rè de Turchi, reflò vnitamcnte-» con fuo figliuolo nominato Andrea lacrimeuole preda de'Barbari l'an- no 1 5?75 qual oltre le perdite patite nel Sualeggio degl'Infedeli, di coa- fìderabili ricchezze, terminò miferamente la vita fotto il giogo d'vna_> tirannica fchiauitù . Siridulfe quafi profllma alla total annichilatione la fchiatta di fangiie così eccelfo ; ma fortita la libertà di Andrea l'an- no i57^,rauuiuòllìlafperanzadifcorgerla rifortacol primiero luflro nella propagatione . Reftituiflì egli à Corfù efauflo d'haueri, non meno per gl'infortunij fcorfì della cattiuità, che per l'incidenze iunefte dell'- inuaiìone predetta ; onde per riftorarfi in qualche parte le di lui cala- mità,non fu l'carla la munificenza fpeciofa del Sereniillmo Principe Ve- neto di riconofcerlo con fette compartite di luoco di cafa , tanto più , che per erriggerfi le muraglie di quella Città, conuenne fmantellargli la propria. Colata la difcendenza di tanti Perfonaggi nell'vnico rampollo di Vin- cenzo Marmorà non ha egli tralignato dagl'Aicendenti ; anzi moftrara hereditaria la generofìtà eli efiì,pcrfuafe con l'efficacia de luoi meriti la publica liberalità à decorarlo maggiormente col grado riguardeuole di Caualierc , dichiarandolo pofcia Nobile fra la Cittadinanza Corcirefe, preros^atiua à lui folamente concefla dalla grandezza Pviblica , mentre • gl'altri di quel Configlio , niente derogando alla Nobiltà dell' antiche^ Famiglie, col femplice titolo di Cittadini vengono tutt'hora chiamati . Stancatafi , cangiò ftile in quefto l'auuerfa fortuna , e raddolcitofi il ri- gore del dettino, conuertì le pallate fciagure in contentezze, reftitucn- dogli le fmarritc facoltà degl'Auoli , mediami le quali abbondantemen- te hora fpicca la magnanimità de fuperftiti fuoi figliuoli Andrea , e Spi- ridionc ridione;; poiché Antonia, che fu il terzo loro inferiore fratello , (òg-^ giacque nel verdegf^iare dell'età trofeo delle Parche , doppo hauer da- to fàggi di fpirito ben eleuato . Pofìergatadalui la quiete del Patrio feno, tratto da bellicofo inftinto , portòfi in Leuante col feguito di fette huomini d'armi à fue (pefc condotti, oue nelle turbolenze più horride^* contribuì piene tefiimonianze d'vn animo ripieno d'intrepidezza . Neil' incontro della vittoria Nauale, riportata con inaudita gloria dell'Ar- mata Veneta l'anno 165Ó , nel canale de Dardanelli, con l'efterminio deirOttom.ana , trattenendofi Egli fopra la Galeazza Capitania, al!'- hora ailìftita dalla virtù iìngolare dcH'Eccellentiffimo Signor Giofeppe Morofini, fegnalòil fuo valore fotto la fcorta del Publico riuerito Vef- ffllo . Fortunata fu la congiontura , hauendogli valfo ad'autenticare-» vn'incorrottafede,e d'aumentarfi il merito, col fondamento del quale ad'immiratione del Genitore , fi guadagnò la dignità di Caualiere , di- (Iribuitagli dalla Publica gratitudine , in rincontro de fuoi commenda,- bili diportamenti. Albergato vrbanamente li primi anni della proflìma ceffata guerra.^, in cafa dj efli Marmerà , nel tranfito , che fece da Corfù il General Gii- das, fpedito da Venetia alla direttione dell'Armi in Candia,infiammòifi la diuotione del fecondo fratello Spiridione à feguitarlo ; fi che eCequi- to il fuo lodeuole proponimento , & andato à trauagliare con duo ter* iienti à fuo foldo mantenuti, diede à conofccre in quelle difaflrofe con- tingenze , che ad'altro non afpiraua , che di glorifìcarfi nel feruiggio del fuo naturai Principe, nella guifa palefano moltiplici atteftati de ài-' iierfi PiibliciEccellentiflìmiRapprefentanti . Andrea medefimamentc il maggiore de fratelli , propenlo all'Armi, ed agli Studij , non fcansò di manifeftarfi all'occafioni, non meno fufficiente ìiegreflerciti) litterari;, che habile agl'impieghi di Bellona i mentre all'opre della penna , ed al maneggio della fpa Ja, G è addattato l'attributo Ex rtroq-ue Cafar. Nel- la guerra del Polefine > ha foftenuto il pefo decorofo di Gouernatore-* di Caualleria , qual ancorché folfe in quel tempo nella verde fia^ione-» dell'Adolefcenza,, non gli fu ad ogni modo difficile di contraiegnare nelli cimenti perigliofi di Marte, vn robuflo corraggio, ftabilendofi nel concetto di prode Guerriere . AfiiinfeEgUrarduaimprefa di compilare THifioria Corcirefe, non_. eflendole r increfciuta rindefeflà applicatione dì più lufìri, nel progrcflò de'quali raccolte con fatiche intolerabili le memorie difperfe della Pa- tria , efprelfe col mezzo di fierudita compofitione , che fé le rimanenti Città della Grecia Ci gloriano d'hauer cadauna hauuto il fuo Scrittore natiuo, Corfù non altrimentepuò andar fafiofa, eflcndo vfcito dalle fue vifccre THiftoriografo deproprij vanti. Qual fia nell'opera ftefia la dol- cezza, e l'energia della frafe , comprenderàffi dalla lettura ; poiché gli sforzi d'vn fiacco dire, mioco vagliono à circonfcriuerla . Fiorifce ho^gidi quelta famofa Progenie nel rifpetto, e nelle fortune, connumerandofifràlepiùhonoreuoli, ed opulenti di Corcira. Nella fplcn- Tplendidezza del vinere , fa imparegnJcibilmcnre apparire la fiia cotia- turale magnificenza , prefernando neìi'operationi il deeoro de' natali, che appreflbmolf altre raie qualità, fuoeriore ad'ogiValtTa la rendono. Noncedeà chiunque fi fianel zelo verib il Publico, haucndo in tutte le rapprefentanze , rimarcato refquifitezza della feddtd, che gl'ln^{longe robliso d'ottimo vafTallagi^io . Cortefe con gli Compatncij, fopramo- éo benigna con gTErteri , lincerà con gl'Amici, pietola con li Poueri , Sff.'bile'con d'Inferiori, ed i tutti fauorcuole, non vi èchinonhabbi ifperimentato gl'cftetti della iuabeneficenza,e chi non tflalti lacontra- tìiftinta human itdche l'accompagna. 'Corrifpondente è l'habitatione di tali Signori alia tempra \\d loro Eroico j^enio,cònfìftendola ftruttu- ra d'Ella in fabrichemagifiche,'e fontuole, che come l'arte ndiTfle quel- le in eccellenza perdette, così à foggetti grandi, che giungovio à Corfu, fcruonobene rptiTo d'agginftato alloggio. IRitiratifi nelle trelloleh prcfidiifoprananzatiallaToracirà delle fiamme e ferro holble, attefa la refa della piazza di Candia , non trono ricoasro proportionato il Marchefe fant' Andrea, già General dell'armi VcriQU , che nel palazzo di Marmora, efibitogli con applaudita prontezza » In fomma chi volerle adeguare con fimetrica narratma le copioie preminenze della CafaMarmorana-, bifognarebbe formarne volumi, riufcendopcr altro temerità il rifìringcrle nelle aiignftie de fogli. Mi fono accinto tiittaiiolta xilla breuità nulla dubitando d'efler tarlato cl'inconfideratezza, come inti'aucnnei colui , che propofe d'effigiarne fra li confini d'vn monte le grandezze d'AleffandrOjquaiì che dal rift ret- to d'vna montagna hauefle d'attendere l'immortaliti quel Monarca, le «glorie di cui , volendofi bafteiiolmente delincare , appena capirebbono ìiell'ampia tela dell'vninerfo . Non è riprcnfibilepcrò l'ardimento delle mie rifolutioni , fouuenendomi ch'Trfintiera Iliade fu ricettata nel bre- iie concauo di picciol noce,e la Diuinità degl'ifleUi Numi in puoco fpa- tio viene dall'ingegno humano figurata . a.y lCf> Tu Eùywe^otTO), S Aa^mpoTaTa A'NAPE'A MAPMOPA'NXÌ Ek-MàuiS KEPKTTAS IWcx(;. M Ahio-iV TToT^cà rm ttùlKo^ ed cnAih; . Maj^/bLopoLVog , y^d-^aq Ilwr^iìo(; Wo^JlIuj . 0\fBim ^X^^^ ^<^7r^^ T^'y oà^pctg n (pip^cru , Liidouicus Torrodeus Gallus Rorhomagenfis ^iXta? jUi'iifAÓa-iwov Corcyì\^ Jcrivjìi Anno 1668» ALL^ A L L' A V T T O RE. ^^^^^^ SONETTO. COn erudita penna, e ftil facondo Defcriueil M ARMOR A* grAlcinoipregij Le glòrie accrefce à fuoi talenti egregi , Mentre rende immortai la Patria al Mondo. L'Oblio conculca , e lo deprime al fondo , eh a Corcira inuològranticlii fregi 5 De Feaci rauiua i fafti Regi, E ftabilifce lor fiato giocondo . Se ne le prifche età fiorì famofo IlDrepanicofuol; d'ANDREA Tingegno PiÌ4 cofpicuoraddita^eluminofo. Quanti fcrittor'hebbe di Grecia il Regno , Cedano il vanto alMA R M O R A' Gloriofo, Che quefto è d*ogni honor affai più degno . Infegno di maggior dimtiom, V. M. T, C. cf ALL'- I ALL' A VTTO RE. C^Su t^ilt c^ c\^ c^ «**■ •v«4 «%> '^^ """V* ""V *%* s o N E r T o. Nchioftri nò r ma balfami pretiofi y Verfàdel MARMORA'lapennaaltieras Sublimaci la Patria à gloria vera, E ibnoi parti fuoi marauigliofi . Uetànon ha per lui denti dannofi Mentre Fama immorrai è fua Foriera : L'atro liuor confufb indarno fpera> Vibrar à danni fuoi fiati dolofi ^ Tacinfi i fafti^ e le memorie antiche Di Feaco> e d'Alcinoo 5 ch'hoggi riiplende Corcirapiàd'ANDREA àie fatiche^ Da Profipia ImperialEglidiicende : Conferuògli Virtù le ftelle amiche; Onde chiaro fra Dotti ^ anco fi rende ^ M dmofhatione pure di fer- uorofQ affetto ,. r. M. T, e. Ioan- Hfk KEPKTPAI'OXS A'NAPE'Or MAPMOPA" rZTOPI'AS Ioannis Cigalas Nob.Cyprij, in celeberrimo Patauino GymnafioPublico Philofophiae Profeflbre . Hy TTpOOT^C TVC^éuTE JlOt-^élJ/ pGtfiTHpOQj CcGÌ^HQ E^Aa^/TCÓo^/ ttoXécopj TraTei^oQ ujmeTtpHQ, Kou TToaop Hgiq'ti'O'otp qiì 'TTToXijno/at 'koXitcu j IIpo^popfcooQ &'§cit(d'f xXuTO TroXuiq-opa /Si73\op A' N A P E' O T 5 luì T£u§e KU^aXijioi<^ xa|ioc'n)zc « Tou;t);{ -^op TOKkOùy jiEyotXoópujia tpyoc o-OLfa^-ctC j A axoTcc;v \h3*hi; o?jLi^£>ca\u'Nl.g |;£^oq 5 Ez'c 4^aoc ^La'tyKcjU) ottooc olà haaoj^Tìj. EV TTzyuTcuc TToi^coy o'^l'iyóyoòY irpccKiai, H'£7r<^ UJH£T£pOZQ «pX^T OpO^CTl 5 X°f'6>«F* £ pya ytp Hpcooo^ Sajuaft ;\^ót/oq • a^' ìya juiVvV A'^SiTa , ^5 ivpoyóyoùy »tdc £acoa£ xXta • c 2 COL- COLLVSIO NOMINIS E T O P E R I S Ave TORI S Conferuntur enim hxc MARMORA5 & MARMORA* ANDREAS , & A'NAPI AS Quafi ftatua fit ipfe Marmorea in iEternitatis Tempio. <^k* c^ (\* c\* f^* r^kk EPIGRAMMA. MArmora teflantur lahentis tempera Mundi y Tempera fed tollunt Mormora dura quidem. At faptt A*ND R EAS . Ductt de Marmare nomen , Tempora commemorai , Marmora firma facit , Ant.Ab Aqua I.V.D. ALL'- ALriLLVSTRISSTMO SIGNOR ANDREA MARMORA NOBILE CORCIRESE. SONETTO. FAmofa vn tempo ^ e rinomata vifle Feacia all'hor ^ ch'accolfe in grembo i Regi . Accrebbe poi de lafua Fama i pregi , Spinto à quei lidi , il naufragato Vliflè . Ciò, che di Smirna la gran penna fcriflè De gli Horti Tuoi , deTuoi Giardini egregi , Recò al nome d'Alcinoo eterni fregi 5 Ond'è che illuftre ad ogni Clima ei gifle. Belle, Corcira ( è ver) fur le tue glorie : Ma girne hor dei, con piii bel grido, altera . Cedan le prifche à le recenti hiftorie . D'ANDREA la penna à più fublime sfera Hoggi t'inalza . Hauràn le tue memorie Sì lungo il dì, che non vcdràn mai fera . F. L. L. I.N.D. I. N. D. DE ANDREA MARMORA Hiftorte Corcyrenfis Scriptore primo, atque lUuftriflìmo, Ifsfclyta Ph^acum qu^e njirtus gej^erat olim y Aut face , aut hello , delimere dia , Marmora fed Patru^ (^ magnommfplendor Auorum : fsle lateant , darà frodit m Htfloria . Jldator erit pojìhàc Corcyra gloria : quando Tpicydidis famam iaElat^ (^ ipfafpth Nicolai Mozzancga i€ternum in Ciuem fuum obfequij argumentum . ALL'- A L U A V T T O R E. I D I L I O. DA Cherubin fourani , Fùlapenna diuelta Del M A R M O R A'Erudito j Quindi con frafe fcielta. Spiega ad*onta degl*anni Li Patri] fafti in ftil molto fiorirò : E in quefte bafle riue. Pieni di fuon celefte , Son gli accenti, che fcriue . TacinleMufè Argiue:, ^ -. Ammutiichin di Roma gl'Oratori 5 Sparge egli a cokiuar grAlcinoi vanti. Più purgati fudorij Che riflettono al Mondo alti iplendori . D'Egregi Cigni i canti , Cedano à lui gl'honori ; Mentre THiftoriafua chiude ftupori. Di Corcira la Fama Solo per lui, Ah dorate fpande, E le (Glorie d' A N D R E A , fon fue Ghirlande» In fui/cerata rimoflranx^<^l'J[ccademic9 ^jjicurato di Corfi) , Noi Noi Reformatori dello Studio di Padoua . HAuendo veduto per fede del Padre Inqiiifitore , nel Libro intitc- lato Hiftorìa di Corfù , defcritta da Andrea Marmora , non_^^ eiierui cofa alcuna contro la Santa Fede Cattolica , e parimente per atteftato del Segretario noftro , niente contro Principi, e buoni co- flumi , concedendo licenza à Stefano Curti , di poterlo ftampare ; of- feruando rrordmi . Dat. à 27. Luglio 1672. ( ^luije Contarmi C. !?.!{. (Nicolo Segredo C.T,R. ( angelo Vicolofi Segretario, DEL- DELLA ISTORIA DI C O R F V Defcritta^ ANDREA MARMORA. LI'BRO PRIMO. ORFV, I/bla nobilifsima ^ pofìa.» nell'vltima parte del golfo di Venetia^ qtdnci bagnata dal Ionio, quindi dall* Adriatico , vari nomi hebbe antica- mente o dalle fauole, o dalle qualità^, e iìto, ch'ella poflìedc. Fu da Omero detta Scheria , che dalla voce Scoglia- fia deduce Euftachio , a cagione ;, che Cerere , partiale del luogo, trattenendo con le ìu^ preghiere il coriò de' fiumi , che da terraferma fcorrono in faccia deirifola , oprò, che no lì accumiilaflero ^rene nel mare,che la diuidejoiide,mai A vnita % Della Hiftorìa di Corfù . vnìta al continente, rimaneffe Scoglio, che rompe l'auda- cia de' fuperbiflìmi flutti 5 e in parte fpiegò il fuopenfiero fon le feguenti parole . O^Ttso; C4iXii^iì , oTi Tra/pòi tÌ kùlttÌ. Ayubcnt^o; S'ijjff-ty iTTl^éiufOU WLÌ^'? OLiTlKpV HVg/pa 7ro(^/ud^ fiVfJLX^ . Vn' Autor moderno ad ogni modo , guidato più dall'inge- gno 5 che dalla verità , l'etimologia di Scheria caua dal tra- fico delle mercadantic , deducendo la voce da Schara , che preflb i Fenici] fuona Mercatore Ifbla di Negotio: poiché nauigando i Feaci prattichiffimi del mare, a lontani paefi, da' quali trafportauano pretiofe le merci , dalle loro indu- jftrie, e fatiche diedero nome alla Patria , E par, che anche Omero vi alluda nel fèttimo deir Vliflea A'M'lqo'i J^ ^^'^f^^ ^^^^ ? 'è ^^^^ ^^^^ y H^civ oiyct?9\o[jSl/JOh TroXilwTnpóùio-i ^dKctùTM. *Non enim Phceacihus cur^ ejl arcus , neéjue pharetra , Sed mali , ^ remi nauium , (dJT naues cequales j ^uibusfretipenetrantfpumofitmmare . Sia quel, che ad altri piace, io , in cofè di fecoli lontani^- fimi, la più vera opinione ftimo la piiìcommune, che, fecondo Dionifio ne' fuoi Comentari,chiamò Corfu Cor- eira , o Cercira , variando gh Storici a lor capriccio le let- tere. Di due Corcire truouo memoria ; di vna, fituata pure nel medefimo Golfo di Venetia , la quale da Valerio Fiacco vien detta Mellena : ma non è ella quella , di cui qui parlo 5 eflèndo fbggetto del mio racconto vn'altra più nobile , che tal fi difse , fé crediamo a Stefano , e Diodoro nel Libro Primo • 5 nel quinto della fua Biblioteca, da Corcira Ninfa, figlia del fiume Afbppo, di cui Nettuno inuaghitofimboUa, e a quella Ifòla la conduflè : doue, pria di morire, partorì Feaco , dal quale la terra fi chiamò Feacia , e gli habitatori Feaci . Se pur non lice dire , lalciando a* Poeti le fauole , che Feaci appellaronfi i Corcircnfi da gli Arabi , nella lin- gua de* quali fignificano Eminenti; e tali cranoquegli antichi e per potenza , e per virtù : onde Omero li diflè A'yx^^^^^>^^^^ Beati^ed eguali a gllddij.Dalla medefima h'ngua fi potrebbe dedurre Corcira daCarcarra,chcde- notaTerra , oue fi viue quieto , o pacifico 5 poiché Carra , voce Arabica, che deriua da Carcarra , particolarmente nella decima congiugatione , fignifica quietarfi , ed efler ficuro. Non affermo ciò con certezza, benché /àppi, che i Feaci viflèro lungo tempo tranquillamente, confidando nel fito del luogo , e nel valore delle perfbne, che i popoli conuicini perfuadeuano alla riuerenza , non alle ofièfe. Onde Nauficae , figlia del Re de' Feaci , preflò il Poeta , fi vanta, dicendo: OvK é'cS* aij? uinp tii^òq ^poiig , itèymTctfy 0'^i>civ ^ocjmm ailfùùv ig yòùà/j \>mTciL\ , i^WTni^ ^ipm . ^^a ydp (pi7\9i. oidiMitt'nimv OhiofjSjfj VoLTrm^^t TroKvicKvqoù ivi Trónco Non eji hk njìr miù. de* fuoi Colli , che furono ridotti in fortezza , men- tre Kflpy^n^appoiGreci,fignificafommità^ Intalguifà le vicende del tempo mutano in terra fino il nome alle creature, onde alcuna fl:abile non fi vegga , Inquefto piodo l'antichità, perche vecchia , perde la memoria, C mai'n ;^ Libro Primo. f nuin vn fbl titolo non li ferma , fcordandofi fbuentc di quel,che prima hauea dato . Si lafcino tali confiderationi a gli Scrittori morali, e il fiJo della Storia fi ripigli, Corfù dunque, o Corcira, infigne per altro nella fama , fra le Ifole non è la più grande , benché vi fuflèro habita- tori giganti : poiché la fua longhez-za , fecondo Plinio , è di miglia nouanta quattro ; o , come ferine il Volaterano > di miglia nouanta fette Italiane . Però, non corrifponden- do tal mifura a quella diiioggidi più riftrctta, bifogna af- fermare 5 che vi habbino inclufo llfola di Paxò, quale , fc crediamo a gli antichi Scrittori , e particolarmente a Pao- lo Paruta nella ftoria Veneta,era vnita a Corfu, e poi diui- fa da* terremoti per lo fpacio di diece miglia : cofà ad altri luoghi fuccefla , e alcuni l'affermano della Sicilia fiaccata violentemente da Italia . Ne'noflri tempi non fi dilunga Corfu,che per fcttanta miglia, non fi slarga dal Capo ver- fo ponente,che miglia ventij e da quel di leuante Ibi dodc- ci;in altri luoghi più,o meno : onde tutto il fuo giro,cento e ottanta miglia compifcono . Ella;lontana dalTltalia fèt- tanta miglia , o, dal Capo di Otranto , al parer di altri,mi* glia feflanta;fiede in faccia all'Epiro con forma lunaro, quafi che voglia all'OttomannicaLuna opponer la fua fi- gura 5 che ben, perle noftre difgratie y è ella diuenuta con- tra de' barbari bello arnelè de' Criftiani . Di Falce più to* Ilo ha l'effigie, e nel me^^o lòpra di vn promontorio , che Iporge in fuora,la Città giganteggia , Ma fe i Poeti intor- no al nome di Coriu fcher2arono,non meno han giuocato circa la forma, che,benche di falce, non ha potuto tronca- re il filo delle fauoleloro . Dal libro di Ariftotile, che trat- ta del gouerno de' Corfioti^ fi caua ^c'haueodo Cerere di- man- 6 Della Hiftor la di (2oy{il mandato a Vulcano la falce per donarla a*Titam\hauutal3, nella più interna parte delllfola la nafcoiè ^ma che poi rofa dal continuo fluflo del Mare, nella terra impreflè reffigfo fua . Quafi che pur le cofe infènfate , per naturale iib'nto , pretendano immortalare la lor memoria 5 e-uon potendo viuere nella generatione futura y fi sforzino acquiftar vita eterna nellafigura . Piùfauolofb è Tinterpetre di Tieneo Hiftorico, il quale Icriue^che^hauendo Saturno tagliato i genitali di Celo 5 o pur Gioue quei di Saturno con la fal- ce ^ gi trolli nel mare 5 e che da loro nafceflfero due monti y fbpra de quali furono co'l tempo frabbricate le due fortez- ze inefpugnabiii di Corfù > la cui forma diuenne di falce ; acciò mai non fi perdeflè la ricordanza del fatto . Se fuflc ciò vero , nulla temerebbero del Tracio orgoglio i fedeli ; poiché llfola dì Corfù, che> al fèntiméto di Paolo Paruta^ è antemurale del Crifliandìmo j hebbe la fùa nafcita tutta virile. In quattro regioni, o parti è llfola diuifa, e da'paefani Ballie fi dicono : Mezo fì chiama T vna,Oros V altra. Agi* rù la ter2a,e la quarta Lefchimo,quaI daTucididevien det- ta Leucimne. Ogni vna di quefle ha i fuoi diflretti,e ter- ritori;, fèminati non meno di giardini,che di ville ; popo- lati non fblo di huomini, che di biade, deirhumano fbfte- gno indiuifè compagne . Mezo, in cui la Città,ch'è cuo- re del paefè , rifiede,anticamente nel fùo diflretto ne chiu- deua vn*altra maggiore , di cui nel progrefTo dell'Hiftoria fi fcriueranno le marauiglievne'noflri tempi mezo al ficuro è^ poiché la virtù, e potenza delllfòla tutta contiene, e in feffanta miglia di dominio flngne trenta Caflelli, ©Vil- laggi, che con la Città capo, da venticinque mila perfbne fono Libro Primo, 7 fono habitatc , Oros ^ che nel circolo di quaranta ini- glia venticinque luoghi^da otto mila anime coltiuati^rin- chiude^ ha campagne fertili/lime di vini^ di oglio,e di pa- fcoli per gli animali 3 che in gran copia iui campeggiano , Ne' trafcorfi iècoli di sì bel corpo era capo Calsiopè , hor Caflbpo y famofiflìma Città ^ che mutando lacorona con.» vna mitra , da Principeflà, ch'ella era nel temporale ^ nello Ipirituale ritiene qualche dignità , pel Vefcouato , che vi fondarono . Cosi anche Roma da profana Regina di v n_, mondo fi vide Monarcheflà làcra dell'orbe , c'hà ibggio- gato,lafciate le arme^co'l paftorale . O in peggi 0;,o in me- glio , fèmpre ficangian le cofè ^ e fé rode co' fuoi denti Sa- turno gli oggetti^li rifa talora Gioue , onde fi dica qui i ù , qui non è^ e fe pur è, non è più quella . Di Cartaguie è fe- gno vn villaggio, e delle famofeSiracuie picciolo circuito di muraglie. Se durafìèro le create ibftanze amifura dì Dio, o farebbe Tvniuerfo incapace a riceuerne delle altre^ o con gli antichi Filofbfi bifbgnerebbe fognare più mon- di, fuccelfiuamente creati , per dare ftanza alle creature , e' han da ven ire , Cadde Cailìopè in Croste con quella cad- de pur il Tempio di Gioue Cafllopeo, lungo paffa nouan- ta fettej fuperbifTimoper la magnificenza, e architettura. , come da Plinio ricaua il Volaterano, « Pietro Bertio nella fua Geografia , ricco fuor di mifuraper ledouitie, che of- feriuanoiCorcirefi a quel Dio, ftimato da loro protet- tore deirifbla^ fé non falla Polieno nell'Antologia greca, oueefclama Gioue ■^ chere^giy egouerni ilfacrojuolo dt Cor fa. Hoggi dalle rouine del demolito Tempio forge vn fonte di 8 Della Hiftoria di Corfù. di acqua abbondante', e perfettiffima, che non di facile alla corruttione foggiace . Io fìupifco di tante variationi della natura, la quale dalle pietre fa ibrgcre le onde , e dal- le onde le pietre ; e affermo , che pretenda fcherzar corL» la gratia , la quale pur'ella da' cuor'infalTiti caua acqua di pentimento , e altre fiate fofpefa permette , che i figli di Adamo , che fi diffondon con le acque, in macigni fi aflb- dino. Preflb le cadute del Tempio diGiouefifollieua vnaChiefa, dedicata alla Vergine, detta di Caflòpo , che fi come il vicino porto chiama i legni a ricuouraruifi dalle tempefte , così con la fua diuotione inuita i Nocchieri a offequiarla,per ifcampar da' pericoli . Nelle parti delllfò- la , verfo ponente , è la Ballia di Agirù, che ne' fuoi campi copiofa di ciò , che al vitto hum ano appartiene , in venti Villaggi alberga piij di otto mila habitanti 5 e più neha- urebbero , fé gli Africani non haueflèrodefi:rutta la Città, fabbricata fopra di vna Peninfola , doue hora vn Moni- ftero di molti Religiofi, c'hanno alla Madonna dedicato la Chiefà , in vece della terra rouinata da' barbari , edificano Geruiàlemme celefte co le canzoni . Paleo Caftrizza fi di- ce il Tempio , ma Angelo Caftron fi diiìe il Caftello, che nel promontorio Palacrum fabbricò Michele Comneno Imperatore , e hoggi fi chiama Sant'Angelo forie perche l'eminenza , nella quale è pofto , inuita folo gli Angeli ad arriuarui . Afpri dirupi finno inacceflibile il fito, ih pur fi truoua fito inacceffibile da gli huomini,che, al fentimento di Alelfandro Macedone preflb Plutarco , poflòno auanti a loro condurre vn giumento, carico di monete , Ma pic- ciolo è lo fpacio per doue tal giumento pofla paflàre ; poi- chela peninfola , in cui'l forte è fituato , quafi tutta è cin- ta Libro Primo. p ta dalle balze , e dal mare ^ il quale dentro picciolo fèno 5 a porto aripofare fiftende. QuìfàrcfidenzavaGouerna- tore 5 creato dal Configlio di Corfu y con autorità di giu- cicar le caufe ciuili in determinata materia . Volentieri mi fermerei a confiderare Tauueduteiza di coloro , che in vn fito inefpugnabile chiufero il giuditio^ e il Giudice, quan- do non rompeffi alla mia Storia il corfb; poiché conia- uio parere vollero dare ad intendere, chelagiuftitianon ha da temere la forza 5 ne dubitare di violenza . La quar- ta parte di Corfù è Alefchimo , in cui Tantica , e Velcoual Città di Gardichi, difcofta ben due miglia dal mar di Gar- bino^mantiene della vecchia grandezza qualche memoria; famofa però ella è per vn fonte^che reftrignendofi'n fiume manda tributo al mare , ma pria le fue acr^ue tormenta fi:a le ruote di molti molini , che proueggono all'abbondanza del vicino paeiè , Si truouano nel territorio di Alefchimo venti otto Ville , che albergano in circa diece mila perfò- ne; fé pure la groflfa Terra di Potami (così detta dal Ca- nale, che la diuide) piena di perfone ciuili , e commode , fi può dire Villaggio . Ha quella vn canale di acqua naui- gabile,per cui manda il mare i fuoi legnile i legni al luogo dal loro feno , grauido di merci , partorilcon ricchezze , Tali fono le membra di quelcorpo,alla cui vit3,inclufoui1 capo , cinquanta , e piii , mila anime, a noftri giorni con- corrono. Si vanta la Sicilia di effere corteggiata da molte Ifole d' intorno,che la riueriicono come Signora: tale prerogatiua non manca a Corfù 5 poiché molte né ha , che godono di eflèrle valfalle . Paxò è vna , detta da gli antichi Ericulà ; ella non ha piìj ch^ dodeci miglia di giro, ma è così fertile, B e cinta I D Della Hijftorìa dì Corfù l e cinta di tanti porti 5 hàglihabitatori^ al numero fblo di niillca così volorofi control coriària cheinfèftanoj che ben poflb dire , che troppo auara a tante prerogatiue fu la natura^ nel concedere così poca circonferenza . Antipaxò, benché coltiuatada que* di Paxòriefca abbondante, ad ogni modo priua di huomini^ edipaefani^ nonmeritai voli di vnaragioneuole penna. Nel canal poi di Corfu verfo l'Epiro è Sciuota di otto migh'adi circuito > intorno alla quale 5 altre Ifolette, o fcogliforman corona > benché per tem a di perderla fra le catene de' barbari^che facilmen- te ponno paflare per le feccagne y non ammettano paefànù Nello fìretto^ verfo Caibpo, fra Corfu e TEpiro , forge vno Scoglio di pietra viua , e pur minaccia a* nauiganti la morte con afcofti ferrh i al ino piede y che fi dicon la Serpa; che ben de* ferpi no fi vede il morfo^ e pur fi pruoua il v eie- no^ Verfo ponente poi è rifbla di Ottonus 5 o Panari 3 di circonferenza otto miglia, quale a ducento Anime, che vi flanzano, fomminiflraabbondantifllme vittouaghe . Gia- ce cita dal Capo di Agirti lontana quindeci migliale da quello di S.Maria , ò di Otranto circa cinquanta : ma dall* Ifoletta di Merlere^pur^eflà ricca di ogni cola neceffaria, di fole tre miglia di giro , è poco difcofla . In faccia alla Cit- tà , che dà il nomealllfola di Corfù , due miglia forfè di- flante , è lo Scoglio di Vido , o , fecondo gli Antichi , T Ifoletta di Pitia , così piena di Vliui , che da lungi fèmbra vna felua in mezzo alle onde piantata . Però verfo garbino forge vn'altro fcoglietto di pietra viua , doue già nafceua- no cannuccie , che nello fcriuere faceuano vfficio di pen- na ; onde prefè il nome di Condiloniffi , che nel Greco > con poca variatione di lettere, fignifica calamo. Le pen- ne Libro Primo. ir «ehora più non nafcono, perche Maria , che quiui dentro yna Chiejfà fi venera, benché Secretarla deironnipotentej non ha bifognodi quellepercottiporre memoriali a fauo- te de' fuoi dinoti . Vi fono altre Ifolette , o fcogh , come quello di S.Demetrio ^ in cui è fabbricato il lazzaretto con ogni neceilaria officina 5 e altri ^ fra* quali vno di faflb bianco , che moftra da lungi l'effigie di vna naue con vele ipiegate ^ e inganna hora Tocchio de' riguardanti , come ingannò vn tempo lementi de' gentili,che ftimarono ibr- geflè dalla naue di Vliflèfommerfa , e dagli Dei trasfor- mata in ifcoglio 5 fé pur Plinio non mentifce . Maperche il curiolb lettore habbia onde meglio appagare il fuo in- tellctto 3 quel , c'hò icritto ,Tauuileràcoa diligeu2;a nella feguentetauola geografica delineato^ B 2 Dalla Pianta Dell Isola DifrFvCóNRmixD4iA.GBECiA T4 DellaHiftoria di Corfù Dalla defcrittione , c'hai veduto puoi cauare In nobiltà delllfola^no folo, pe'l fuo proprio fito vaga^ ma per TEpi- rOjche in faccia del cótinuo la rimira^quafi ricordeuole del Tantico vaflallaggio ^ che offeriua a' Corcirefi, il dominio de' quali nella terra ferma per trecento cinquanta miglia^ ftendeuafi. Lefcada; Nicopoli , hora Preuefà , Panaro ; Parga; Gomenizze, famofa pe'l fiume Acheronte ; Baftia; Strouilli ; e altte Città felici ne' fècoli trafàndati, con tutte le loro delitie^ laghi, pefchiere, bofchetti , giardini, felue, fiumi , al dominio di Corcira foggiacquero . Epidamo,o Durano, Butrintò^ Antigonia j Cimara , alle radici degli Acroceraunei pofta ; e Apolonia , dal cui feno Ottauiano Augufto fucchiò il latte delle fcienze , come dice Giouan- ni Mofter , e afferma Francefco Angelloni; di Corfù furo- no tributarie . Ma chi vn tempo impolè leggi, horlo riceue ; fé pure il riccuer leggi dal SerenifTimo Principe di Venetia non è lofteflb, che darle. In fomma Corfù di molte membra , adeffo è picciolo membro di vn gran ca- po ; ma fé membro deuo chiamarla dirolla mano, che dal- la natura ha per iftinto il metterfi fempre auanti , per ripa- ro della tefla ; che ben riparo ella è, che cuop rei Regni Crifliani dall'Ottomana potenza. Ma nella carta , cheli Jettore ha mirato , non ha potuto vedere le altre prero- gatiue , delle quali fu ella arricchita dall'autore della natu- ra. Vnaere, cosi temperato , che di mezzo inuerno fa comparir primauera; vn clima così dolce, che mai non dà luogo a' rigori de' ghiacci 5 pianure , che fèmpre fi vefton della liurea di Aprile ; colline , che mai lafciano la bionda capellatura , per la canitie delle neui 5 riuoli di acque , che corrono da per tutto al bifbgno de'<:anipi 5 fono parte di quel Libro Primo: 15* quel vago, che llfòla veramente pouiede . Il vino di Cor- fu poi è famofo nelle antiche fcritture di Atteneo Dipno- Ibfifta , il quale y comparandolo con altri di Grecia , a lui dà il principatoionde Icrifle ne'fiioi ìxhxì^V'mum Corcyr^um evetus admodum iucundum y ^ fuaue f r^t die ant scontra Zacchtntium y atqtie Leocadmm^ qmniam nonmhdgyffifjo,^ kant j capiti noe ere . Segno è quello, che le vue fono per- fèttiffime>come fono tutti gli altri frutti^de' quali fi gene- ra abbondanza, e particolarmente di agrumi, come naran- ci, cedri, elimoni>chefinoaVenetia per regalo riman- dano. Infbmmaellaèvnfblogiardino, ma così bello, che Orario , Poeta Romano , delcriuendo vn luogo deli- tiofb dille, che gli parea llfbla de* Feaci ^ e Valerio Fiacco cantò Proxima Phcsacum , fcslicihus otjitapomis , Rurapetunt\ Dalla fbuerchia abbondanza di ogni cofà nafceua il luflò > di cui fgridò Corcira la Sibilla Ai cu (TOL KofKVpX KOLhn TTOM , TTOLViO KùùfJM Hek te Corcyra^ njenujìa Fthsy defme luxum , c dal luflb appettar non poteua , che la rouina , Si manten- ne Roma fempre fublime , mentre ne' Cincinnati , negli Eli;, e in altri fi fblleuaua la humiltà; ma baffa poi diuenire fi vide nel fallo de* Neroni , de gli Eliogabali,de'Caligoli. Dal luflb nafcono le mutationi e delle vefti,e del gouerno, come lo /perimento Corcira , per tralaiciar mille efempli , che dal gouerno Monarchico , paflando ad altro , fouente in varie leggi pruouò ferme le fue fuenture . Egli è vero , che doppo i fiioi Re, che da Nettuno e Corcira, genitori di Feaco , difcefero , per qualche tempo reflero i Corcireu lottato 1 6 Della Hiftoria di Corfù . io flato con la forma Ariftocratica^ma con gli anni fi varia li penfiero^e a efempio de gli Atenielì> democraticamente fi gouernarono 5 ciò non fofltendo i piii nobili , e piùpo- tenti;, de' Lacedemoni fi fecero imitatori : cofa , cheriduA fé Corcira all'vltimo flerminio ;, e alla fine le fece perdere con la libertà la gloria , e la potenza . Quali fieno flati delllfola i primi habitatori non è faci- le il rintracciare, poiché dalla creatione del mondo fino al diluuio, toltene quelle della facra Scrittura , fi fommerfero le altre memorie dentro dell'acque . Che i Giganti fuflèro in Corfù non vi è dubio alcuno y ladoue vn tefchio fmifu- rato ^ che truouarono tempi fono i guaflatori nel cauar della terre^per ridurla in fortezza^cel perfuade . E benché per giganti intendano molti ^ alcuni huomini grandi nel* lafuperbia^ non nella ftatura , negando loro l'altezza del corpo j la efperienza ad ogni modo c'infegna, che fal- larono 5 ladoue piìi cadaueri di quelli fi fono ritrouati nel- la Sicilia y e in altri luoghi^ e le Storie Indiane ^ o del mon- do nuouo raccontano , che Ferdinando Magaglianes^ pri- ma di icuoprire lo ftretto , molti nevedeffe, enefaceflè due prigionieri ^ de' quafi vno morì per rabbia^ l'altro pe'l variar del cfima , e quefto in vn pafto mangiaua più pefi di bifcotto y e beuea vn fecchio grande di acqua a vn fiato . Ne gli anni pafiàti ^ gouernando il Meffico pe'l Re Cat- tolico il Duca di Alburcheque , fu viflo il corpo di vn gi- gante morto 3 il cui capo fblo giraua otto palmi , e l'effigie in pittura ammirarono i Palermitani quando lo fteflb Du- ca Viceré di Sicilia nelle fcalc del Regio Palazzo appefe vn gran quadro _, moflrante parte di sì fmifurato colotìb . Io non so con quanta ragione nieghino tale euidenza , fé pur Libro Primo. ' 17 la ragione non è il loro capriccio, fimile a quello , che nie- ga gli elementi , o la materia y in cu i fi foggetta la forma . Se poi tali giganti fuflèro prima 5 o doppo il diluuio ^ fiip- pofto j che fieno flati , bifbgna regolarfi , neiraffermarlo , co*l Sacro tefto 5 il quale la loro diiperfione mette doppo il diluuio dalla fabbrica della torre di Babilonia. Quelli di- uifi per tutto il mondo feruirono a'nipoti di Noè, cho rhabitauano, per fabbricieri , come i figli di Cham di lo- ro fi auualle nell'edificare Palermo. Poiché, prima de* Giganti difj^erfi , i fucceflbri di Noe fi di ui fero l'orbe 5 e a lauan toccarono lelfolc, fecondo il Pererio 5 ond'- egli apprefe l'arte da nauigare , la quale da lui hebbe prin- cipio , e a' pofteri fi diffufe . Onde fi vede il fallo del Val- guarncra^compilatoreeruditiffimo dell'antichità di Faler- ni O5 il quale 5 fondato fopra vn tefto di Omero , pretende, che i primi habitatori di Corfù paffaRèro da Sicilia . Con- ciofiacofa che , i Figli d i lafet , o lafe t medefimo , di cui furono le Ifole , fi come l'Africa di Cham , e di Sem TAfia, fecondo il Boccardi nella fua Geografia, nanigandoda* lidi Armeni, o Greci, douea prima toccare i lidi di Corfù, e poi le piagge della Trinacria più lontana . Né poffibile fi è , che que'primi , ancora inefperti nella marinarefca , fi ianciaffero a golfo , e lafciata alle ipalle Corcira , la fac- cia cercaifero di Sicilia . Se poi quefta fu di Cham , qiial portione dell'Africa, acheintrometterfi nel dominio di lafet, a cui apparteneua Corcira ? Né vale il fondamento del Valguarnera , il quale ferine , che nella Sicilia vi fufié vna tale Iperia, di cui anche fa mentione Omero, e che da quefta nafceflè Iperia, Capo anticamente dell'Ifòla di Corfù,5 poiché , più tofto fi deue credere , che Iperia, pie- C ciol 1 8 Della Hiftoria di Corfù. ciol Caftello Siciliano , fuflè C o Ionia degripcriefi , ha- bitatori di vna Città potentiiTima, e regina di piÌ4 prouin- cie . Altro Pano rmo , o Palermofi truoua , e pur niegano i Palermitani, che da lui traheflèr l'origine : Napoli di Romania non diede nome a Napoli di Campagna: e Alef- fandria di Milano non ha che fare con Aleflàndria di Egit- to, quella detta così dal Sommo facerdote, queftadal maggior tra' Soldati . Quindi chiaro fi vede^che ne meno i Giganti, o Ciclopi da Sicilia veniflero a Corfù, anzi il contrario fi argomenta contro lo ftefìb Valguarnera j che fé da' lidi di Babilonia fciolfero con le naui,non poteuano non incontrar l'Arcipelago , e in confeguenza Corcira, prima della Sicilia, Si vanti chi vuole di hauer per paefani, e fondatori Monocoli , che io la mia Patria voglio mirar con due occhi, edaArna, e Nettuno, come afferma Dionifio , habitata la riconosco , Quefti , arriuando nel- la Teffaglia, oEolidejladifferoBeotia, e poi , fatti pa- droni di Corcira, da vn loro figlio , che nomauafi Feaco , la chiamaron Feacia , Se Arna fia la fl:efla , che la Ninfa Corcira non faprei dirlo con certezza , probabile però fi è pe'l nome delllfola , la quale fìi lungamente retta dal Re Feaco, giufl:iirimo moderator delle leggi; quefti colmolla di habitatori, o tirandoH con la fama di fua bontà, o , fecondo Euftachio , cauandoli da altre Ifole a forza col braccio potentiffimo di fuo Padre . A' tempi di tal Re ar- riuarono a Corcira Giafone, e gli Argonauti, che da Col- co veniuano co'l vello d'oro rapito , e con Medea , figlia del Re Geta , trafugata da amore . Il vello , c'hà tanto da- to da dire alle fauole, non era fpoglia di vn montone, qual fi figne 3 bensì il tefòro del Re, rapito da que' ladroni non fenza Libro Primo. ip fcnta contrafto , e battaglia y in cui , con moki altri , Già- fon fu ferito , Doppo il furto > su la nane Argo afcefi die- dero all'acque i remi, e al vento le vele 5 e dubitando di effere arriuati nel Bosforo Tracio , nauigarono a dirittura fino alla foce del fiume Iftro , da cui valicarono al Sacco ^ che fi perde neirAdriatico ; quindi y per terra traiportato il legno aNauporto, fecero ritorno nella TelTaglia. Apol- lonio altrimenti narra tal fatto 5 fcriuendo ^ che prefero li cammino per la palude Meotide , e varcato il Tanai vfcif- fero neirOceano , quale tralcorfb, per lo ftretto, ou'Erco- le piantò le colonne, entrati nel Mediterraneo , non fece- ro pofa fino a Corcira y oue dal Re Feaco , per via di Am- basciatori da Geta fatto confapcuole del fatto , furono gli Argonauti chiamati'n giuditio . Propofe loro il giufto Principe , che al Padre douefièro refl:ituire Medea , cafo però , ch'ella fufle ancora vergine, come veramente era : . ma rauueduto Giafone fubito deflorandola, nella pruoua, che poi ne fece fare Feaco , trouoffi donna , e a lui rimafè per lentenza , che a fuo fauore fiì data . Medea > lieta dello fponlalitio, in rendimento di gratie a gli Dei, iagrificò nel Tempio di Apollo , ed erefle due altari, l'vno alle Ninfe y Taltro alleNereidi, benché Apollonio dica ,> che ambo furono dedicati alle Parche . Celebratele nozze partirono gli Argonauti, e gli Ambafciatori di Geta , timorofi dell' ira del loro Re , fi rimafero in Corcira , e da Feaco otten- nero territorio da fabbricare vna Città , che forfè infigne col tempo . Mi fa dubitare > che negli anni di Feaco au- uenifleciò, c'hòfcritto, quello , che ferine Filaoro, citato da Plutarco nella vitadi Tcfeojpoiche riferifce,che quelli, nauigando con gli Argonauti, hebbe per rettore della fua C 2. naue zo Della Hifloria di Corfù. naue Naufitoo Re de' Feaci , nato da Nettuno, e il figlicr Reffinore per fburaftante alla proraja'quali prefe tale affet- to y che perla loro virtù li ftimò Diuini , e quafi a Dei de- dicò Templi 5 e a loro memoria ifìitui annui giuochi. Può effere, che Naufitoo fuffe fratello di Feaco , e me'l perfua- de Teffere ambo generati da Nettuno : né importa Teffere detto Re deTeaci , poiche;,non trouando io ilirpe di Fea- co ;, ilimo, che Naufitoo, come immediato fucceffore alla corona , ottencffe tal titolo . Doppo quefti Re leggo il nome di Alcinoo , fratello di Reffinore , e figlio di Nafi- too 5 ma o fallano gli Scrittori , o Alcinoo non fu Padre di Nauficaa : poiché queila nacque da Nafitoo , onde fareb- be di Alcinoo germana, non figlia. E pur fi dice che paf- feggiando sìa le riue del mare con le fue damigelle a dipor- to , vide vfcire dalle onde vn huomo ignudo , che a lei chiefe da ricuoprirfi . Le fauole dififero, che fìi vifta Vene- re forger dal mare , hor chi forge dal mare vede in terra vna Venere. Cortefe la giouinetta Nauficaa fé parte al naufrago della proprie veili, e al Padre Alcinoo il condut fé . Era quegli VliiTe , che, doppo la guerra di Troia, nel Canal di Corfù con tutt'i legni fu ingoiato dall'onde^: così alle vittorie della terra fuccedono le perdite del marej e gh triòfi de' Campidogli su monti ondofi de' flutti facil- mente precipitano. La fortuna inalzò Vlifìé in Troia, le fortune lo fpinfero alle cadute. Accolto Teroe greco da Alcinoo gli diuenne sì caro , che dalia fua compagnia non fapea di partirfi j e godeua tanto della Storia delìerouine di Troia, che più volte ghela fé replicare . Ma quando Vliife gli iacea mentione di Eucchenc, non poteua Al- cinoo trattenere le lagrime. Fu quefìo Eucchene ancor gio- Libro Primo. 21 giouinetto per la fua virtù fcdto da' Corcirefi^qual Citta- dino ringoiare > nella guerra di Troia . Acoftuiconfe- gnarono la condotta delle lor nani 5 ed egli alla commune alpettatione corrifpofè con attioni tali , che Vliffe parlan- done con Alcinoo^il comparaua a gli Ettori^e a gli Achil- li , il chiamaua inuincibile , e il facea caulà potillìma della roiiina di Troia . Di queik^ e altre materie parlaua Ibuen- teconVliflè Alcinoo 5 il quale ^ auuiftofi poi , che quello di Naufitaa era prefo, volentieri gliela concefle in moglie, e fi celebrò lo fponfalitio in Corcira , con la magnificenza douuta al Re deFeaci , e a Vlifìe , Principe potentiffimo nella Grecia . E con ragione Vlilìe s'inuaghi di colei^che portaua il fole nel vifo, e lume ecceffiuo nell'intelletto . Hauea ella apprefo le fcienze fotto Tinfegnamento di mol- % ti maeftri ^ fra quali fu annouerata Anagallide , perfettif fima grammatica > e inuentrice del giuoco della palla : di coftei fan mentione Celio Rodigino , e Atteneo 5 benché la chiamino Agàllide. Si confumarono le nozze, epoi con la moglie , e con buona (corta di foldati Corcirefi ri- tornando alla Patria , ricuperò quello , che nella fua lon- tananza gli haueuano occupato i Proci, de* quali itct ma- cello . Da tal racconto fi caua , che Naufitaa era fi glia di Alcinoo, non di Nafitoo fuo Padre , il quale da Aritti, vnigenita di Tefeo , l'hauea generato . Ma i n tanta con- fufione di tempi, e di nomi , chi può rintracciare la veri- tà ? Noi vediamo , che il vero nelle colè , che fuccedono alla giornata , fi mafchera da bugia; e ogni fogl e tto di nuoue , che vengono , contiene volumi di appaflìonate menzogne. Poco doppo di Vhflèarriuò al promontorio di Cafopo in Corcira Eleno Troiano, che feguédo Tefem- pio 2 % Della Hirtoria di Corfù pio di Enea> ramingo, e fuggitiuo fipofeanauigarle acque ^ perche la patria fua era rimafta naufraga in vn oceano di fiamme . Vna fcintilla & amore , che nel cuor di Paride per Elena fi accefe ^ fa caul:i di tanto fuoco . PaC- so Enea auanti, radendo con l'armata le Q)iagge de' Feacf, comx narra Virgilio y ma Eleno icefè a terra , a fine di là- grificare a gli Dei liberatori vn toro , Fece^pel fàgrificio, folenniffimo r quando fcappata, benché femiui- uà dalle mani di coloro, chela teneuano , fi gittò in mare; econvelociffimo nuoto valicando lo fl:retto , sii le arene dell'Epiro cadde^ e laliiò efìingue la vita . Seguilla Eleno, montato fui fuo legno , la raggiunle , e vifto il luo^o , ou ella morì , k^t penfiero, che fufle caro a' Numi , che con tale prodigio Fauuifaflèro ad habitarla. Onde, col configho de'^fuoi, vi fabbricò vna Città, alla quale pofè nome Buttrontò dal liiccefib delToro,e della ferita poiché EOT,che compone la prima fillaba della terra, fignifica^in greco. Bue 5 e ©POTO,cioè Tro vuol dire nella fl:eflà lin- gua ferita ,. lui fi fermò Eleno mentre vifìè , e col tempo- diuennepotentiffimaCoIoniade'Corcirefi,come vedre- nio, Qu'^ftefbnole memorie, elio ritrouato, durante lar flirpe di Feaco , primo Re di Corcira .. T>i vn'altra linea di Re Corcirefi fanno mentione le Hi- florie,nata da Corinto della diiiédenza di Bacchiade,figlia di Dionifio,nella fua Republica potente, e di molta ftima: ^ Dicono , che i pofteri di Bacchiade , detti Bacchiadi , ve* cifero violentemente Atteone^ ildi cuiPadreMelIino, bene- Libro Primo. 23 benemerito della patria^ incitò il popolo a vendetta; onde furono i Bacchiadi cacciati , e con loro il giouine Cher- focrate della famiglia de gli Eraclidi , con Argia Co- rintio 5 TvnOj, e Taltro de' quali ritiroflì a Corcira^, Argia y accompagnato da molti Greci pafsò a Sicilia , oue edificò quella Siracuià 5 o quelle Siracufè ( che ben-, poi per la grandezza diede moftradi più Città) le qua- li fi fecero ligia l'Africa, e caufarono timore nel iètL, de' Romani . Rimale Cherlocratc in Corcira^ accarezzato da'paefmi, i quali ^ coltempoi*, prefidalfuo valore, il crearono Re : onde argomento , ch'eflendo mancatala linea di Feaco , dalla fucceifion naturale paflafle llfola all' elettiua. Da Cherlbcrate fu fabbricata Cheribpoli , q pure riftaurata , fecondo altri 5 che fua origine tirano da^ Colchi ; benché Apollonio con la commune de gli Scrit- tori ne faccia fondatore Cheriòcrate . Sopra di vna Penin- fbla^chegira tre in quattro miglia , fu edificata Cheriepo- IÌ5 che in magnificenza non le cedeua allepiià infigni Città della Grecia . Templi lauorati a mufaico , e a marmi ; pa- laggi y che adornano le lunghe , e dritte ftrade ; fontane con iftatue, chefacean diuenire di pietra per Io flupore j edifici Ibntuofi 5 oue la giouentù fi efercitaua o nelle lette- re , o nell'armi 5 bagni a commodo de' Cittadini ordina- tamente diipofti 5 portici 5 chela cingono per ogni via.» , onde non fi tema mai ne del Solenne delle pioggie 5 laren- deuano cosi illuflire , che Xenofonte hebbe ragione a lo- darla fuor di mifura , Fortiflìme muraglie la cingeuano, e le muraglie eran cinte dal mare per ogni verfb, poiché^ pur correua per vn canale artificiofo dalla parte , per ì^ quale Cherfepoli fi attaccaua con llfola di Corcira . Da.. diecc 24 Della Hiftoria di Corfù i diece miglia lontana veniua Tacqua , fopra nobiliffimi aN chi^ a fecondar la Città, non perche queila ne folle icarfi, ma perche comparifse piiì , vnita alla magnificenza dell'a- quedotto , la naturale abbondanza . Tra due fèni di mare lèdeua Cherfepoli;e T vno^e l'altro fèno era capace di mol- te naui^ambo frequentati non meno da' Grecijche da'Ro- mani ; però più quello , che a deftra della terra fi difl:ende- uà : poiché megHo chiufo all'entrata de' ventile nella boc- ca difefo da due torri y e dalla catena airingreflb de' nemici vafcellij inuitaua i marinari a npofarui con ficurezza mag- giore . Fu quefto porto da Dion Caflìo in lingua greca detto , T'hv>LV<;KifJLluji cioè Porto dolce ; non a caufa dell' acqua, che veniua dal mare, ma per quella, che correa dal- la terra in molti limpidiflìmi fiumicelli . Tal fu Cherfèpo- li , Hoggidì il porto pieno di feccagne alimenta copia di pefci 5 e della Città , per opera de'Goti , che la deftruifero, non fi veggon , che le rouine : ma i refidui magnifici di templi, di archi, di teatri, di fcolture, di fabbriche, ancor- ché caduti folleuano la gloria di vna illuftrillima terra , la quale, non potendo ilare fenza habitatori viui, invece* de' ragioneuoli , alimenta i vegetabili'n molti vaghi giar- dini. Vna Regia diuenneHorto in Corcira, e in Roma i Regi , e gl'Imperatori fi videro diuenire hortolani . Cin- cinnato , doppo tante vittorie coltiuò la terra nel Latio , nella Grecia Ja trionfante Cherfopoli è coltiuata non piii dal ferro , ma dalla zappa . La figura dell'antica Città ve- drai, per piagnere le miferie del mondo, che pretendendo con le variationi abbelHrfi , da male in peggio del con- tinuo trabocca , Mirala lettore > e confiderà chi hora gia- ce , quanto fuperba forgefle . Tal D .Pianta Di Chers:ì'opou Hora Paleop : ralla^rio Reaaio 3 2ecce é[Slaì: di German 'o Tèmp " ai.Gimie f^ airi fcuao. di wud 'fiton.te Btpal , 7 i^at. di Seueto io Di Netttmo i"» rSt o^PortaRari- 2.8 Della Hiftoria di Corfù. Tal dunque la terra, a cui diede il fuo nome , edifico Cherfocrate , il quale , fé inaha pietre j, abbafla huoniini , foggiogando molti popoli, e particolartnentei Viburni, nemici infeftifTimi , che furon dalle arme forzati , parte ad abbandonare il paefè natio, parte a foggettarfi'n perpetuo vaffallaggio . Felici, e potenti eflèndodiuenuti per ope- ra del loro Re i Feaci ftimarono angufta sfera della loro gloria il folo giro deirifoladiCorcira: onde mandarono colonie decloro a Epidamo,hora detta Durazzojedificaro- no Apolonia, gouernata lungo tempo con giuftiffimeleg- ^ìyC poi diuenuta potente, come fi può dedurre d^Ue mol- te ftatue vittoriofe, che i fuoi Cittadini IbUeuarono in Elea 5 e finalmente Iparfi ad habitat in Caonia, inTeipo- tide , e in molti altri luoghi , alcuni fi vnirono^ e in Epiro fabbricaronValona. Nelle regioni Goflìopeei Cor cirefi diftefero il loro dominio fino a Lefcada , Signori di nobi- lilfime Città , come fi ricaua dal libro terzo di S trabone : onde,fecondo Paufania, a tutt'i Greci fi relero formidabi- li 'y elfendo certo,che fortiflimi nelle battaglie, conia nau- tica, in cui non folo ghhuomini, ma anche le donne ^ fuperauano tutti, poteuano negl'incótri nauali facilmente rompere gli auuerfari 5 e così auuenne a' Corintij; che con poderofa armata furono da' Feaci foonfitti . La caufa di tal guerra narrano gh Storici nel modo, chefègue. Morto Cherfocrate,fù daTeacieletto Re Alchemeo,e a quefti fuc ceffe Licofrone,il quale cacciato in efilio da Penàdro tira- no di Corinto,benche vno deTette faui j della Grecia,naux- gò a Corcira,di cui per le fue rare virtù otténe la Signoria, La caufa del fuo efilio narra Laertio, edèridicola, tutto che nata dal pianto, Dic'egh, chePeriandro, aperfua- fione . Libro Primo. 2p fionc di vna fiia concubina , co' calci vccifè la moglie gra- uida; e perche Licofronc a tal cafb non puote ritenere le lagrime, fu dal tiranno caftigato col bando. Ma fatto vecchio Periandro , e priuo di fucceflbri > fi compolè col fuo nimico , e con lui iècc accordo di cangiare la fignoria di Corinto con quella di Corcira y Iperando di morir più quieto lontano da'Corintij^che Todiauano a morte , Sep- pero , non so come , al racconto di Herodoto in Talia nel libro 3 . il fècreto accordo i Feaci, e ardendo d'ira, e di fde- gno contro del loro Re traditore , milèramcnte T vccifèro. Ruggì guai leone a tal nuoua Periandro, e in vendetta mandò a Sardi trecento fanciulli Corcireli nobili, che nel- la fua corte viueano, acciò iui fuffero caflrati , fperando abbattere in talguiia il mafchio valore de loro Padri ^ Non hebb'effetto la barbara intentionejpoiche,arriuando aSamo lanaue, caricade'perfèguitat*innocenti,afinedi acconciarfi, tardò alcuni giorni, ne' quali fcefi à terra i gar- zonetti con la guardia de'Corinti , furono da'Samij , con- làpeuoli del penfiero di Periandro , perfuafi a ricuourarfi nel Tempio di Giunone , come fubito fecero : e volendo i loro guardiani cauarli a forza, i Samij noi permifcro , e alla difeià della innocenza , e del luogo facro fi apparec- chiarono . Fecero incontinente vela i fatelliti di Perian- dro , per auuifare della violenza il loro Signore 5 e i Samij, per qualche tempo accarezzando,e alimentando que' gio- uinetti , con buona occafione a Corcira li rimandarono a grande honore . Picciola non fu Tira del crudele tiranno burlato da' Samij, poiché a danni loro moife porentiflima armata , la quale fenza fallo deitrutta haurebbe Samo , fe i Corcirefi grati , non foflero volati , con buon numero di E nani, 5 ó Della Hiftoria di Corfù.' muìy^ loro, foccorfo. Si attaccò la zuflra;,e que' di Corin toj» fupeiiori ndk quantità de* legni/i inaiiteneuano' contro i Feaci>fiiperiorindlafcrz.a3 e nella virtù di maneggiar le vele I qiiefta in fine preualfe , e fconfitti gli auuerfari: , vit- loriofi:, e trionfanti 5 fecero i Corcirefi alla loro- Patria ritorno 5 e Periandro ^ per Ja rabbiadi effere flato vinto , perde fra poco infelicemente la vita ^. Tare la natura de"* tiranni . L'odiofenonvccide^livccide^fènonisfogana contro degli altri le loro paifioni , a danni propri] Phanno> a sfogare. Liberati dal pericolo i Corcirefi fi rifblfero di non creare più Re 3- e, a imitationedègliAteniefi, per qualche tempo y fi gouernarono da Republica^ Sepie veggono quattro occhi ^ che due ; meglio , che vno con- fiderano piùceruelli. IlReèvno_y molti fono nelle Re- publicheidiradoquef]:! fallano^nafcendo le determi natio- ni maturate da più giuditij. Onde con prudenza i Cor- cirefi > per non errare , pofero ai loro corpo più capi . In quefli tempi dedicarono i Corcirefi nel Tempio di Apolline iiaDelfo vn torodi bronzo, fcolpitodainnfigrre mano di TeopropeEgi netta ^. pervnoauuenimentocu- riofo , qualriferifce Paulania. Pafceuanfi prefllb a' lidi del mare molti tori , guidati dairarmentiero ^ vno di quefli ogni fera ^correndo alla fpiaggia> muggiaua in guifa y che il paflore 5 fpi nto alla fine da coriofità y volfe vederne la caufu Corfeverfo quella parte,, cheiltorotracciaua5e vide vicina alle arene vna moltitudine infinita di Tonni, fcfci dì flraordinaria grandezza .. Stupito ne fece auuifàt" i paesini , i quali , con varie arti pefcando , mai non pno- lero fare preda di vnfolorondemandaronoaconfultare Tor acolo di ApoUo;^ che ri fpofe fàgrificafièro il Toro fcuo- pritore Libm Primo. ^i prìtorc de'' tonni a Nettuno^, fé vokuano di que*' pefci fare abbondantilfima pefeaggione .. Efeguirono i detti deli* OraGolo i Corcirefi ,. e hauendo fatto ricca preda ^ man- darono in dono ad Apollo vn Toro di bronzo . Ma fé in Delfo il toro, foilcuarono in Olimpia vna Vacca della ftef- fa materia y eliuellata dal medefimo Icultore 5 e nelfvno , e nelFaltro luogo offerironopartedellatmaritima preda* Della Vacca 5. offerta da*' Corcireffn Olimpia, narra Pan- fania,chedaglj Elei fulfe chiamata in giuditio, e condan- nata airefilio , benché poi perconfiglio di Apollo dichia- ratainnocente, acagion, che,conleiicherzandovnfan- €Ìullo> battè di capo nel fuo corpo di bronzo , e morto ri- mafe , O cieca gentilità , benché ti vanti di Argo , ch'era tutt^occhi ! Chi di fimili , e più grandi pazzie non ammi- ra ? I Corcirefi > non contenti di quel , c'haueano opera- ta, in memoria del fatto> con vago impronto , fcolpirona molte medaglie.. Io non faprei dire con certezza fé tali auuenimentifuC- fero nell'anno 5 480, in cui , come riferiice Herodoto , fi conchiufe la lega de' Greci contro di Xerfe 5 so bene, che i Corcirefi armarono feffanta naui a fauoredi quella 5 ma Sion corrilpofero poi con gli effecti,o intimoriti dalla gran potenza del Pcrfiano , o per auanzare la loro fortuna col dichiararfi neutrali. Sciolfero eghno da'patrij lidi , ma fermatifi traPilo,eSenaro,, città pofte su le riuiere della Licaonia , furono folo Spettatori di quella fcena , che a fa- uor de' Greci contro Xerfè rapprefentò la fortuna . Scu- faronfi i Corcirefi co" vincitori, ma quefti , nulla curando la loro freddezza y caldamente perfeguitauano gl'inimici ^ Temiflocle ruppe vn potentiflìmo efercito di Perfiani, e poi :^ z Della Hiftoria di Corfù poi rifece le rotte mura di Atene^, a cui diede nuoue leggi, e nuoua bellezza . Ma dairingratiflima Patria^ da lui nata> aftretto airefilio , fi ritirò ad Argo ; da doue ^ per alcuni folpetti di hauer macchinato con Paufania contro la Gre- cia, maggiormente perfeguitato , ne venne a Corcira , Accollerò i Fcaci queirh uomo infigne con ogni dimo- ftratione di oflèquio^non eflendofi fcordati^che fatto arbi- tro di vna lite tra Corcirefi, e Corinti, hauea condannato quefti a pagare a quelli venti talenti : e che Leucade , Co- lonia deir vno , e Taltro popolo ; alPvna , e Taltra natione fufTe foggetta . Rare volte nelle difgratie fi ricordano gli huomini de' benefici^c'hebbero da coloro , che fono infe- lici . Bellifario , caduto dalla gratia di Giuftiniano y non truoua fra gli antichi , e obligati amici ricuouero , e Cefà- re pianfe le difgratie di Pompeo , c'hebbe la morte da co- lui, al quale hauea conferuato il Regno. Nelle miferie regna l'ingratitudine , né mai vi ottiene corona la ricor- danza . Mifero Temiftocle, fé tali flati fuflèro i Corcirefi: ma eglino, rimirando alpaffato, gli fecero tali honori, che nell'eiìlio fteffo parea acquiftatore di vn nuouo , e più in- ligne principato , ladoue non più fbpra i corpi , ma Ibpra gh animi efercitaualafignoria. Né gli Ateniefi Thebbc- ro a male , come quelli ^ che in Temiflocle temeuano la potenza , non odiauano la perfona . E fi conobbe chiaro dallo aiuto, che tempi doppo diedero a' Corcirefi contro de' Corinti^ e quafi tutto il Peloponefo , allarouinade* Feaci collegati , Nacque quefta guerra perEpidamo, hora chiamata communemente Durazzo : Epidamo fi diffe aa vn Re bar- baro di tal nome j che fondoUa $ Durazzo da Dirachfo , nipote Libro Primo. 55 hìpote del fondatore , che alla Città aggiunfe vn lìciirif- fimo porto. Fu ella poi habitata da' Frigij 3 a' quali Tue- ceflèro i Taulantij , che a forza furono cacciati da' Libur- ni , che alle Liburniche , nauigli veloci , e atti al corfo , (diedero illoro titolo. Con tali naui corfeggiarono lun- go tempo ^ formidabili a' Grecia ed a gl'Italiani 5 ma diuc- nendo i Corcirefipotent'inmare, li fcon fiderò , li cac- ciarono e dall'acqua ^ e dalla terra 3 onde a' Taubntij fu di nuouo reftituitaDurazzo. Però, eflendo ridotti a pic- ciolo numero i Taulantij > né ballando a far popolo bafte- uole per vna vafta Città, diedero luogo ad vna Colonia di Corcirefi, e Corinti], che, con Talio Corintio della fa- iniglia di Cherfòcrate, vi paflàrono. Allora comincio Epidamo a renderfi piiì famofa di prima 5 crebbe in nobil- tà , e fplendore ; e fu arbitra di molte regioni di Grecia . Lungamente tal fi mantenne; ma cominciando le ciuili difcordieacrefcerefra' Cittadini,a poco a poco s'indebo- lìin modo, che diuennefcherno de' barbari conuicini . Si auuidero,ma tardi, della loro fciocchezza gli Epidami , e rifoluti di rimediare a quelle guerre efterne, che dalla in- terna furono originate , mandarono ambafciatori a' Cor- cirefi, fupplicandoli, che mandaflero nuoua gente a ri- habitar Durazzo, il cui popolo per le difgratie era quafi ridotto a nul^a . Afcoltarono i meflaggieri i Corcirefi, ma, né so dire la caufa , vna rifpofta diedero fenz'alcuna con- chiufione : onde aftretti dal bifogno ricorièro i Dirachij a quei di Corinto, da' quali furono gratamente foccorfi . Moflé i Corinti; , non folo la pietà de gli oppreQì , ma an- che l'odio, cheportauanoaXorcirefi, quahnegauario ^iefifere lor coloni, quando quelli ciò pretendeuano,fenza F alcun 5 4 Della Hiftoria di Corfù . alcun fondamento. Poiché Teflèr paflato Cherfbcratè con molti Corinti) a Corcira , e Teffere da* Corcirefi elet- to Re^non era ragion valeuole a dichiarare i Corcirefi Co- lonia de' Corinti], come ognifauio giuditio puòconofce- re . Ma i Corinti] , moflì da paflìone di gloria , poco con- cedeuano alla ragione , e voleuano , che i Corcirefi ne' fa- grifici concedeflèro il primo luogo a vnfacerdote Corin- tio, come faceuano le altre Colonie: colà, che mai non vollero permettere i generofi Feaci , Aggiugni, chela gran potenza de' Corcirefi, che talora metteuano in ma- re cento venti galee , bene armate, daua loro non picciola gelofia, efofpettoj dubitando, che vn giorno, ladoue li pretendeuan coloni, non li vedeffer padroni . Da quefte , e altre cauie {pinti fecero decreto , che chi voleua gire ad habitat Duraizo , farebbe cofa grata al publico di Corin- to ; e nello fleflb tempo Ipinfèro per terra buona m^no di foldatelca , fofpettando di quel , che poi auuenne , cioè della mofla de' Corcirefi. Quefti, all'auuifo , ch'Epida- mo s'era fatta Colonia de' Corinti] , Ipeditamente arma- rono venticinque naui , e nauigando verfo terra ferma fi fermaron in faccia della Città, alla quale fecero comando, che cacciaffe i foraftieri , e riceuefle i nobili , nelle vltime riuolte , cacciati dal popolo : ma ricufàndo quei di Duraz- 20 r vna , e l'altra cofa , i Corcirefi , accrefciut'i loro legni al numero di quaranta , quinci , e quindi nel mare , che la circonda , l'aflèdiarono . Non iilettero a bada i Corinti]; e fatta lega co' Pallichi] nella Cefalonia potenti, con gli Epidauri , con gli Hermionij ^ co' Leocadi , con gli Am- brafcioti , e co' Frezeni , a' quali fi aggi un fero i Tebani , e i Fiefchi , e gli Eslei 3 fi dimenauano alla gagliarda e per terra. Libro Primo: ^f terra, e per acqua. Impolèro aMoro vaflàlli , ochean- daflèro a diieader Duraz2.o , in cui goderebbero i priuile- gi de' primi habitatori, o che ogni vnopagaflècinquan^ ca Dracme Corintie : molti i più vili afficurarono col de- naro la vita, alcuni più valorofis'auuiarono alla difefa, I Corcirefi per non mancare a loro ftefli , mentre alla fama di tanto apparecchio fan prouifione d armi , e di amici , mandaron con alcuni Lacedemoni due loro meilàggieri a Corinto con comando, che perfuadeflèro quel Senato a lafciare la protettione di Epidamo , Città di ragione fpet- tante a' Feaci , che ne furono fondatori, e per la fèrie di tanti luftri a Corcira foggctta ; e calo , che ricuiàflèro di farlo, gli annunciaflero la guerra. Quella accettarono i Corinti; , lordi a gli argomenti , perche troppo veggenti il loro vantaggio nella copia de' confederati j onde all'ar- mi fi venne . Settantacinque nani Corintie fecero vela , e due mila fanti s'iftradarono adaccreicerrefèrcito, che non lungi da Epidamo campeggiaua: quelle con profpero vento arriuate ad Aetio videro vn bergantino con le in- fegne di Corcira , il quale accoftandofi alla Capitana , per mezzo di vn'araldo , ordinò al comandante , che non pat làflc più oltre, fé non volea la battaglia , La voglio riipo- fé audacemente il nemico , e fubito fece mettere in ordi- nanza i fuoi legni : onde i Corcirefi , mancando in tutto la Speranza di pace , anch'eglino fi apparecchiano al nauale conflitto . Settanta eran diuenute le loro nani fotto Du- razzo , airailèdio di cui lafciatene trenta, con le altre qua- ranta fciolfero ad attaccare gli auuerfari , più numerofi , ma meno forti. Si combattè con ardore, benchefopra dell'acque 5 fi pugnò con coltanza fopra gonfiabili flutti^ F 2 e alla 3 6 Della Hiiloria di Coif ù .' e alla fine , collegatafi la fortuna co' più animofi , viniero f Corcirefi , che , oltre le fommerfe ^ qtiindeci de' Corintij legni conduflero prigionieri alla vifta di Epidamo, la qua- le nello fteflb giorno fi refe con patto , che i foraftieri fuC- fero venduti all'incanto, e i Corintij reftaflero prigioni fino 5 che altrimenti comandaflèro i Senatori della Fea- cia . Doppo fi famofà vittoria ereflèro i Corcirefi vn tro- feo in vnode'loropromontorij, detto Capo bianco , e vccifi tutt'i prigioni , eccettuati que' di Corinto , che fu- rono riferbati alle catene , fi fpinfero a danni di coloro , e haueano dato foccorfo a' loro nimicij e fecero ftrage tale , che di nuouoiCorintij) béche fpennacchiati nella pallata fconfitta, pofero le ale alle nauijC nel promontorio Aetio, preflb al Chimerio di Trefpotide y ancorarono , per cuo- prire Leucade , e altri luoghi amici dalle inuafioni de* Corcirefi . Ma quefti y fuperbi per le felicità trafcorfe y ne girono a incontrarli, ficuri di vnafecond.a vittoria y quan- do fi fuffe venuto di nuouo alle mani . Non è prudenza efporfi al cimento con nemico pien di fàfto y confoldati y che temono , e delle frefche ftragi confcruano la memo^ ria: onde i Corintij accorti non vollero Iperimentare la., fortuna, rifiutarono la battaglia, fi contennero nel pofto prefo y e baftò loro Timpiegare i Corcirefun modo , che^ non poteflèro danneggiare i collegati, come intendeuano. Hebbero l'intento ; poiché, foracchi della dimora i Corci-- refi, alle loro cafe fecero ritorno per ripoiìire . Ma non ripofauano in tanto i loro auuerfari , e da tante ingiurie offefi , arrabbiati per tante perdite , fi accinfero a vna memorabil vendetta . Chi dice , che i vecchi perdo- no la memoria, falla : mentre l'odio più che inuecchia, piùt man- Libro Primo . ^7 mantiene la ricordanza. Il nimico, os'hàdaftruggere totalmente, o nonfideueiftigarej altrimenti farà con- tinua la guerra , e da vna nafcerà vn'altra rottura di pace J Cartagine lafciò quieta la Romana Republica quando giacque fèpolta nelle fuerouine, ma mentre vifle fèmpre da picciolfème fé pullular grandi difcordie . Vinti, non però abbattut'i Corinti]^ di tutto il Peloponefò , con lega ftrettiffima , fatto vn corpo , alzarono di nuouo il capo 5 e fabbricando naui , e adunando dalla Morea marinari , fi pofero in tale fìato , che allora dubitarono della libertà i Corcirefi. Da vero penfino a cafi loro , e impotenti a refiftere alle forze delia Grecia vnite^ fi configlian con la prudenza . Vn folo mezzo alla falute della Patria refta , ed è il tentare l'animo degli Ateniefi , quali foli contro di lo- ro non fi erano dichiarati 3 poiché , fuccedendo la confe- deratione con quefti, non haurebbero poi paura di fron- teggiar mezzo mondo . A tal fine de' più faui fcielgono i migliori 3 e ad Atene l'inuiano : ma i Corinti] , ch'erano vniti con que' di Argo, tenendo più occhi aperti, nonfu- ronolentiàfarelofteflb, e anch'eghno fpediicono mef^ laggieri . Gli vni , e gli altri Ambafciatori arriuarono a^ vn tempo ; e gli vni , e gli altri , auanti'l Senato Atenieie, ^diflèro lor ragioni. E fama , che i Corcirefi furono am- meflì prima, e che in fòmigliante guifa parlaflero . Se nell'runione^che a danni nojln ha fatto la Grecia^àel no- Jìrofelo pericolo fi trattajfe^potrehhe ogni <-vno di uoi^gloriofifsi' mi Padri. potrebbe dicofttmare la noflra uenuta per mtereffe^e il noflro parlare dettato dal bifogno^^Bifogno^e intere (fé hahbiamoy non fi niega;: perche la Patria dcuejkre a cuore di ogmfedel cit- tadmojele nojìreforzjpper altro più che mediocri ^no baftano al- la 3 8 Della Hiitoria di Corfò. la ruiolenzd d'infiniti popoli ^che fi muouoiiofer atterrar ci. Ma ibi non ueàe^fe hi- fufilU^che la tépefa^chc a minacciaynoi foli CoYcirefi non guarda f Jl fulmine nonft contenta di ^n met loyfc le altre parti della torre non rompe . Credete ^ot che la lega f or- midahile fa per altro y che per difciogtiere la mar it ima potenza di coloroj e he l hanno f f^oifiamogli ^ni^njotgli altri ; noi op- prefsty an' Nelle carenile chi lafoccorfe ? Ne" pencoli chi aiuto leporfef ICorcirefi. E i Corcirefi^per tanti capiy fatti capi di quel corpo, fé l'hanno da lafciar recidere dalla fpa- da Corintia yfen^a pur muouer le mani f Dir anno y che noi non afcoltafsimo lefuppliche degli Ambafciatori di Bpidamoy qua- do nel tempio di Cererey ci ricercarono difoccorfo : ondeycome di cofa abbandonata giuflamente hebbero il dominio quei di Co- rinto, "Bella ragione al certo^fe nonfuffe la rifpojiapiu bella, E in che modopoteuano i Dirachij afpetcare il nofìro patrocinio in tempo yche cacciata la nobiltà paefanayalle no jir e preghiere noia a^'ollero ripigliare^ La feccia delojolgo no componeua la città Ja citta era fra noiyin tanti nobili efdiati. Se dunque non può ejfre fcufa della loro mof^a ragioneuole la guerra , fatta per Epida- moyultra ellafia^ altro è l'intento, Equal altro puh effercychc^ lo Libro Primo. ^p iofneruare in Corcira lafintftradelleforz^ di mar e^ pn- poi reci- dere iti Atene la dejìraf Bfe ciò chiaro fi ruedey a chejlar'in du- hio di colUgarui con noi^ che dittenuti njoftn ^'ajjaìlidi affetto , hauremo fcmpre pernofìri , i ruoflrt.nemici ^ e nelledtd?ic im- trefe , con l'aggiunta del no fko potere ^ t;; renderemo ajlt ^au^ uerfari del continuo fupericri, Jopiu non dico y perche fpero 3 €hepiu d nojìrofauore dirà il njojlro famo giuditio ^ checonofc^ tontmerji nella conferuatione di Corcira quella di Atene , Tacque il gentile Oratore , ch'era vno de' più vecchi 5 cda vn confiifo mormorio accompagnato vici dalla gran fala> oue rimafèro i Magiftrati aconfultareilnegotio. Non deci fero, perche vollero prima afcoltar e gli Amta- Iciatori di Corinto ^ che ^ introdotti 5 con la bocca di vn di loro così fauellarono., // Senato di Corinto ^ di cui più fedele né" hifognimainon hehbe Atene , co l nojtro arrima ruoi augurafalute 5 e gloria ^ della Grecia fplendor e , e dalruojh'o lume attende chiarezza a* fuoipenfieri ofcurì pe'l duhie dell' amicitia ijojìra . Poiché qui tffendo gì' inuiati della rihelle Corcira^ teme , che dalle loro fro- di non fan corrotte le menti y per altro incorruttibili del rvofuf} fourano confeffo, ^ely chea njoihahbiano detto y no'lfap- piamo s fappiamo bene ^uel y che contro noi hanno fatto . U ef^erfifolleuati^daColoninoftriy ch'erano y fino a pretendere^ V agguagliane^ s e poco: e da noi farebbe fiato dif simulato per la quiete della Gruiay quando non ci haueffero con ijiolenza tolte le Città di noflro patrimonio y e in oltre prete fofopra Corinto la maggioranza • ^f*^^Z^ da' no fri Cittaaini^ che iJi a ndarono con njn capo pur Corintio della cafa ai i herfocrate y fatta fa- mo fa y pretendono ligia del loro imaginario imp-. .0 , E da tale pretenfionefpinti hanno aff ditto le nofìre armate yhanno brucia- to 4Ò Della Hiftoria di Corfù. to le nojìre nam hanno yoflo in ferri le no jìr e intere famiglie l B non contenti ài ciò y mant^msjfe le cofe amine ed humane , con barbarie inudita y han dato afacco le rimere de nojìri ami- ci y fola perche fon nojìri amici. Vinfolenzjt barbara di cojìoroy non fotendofi pia fojfrire , ha perfuafo i nojìri a deponere la piacemlezjji y per cafltgarla con l'armi , ^uejìefon pronte y e fé da ''voi non far anno rmtuzj^te , fon ^aleuolt a deprimerti t audacia di coloro y che cantando la difcendenzA da 'Z'nfglia di Nettuno y di tutto il mare pretendon la Signoria . £ come Signori lo f corrono depredando legni con rouina del trafico y e friggendo luoghi nelle rtuiere con detrimento delle prouimie , f^i è nella Grecia arena y che non habbiano i Corcirefì bagnato di f angue > Euui mar tt ima terra y che a* loro mfulti non pian- ga ? VI fimo non fu da loro pò fio cento njoltc in anguftie f Che più fi afpetta r* Che da Corfari delle onde diuengan tiranni di Regm ? Slueflt pure hanno muafo y e in trecento e più miglia di paefe pojfeggono più prouincie, A che non mmuerfi A'^eniefi f Attendete forfè y che pria '-vengano in faccia della njofra Città, fuento landò 'vincitrici bandiere f Ada fé lafci erete y chen;i jìringano y poi muouerui non potrete . Hora è il tempo di dime- nar le braccia y e e d'I re fio della Grecia 'Xfnirfiper legare lafu- perbiay di fouerchio difciolta , E fé duro parm tal partito y e non conueniente alla ijojìra compaf sione y ladoue i Corcirefì a n,wi fi raccomandano y almeno contentateui di lafciarci fare fenza y che ijoi evi moflrate partiali di alcuno , Di quefìopur Corinto fi appaga , di ciòfolofi contenta la Grecia y la eguale da ojoi fpera jauoreuole la rtfpofìa y mentre crede non 'vogliate rompere l'antica confederatione , che con eJfahauetCyper huo- mini y che ne'T^ofìri amici '-vi ojf efero , - Qui fèpuntoilmeiTaggiere, e da tal punto comincia- rono Libro Primo . 41 reno le linee de* diicorfi fra' Senatori 5 alcuni de* quali co* Corcirefi, altri co' Corinti la fentiuano . I parteggiani dì quedi diceuano^non douerfi prendere l'inimicitia di tante nationi per la difelà de* Feaci : che , benché potenti ^ do- ueano temere Tviiione di tali forze, fé riftigauano : ch'era fplendore della loro Republica Tolcurare quella Corcira , che fola facea ombra alla loro potenza : che nella guerra con Xerfè i Corcirefi non haueano dato ibccorfo, anzi procurato di renderiì beneuolo quel Re barbaroje deftrut - tore de' Greci . All'incontro i fautori de' Corcirefi after- mauano, che leragioni, addotte da gl'Ambafciatori di quelli y erano potentiflìme: che i collegati altro non prc- tendeflero , che fare eguale ogni potenza ad ogn i vno di loro in particolare : che i Corinti] con l'acquifto di Cor- cira diuerrebbero così poderofi^che di loro farebbe meno forte la Reffa Atene : e che in fomma i Dei non vogliono , che fi lafciano in abbandono glioppreffi . Quefte ragioni preuahèro ; onde co' Feaci conchiuièro lega difenfiua gli Ateniefi , dichiarandofi vicendeuolmente nimici di quei^ che volefièro opprimere o Atene , o Corcira : del refto a gli Ambafciaton Corinti] diflèro , che non intendeuano per ciò romper la pacete che mai co' Corcirefi fi mouereb- bero a' loro danni . Finito il negotio fi venne all'armi ; e i Corinti] da Leucade verfo il promontorio Chimerio fe- cero vela con cento cinquanta naui , delle quali nouanta erano proprie, diece degli Elei, dodeci de' Magarefi , diece de' Leocadi] , ventifette degli Ambrafcioti , e vna degli Anadori] . Di tutta Tarmata era capitano Xenocli- de, figlio di Euticle con quattro Configlicri'nfua com- pagnia , huomini di iperimentato valore , .nel quale non G la 4x Della Hiftoria di Corfó .' la ccdeuano al loro medefimo Duce. Piùnumerofido- ucanoeflereilegni, maiCorintij fiaffrettarono^pernon dar tempo a gli Ateniefi di mandare grofib foccorfo , to- gliendo loro la commodi tàdeirapparecchio^che richiede- ua più giorni. Ma già i Corcirefi haueano in pronto cento e diece naui fotto la prefettura di Miliadc , Efoide, ed Euribato , i quali ^ al primo auuifo della moflà de' lor iiimici/ecero vela da Corcira alllfola di Sibota^per afpet- tarli . Diece foli legni de gli Ateniefi erano arriuati^quan- do i Corcirefi fi moflèro a incontrare i Corinti] ; i quali , hauendo prefo in terra vittouaglie per tre giorni^ e due mila fanti amici per meglio prouedere Tarmata, a vele gonfie dal Chimerio fi partirono rifolutiflìmi di combat- tere . Ma poi 5 vifte le naui di Corcira venire a loro cen- tra 5 hebbero qualche paura , tutto che fi apparecchiafièro alla battaglia, diuidendoi legni in tre fquadre, comeap- punto erano diuifi quelli de' Corcirefi. A man delira, a fronte de' Corcirefi, ch'erano a finiftra , furon pofte le na- ui de' Megarenfi , e Ambralcioti 5 nella finiftra in faccia del corno deftro de' Feaci , ou'eran gli Ateniefi , fi ferma- rono i legni Corinti] ; le altre fi videro quinci , e qu i odi fituate nel mezzo , alla rinfufa naui groflè , e galee . Si diede principio dal corno deftro de' Corinti; , quale in picciol hora fu rotto inguifà da' Feaci , che fi diede a vna difordinatiflìma fuga 5 e incalzato da' Corcirefi vrtò tra* fcogli , e buona parte de' nauigli fi ruppe . Erano in t-erra ipadighoni de' Corinti] col bagaglio, lafciato per fare più leggieri i lor legni , qui credeuano ricuourars'i fuggi- tiui : ma i Corcirefi fcefero , e vccis'i guardiani , faccheg- giarono lo fteccato , in cui fecero grofla preda d'oro , e di argen- Libro Primo* 4:; argento ] Aleflandro , quando nella battaglia con Dario glt fé dire Parmenione , che i Perfiani laccheggiauan gì' impedimenti ^ rifpoie , che fi combatteflè con fortezza ; poiché perdendo la battagha^poco importaua il bagaglio, € vincendo, farebbe de* fuoi> non folo il proprio , ma an* che il bagaglio de' fuoinimici* O fehaueflerohauuto tale auuertenza i Capitani de' Corcirefi , fenza fallo non ifcappaua loro dalle mani la più infigne vittoria > che in molti fecoli fi fufle ottenuta ! Se doppo la rotta del corno deftro fi voltauano a circondare il finiftro^non farebbe fia- to dubio il trionfo, di cui e i Corcirefi, eiCorintijfi vantarono , Nelle guerre ogni picciola negligenza parto- riice grande rouina; e cento volte auuenne , che peì defio della preda cangioffi in perdita la vittoria . Lo fperimen- tarono , lènza gli altri efempli degli Storici , i vincitori Feaci , che nel loro corno deitro , dal finiftro degli auuer- lari vrtato, videro finifl:ra, e infelice la forte. Poiché gli Ateniefi , per paura di offenderei Corinti),facendofi fpet- tatori della zuffa, allora fblo fi moffero quando era irrepa- rabile larouina. Riferifcono gli Scrittori, chelevne,e le altre naui fi attaccaflèroinmodofradiloro, che for- mando larga pianura di legno, parca lazufiaterreflre, non naualcj e che il fuoco , e il ferro de' combattenti heb- bero fblo parte nella battaglia,in cui Farte mariaarefca no hauea luogo . I Corcirefi , benché inferiori di numero , e nelle naui , e ne' foldati , pugnarono lungamente di pari ; ma foprafatti alla fine dalla moltitudine fi anniderò della perdita : fé pure veder poteuano fra tanti fumi , che man- dauan le fiamme, accefe nelle naui , e vincitrici , e perden- ti. Gli Ateniefi vrtarono sì, ma in mal punto; poi- G z che 44 Della Hiftòria cìi ^orfù, che vinti anch'eglino fecero più memorabile lalconfitta. Il mare Ionio diucnne roffo pe'l fangue, e di legni fracaf- lati fi riempirono le vafte pianure dell'acque, inguifa , che parean campagne di terra , genitrici di tronchi . Antenne rotte, alberi fcheggiati, farti , remi , galleggiauan sii Ton- de , di cadaueri popolate . I fremiti de' moribondi fi ac- cordauan con quelli de gli orgoghofi flutti , i quali alla fine 5 o fuperbi, o pietofi , diftaccaron la zuffa , la cui fac- cia orribile, perTofcurità della notte, che fòprauenne, non fi vedea . Ritiraronfi a Sibota i Corinti; , a Corcira i Feaci 5 gli vni , e gli altri vincitori, e perdenti : ben'è ve- ro , che maggiore fu il danno di quelli , hauendo perduto da lèffanta naui con prigionia di molti nobili , che poi fu- ron caufa della rouina della patria loro . Più di trenta naui mancarono a quei di Corinto , e numero grandiffimo di foldati , vccifi quafi tutti quelli del finiftro corno , e nella refiftenza , c'hebbc il deftro,gran parte atterrati . I mede- fimi Corinti] concorfèro alla morte de' loro3 poiché truci- darono i prigionieri , fatti da Corcirefi , fenza conolcerli, quando di qualche legno faceuano acquifto . Ne qui heb- be fine la guerra,maggiore fia ftata tra Greci , e Greci,per la quantità delie naui; poiché, ftimandofi vincitori! Corinti} di nuouo fciolfero a' danni de' Corcirefi , i quali con l'aiuto di trenta legni di Atene, chefopragiunfero^ ne girono a incontrarli : ma quelli , depofto Torgoglfo, dentro Sibota fi eh infero , oue furono afì'ediati . La pau- ra allora fuccefìe airaudacia j e il dubio di non potere più ritornare a cafa , li altri nfe in modo , che ipedirono a gli Ateniefi ; de' quafi erano capi Glauco, figlio di Leagro 5 e Andgcidide 5 che nacque da Leogoro ; più mefiaggieri , lagnata- 45' Libro Primo r kgnandofi , che rompeuan la pace con rintrapreia guerra afauorde'Feaci. Ma quc' di Atene, fecondo gli ordini del loro Senato , rilpofero^ che iui ftauano per difendere ì Corcirefi, non per offender Corinto 5 e che volendo a* patri) lidi nauigareUiafcierebberopa0àr lenza contra- fto . Quello partito piacque a' nimici 5 onde ^ doppo di hauere in Sibota eretto vn trofeo in memori a del loro trionfo 5 veleggiarono verfb Corinto; e nei paflare auanti a Vinoiza ^ Colonia pofta nella foce del golfo dell' Arta, commune e a loro ^ e a' Corcired ^ a tradimento la prefe- ro. I Feaci, liberi della paura ^ feppellirono i morti , e anch'eglino in Sibota, in faccia di quello de' Corinti; -, folleuaroRo vn altro trofeo 5 come quelli , che fi ftimaua- no trionfanti , nonfolo , per hauer diuifo con gli auuerfa- ri la vittoria, ma per hauerli ^ prima chi ufi dentro Sibota, poi corretti a fuggire . E in vero il non hauer disfatto le forze de' Feaci, e il non hauer foggiogato Corcira , fìi per gli Corinti] vnà man ifeftiliìm a perdita : aggiugnipoi la poco honoreuole ritirata , e dirai;, che vnavnione così grande , lungo tempo premeditata , o poco operaffe , o nulla 5 mentre non arriuò al fine ., che pretendeua . Fin qui le cofe de' Feaci non poffono lamentarfi della fortuna ; e la gloria de' Corcirefi fi può dire nell'auge; on- de non afpetta , chedifcendenza. Difcefebene5maper forza, non de' nemici 5 ma de' fuoi fteilì popoli ^ che nelle ciuili difcordie annoiti non puotero^ o non vollero difcio- glier le mani alla communefaluezza. Io non vuò finire quefto hbro con memorie lugubri 5 benché il Sauio tn'in- fègni , che gli eftrcmi deirallegrezza occupa il pianto . Poiché i fegni della felicità Corcirefe voglio metterti auanti 4^ Detìa^HrftoriadiCorfiji' nuanti a gli occhi nell'impronto di alcune meda glie , cFie con moka fatica ho raccolto . Tanto più , ch'elleno alfa^^ narratione di quefto libro ponnofcruire di epilogov La fcolpire o in rame , o in oro ^ o in argenta > o in bronza , i loro fatti, era preiTo i Greci argomenta di grandezza >e di proipero flato; non meno, che reriger trofei^ Molti di qiiefti folleuaronoiCorcirefijche hora> con le piramidi di EgittO:,giaccion fbtterraj delle infinite delle altre, alcu^ ne ne ho ritrouato, quali qui lòtto vedrai in copia , men- tre io conferuo roriginale , Rapprefentano elleno variau- uenimenti , de' quali per lo più fi è parlato , onde con la poffibik breuità ilorofignificati fiipiegheranno . La prima , che vedrai , fu Icolpita in memoria di Gia- no fauolofo , ma vero lauan , a cui , toccarono le Ifole co- me fi diife ; poichedacoftui ^ non (ola i Corcirefi , ma gli altri Greci b ebbero rorigine loro , fé non falla Dragone Feaco, citato da Ateneo» E perche lauan ^o Giano, fu nipote di Noe, e daluiappreferartedelnauigarecoiu refperienza deirArca, meritamente nel rouerfcio di detta medaglia fi vede reffigie di vna nane con la parola greca KOPKTPAinN,cioè Conyrcffm', quafi dice{rero,rC^ fequio de* figli Corcirefi al loro Progenitore quefto im- pronto confacra. Ma fèda Giano 1 origine, da Nettuno acquiilarono la potenza j che però grati , anche a quella dedicarono due medaglie^ l'vna efprime vn Nettuno fo- pra vn delfino col fuo tridènte nella finiftra , e nel rouer- fcio vna galea co la fcrittura medefima ROPKIPAHM Corcyrenfmm : e la galea fu poflain ricordanza del potere Feaco nel numero di tali legni, de' quali vniuano cento venti, come fi fcriffe 5 quefta medaglia è di argento di me- diocre Libro Primo. 47 diocre grandezza . Lafeconda di rame 5 e/prime in vn Ia- to il capo di Nettuno, eneiraltro ha la forma ói vn canal- lo, circondato da quefte lettere KOPKTP AION . $1- ACìT AN^cìohCorcyrenfium. Philota, La ièconda voc e (denota il nome del monetalo ; ma h figura del Cauallo fignifica la vittoria , c'hebbe Nettuno fopra Minerua. , quando, venuti in con telàfra di loro circa il nominar Ate- ne^ fu decretata da gli Dei , che vinceflè chi facea nafcere cofa più necelFaria al genere humano ; onde Nettuno , fti- mando fjfiè il cauàllo , pcrcolTe co'l fuo tridente la terra , e'ITece Ibrgere dal fuo feno . Marnoniòlo a' Numi patri] ftamparono monete i Fca- chij poiche,riconofcendo pure da gli altri raccrcfcimento della loro gloria^ ne fcolpirono vna a GioueCafllo , loro Tutelare, a cui haueano fabbricato vn tempio in Caflbpo. Vedeff n detta medaglia , quinci Gioue ièdente in maeftà con l'afta in mano, e la parola ZETEKASLOEy luppiter Cafsmsy quindi Pan del quale i Core irefieran diuoti con la fcrittura ArPET2;CÌoè Agrefte3và egli'n piedi fottono- biliffimo arco , con la fmiftraal fianco , e con la falce nella fuadeftra. A Bacco poi dedicarono tre medaglie, e ai fuo figlio Tioneo due. Diquelle di Bacco la Prima mo- flra da vnapartelafuatefta, dall'ai tra vngralpod'vua, quafi da lui conofcefiero Tabbondanza delle vue pretiofii^ fime,che in Corciranafceuano : vna lettera lòia abbreuia- ta, che vuole Ipiegar C(?rryrf?;y/? chiedeflè aiuto a fuo padre Bacco, da cui ottenne il mutar- fi*n Cacciatore, e il toro in cerno ; onde , perduto di vifta daque*bifolchi,puotefaluarfi: tal medaglia è di argento ^ A Ercole ne confegrarono vna di argento di qual- che pefo 5 e nel dritto fi mira egli con la claua nella> deftra mano, e con Tarco nella finiftra 5 dietro alle fue fpal- le, poco da lui lontana, pende la pelle del Nemeo leone 5 nel rouerlcio figura vn toro cinto da gran ghirlanda di fo- glie . Quefta moneta belliflìma non B. leggere , che a pie di Ercole , Corcyrenfmm , con la medefima abbreuiatura di lettere K. Altra, ma di rame, fii liuellata per Ercole ; e nella faccia fa vedere la tefta di vn bue ornato, Ibpraui vna ftella ; nella deretana parte,in mezzo a vna corona di ellera,la lettera K, che fignifica Corcyrenfmm . Perico heb- be la fua parte nella veneratione de'Corcirefi con vna medaglia , o moneta di argento ; nel cui dritto è il fuo ca- po coronato , e nel rouerlcio il Pegafo con le ale , e fotto Ta K K : la Ninfa Corcira perocché diede il fuo nome all' Ifbla di Corfù, fu quella, che molte monete, impreidè 3 foa gloria , ottenne , Vna di rame , ma d'infigne artefice, ha Libro Primo, 49 ha nel dritto la tefta della Ninfa con diadema , e nonlun* gi della bocca vn timone, ma dietro del capo la parola K OPK rP A5 nel rouerfcio vnGioue fedente con Tafta in mano :, e le voci ZETZ K AZI02 > cioè Ipfiter Cafsius . Alla fteflà Corcira fcolpirono altra di argéto co la fua tefta ghirlandata di fiori , e con lettere cifranti Corcira 5 come le altre 5 nel rouerfcio è la fortuna fedente fopra di vn le- gno, fbttoui il tridente , e nella mano gonfia la vela , e in- torno fi legge KOPKXFAID.N Corcyrenfm. Altra di ra- me picciola con la fiia effigie in fronte, e nel rouerfcio con vnanaue, eletteraK, fu fcolpita a nome della fteflfa Cor- cira 5 la quale, perche fpofà, e fauorita di Nettuno, n'heb- be altra con la fua figura nel dritto, e col folito geroglifi- co K , e nel rouerfcio co'l tridente attribuito a Nettuno • Due altre , di argento la prima , di rame la fèconda,ne ho trouate 3 quella eìprime nel dritto Corcira con faccia reale € il folito enimma K , e nel rouerfcio il canal Pegafò tanto tra' poeti famofo: quefta,fatta doppo la fua morte,quaI co- tiene vn vafo, o Vrna nel dritto, e la parola KOPKTPA, e nel rouerfcio Gioue fèduto co Tafta nella fua deftra,e in- torno ZET2 KAEIOE . A Cherfbcrate loro Re ne fcol- pirono vna con la fua effigie in vn lato,e nell'altro convna naue, fopraui le parole KOPKTPAiriN crudeltà, inganni, violationi di fede, poco rispetto alle cofe facre, faranno atti , che nel teatro di Corcira rappre- fenteranno funefta tragedia, che finirà fempre col fangue. Il fine del Primo Libro H 1 DEL r4 DELLA I CO RF V DA ANDREA MARMORA. L 1 1B R O S E C O ^N D O. I T I R A T I alle cafe loro i Corinti;, gli Atenieil; e qiie' di Corcira doppo la battaglia;, per ogni verfo fanguino- fa>attefero a riftorarfi de' danni vicen- deuoli 5 e temendo ogni vno delle macchine , e difegni delnimico^ adu- naua nuoue fbrze^ o per refiftere alle inuafioni , o per aflàl- tare chi dilegnaffe d*inuadere. Nonpóteuafidarfi alcu- no ; poiché più tofto la ftracchezia , che la pace ^ Thauea coftretto a ritirarfi dal fecondo cimento 3 al quale Todio, e li defio di vendetta; iftigaua gli aniaii y pieni d'aftio per Libro Secondo . ^ ^ le datCj e riceiiutepercoffe . Gli Ateniefi ^ tardi auueduti del loro errore in non hauer foccorfo a tempo i Corcirefi , e cofl/àpeuoli dello fdegno de' Corinti; contro di loro y da vero fi apparecchiano a ribbattere con la forza la violen- za^che li minaccia . Né prendono a burla il negotio^ poi - che da Etna, monte della Sicilia, preueggono adunarfi fiamme a incenerire la loro grandezza 5 e benché diuifi da tanti mari pur temono dell'incendio. Erangli Atenieil nimici de' Siracufàni potenti(Iìmi,e in terra, e su le onde : con loro haueano di continuo guerra, difendendo a onta loro alcuni popoH di Sicilia, chericulàuan l'imperio di coloro, che Ibggiaceuano alla tirannide di Dionifio, Se a quelli fulléroricors'i Corinti;, non vie dubio,c'haurel> bero accomunato grintereflì, e che Atene potrebbe dubi- tare di fe medefima nella lega di due nemici formidabili , e anziofi di vendicarfi . Diicorfi furono quelli , che poi non riufciron vani 5 onde ragioneuolmente attendono gli Ateniefi a fabbricar naui , a raccorre marinari , ad aflbldar militie, ad adunare teforo, hauendo per le fpeiè canato dall'erario commune mille talenti . Ne' folpetti di guerra chi non dubita incappa fouente nelle fciagure , Delle grandi moflè tutti deuon temere, e le non fi temono, fpef lo riducono alla rouina . Il nimico mai non dorme, non bifògna chiuder le pupille; eancheacolui, c'hàcuordi leone, conuengono occhi di lepre, che ne meno dormen- do fi chiudono . Il dire , no'l penfàuo , non è da huomo , mentre fole le beftie fi aggirano co'l prefenre, e al futuro non mirano. Nerone cadde, perche alle Iblleuationi di Galba nelle Spagne non pofe rimedio , e quando le vide a legno di deporlo dall'imperio , diffe a gli amici , che mai non y ó Della riifloria di Coi fu non fi farebbe perfuafavna COSI grande riuolution di for- tuna . Accorti furon gli Ateniefi^che operando da ragio- neuoli 5 ipedirono ambafciatori alle Città circonuicine della Morea, allaCefalonia, alZante, adArcananea^e particolarmente a Corcira , quefta richiedendo di aiuto , quelle di confederatione : Tvno, e Taltra ottennero con faciltà ; onde a cento galee proprie aggiunfero cinquanta naui Corcirefi, e altri legni de* confederati , che formaro- no vna potentiffima armata 3 con la quale , hauendo prima prefidiato tutte le Fortezz-e di loro dominio , afpettauano di veder qual piega prendeflero i difegni de' macchinatori Corinti] . Quefti haueano in tanto molToalloro partito tutta la Morea , dalla quale ottennero quaranta legni ^ bene arma- ti^ e fino da Sicilia j e dallltalia afpettando aiuti , con dop- pia fperanza ^ e contro Atene y e contro Corcira > i con- uicini mari folcauano . Non riufcì loro l'abbattere gli Ateniefi con la forza , poiché alla vifta della nimica arma- ta fi poièro in fuga^ e fé con loro noncongiurauano le for- tune del mare y haurebbero prouato . che alle volte y chi vuol vendicarfi y con nnou^ingiurie, che riceue, fente accrefcerffl defio di vendetta . La tempefta conduffo Tarmata Ateniefe fino a' lidi di Creta , oue fece preda di diece naui Leocade y e Ambrafciote y amiche de' Corinti;, i quali aggiugnendo fdegno y a fdegno , alla fine contro gli Ateniefi commoflèro tutta la Grecia , che fi lacerò da fé medefima per quarant'anni . Le arti di Perdicca y Re di Macedonia y da amico , ch'egli era y fatto auuerfario degli Ateniefi ; le violenze de Lacedemoni y ch'entrarono a par- te degl'intereffi de' Corinti] , le folleuationidiSamo, di Bizan« Libro Secondo . f 7 Bizatlo^e di altri luoghi/oggetti ad Atene;le battaglie ter reftri nelI'Attica^le pugne naiiali nel lonio^le fconfittc ho- ra date^hora riceuute;e i mouimenti di quafi vn mondo^in otto libri defcriue Tucidide , al quale i curiofi rimetto, poiché io deicriuo i fucceffi ^ non di tutta la Grecia y ma della fola Corcira . Ben'è vero ^ che guerra sì lunga , co- inè dice lo (ìcffo Autore ^ nacque dal foccorfb , che diede- ro gli Ateniefi a' Feaci: onde non fenza ragione ho accen- nato i fiumi di fangue , c'hebbero origine da quel fonte , di cui ragiono. Ma iè i Corinti; mai non puotero con forza aperta op- primere gh Ateniefi 5 e i Feaci; di quefti fecero macello con la frode, econ artificio, di cui , nel libro primo, fa menzione Tucidide . Già fi diflè, che nell'vltima batta- glia rimafero in mano de' Corinti/ ducento cinquanta nobili Corcirefi prigionieri , delle catene di coftoro pen- fino eglino auualerfi , per incatenare Corcira . E a tale effetto a' cuflodi comandano , che toltane quella delia fii- ga, lafcino a* cattiui ogni libertà di fblazzarfi , e che l'ac- carezzino fuor dì mifura. Lapiaceuolezzaèfemprevn fifcino , che altera le menti , ma in particolare quando fi adopera da' nimici . Aleffandro , fé con l'armi fi fé padro- ne de' corpi , con quella fi fece fchiaui gli animi de' Perfia- ni . Verga, come quella di Mosè, valeuole a cauar da' pet- ti piii duri acquediamore, el'oflèquioverfoimefchini, che, afpettando ftrapazzi , fenza penfarloriceuon carezze. Sifingambi Madre di Dario, perlariuerenzaleportauail Macedone , del perfècutor di fuo figlio fi diffe genitrice , hauendolo generato con l'affetto. Apprenda chi vince a vincer l'ira, e doppiamente fi vedrà vincitore , trionfando I enei- f 8 Della Hiftoria di Corfù.^ € nello fpirito , e nella carne de* vinti . I prigionieri Cor-' cirefi , allettati da' Corinti] con fimulati accoglimenti , fi affettionarono al loro partito in modo , che fecero penfie- ro ^ o di rouinare la Patria, o di ridurla a lafciare gli Atenie- fi , contro de' quali allora Todio Corintio fpiraua veleno , Sifuppone, chefecretamentepatteggaflèro, poiché libe- rati con la ficurtà palliata di pagare ottocento talenti , fol- leuarono fubito macchine ^ tramarono frodi y adunarono conuenticoli , e vniti a vna delle fattioni della Città diuifa^ Iconuolfero lo flato della potente Corcira . Due partiti regnauano in quel tempo nelllfòla, chea fomiglianza degli Ateniefi popolarmente fi gouernaua ; vno era de' Nobili , che mal foffriuano tal dominio ; l'altro del popolo, che nel poflèflbvolea mantener fi. Più volte vollero venire all'armi 5 ma più volte furono impediti ò dalle guerre di fuora^ ò da Sauij di dentro , che grida- uano, che darebbero occafione a' loro nemici di fog- giogarli , fé , fra di loro vccidendofi debilitauan lo forze della Republica : che la pugna farebbe contro Iju Patria , la quale fatta fcena di tragici auuenimenti , diuer- rebbe comedia ridicola a' barbari conuicini : che meglio in fbmma fi compongono le difcordie ciuili con la ragio- ne , che con la fpada . Hebbero luogo tali difcorfi fin tan- to 5 che non arriuarono i prigionieri da Corinto 5 poiché, venendo come afpidi dall'incanto de' nimici allettati, for- di alle voci, poferoinifcompigliolecofè^ e come afpidi appunto alla loro madre lacerarono il feno , Si legarono fìrettamente co' Nobili dell'ordine loro, e ingrandendo le forze Corintie li perfuafero a credere, che il difender gli Ateniefi era vno efporfi a pericolo euidente di perderfi. Air Libro Secondo;: ^^ All'incontro la plebe , e Taltro popolo piò minuto y ricor- deuole de' benefici ^ diceua^ che gli Ateniefi erano per caufa loro co* Corinti] alle mani 5; onde la guerra più ^ che agli Ateniefi > conueniuaa'Feaci. Soggiugneua, che farebbe nelle occafioni vn metterfi a pericolo di efìferc ab- bandonati da tutti y le hor lafciauano in abbandono quei, che per la difefà di Corcira fi hauean fatta nimica tutta la Grecia^ Mai nobili, corrotti da* Corinti; > non volendo? afcoltare ragioni, fi fòlleuarono contro Pitia, Prefidente del Senato > accufandolo;, che voleflTe metter Corcira lot- to il dominio A tcnielè . Sempre i feditiofi truouano qual- che pretefto, c'habbia la mafchera di verità, almeno ap- parente . Era Pitia amatore degli Ateniefi > e Talloggiana in fua cafa , oue Taccarezzana fblo a fine di mantenere 1 a loro Republica vnita a grinterefli de' Corcirefi . Del fine buonO' non curarono i feditiofi, fiauuallèrobenedelF amore, cheaqueidiAtenemoftraua, ingrandendolo a fegno , che il facean grauido di tradimento , e pur eglino ^rano i traditori , Ma Pitia niente atterrito per Taccufa , con vna contramina coraggiolà , però non conueneuole al tempo y accusò cinque de' pili ricchi degli aauerfiri , prouando con teftimoni,degni di fede, c'haueflèro taglia- to i pali del Tempio di Giunone , e di Alcina , per ciafche- duno de' quali douea il reo pagare vna libra ; onde la fom- ma alcendeua a notabile quantità d'ora, e di argento . Ma mentre gli accufati attendeuano con timone ^ per efler Pi- tw potente, lafentenza,. i loro amici feditiofi, con armi corte fotto le velli ^ fecero impeto alleporte del Senato , e con violenza entrando , trucidarono Pitia, e fefìànta de^ fin riguardeuoli Senatori.. Gli altri fi faluaronofopra I z vna 6o Della Hiftoria di Corfii \ vna naue Attica , la quale, poco prima era arriuata per trattare accordo co* Corcirefi , a qual fine fi trouaua nel porto anche vna galea di Corinto . Spauentato il popolo decretò per allora, che per gli iblpetti e degli vccifi , e de- ^li vccifori , non fi potendo fidare ò degh Ateniefi , ò de* Coriniij, non filafciaireroalie Corcirefi ipiagge accofìare le nani né degli vni , né de gli altri , iè non vna per volta \ e dopo il decreto ipedirono ambafciatori ad Atene , quali, per ordini del Senato di quella Città , fijiono imprigiona- ti'nEgina. Duro per Tingratitudine contro gli Ateniefi , ma non dureuole fu il partito prefo, e fi vide efimera la quiete, che più di vn giorno non puote durare . I Lacedemoni , già dichiarati nimici di Atene , doppo di hauer tentato in vano Timprefa di Lesbo , ifola foggetta ad Atene , rinfor- zata Tarmata nauigarono verfo Corcira,per dar calore alla fattione de' nobili : arriuarono in tempo, che più boUiua- no le diicordie , quali col nuouo fuoco fi auualorarono . Erano i legni Lacedemoni] a vjfta della Città , quando fucceflè la morte di Pitia , e degli altri Senatori 3 e , ò che fulfero auuifati , ò che fofpettafiero dalle voci qualche tu- multo, ipedirono dentro vna rinforzata galea , co' foldati della quale i nobili fi nfolfero alla fine di aflàltare il popo- lo , e farne crudeliifima ftrage . L'aflàltarono con violen- za , con violenza molti ne vccifero 3 ma vnita effendofi la plebe , che fi armò alla difefa , comincioffi vna pugna da non finire per poco , fé non fopraueniua la notte. Il po- polo fi fortificò nella Rocca , oue con la peggio della zuffa fi era ritirato ; i nobili occuparono il porto , e la piazza, » trincierandofi con gli ikccati . Spuntò Talba rubiconda ,. foriera Libro Secondo . Sì foriera del langue, chefidoueaipargerfrapoco; cappe-»: na ferì gli occhii primo albore, che fi diede, quinci, e quindi alle ferite principio. Co' dardi, econlelancie^ fempre da lontano, fi cqjj;)battè fino allora, che (òpra- giunti gli Ichiaui delle ville in aiuto del popolo,e ottocen- to di terra ferma in foccorib de' nobili, fi ftrinfe la mifchia, ealJe fpadefivenne. Maquefti, hauendo a fronte nume- rofe fchi€re, e battuti dalle donne, chedallefineftre,c da' tetti lanciauan fàffi, alla fine cofìretti furono a ritirarfi, poi a fuggire con difordine dalla piazza, a cui attaccarono il fuoco, il quale haurebbe bruciato la Città, fé il vento pietofo non cacciaua le fue fiamme verfb del mare . L'ar- fenale feruì di ricuouero alla nobiltà 5 e a quelli , ch'eran venuti da terra ferma in fuo fbccorfo , la galea de' Corin* tij , la quale accogliendo i fuggitiui , diede poi all'onde i remi , anch'ella per la vittoria del nemico popolo dubio- fa . Il medefimo ftimo faceifero le naui de' Lacedemoni -, poiché nel giorno fuifeguente arriuò , fenza contratto , a Corcira, Nicoftrato capitano deghAteniefi con dodeci legni , fopraui cinquecento Meffenij armati ; e benché conofceflè le ragioni del popolo, difenfbre del partito di Atene , ftimò meglio riconcihare le parti , e felicemente gli fuccedeua , fé quello non haueflè pretefò di cacciar quattrocento nobili , i più feditiofi , dalPlibla di Corcira . Pregarono Nicoftrato i popolani, chepereuitarnuoui tumulti , lafciafle cinque delle fue naui , in vece delle quali eglino armerebbero cinque delle loro; e fbpra quefte vole- uano, come foldati, mettere que' nobili, che accortifi dell' aftutia fi chiufero, quafi'n ficuro afilo , dentro il tempio di Caftore, e di Polluce. Ma quindi tratti Thaurebbero gl'in- 62^ Della HiftoHa di Corfù : grinfuriatì cittadini^ fé Nicofirato non li hauefle fatto? trafportare a vn Ifoktta vicina > in cui loro fomminiftraua ineceflàri alimenti., Ma i Lecedemoni , che s'etano ritirati per meglio prò- iiederfi nella Morea^ di nuòuo a fauor de" Nobili com- paruero con cinquanta tre naui y cariche di fòldati , alla Yifìa delle quali y in vece di temere > corfero alFarmi quc*' di Corcira della fattion popolana^, e montati ibpra fèfTanta legni fi modero coraggiofi contro degrinimici . Volea Nicoftratovfcir'egliprimacon le galee Ateniefi,, meglio prouifte , e più efèrcitate nelle battaglie 5; ma no*I permi- fero gl'infuriati Cordrefi, i quali fenza ordine alcuno die- dero dentro^ e co' Lacedemoni fi. mifchiarono ^ Fu tale la confufione j che alle volte Feaci con Fcacf pugnauano ^ lènza conofcercd^efferepaefàni^ eamici.. Iofl:imo> che per non perder tempo, lafciaflèro a terra anche le inlegnc,- dalle quali fi potefifero difeernere fra loro 5: porche quello ,, che narrano le floriey non farebbeiucceffo .. Nicoftrata m tanto co' fuoi dodeci legni era alle mani con parte della contraria armata con qualche vantaggio y e hauea iperan- za di romperla , quando fi auuide del difordine de' Cor- cirefi: l'auueduto Capitano, benché hauefìe gittato a fon- do più di vna naue nimica , cominciò con tal arte a ritirar- fi y che facea Ipalla alle galee Corcirefi, fé haueffero faputo» aneh'elleno fare vna hunoreuole ritirata,. Ma cbidà leg- ge al volgo intimorito ? Piùchemaificonfufero^ onde poi nella fuga perferoi Feaci tredeci naui, ebuona parte dell'antica gloria , che li predicaua inuincibili ^ ' ^ I Lacedemoni ritirati efléndofi la notte in terrai fermap. per riftorarfiy la mattina a buon'hora contro Corcirai ILibro Secondo . ^3 comparuero. Aflèdiaron© la Città e per terra, e peraG- .quafbttolafcortadiMnaflìpOj, General Capitano j eie tardaua il ibccorio J'haurebbero prefb , effendo priua di vittouaglie, e con difenfori fra di loro poco concordi . Non lanciarono a ogni modo di rouinare le fue campagne, fàccheggiando , e bruciando le ville amen iffime del con- torno , doue di vinifcelti hebbero tale abbondanza, che i più vili fantaccini de' più generofi , e dolci guftauano , naufeati degli altri , Ma come che quei poderi erano qua- fi tutti de' nobili , quelli fparlando de' Lacedemoni , ch'e nelle loro foilanze li trattauano da nimici _, diedero occa- fione al popolo di perfuaderli a vnirfi alla communeiàl- uezza.Dentro ilTempio di Giunone fegui rabboccamen- to , in cui fi conchiufe., che s*armafièro trentanaui rimatte atte a nauigare, ciotto ilcomandode'nobihfivfciflc-a danneggiar Pinimico . Conchiufione , che faputa da' La- cedemoni Paftrinle apartire,hauendoprima vccifo Mnaf- fipo, come caufa drtal lega , allaqualecrano ftati {pinti i nobili per gli danni de' foldati, da lui retti fenza militar di- fciplina . Si affrettarono poi alla par tenza,perc he dalle Ipie feppero,che fi accoftaua il foccorfo Ateniefe lòtto Tunpe- rio di Eurimedonte,c Ifricate, Duci valorotìfiuniyche con Icfìànta naui , forpreia la Cefalonia , e fatti prjgionieri diece legni , che in aiuto de Ladedemoni mandaua Dio- nifio Siracufano , già verfo Corcira , per liberarla dall'afa fedio , veleggiauano . Libera la Città dell'affedio , e del- lo fpauento de' Lacedemoni, riceuè come trionfanti i due Generali Ateniefi , con giubilo immenfo del popolo, ma con interno cordoglio di coloro, che defidcniuano co' no- bili'l gouerno Ariltocratico , non nehaiicrcopiùfperan- z.i é4 Della Hiftoria di Corfll ia per la fattione Democratica più potente . Da fbccorfo , così potente^auualorato il popolo , a on- ta de* nobili, riduflè dentro della Città i Meffenij , che prima haueano fuora le loro ftanze, e chiamate le loro na- ui dentro del porto Hiallico , con Taiuto di quefti kcc macello di quei , che ftimaua fuoi diffidenti . Quando vn plebeo ha nelle mani ò la forza, ò il comandoli fuoi villani coftumi fubitamente palefa 5 e non hauendo fpiriti gene- rofi fi lafcia guidare dall'ira . Dio guardi ogni vno dallo fde2;no di chi da' nataH apprefe la baflezza dell'animo^poi- che'neliuo cuore mn'i non regge fcettro la prudenza,e tut- to lo domina la rabbia, che non ha configliero il giuditio, onde ritenga le paffioni . Cinquanta, ch'eran ricorfi al giuditio , furono condannati a perder la tefta , dalla quale fentenza fi appellarono alla morte con Tvccidere alcuni fé ftelfi . In fette giorni , che fi fermò Eurimedonte , fi vide carnificina tale , che mille e cinquecento perderon la vita, f) perche fauoriuano la parte Ariftocratica , òperclic fot- to tale fcufa feruiuano a sfogare Io fdegno dell'ini micitic priuate . Il Padre di contraria fattione vccifè il figlio , e quefti non la perdonò al proprio genitore : non eran fi- curi fra di loro i fratelli , né il fàngue operaua cofa alcuna afauore de' parenti, che lo fj^argeuano afiumi. Ogni caia hauea onde lagnarfi , e fi tollero dalle radici gli alberi d'intere, e glorioie Famiglie, che per l'addietro folto Tombra del loro valore haueano fatto ripofare ficura la Patria. Moki fono precipitati nel mare,molti foipefi'n aria agroffi tronchi 5 altri lacerati dal ferro, alciuii bruciati dal fuoco, ch'er'accefo fino negH occhi degli empi , e fuperbi feìicidiah . Né tal fuoco in Corcira fola rimafe , hauendo acce- Libro Secondo . 6f ìhcccfo gli animi di quafi tutta la Grecia:, cbe^n efempio de* Feaci, alla Democratia pretefe appigliarfi . Sotto titolo di Lacedemoni ^ e Ateniefi ^ duepartiti forfèro , non meno empi di quelli^che poi laceraron lltalia co*J nomediGuel- fi , e Gibellini ; di Bianchi , e di Neri , c'hebbero Pontefi- ci, Cefari, e Re per fautori. Chileggeleftoriedique' tempi infelici inorridifce , e accompagna Tincliioflro de- gli Scrittori con le lagrime 5 tratte a forza da vna così mi- fera ricordanza: ma nello fteflò tempo è forprefb dallo ftu- pore per la virtù incomparabile degli Ateniefi , che non atterriti alla congiura di tante nationi , /e perdono piazze, le ripigliano ; fé fon vinti, fi rimettono; fe cadono , in pie- ciol bora foUeuanfi , Son disfatte le loro armate , ed ecrli- no efcono piìì potenti a nuoua battaglia; fugf^ono iìo- ro eferciti , e poco doppo incalzano i fuggititii nimici ^ fempre aiTilliti da' Feaci , ma con deboli forze , per le in- teftme difoordie, quali fi accrebbero alla partenza di Eurimedonte, Poiché cinquecento de' nobili , ch'erano fcappati dal furor popolare, nelle fpiaggie dell'Epiro fattifi forti , quindi fouente vahcauano contro delPlfola , qualriduf- fero a ftato così miferabile , chepiùnonficonofceuala fua bella figura . Sacchi , rapine , incendi , la fertilità de' campi calpeftando, introduflfero vna careftia di tal forte , che gli huominiò fi moriuan di fame , ò fi alimentauano d'immondezze. Chi dà riceuc ; e le vendette de' difpera- ti fon più fiere , perche nel futuro non attendon felicità al- cuna dalla forte . IfuggitiuiCorcirefitah erano, onde non è marauiglia , che di tanto danno , e rouina fieno ca- gioni . Haueano intentione di far danno più graue, chia- K iPiando lè6 DellaHift orla di Corfù mando in aiuto i Corinti] , e Lacedemoni , ma quefti^ che con tutte le forze non poteuano refifterc a gli Ateniefi, non vollero mandare il ricercato fbccorlb , Con ciò tutto firifolfero da fe foli far le vendette conueneuoli alle in- giurie 5 e con animo veramente intrepido fecero paflag- gio a Corciraalliumerodifeicento; equiuiarriuatibru- ciaron le naui rifoluti di vincere , o almeno di morir com- battendo, Quefto ftratagemma, non so feapprefoda* Feaci , ò da altri , vfarono poi col tempo molti Capitani di Romane Scipione, e Cefare fé ne feruirono con vantag- gio della loro Republica . Quandononvièfperanzadi falute ne' piedi , meglio fi adopran le mani $ e il non hauer ritirata fa , che fi attenda all'incalzo , ò fi muoia da corag- giofi . Non fecero a ogni modo le loro molle fenz*auue- dimento ; poiché fortificati al meglio fopra il monte Ifto- ne 5 da qui faceuano le loro fortite con tal fracaflb , che in poco tempo, rimafl:a la ibla Città a' nimici , dell' ifola tutta s'impadronirono, All'auuifo di tal forprefa ritornò Eurimedonte con l'armata di Atene in foccorfb del popo- lo 5 ilquale diuenuto forte campeggiò fuperbo contro de' nobih, e dentro il caftello del monte Iftonechiufili, di ftrettiffimo aflèdio li cinfe. Softennero i miferi molti af- falti, amoltefcalatefioppoferoj ma le angufl:ie , nelle quali li pofe la fame , non puotero fuperare 3 onde , doppo lepruouedi vn'eftremo valore, a gfi Ateniefi , falue le vi- te , fi refèro , con difgufto de' Feaci , che li voleuatìo nelle mani . Furono trafportati nell'Ifola di Pitia fbtto la fede di non partire, hauendo difegnato Eurimedonte di quindi leuarh fra poco , e condurli ad Atene. MaiCorcirefi, anziofi del fangue di quegl'infelici, fecero, che alcuni pae- fani Libro Secondo . 6j finì di Pitia loro diccflèro ,. che gli Ateniefi haucano pen- fiere di darli n potere della contraria fattionej onde do* ueano prouedcrc allalorofalute^qualcercanda incontra- rea la morte . Poiché fopra di vna Naue imbarcatifi^per fuggire verfo Sicilia, da gli Ateniefi raggiunti fiarono pre- fi> e> pe*I rotto giuramento, dati al popolo, che li chie- deua, per caft%arli , Il caftigo fu il chiuderli dentro gran- de edificio j qua! , circondato da doppio ordine di armati,, non. daua iperania alcuno alto fcampov Seflantadatal luogo poi cauarono,, eper tutta la Città aggirandoli,) li batteuano con le sferze, li pugneuan con Tarmi, e con ógni atto di villania l'affi iffero , finche non tolfero a ogni vno la vita. Io credo, che doppo tal fatto, epertale memoria ftampaffero i Corcirefi quelle due medaglie , e* hanno nel rouerfcio vna frufta,da me pofìi con le altre nel j>rimo libro di quella Hiftoria. A chegloriarfidicela Scrittura delTiniquità ? A che moftrarfi potente nella malitiaè Fu Tatto tanto più federato , quanto più vili erano i violentiifimi carnefici della nobiltà diCorcirao Io non vuò fcufare quclta , benché fia ft:ufabile per la hbi- dinedidominare ,e per la gloria di nonfoggiacere a huo« mini,, che la natura ne* natali hauea fatti più baffi: dico bensì ,. che la violenza f ùinconueneuole a coloro , che la fecero, e a qu ei, che la riceue ttero ^ Ma di peggio rr elem- pli è pieno il fecolo noftro , in cui baltafifia veduto vn Re,, giudicato reo da'fuoi vaflàlli, perdere fopra di vn palcaignominiolamentelateffa.. Le ifoledi tali^ettaco- li fcnafcene, e Inghilterra, e Corciralerapprefenraronoi vna nel luo Principe ,, Taltra ne' principali fuoi Cittadini. 5^ei^ cheumafero dentro dell'edificio,, crcdeuanfi,che K x- iconx- 68 Della Hifloria di Corfù . i compagni jfuflero trafportati altroue 5 ma quando fép- pero l'orrendo cafo, che non diflèro contro de' loro nimi- ci y contro la forte ? Quei chiamaron barbari , queila ti- ranna ; e gli vni , e l'altra fènza occhi , fènza fenno , fènza pietà . Non la perdonarono a' Numi^perieguitandoli con le biaftemmie ; e rifoluti di non accompagnare la morte ignommiofa degli altri, niegarono a ogni vno Tingref- fo. Ma I Corcirefi , chetuttivoleanpriuaredi vita, fal- rando fopra i tetti dell'edificio , con pietre , e con rouine di muraglieli oppreflero in modo , che alla fine all'ira po- polare furono crudelmente lagrificati . Cosi fi cftinfe la Nobiltà de' Feaci^da Giano, e da Nettuno generata , e da fiero Marte diiperfa . Sopra tali rouine il gouerno Arifto- cratico fi ftabilì in modo, che per lungo tempo non heb- be a pauentar le vicende del fato^qual riconoiceuano quei Gentili . Vinfe in fomma la forza , fu fuperata la virtù j e i pochi furono oppreflì da' molti . Ma non perche vinti iafciano d'effergloriofigfiEpaminondij e gli Ettori tru- cidati viuono alla fama, e co' piedi de' verfi trafoorrono da per tutto . Né con la vita de' nobili finì lo fdegno po- polare, come narran le Storie; poiché dalle loro ceneri traflèro nuouo fuoco contro le donne , mogli , ò parenti di quelli, aftrignendole a vna durillima leruitù, coiu farle fohiaue, e con trattarle dalchiaue. Più conueni- iian catene di amore, che di odio a quelle, che fra le Greche bellezze hauean vanto di riportare la palma.; 5 e pur conuenne loro di portarle al piede di ferro, in ve- ce delle gemmate, che portarono al petto, afinedile-f. gar mille cuori. PouereDame! fèrue delle loro ièruo piangono negli fpofi la metà morta, inloromedefimo l'altra Libro Secondo • 6^ Taltra metà moribonda . La mia penna non è di corbo , e pur'è aftretta a fermarfi ibpra tante carnificine , che fpira- no alla memoria de' pofteri abbomineuole fetore delle at- tieni de' Corcirefi , che apprefero i coftumi , non dagli huomini , ma dalle fiere . Che vccidcffero gli armati fup- plicheuoli fu crudeltà ; ma che imprigionaflèro lefemine, c'hauean per arme le lagrime,fu villania. Ne meno fra Lo- tofagi , e Leftrigoni vna fimile empietà fi ritruoua , Se vi hebbero parte gli Ateniefi , come fi crede , poco acquifta- ron di gloria, molto d'ignominia preflo le nationi del mondo . Ma eglino intenti a maggiori diiegni , per hauer dalla loro parte vnanim'i Feaci, permifero quello ^ che refe lo fiato di Corcira per allora quieto . Haueanointentionc di aflaltar la Sicilia con più potenza, che per Taddietro mai haueflèro fatto , cvoleuano dell'Ifblaauualerfiper piazza d'arme , come commoda al paflaggio , che macchi- nauano . Qui adunarono i legni al numero di cento tren- ta quattro , oltre due galee Rodiane di cinquanta remi per ogni vna : qui fecero la raflègna delle militie > che afeefe- ro;, non computat'i marinari, a cinque mila e cent'huomi- ni d'armi : picciola fchiera , fé fi mira alla groffa armata , e al fine d'inuadere la potenza Siraculàna. Però io giudico, che ogni huomo d'armi chiudeifepiù di vn fbldatoj e me'l perfuadono le Storie Italiane, che di gradi eferciti parlan- do , folo di pochi huomini d*armi fan mentione , ò perche di qucfl:i foli fi doueflè far conto , ò perche militauano co- mecapi, de' quali, lafoiata la memoriade' fantaccini, fi facea ricordanza . La verità ftia a fuo luogo , che non pre- tendo muouerla 5 balla a nie l'accennare il mio penfiere 5 giù- p^t ^ 'O Della Hifloria di Corfii. giudichi altri a fua voglia. Coa tale apparecchio fciolfc Nieia,, generalCapitano degli Ateniefiycontro di Siraca- 6 yCy hauendo fatto sbarco nella Sicilia ^ cominciò a com- battere eontra nimici con vicendeuole forte ^ Ma fé que- fti è in guerra^i Corcirefi. non fono in pace, Nuouafedf- tione fufcitofli a caufa di alcuni nobili ^ch'eranrimafti neirvhimo fterrainlor delloro partitolo perche tufferò {li- mati pacifici 5, ò perche G nafcofero a tempo dal fliror po- polare. Veggendo eglino allontanate leforze Ateniefj ,, limarono fuile tempo opportuno di eonfécrare mille vite alla vendetta degh vccifi amici londeiécretamentefpedi' ronomeflaggieri a'Laecdemoni >> i quali >iulcitandofi nel' loro cuore Tanticadefiderio di foggiogar Corcira^ fecero apparecchio di potentiffima armata.. 1 Corcirefi ^ fofpet- tando del loro ftata, all'auuifo del grande armamento^ ar- mano alla gagliarda, efimettono in punto y nonfolodi refjftere,, ma anche di opporli agli auuerfaii con forze eguali,, iè arriua a tempo Timoteo con Taiuto Atenieie ,, eheafpettano,. Arriuòegli^ onde contro ìLacedemoni,, cheveniuano^, fimoffero,: e attaccata la mischiali ruppe- ro ,. li €aceiarono,eontotalerouinade*^loro legni.. Ritor- narono i vittoriofi, ed eftinti affetto i nobili,co'l eontìglia dello- ftdlb Timoteo yconceflero alla Deraocratia> libera éi ogni fofpetto ,. il regno > e rimperiov Combatteuano in tanto gli Atenieffn Sicifiay fomprc foecorfi dagli amici Feaci, con qualche vantaggio ,. il qua- le per la lunghezza della guerra cominciò a mancare 5 e debilitaronfile forze di Atene inquellTfolaafegno,.. che Demoftene , figlio di Aciftene ,, preflo: a cui alloraera lai fomma del comando^, fu forzato achieder foccarfo da*" eoa- Libro Secondo . 7 1 confederati vicini , Spedi Eurimedonte^jil quale da' Cor- cirefi ottenne quindeci galee , ben'armate , che vnite a gli altri ibccorfi , auualoraronoin guifale armi di Atene , che fi oppofero alla potenza della Sicilia . Ma la fortuna iu così contraria nella zuffa , che gli Ateniefi furono di t fatti con taleicofla, che Tucidide afferma datale batta- glia nafceffe la rouina di Atene. Poiché collegatifi co' Lacedcmonii Siracufàni la ftrinfèroporn modo yche fece perdita della libertà , e delle leggi . Ma non truouo io ri- Icontro di quello, leggendo per altro negli Autori, che gli Ateniefi di nuouo fi rifecero, e per più anni contra i Lace- demoni fi mantennero . Grande , è vero, fiì larouina , e 1" auuedutezza di Euricle, Pretore de' Siracufàni , hebbe vanto di hauer conceffo a' nimici vna gloriofa vittoria, Doppo tale fconfitta vacillò il dominio Ateniefè, eflfen- dofi da loro ribellate con Negroponte molte altre Città vaffaJle; maconTaiutode'Corcirefi, e ripigliarono ciò , c'hauean perduto , e di nuouo venuti alle mani co' Lace- demoni ottennero quella fegnalata vittoria , per cui eret fero vn'infigne trofeo. Da allora in poi fempre crebbe Atene , e del fuo accrefcimento fu caufa Corcira, per gli validi aiuti , che del continuo le porle , e Io flato di qudla Republica , vicino a inaridirfi , più che mai nel fuo fiore comparue. Si venne alla fine alla pace per opera di Arto- xerfe Monarca della Perfia,il quale difegnando di muoucr Tarmi contra TEgitto , per non lalciare , nella fua lonta- nanza, la Grecia in armi, fi fé mediatore, e le difcordie compofè. Corcira cominciò alloraa godere la fua quiete, e feli- cità, ricercata fu la fua confedaratione da ógni vno, e afilo diuen- 72r Della Siflotia di Corfù. diucnne de' miferi,che altrouenon ritrouauano ricuouerd alledifgratie . Anche Ariftotile, Principe de* Peripatetici rhebbe benigna , dalle perfecutioni de' Greci fuggitiuo eleggendola perfliaftanza. Era Ariftotile filofof b ; ma non fèmpre della filofofia egli è nimico amore . Amò Er- mia , famofa meretrice ^ con tarecceflo, c*hebbe a perdere il ceruello per vna donna . Alla Tua memoria ereflè altari, compofe Hinni; t folleuando al Cielo la concubina prete- fe farla diuina. Cofa, che, repugnante alle modelte leg- gi degli Ateniefi , perfuafe Demofilo ad accufarlo ; e fo Ariftotile non fi faluaua con la fuga, facilmente, per hauer voluto immortalare vna femina , haurebbe incontrato la^ morte. Ancheaglihuomini più fenfatiincenerifceildi- fcorfo con la fua face Cupido; e conlefuefaettecolpifco la ragione, fé la virtù non mette a difefa il fuo feudo . Fre- neticò il più iàuio tra' Greci per Ermia, e a prezz^o non fo- lo d'oro, ma della Hbertà comproffi quel pentimento , che non volle comprare Demoftene . Corcira accolfe Arifto- tile , che s'innamorò dell'Ifola in modo , che poi perfuafo Aleflandro Macedone, a palfarui , per vagheggiarla . In^ Epiro trouauafi Aleflàndro,quando ciò auuenne,hauendo lafciato la Macedonia per le difcordie con fuo Padre Filip- po , il quale ripudiata Olimpiade , genitrice di così grarL» figlio,haueapaffato alleieconde nozze con Cleopatra. Ma b'v-'nche giouinetto fufle Aleffandro , conofcendo bene lo mg] urie della Madre , per moftrare il fuo fentimento , la., tolfe dalla Corte , e con lei , e con Ariftotilc fuo maefl:ro , abbandonatala Reggia , vici fuora del Regno , e fermoffi con volontario efilio nell'Epiro . Qui, difcorrendo coru Ariftotiìe dt conuicini paefi , fu fatto conlàpeuole delLx. ferti- Libro Secondo . 7 3 fertilità > magnificenza , e bellezza di Corcira ; racconto, che inuogliò il giouine Principe a traghittar lo ftretto^per contemplarla . L'accolfero i Corcirefi con le dimoftratio- ni più grandi di oflèquio , lo fpefarono , e doppo di hauer- gli fatto vedere le cofe piàinfigni ^ fino a terra ferma, con molte naui, gli termero compagnia. Aleflandro, grato alle affettnofe dimoftranze;, fi promife protettore de' Cor- cireff n ogni tempo : parole , chepoi mantennero in freno l'auidità di alcuni , che macchinauano contro Corcira . Poiché per timore di quel Grande no hebbero mai ardire d'intorbidar la quiete de' Feaci , i quali fuperbi del fauorc disi gran Re, e gonfi] per la fortuna, che in que' tempi loro fpiraua a feconda , poco ftimauano gli altri, nulla tc- meuano delle difgratie. Ad altro non attendono , che al luflb delle vefti, a cui concorreuan le donne Corcirefi, che nell'arte del tefìère fcmpre hebbero il vanto d'impareggia- bili » Ma lo ftudio più Angolare fi mettea nelle menze 5 e le lor tauole potean fèr uire per tauola di geografia , fé di t utt^i paefi chiudeuan le imbandigioni . Sibaritiche eraa le cene , e i lor conuiti durauano fino a fera . Dromea da Negropontc, accolto in Corcira, interrogato in vn paflo, fé nel fuo paefe erano così lauti i banchetti , rifpofè , che maggiore era l'antipaflo, che dauano i Corcirefi, di quan- to in due pranzi fi mangiaua nella fua Patria . Così quei , c'hauean fatto macello di huomini , fi gloriauano di fare ftrage di fiere. Hauean già popolato il mare di cadaueri nemici, hora fpopolano ilmarediviuentiperTamicitia della' gola 5 e non hauendopiùoccafionedi volar con le tiaui , a* volatili muouon la guerra . Ma guerra più crudele molfe loro Agatocle tiranno di L Sira- 74 Della H ifloria di Corfii. Sìraciifa , co'Ipretefto di vendicare ifuoi popoli de* danni degli Ateniefi , a' quali hauea mandato continoui foccorfi Corcira . Coftui ^ che da Carcino Calabrefè nacque , per la pouertà elèrcitaua co'l padre Tarte viliflìma di vafaio ; ma per labelleizadiuennecosicaroaDamapotentiflimo CittadinodiSiracufa, che fi vide com modo, edoppola morte di Dama j per la medefim a bellezza fu partecipe di tutte le facoltà, fpofando la moglie del defunto^ non meno- del marito , di Agatocle accefa ^ Onde in poco tempo fi vide di tal potenza^ che morto Sififtatro , che Thauea cac- ciato in efilio j ritornando, della patria fi fé tiranna , e Si- gnore. Guerreggiò lungamente co* Cartiginefi, e bian- che vinto da Amilcare preflb ad Himera nella Siciha,rifat- te fubito le forze nauigò in Africa ^ e prefe Tunifi , aflediò Cartagine, epiùdiducentoCittàmanumefle^ Ilfuo va- lore non era communale 5 onde non fTamarauiglia , cheaf- filiti airimprouifoiCorcirefiprouaflèro quello, che mai non. haueano fperimentato. Fiìprefa la loro Città,, ma con tale fpargimento difanguede'foldatinimici,, che Agatocle fu corretto a ritornare a Siracusa ,. per rifaro- Tefercito, quafi che opprefìb dal fuo trionfo . Lafciò bene fufficiente perfidio in Corcira; ma i Cittadini, non auuez- zi a elfere ferui , fcoffero facilmente il giogo , e la libertà raccquifiarono . Io giudico, che ciò auuenifTe in tempo, che la fortuna di Agatocle pruouaua le fue difcendenze ; e i fùoi figli, come narra Diodoro Siculo , con lefercito fu- rono nell'Africa trucidati . E mei perfuade la natura del tiranna vendicatore; che s'egli non fufìe flato- afì^-etto dal- le difgratie ,. fenza dubio farebbe corfa a vna furioia ven- detta. Ma Libro Secondo • 7f Ma non rimafero fenza guerra i Corcirefi ; poiché Pir- ro Re degli Epiroti, che fin da' teneri anni arfe di defidcro d'inuader l'Italia , conofcendo , che Corcira potea fèruìr- gli adageuolarerimprefa^ raflàltòcon tutte le forze, quali per la vicinanza puote facilmente trafinettere. Non gli riufcì a ogni modo il difegno di prenderla 5 poiché i Cor- cirefi, che, peribfpettodi Agatocle, erano in armi:, e benprouifti di yittouaghe, foftennero Taflèdio , eribbut- tarono le fue violenze . Onde^ fènza la iperata vittoria, ritornò al fuo Regno a meditar per altra via la guerra con- tro i Romani, che fò caufà della fua morte . Ma pria di morire diuenne Signore imaginario di Corcira , ed hebbe il nudo titolo di padrone de' Feaci , che liberi fi manten- nero. Poiché Agatocle,pieno di fdegno contro de' Corei- refi , e dall'altra parte inabile a sfogarlo , fapendo il defi- derio di Pirro , gli diede Lanafla fua figlia in moglie , e in dote Corcira, dafoggiogarfi dalle armi Epirote . Ma Pir- ro , in vece di hauer la dote^perdè h moglie : poiché La- nafla vedendofi fra molte mogli barbare , che tenea Pirro, òpergelofia^ ò per non eflère fue pari, rifolfedinonfer- marfi'n Epiro 5 e fecretamente imbarcata nauigò a Corci- ra . Le accoghenze ^ e gli honori , che le furon fatti , non ponno imaginarfi , benché fi raccontino : fi sforzarono a gara huomini ^ e donne 5 grandi , e piccioH a farle offequi, meditando fin d'allora , che farebbe ftrumento della loro confèruatione, come dimoftrò l'euento . Ma Pirro , dop- piamente iftigato, e per quello, che non hauea acquiftato, e per quello, c'hauea perduto, più che mai rabbiolb , di nuouo fi fpinfe a rouinar Corcira. Le pofe d'intorno il cerchio l'aflaltò con furore 5 ma con grande ftrnge fu rib- L 2 but- y6 Della Hiftoria di Corfù buttatOjbenche degrifolani gran numero ancora mancat fe. Ma i Corcirefi, intenti a fortificare il loro partito, col confenfodiLanaflà, trattano con Demetrio Re di Macedonia lo fponfalitio di quella > che benché già a Pir- ro haueflè partorito Aleffandro; nuoue noz^eauidamentc cercaua. Di buona voglia venne a tal matrimonio il Ma- cedone, il qual pafìato a Corcira fi congiunfe alla Siracu- fana Principeflà con fafto degno di Re sì grande . Nobili- tarono gl'imenei gioftre y fefte, banchetti ; onde per mol- ti giorni , pofte in oblio le guerre , fi atte/è a' fblazzi . Par- tito poi con la fua Lanafìa Demetrio , per gratitudine , la- Iciò a' Corcirefi buona mano di fcielti foldati, habili a fre- nare le inuafioni di Pirro . Però 5 oue non hebbe la forza , trouò fìrada Tinganno y a cui le porte chiufe , e le fortezze non ballano , quando gli occhi , e i'auuedutczza non formano vigilanti le fenti- nelle . Fu Ibrprcfa la rocca di Corciraje il modo fi raccon- ta nella maniera, che fègue . Erano i Corcirefi nimici de' Crctenfi; e, ritrouandofi^doppo Tamicitia contratta., con Demetrio, in iftato felice, meditarono l'imprefa di Creta, alla quale fi accinlèro con tutte le forze , le non fal- la il Tracagnota nel libro ventefimo quarto . Polèro a tal fine affieme poderolb nauilio , a cui fi aggiunle Arco Re di Sparta, che in perlbnaguidaua numero confiderabile di legni, carichi di veterani guerrieri 5 e fciogliendo da Corcira inualèro Creta , alla quale aggiunfero r^uoui labe- rinti di armati . Combatteuano qui con ilperanza di vin- cere, quando li richiamò l'auuifo del pericolo della Patria, pofta m anguftieda Tolomeo , figho di Pirro, da Antigo- iia, altra fua moglie, generato; giouine di ftraordinario valore. Libro Seconde. 77 Valoi*e . Quefti per le ingiurie, fatte da' Corcirefi al geni- tore, pieno di maltalento, confeflantadellafuaetà^e del fuo coraggio , paflando di notte il mare , all'improuifo fcalò il caftello , e fé ne fece padrone . Suppongo, che qualche intelligenza haueflè con le guardie ; perche non così di leggieri , e con si pochi compagni , haurebbe pre- fbvn luogo, chelafamavantauaperinefpugnabile. E quandomai mancano traditori? E qual piazza, benché refifta al ferro , è ficura dall'oro ? Alefiandro diceua , che ogni pofto è facile a prenderG , qualora arriuar vi polla va giumétOjCarico di monete. I tempi noftri di (ìmili elempli fon pure fecondi , e non vi è bilbgno , per ritrouarli , voi- tarfi all'età , che trafcorfero . Gonfio Tolomeo , co' con- tinoui foccorfi, che gl'inuiaua il Padre riduflè a tale i Cor- cirefi, che furono aftretti a capitolare , e a far pace con TEpirota, il qualefi contentò dcl]a fola conditione, che i Corcirefi raiutaffero nella guerra contra Romani , ch'egli hauea a cuore, Mi gioua credere, chenonimpolepiù duri patti , per auualerfi delfa potenza de' Corcirefi a' dan- ni di coloro, che con Tacquifto d'Italia fi erano refi for- midabili al mondo. Aftrett'i Feaci dall'accordo accompagnarono Pirro, che a perfuafione de' Tarentini , hauendo prima mandato Cinea con tre mila foldati,da' lidi di Epiro fciolecon ven- ti tre mila fanti , tre mila caualli , due mila Saettatori , cin- quecento , che tirauano faffi , e venti elefanti , come narra Plutarco. Ma nel Ionio affalito da fiera tcmpefta buona parte dell'armata perde , eperdeua fé Hctìb , fé col nuoto non fi faluaua nelle {piagge de' Meifapij, doue accolto fu a grande honore , Arriuato poi a Taranto con quei pochi, che 78 Della Hiftoria di Corfù: che gli rimafcro , attcfe a componer le difcordie della Cit^ tà, tutta a' luffi y e alle crapole dedicata . Scrifle de' Taren- tini a forza molte compagnie, e benché alpettafle da' Cor- cirefi , e dagli confederati di Grecia nuoui foccorfi, a ogni iTiodo vfcì all'aperto con quelle poche militie, c'hauea, per reprimere l'audacia di Valerio Leuino Confole Roma- no y che fenza contratto la Lucania deuaftaua , Si accofta- rono gli c(èrciti/i venne alle mani, e Pirro ruppe i nimici, ipauentati dagli Elefanti , che mai non fi erano vifti nell' Italia : onde più tofto delle beftie y che degli huomini iù. la vittoria . Fuggì Valerio, hauendo lafciati fu'l campo mor- ti de' fuoi ben quattordeci mila , e a Pirro fi diedero molte Città, che gli mandarono con ambafciatori le chiaui delle lor parte . Ma i Romani , rifatte le fchiere di nuouo, pref- fo Afcoli'n Puglia fi oppofero al nimico , il quale ingrof- fato l'elèrcito con gli aiuti gli ibprauenncro da Corcira, e da molte parti della Grecia , non rifiutò il cimento , che il primo giorno per l'Epitota fu fànguinolb, nel fecondo gli diede vittoria; benché la virtù di Sulpitio, e Decio, Capi- t,ani di Roma , glie la faceflèro molto fàngue coftare . Se Pirro allora paflàua auanti , a mal partito farebbero fiate le cofc de' Romani ; ma egli ritornò addietro, non per folaz- zarfi, come fece, doppo la vittoria di Canne, Annibale in Capoa , ma per paffare in Sicilia , ou'era chiamato con- tro de' Mamertini,c de' Cartaginefi,che reggeuano tiran- nicamente c]uel Regno. Vi pafsò con penfiero di farne Re il figlio di Lanalfa , a cui , come a figlia di A gatocle , Ipettaua l'imperio di Siracufa. Ma chi lafcia il certo per cofa dubia , l' vno , e Taltra fouente perde. Cosi auuenne a Pirro , che potendo hauere l'Italia , fi riuolfe alla Sicilia , e alla Libro Secondo / j^ calla fine trouofTì col folo Epiro* ICorcirefi,. checoii- feruauano contro i Siciliani Todio antico per lamemoria di Agatocle , a fauore di Pirro in tal paffaggio , flimo fa- ce/ìero Tvltimo sfòrzojpoiche leggo,che TEpirota poten- ■tiffimo 5 eprefe Siracufa > e ruppe i Mamertini;, e iconfiflè i Cartaginefi. Ma venuto poi^ii odio de' popoli per le fue tiranniche maniere, con la fcufa di foccorrere i Tarentini ^ che ilrichiamauano, fu bifognolaiciafie Sicilia j, da cui nauigò verfo ritalia con venti quattro mila foldati,, che gli eran rimaftì» Però nellltalia poco fauohlio la forte > poiché V icino a Beneuento hebbe tale fcofla da Curio Ro- mano y che perdute le forze y al fuo regno fece ritorno , priuo di gloria y famelico di vendetta . Nudo arriuò air Italia perche naufrago , Spogliato fé ne partì y perche vin- to . Fin dal principio doueaegh apprendere y che alla fine farebbe naufragata la fua fortuna. Hauea ingoiato due Regni col penfiero , e fi truoua morto di fame, ienza tefò- 10 y lènza gente , e quel ch'è peggio y fenza Thonore. Ma i Corcirefi, che benché foccorreflèro Pirro, hauean altre forze da combattere, non haueano ancora lafciato Timprefa di Creta,in cui con Arco Re di Sparta continua- uan la guerra., E fé Pirro con Thauer prima fbrprefo la^. rocca > e doppo Timprefadltalia voltato Tarmi contro Spartani, haurebbero ridotto afine il lorogloriofodifè-' gno . Pirro nacque per iflurbare le vittorie de* Corfioti , Quefto huomo , per altro infigne , non hauendo potuto vincere i Latini,fi diipofe a opprimere i Grecite fotto prc- teflo di non hauerlo aiutato nelle guerre dltalia, attaccò briga con Antigoìio Re di Macedonia , ch'era fucceffo a Dem etria „ In vn fiero conflitto il vinfe^e ritirandofi An- tigono 8o Della Hiftoria di Corfù. tigono fuggitiuo a Salonicchi , Pirro di tutta la Macedo- nia fi fece Signore. Ma l'animo iniàtiabile di dominio, non contento deiracquifto di vn Regno ; fé due ne ricer- cò oltre mare , due in terra ne pretefe 5 onde contro Spar- tani corfe con buona iperanza di fbggiogarli . Poiché^ Cleonimo del Regio fingue di Sparta , a cui fu antepofto Areo , non potendo foffrire l'ingiuria pretefa ^ e per la ge- lofiadi fua moglie ftranamente inuaghitadi Acrotato , fi- glio del medefimo Areo , teneua con Pirro fecreta intelli- genza, con promefla di dare all'Epirota la Patria nelle ma- ni. Gelofia;, e ambitionepriuano dell' vna^e l'altra pupil- la 5 e chi le ha nel cuore , di ambo gli occhi diuenta cieco , Pirro, a cui più grato fuono non potea giugnere , abbrac- ciando fubito ilpartitOjintorno Sparta campeggiò di not- te , e fé , come configliaua Cleonimo , hauefle allora dato l'aflalto, fenza fallo della nobile Città acquiftauala coro- na . Egli ad ogni modo, che dubitaua, e con ragione,del facco, c'haurebbero dato i Soldati a Sparta , e che volea della terra,rimafta ricca,Io fcettro, volle indugiare fino al- la feguente mattina . Quella tardanza fu caufa della falute-^ di Sparta 5 poiché e gli huomini , e le donne medeiìmo combatterono,auualorate da Archidamia femina nobilif- fima, la quale co'l ferro nudo hauea minacciato quei, che^ per timore hauean trattato di renderfi . Non è fra' Greci primo l'eièmplo di donne guerriere,fe nella Teffaglia fila- uano i propri capelli'n corda, per armarne gli archi . Pir- ro diede alla Città , con interuallo di giorni,due crudelif^ fimi affalti,e nel fecondo fu vicino aprenderla,ma la virtù de^iifenfori fu fempre piiì grande delle fue furie . Arriuò in quefto mentre a gli aflèdiati foccorfo da Antigono , o poco Libro Secondo . 8 1 poco doppo venne il Re Arco da Candia conduttore di due mila fbldati , fra' quali^non vi è dubio , fufsero molti valorofi Cotcirefi, métre a loro fauore in Creta quel Prin- cipe militaua . Onde a Pirro diuenne afsai più dura Tim- prefa^e rimpradronirfi di Sparta quas^impoflìbile, che pe- rò chiamato contro Ariftippo in Argo fciolfe Y afs^dio ^ e s'incamminò a quella volta . Non permiise Areo^che par- tile Pirro dal fuo paefè^^fenza pagar gabella di fangue^già che vi hauea introdotto così grolsa mercadantia d'armile armati. Seguillo co' fuoijgli disfece la retroguardia^oue fu vccilo TolomcOjfiglio dell'Epirota, il quale vrlando qual fiera voltò faccia , e doppo di hauer contracambiato vna^ morte co mille vite de' fuoi nimici , il tralafciato cammino ripigliò^e ad Argo peruenne . Erano dentro di quefta Cit- tà Ariiko^e Ariftippo^i più principali cittadini,fra di loro difcordi^ Quello co Pirro^Paltro co Antigono teneua ami- citia . Da Arifteo fu inuitato Pirro^da Ariftippo Antigo- no 5 l'vno^e l'altro vi corfèjma vinfe Pirrone prefa la Città;^ in Argo chiufe gli occhi alla morte, Poiche^mentre incal- zaua vittoriofò vn giouinetto , dalla madre di coftui, eh* era alla fineftra^con vn gran faflb , che gli ruppe il cranio^ colpito^lafciò di viuere.Così fi eftinfe Pirro^che fé trema- re^ e Greci 5 e Latini. La durrezza di fua natura hcbbe fine con vna pietra. Di coftui ho lungamente parlato, perche i fuoi furon lèmpre mischiati con gl'intereffi de' Corcirefi y quali ò con lui y ò contro di lui , mentr'egli vif- fé , pugnarono . Quel , che auuenne , doppo la partenza di Arco 5 nella guerra di Creta , io non trono fcritto, onde ftimo, cheiFeaci, rimaftifoli, concedeflfero alla fine^ a' Cretenfi la pace 3 che tante volte haueano richiefto . E M nii 8 z Della Hiftoria di Corfù . mi fpigne a crederlo la nuoua guerra , c'hebbero con gì* Illirij, bora detti Schiauoni> da' quali furono firetti^n modo^che nonerapoffibileconfèruareinCretala guerra, € difenderfi da nimici così potenti . Era Re degillliri j Agrone 5 Principe Ai quefto più fii- perbo non conobbe la Grecia . Egli, aperfuafionedi Demetrio fecondo l^cdì Macedonia, con nuraerofb fiuo- 10 di caualli, efanti fi mofle contro degli EtoIi,cheafledia- uano i MigdoniJ 3 e hauendoli fìjperato > con le naui, cari- che di preda 3, al fuo Regno fece ritorno » Mamentreiii vn fblenne banchetto celebra la memoria de' iuoi trionfi , aifalito da grane dolor ài fi anco pel fouerchio bere , lafcia miferamente la vita» Uintemperanza , benché non fia ferro ^ vceide 5 e fenza forca , ò laccio > molti fono per la gola impiccati . Il vino > in vendetta del piede , che volle calpeilarlo nelle vue > offènde il capo, e dal capo ogni ma- le diftilla . Scappò Agrone da Marte^e fu vccifo da Bacco, Teuca fua moglie gli fùccefse nel Regno , e fu gli heredo non meno nelle facilità > che nell'orgoglio , Coftei di ge- nio violente, di coftumi orgoghofi , di animo crudele, appena hauea afoiugato da* fuor occhi le lagrime, che vol- le far piagnerei Regni e vicini > elontani con rapine de* fuoi legni , chefi pofero a corfèggiare. Diede ella ordine a' fiioi^ch* egualmente trattafsero gl'inimici , e gli amici ,„ purché dagli vni, e dagli altri ricauafsero ricche prede.. 11 danno, che fecero griUirij particolarmente a Corcira, che per tutta la Grecia eferciraua il negotio, non è credi- bile i e benché contro loro fufsero ipediti molti legni non fecero effetto alcuno , per la velocità delle liburniche, fo-^ pra le quali nauigauano contro di ogni vno. Ma, noo con- Libro Secondo . 8 3 contenti del folo corlò , prefero a tradì mento la Città dì Fenice j, loro venduta da ottocento Galli ^ che la guarda- iiano a nome degli Epiroti . Eran fiati queftj Galli dal loro medefimo paefe banditi per infedeltà , e fellon ia ^ ed efsendofi pofti al ibldo Cartaginefe^ tumultuando comin- ciarono a faccheggiare Agrigento , da doue condotti di prefidio a Erice , cercarono tradire la Fortezza a' nemici : jna fuanito il difegno fecero pafsaggio a' Romani^da' qua- li hebbero in guardia il tempio di Venere Ericina, famolb nella Sicilia. Però gli empi barbari il manumeficro con tal dolore de' Romani , che per caftigo tollero a tutti Tar- mi , e fuora dellltalia ^ e della Sicilia 5 li cacciarono . Na- uigarono eglino verfo Epiro ^ e gli Epiroti y credendoli di hauer fatto vn grande acquifto ^ ammeifili fotto le loro in- fegne , della Città di Fenice li fecero coftodi ; ed eglino ^ che non l'haueano perdonata a' Latini ;, non la vollero ce- dere a' Grecia e^ come fi dille, diedero a gHHirij la Fortez- 2a . Tremò Corcira all'auifò, che gHUiri j haueano ferma- to il piede su le ipiagge vici ne ;, prefighi delle calamità , che fucceffero , E fi accrebbe il loro timore , quando gli Epiroti y che fi erano accampati fotto Fenice , per ripi- gliarla y da Scerdiiaido Capitano di Teuca y furono rotti , benché iion fufìero più che cinque mila gllllirij . Onde forzati dal pericolo ^ con altri Greci , ricorfero alla Repu- blica Romana, la quale in que' tempi potentiffima e in ter- ra y e in mare , a molti popoli daua leggi , a molte nationi imperaua , Doppo la guerra con Pirro hauea ella conqui- llato tutta ritalia , i Picenti da Publio Senfronio , e Appio Claudio Confoli;i Salentini da Marco AttihoRegolofog- giogati nonpiù fi opponeuano a difègni di paffare più ol- M a tre 84 Della Hiftoria di Corfò: ire con le armate nauali . Il primo paflaggio , che fecero oltre mare , fu a fauore de* Mamertini*n Sicilia , oue, con- tro Hierone Re di Siracufà , e poi contro Cartaginefi feli- cemente combattendo , ftabiliron Timperio . La Sarde- gna fecero tributaria ; degl'indomiti Corfi trionfarono più volte ; più volte le armate di Cartagine fconfiflero 5 e valicando alle fpiagge Africane , coftrinfero la flefla Car- tagine a chieder la pace. Gloriofi, non meno fui fuolo fìabile y che su le onde incoftanti , erano arbitri de* Prin- cipi 5 che a gara cercauano Tamicitia de' Romani . Hor'a quefti ricorfèro i Corcirefi ^ e gli altri Greci oltraggiati dalle infolenze di Teuca . Introdotti gh ambafciatori'n Senato , è fama , che in fimile guila parlalfero . La Grecia, che vn tempo fu terrore degli huomini, più coraggiofi 3 da vna femina opprefla a voi ricorre, Padri Conferirti, confàpeuole delF vfb lodeuole delle voftre leg- gi , che vi comandono l'opprimere i fuperbi , il folleuare gh afflitti. Teuca, Regina deglllHrij,o più tofto tiran- na de' vicini, con lefue naui ha ridottole noftreProuincie a flato così miferabile , che fi confellano inhabili a più re- fiftere. Le naui da negotio fon depredate 5 ilegni, che portano vittouaglie, fonprefi; onde, l'antica abbondan- za efiliata dalle Città , regnare ibi fi vede la careftia . Ri- nuoua ella ogni anno le forze, e hauendo in fuo potere Fe- nice , qual tolfè all'Epiro , con le fue armate del continuo ringiouanifce. Noi decrepiti nelle miferieconfellì amo non eflèr valeuoh a foftenere l'indomabil vigore , che con gli anni più fi auuolora . Se il crefcere tanto di riputatio- ne , e di forze l'Illirica potenza , fia conueneuole a difègni di Roma , che pur deue penfàre a diftender l'imperio , noi lafcia- Libro Secondo . 8 5" kfciamo confiderarlo al voftrofauio intendimento. Né importa, che fia caula di tali mofìèvna donna; poiché donna era Tomiri, epurCiro, che agognaua al dominio di vn mondo, alla fua fpada foggiacque . Le donne^quan- do hanno armi, guerreggiano con vantaggio ; poiché fanno alle armi aggiugncreleaftutie; e chi aftutaitiente combatte è ficuro della vittoria , Teuca è piena di frodi , è cinta di foldati , è protetta dalla fortuna : poco piìi che crefca, credete, che non vorrà fermare vn piede fbpra ritalia , che auanti a gli occhi fi vede ? Ella è più forte di Pirro , perche parte del regno , che fu di quello , s'hà fot- tomeflb j e pur Pirro vi die da fare per fei anni 5 hor come quefta non vi conturba ? Ma quando la voftra gloria fia a legno di nonpauentare piùfcoiTc;,e vicenda di nimica for- te ; non faremo noi applicanti efficaci a ottenere i voftri aiuti , ò almeno le voflre parole , dalle quali atterrita forfè Teuca , ci lafcierà in ripofo ? Saremo meno fortunati de' Mamertini , che , da' Cartagine^, e Siracufàni anguftiati, hebbero potenti ffim'i voflri foccorfi ? Voftra gloria ella e il diftédere la voftra protettione fra' Greci, e il poter dire, che a voi fi raccomandano quei, che dominarono all' Vni- uerfo . Voftra gratitudine fia l'aiutare quelli , che con le loro vittorie diedero alla voftra Patria principio . Se Tro- ia non cadea fotto le noftre fpade , non forgeua Roma , e altri 3 che Romolo, e Remo, haurebbero allattati la Lupa. L'aquila voftra è vigoroia, perche noi le appreftaflmio incendi, onde potelTe rinouare le penne . Ma le quefte vi paiono ragioni , piìi tofto da eccitami a vendetta , che a pietà, per le ingiurie de' voftri aui^eccoui aperto bel cam- po di vendicami . A' voftri piedi vengono gii perfecuto- ri de' ié Della Hiftoria di Corfù. ri de'voftri antenati : e qual maggior vendetta , che^il ridurre alle humili fuppliche vn trionfante ? Noi 5 Padri Conferirti , il voftro aiuto imploriamo ; a voi darlo con- uiene , ò per titolo di animo grato , ò di cuore vendicati- uoy come a voi piacerà di concederlo. Venga egli a no- iftro fauore y non ci curiamo del pretefto della venuta . Difle il gentile Oratore con applaufo di quei ^ che cosi bene difcorrcuanne*roftri; edoppo di hauer detto vici dal Senato vn decreto fauoreuole di mandare alla barba- ra Regina ambafciatori con ordine, che la perfuadeflèro a contenerfi ne' fuoi confini . Furono fpediti Caio, e Lucio Coruncani^che arriuati alla Regia di Teuca, alla fuperba.» eipolero le commiffioni del Senato Romano : diflero^che per gli continui richiami de' Corcirefi, e di quafi tutta la^ Grecia ^ erano ftati da' Latini Padri a lei mandati, per au- uifarla, che non conueniua a vna Regina permettere, che i fuoi vaffalli efercitaifero T vfficio di corfari: che i Pirati da ogni giudo gouerno fi efcludono anche dal refugio de* porti, onde troppo difdiceuole farebbe al fuodominio,fe, non fblo li accogliefle,ma li nutriffe : che il toghere,{enza giufta guerra, Taltrui^era di ladroni , non di foldati : che T obbrobrio preifo tutte le nationi farebbe il fuo , mentre^ ogni male delle membra fi attribuire al capo : che vna te- fta degna di corona deue far capitale della giuftitia , qual mai non rifiede oue , non fi reftituifcono , bensì violente- mente fi cauano le foftanze dalle mani de' padroni, cheT acquiftarono , Soggiunfero poi , che il Senato Romano, pronto a fauorirla, farebbe aftretto a qualche deliberatio- nedi poco fuo gufto: che il vantarfidi proteggere gli afflitti,come quei Padri fi gloriauano,non potea ftare col per- Libro Secondo . 8 7 permettere tanti danni contro de' Greci , quali alla loro prefenza fi erano dichiarati, per le violenze de grUlirij , infeliciffimi : e che in Ibmma, ò richiamaflè i fiioi^ò aipet- taflè largu€rra.Tcuca,che benché non nata fii'l Termodo- onte , hauea lo fpirito di Amazone , fi come alle prime ra- gioni poco atteflè, così alle feconde molto adiroifi ; e al finire del difcorfo^che diflè guerra, guerra,rilpofe io noiu- rifiuto 5 quando che Te/perienza moftra, che in mille gui- fé la cerco.Mi fpiace bensì,che i Romani, da me,e da'miei mai non oiFefi, vengano ad annunciarla, Siafi quel che voi voletejnon poffo impedirei vafralli,che non cerchino i lor vantaggi fbpra del mare 5 baftar dourebbe al voftro Senato,che non fieno a danni de'fudditi flioi . L'interrup- pe allora il più giouine de' duo ambafciatori , e pieno di fdegno gridò, i Romani, ò Teuca,fbgliono con forze pu- bhche le ingiurie de' priuati vendicare 5 che però fi forze- ranno, che fra breue la tua cattiua vfanza fi emendi . Paro- le,che gli cagionaron la morte j poiché Teuca, ofTefà la., fua fuperbiain ecceffo da tali minaccie, nel ritorno il fece vccidere 5 onde i Romani, cheTvfò delle genti vedeuano violato neMoromeflaggieri, fi apparecchiarono all'ar- mi. Ma Teuca, che ardea contro Corcirefi di fdegno, ap- ponendoli caufà della mofià de' Romani, da loro iftigati y su Io fpuntar di primauera, mandò fuora potentifima ar- mata, che diuifa poi'n due, parte contro Durazzo , parto veleggio verfb l'ifoladi Corcira . Sì accoftarono gllllirij aDurazzo, Colonia,comefi diffejde' Feaci , con ifcufà di prendercvittouaglie>erinfrefchi j ma pofero appena il piede dentro della Città, che cauate le armi,che portauaa nafco- 8 8 Della Hif loria di Corfù. ìiafcoftc fótto le vefti ^ vccifèro i foldati ;, che guardauano vna porta,della quale fubito fi fecero Signori; e^con Taiii- to di altri compagni fopragiunti buona parte della mura- glia occuparono . llpopolo, che al principio sbigottito f uggiua, auulftofi alla fine ^ che i nimici ancora non eran.» molti,preib coraggio fi vnì ^ e con impeto ailakndo glll- lirij li coftrinfè alla ritirata . Vn timore panico talora ca- giona perdite confiderabili , e la paura concede fouente 2u gli nimici, men potenti, vittoria. Se quei di Epidamo non cacciauan la tema , erano dalla patria cacciati . Gllllirij, perfa la iperàzadi fbrprender Durazzo^nauigaron a vnirfi con gli altri, e tutti affieme aflediaron Corcira , Fia impro- uifb rattacco,ma no fi sbigotiron gli animi feroci de'Cor- tìotijafimih^epiìj dur'incontri auuezziper tanti luilri , liurapefero forteméte la difefa delle iAuraghe,e nello fkf- fo tépo fpedirono meflàggieri a gli Achei, e agli Etoli per foccorfo ; hebbero da quefti dicce galee , con le quali, e i loro legni, prefentarono i Corcirefi a gllUirij la battaglia. Né la rifiutarono i nimici , con la giunta di lette naui do gli Acarnani loro confederati , più che mai numerofi . Si venne al cimento,che fu'l principio fu dubio, e a gli vni,e :?gli altri di pari finguinofo ; ma nel fine fàuoreuole a gF Ilhri j, che quattro quadriremi prefèro , e vna quinquere- me affondarono. Succeflè il fatto d'armi nauale vicino ali* Ifola di Paxò, e fu di tal danno a' Corcirefi,che poco dop- po vennero in mano de gl'llliri j, i quali ritornando vitto- riofi, ftrinfèro dinuouo Taifedio intorno a Corcira. Il tempo, diuoratore delle pili nobih ricordanze, non mi permette il defcriuere gH atti eroici di quei prodi difen- fori , che dalla fame vinti , più che dal ferro > a griUirij fi ar- - Libro Secondo . Sp fi arrefero. Onde loii f orzato adire ieccamente^ che in ma* no de' barbari cadde Corcira. Vna Ninfa le diede corona, vna fiera le tolfè lo icettro . Corcira le diede il nome^Teii- ca le rubò la gloria . Demetrio Fario rimafe gouernatore per rilliria Regina con buon numero di fbldati per guar- diane l'armata verlbDurazzo s'incamminò^fperando di ha- uerla con la forza ^ già che gl'inganni non vallerò . Teuca vegha a gli altrui danni , e non dormono i Ro- mani , auidi di vendetta y alla quale li chiamaua , non folo la difeià de' Greci , ma anche con voce di fangue Tamba- fciatore eftinto . GneoFuluioCentimalo Confole ^ con dugento legni ^ al primo auuifo deiraflèdio di Corcira , fi moffe da Italia 5 per liberarla ; e benché per iftrada fapeflè, ch'ella era già in potere de' nimici y non fermò y anziofb di difcacciarli. Ma quello, che difficilmente ottener poteuano con la forza y hebbero dal calo y nato dal genio di Teuca variabile y perche donna . Venne a coftei'n fo- Ipetto Demetrio Farlo, gouernator di Corcira 5 e come ch'ella era femina y non frenando la hngua y gli amici del Fario fece auueduti de' fuoi cattiui difegni contro la per- fona del fuo miniftro . Vn Principe y che fra le labbra non imprigionai fuoi penfieri, poco cura de* fuoi'ntereffi. Il fecreto è del cuore; non è più nel fuo centro y quando nel- la bocca fi ferma . La loquacità è fempre dannola, ma Icu- fabile in Teuca , perche con le donne ella nacque . Fu fu- bito auuifato Demetrio , il quale, conolccndo bene la^ audclc natura delle fua Regina , pensò al fuo fcampo 5 e non conofciu tofi habile a miglior partito , per la congion- tura de* tempi , fi difpofe far ricorfo a* Romani . Mandò a Roma chi anomefuoofFeriflèfefteflbp el'ifoladiCorfu N aUa pò Della Hi ftoria di Corf ù . alla diuotione di quel Senato y che benignamente accettò Fvno 5 e Taltra > come mezzi efficaciffimi al fine ^ che pre- tendeua , Fuliiio , che ieppe anch'egli il negotio, fi acco- fìò fubito a Corciia con tuttllegni;, alla villa de* quali liet'i Corcirclì , elTendo di accordo con Demetrio y. z' Ro- mani il diedero . Poco qui fi trattenne il Conlole, hauen- do difègnato di paffarui y come fece, doppo la guerra^ per componete lo ftato della Republica > ridotto a cattiuo ter- mine dagl'Ili iri) tiranni . Prefo ièco Demetrio Farlo ad Apollonia fi conduile, per vnirfi con AuloPoltumio,, Taltro Confble, ch'era venuto daUltalia con venti mila fanti , e due mila caualli , quali componeuano quattro le« gioni di veterani. Facile fu Timpadronirfi di quella Cit- là y allora dagrillirij occupata > onde qui fatta la raffegna,- e prouifti di vittouaglie y e per mare y e per terra , contro Teuca fimoffero. Ma Tintrepida donna ^ all'auuifo della gran tempefta > nèhauea fatto ritirare i fuor dairaifcdio di Durazzo y né fi era partitada liìa y che in perfona ftrettiirr- mam ente affediaua . Gran coraggio di femina 1 Se hauefse faputa imperare a ie fì:efsa ,, era degna d'imperio. Mai Confoli ,, dubitando , che Durazzo non fi rendefse , fi af- frettarono a tutto potere , e ben prouifti a incontrar rini- mico ne vanno . O l'afsedio s'hàda difèiogfiere, ò s*hà da combattere^pcrche troppo importa a gl'intereffiloroEpi^ damo , epe'i pofto y ou'egli è y e per laficurezza della rac- quiftata Corcira» Non alpettaronogrinirijrarnuode' Romani, a'quali non poteuanrefiiìere, maimbarcatifi fecero velale con Teuca fi vnirono . Fuluio^e Poftumio ,, arriuati a Durazzo la riceuettero nell amicitia y e lega del Popolo Romano y e poi quindi partitifi cofteggiarono le riuiere Libro Secondo . p r riuicre degUllirij, e di molti luoghi fecero acquiftoyparte co la forza^parte co larefajonde puotero aiiu icinarfi a Ufo, dairoftinata Teuca^cinta di afledio . Egli è teinpO;, che la fuperbia fi abbaffijj^ fi deprima Torgoglio, A due h uomini noapuòrefiftere vna donna;,re ne meno corro due fu vale- noie Alcide , Fu rotta la Schiauona/ù coflretta a fuggire, ricuouroflì ella in Rinzone , Terra fortiffima, e lontana dal mare^ con animo di rimettere nuouo elèrci to ^ e ìperimen- tar di nuouo la fortuna della battaglia . Si vide maicuore^ più intrepido di quel di coflei ? Sempre fuperiore alla for- te 5 ò vincitrice^ ò vinta, non la cede ad alcuno , Coftante nelle fue intraprefe de' vari] accidenti par^ che fi burli, Riulciua alla Regina il rimetterfi , fé permelfo rhauefler<^ i Confoli^che con velocità tralcorfero Tlllirio abbandona- to , e quafi tutto alla Romana diuotione riduflèro . A De- metrio Fario parte del Regno fu confegnata , parte fu ri- dotta in Prouincia . Così il traditore , da reo 3 ch'egli era preffoTeuca, diuenneRe^ con iftupor della Greda. Io ftupifco de' Romani ^ che fi fidarono di vn'infido . Non può ellèr leale co' foraftieri quello , che congiura a' danni de' fuoi paefani . Ma la congiuntura de' tempi, e la gelofia de' Greci così ricercaua. Poiché già gli Etoli, e gli Achei, fofpettando , che i Romani haueìfero penfiero fopra ku Grecia , tumultuauano , e per ogni buonrifpetto d'armi , e armati faceuano non ordinario apparecchio. Corcira del partito latino daua loro molto da penfare, € pe'l fito deirifola 5 e perla potenza del fuo dominio , qual hauea rrcquiilato doppola fua libertà , co*l calore delie vittorie de Confoli . Mn i Romani , che per allora fi contentaua- no di hauer iàtto felicemente il primo paflàggionella^ N 2 Grecia, 9i Della Hiftoria di Corfù Grecia, mandarono ambafciatori a gli vni, cagli altri ^ per aflìcurarli , che Teuca fola era il termine delle lor mot fé 5 e che oltre Tlllirio non diftenderebbero il piede . Era- no gli Achei potentiflìmi , e a loro y doppo molte riuolu- rioni di fortuna , foggiaceua Corinto ; gli Etoli , pur egli- no di vaftc Prouincie eran Signori : vniti non temeuano la Romana Monarchia , ogni qual volta a quefta non fi ac- coftaflcro gli altri Greci, Onde Corcira, con ragione, li facea temere : dall'altra parte i Romani , che dubitauano de' Cartaginefi, ed erano in guerra co' Galli , non vollero tirarfi addofìb vna nimicitia nuoua di gente valorofà, e ric- ca d'oro , e guerrieri . E quefta fu la caufa , che 1 i fpinfè a mandar meffaggieri, che dagh Achei, e dagli Etoli furono accolti con honore , e attentamente afcoltati . Popoli'nuitti della Grecia , difleroFuluio, ePoftumìo, Confoli della Romana Rcpublica, a voi ci mandano, e per augurarui ialute , e per farui certi , che bramano la voftraj amicitia . E perche dubitano , che voi, delle loro vittorie ingelofiti, pretendiate di non darla , con giufte ragioni ve la ricercano . Poiché, Thauer eglino liberato Corcira dalle mani di Teuca, piii tofto , che darui ombra , dourebbe ap- portami allegrezza 3 ladoue, fenza fpargimento del voftro làngue,hnnno i Romani cocorfo alle voftre vendette . GÌ* Illirij ne fu ron cacciati; queHi , che con gli Acarnani, rup- pero la voftra armata fpinta in foccorfo de'Corcirefi^quel- li, chedajlevoftre fpia^getolfero le riccheze; quell'in fomma , che pretcndeuano il dominio di tutta la Grecia^ . potrebbe dire alcuno, che mala cofa è il fuggire l'incon- tro di vn'inimico,per incappare in vn altro, più vigorofo , e non meno fortunato^ma chi dì noi Romani potrà dirlo , s'hà Libro Secondo. p^ s'hà fior di fcnno ? Habbiaino noi liberato , non prefo lo voftre prouinciemelle fue leggi viue Corcira^ a Tuo modo fi regge Durazzo^llllirio l'habbiam concedo a Demetrio; e di quel poco^ che ci habbiam ritenuto , vogliamo auua- lerci, per tenere in fofpetto Teuca , che macchina nuouc.^ guerre.Seciò non fulìè^già farebbero in Roma i Romani, e voi liberi d'ogni fofpetto. Ma volete voi,che doppo tat* oro {pefo fora fine di quietarla Grecia, la lafciamo in- quieta ? Teuca ha molti difcgni y trama ancora inganni , macchina frodile fi dimena per ogni vcrfo : in vederci 16- tani^dalla terra,oue giace,forgerà,come Anteo, rinouerà le forze, vorrà vendicarfi. I Corcirefi andran di fotto,per- chc ci chiamarono; né voi ftaretealdifopra^perchel'aiu- tafte. Grand'è il voftro potere, ma Tira feminileèpiù grande . Chi allora vi porgerà foccorfo . Noi ! Falla il vo- iho penficro, e molto fi promette da quei, che fi (limaro- no diffidenti. Volete cacciarci con iiperanza dirichia- nnarne ? Non è meglio contentarfi , che noi reftiamo per freno dell'indomita Teuca ? Ma su , voi non volete Lati- ni'n compagnia de' Greci : fi adempifca il voftro volerò, però prima rifletta, che non è così facile aftrignere Telèr- cito Romano,quando non vuole . Se fuflè ragioneuole ii voftro dcfiderio ci partireffimo fenzacontrafto , ma noru elTendo giufto,combatteremo,per no partire . Se farà no- fìra la perdita,nulla perderemo del noftro ; fé fia voftra la fconfitta, noi oltraggiati non vi affilteriffimo nelle voftre medefime caie? Vogliamo permetteru ila vittoria,fiaui co- cefTa la noftra fuga: la vendetta ci perfuaderà il reftituire a Teuca il Regno, e a donarle tutt'i luo^hi,chepolfeggono i Corcirefi.Partiranno per acqua i Romani,e fia voi refte- rali 5^4 Della Hiftoria di Corfù. irà il fuoco di Aletto y di vna rabbiofiffima furia . Fecero qui punto gli ambafciatori Romani; e de gli Achei fu commune il parere di hauerli per amici , ondo della Latina Republica fi dichiararon compagni. ICon- foli^non hauendo più, che fare fra grillirij /i riduffero iru Durazzo^quì rimafe Poftumio con parte delle legioni per inuernare^e col refto Fuluio a Roma ìtcc ritorno . Teuca intanto, a cui i Romani haueano ftrappato dal capo più corone, dentro Rizone, viuea infeliciffima vita, quinci ti- ranneggiata dall odio,quindi dal defio di vendetta . Il ve- dere,a fuo difpetto,Demetrio regnante ; il conorcerfi,da-# grande Pri ne ipefla, ridotta all'elfer priuata 5 ma quel, ch'è peggio in cuor di donna, il mirarfi in iftato tale, che non può sfogar l'ira fuajcrano paffioni^che tutto l'inuerno le fecero trafcorrere fra tempelle. Venne alla fine la pri- mauera 5 ed ella , non veggendo fiorire le fue Iperanze, (\ difpofè a vn partito necefl'ario,benche poco conforme al- Tanimo fuperbo,e pieno di fafto . Alcuni, che mai non 1* haueano abbandonatOjleperfuafero il chiedere a'Romani lapace,mentrepoco, anzi nulla fi potea Iperar dalla guer- ra . Difficilmente s'induflè a farlo quella donna,ch'era au- uezza a dare,nó a riceuer le leggi j ma pur lo fece,e de'fuoi più cari, i più iauij mandò a Poftumio, da cui furono a.. Roma fpediti . Nel Senato eipoièro gli ambaciatori lUirij le commifionidi Teuca,edifrero, ch'ella fi confefiaua vin- ta , ma che godeua,che i fuoi vincitori altri non fuflero , che Romani:chevoIontieri accetterebbe ogni partito,co- làpeuole , che dalJa loro generofità non potea afpettaro patti men, che benigni-.che fé ftella, e quel poco,che pof- fedeua,depofitaua nelle lor mani, contenta di quello, loro pia- Libro Secondo . 5? ^ piaceflé lafciailc : che G doueano contentare di tali diino- ftranze di offequio^ e non ridurla air vltima diiperazione> perche fi farebbe difefa fino airvltimo fiato , onde poca.» gloria fàrebbe^che fi dicefle;, che con gran fatica haiieano vinto vna donna : che le ilie cofe non erano in tale ftato , che non potefleriforgere : e che in vltimo^cfclufa da'Ro- mani, fi farebbe data in potere de gli Etoli^e de gli Achei, qual malamete ibffriuano ne'confini di Grecia fbraftiero dominio. Lungamente fi di (cor fé di queflo affare in queir augufto Senatore alla fine ficóchiufe>che fi riceuefìeTeu- ca nella loro amicitia con códitione > che lafciafle llllirio , eccettuati alcuni pochi luoghi^ che le conceiferoje che da Lifb Ui là non poteffe nauigare> che con due foli legni , e> queflf difarmati . Non parlano piiì di Teuca le Storie ; ò perche perduto il titolo di Regina non fé ne facefle più conto 5 ò perche^ e mi gioua crederlo 5 fra poco lafciaffe la vita per lo dolore di vederff n cosi mifèro ftato . Per vn* ambitiofo y non vi è febbre più mortale , che la baffezza ; quella Tvccide^e non potendolo fblleuare Tatterra.Ed ec- co a che fi riduffero i vaftidifégni di Teuca, Regina natu- rale de glllliri/.e tirranade' Corcirefi . Tutto il marepre- tefe j pocaterra le reftò in vita, poca Taccolfe doppo la^ morte , Fu ella affai glorioia, perche fi oppofe a' Romani^ gran nome quefli non guadagnarono , perche la vinfero. Guadagnarono bene molto i Corcirefi y non folo pel dominio ripigliato, e per la ottenuta libertà; mapergli coftumi , ch'eran prima corrotti y e per le leggi , pofte in non cale nella loro miferia .. Gllllirijhaueano in Corcira introdotto le loro barbare vfànie, onde dell'antica Repu- blica non era rimafta , che Tornbra , Non fi adunaua più il Se- 96 Della Hiiloria di Corfù. il Senato ^ non fi ciàminauano le liti nel foro ^ non fi elcr- citauano dalla giouentù le lettere ^ della ftefsa religione fi faceapoco conto.L*vfo deirarmidifmefso^il negotio tra- lafciatO;,rotio intromefso^coftituiuano vn corpo, priuoe di alimento ;, e di membra . I templi lenza culto, i campi fenza coltura, i fanciulli lènza maeftri, i vecchi fenza Ipe- rienza, fenza capo il gouerno . DiCorciraviueillblo nome, nel refto ella è morta alla gloria . Viuebenela-» gola 5 e , introdotta dagrUlirij , per tutta la Città trionfa rvbbriachezza . Tal'era Corcira, quando , doppo alset- tate le faccende di Durazzo , vi pafsò Poftumio , per raf- fettarui lo flato difordinatiffimo delllfola . Io non faprei dire fé fin d'allora vi coftituiflèvn Principe 3 poiché ne* tempi auuenire leggo i nomi di alcuni, che s'intitolauano Re di Corcira , tutto che fempre lotto la Romana protet- tione . Stimo , che Poftumio , co'l conlènfo de' Corfioti, mette/le alla loro Republica vn capo, il quale dagli Scrit- tori , poco auueduti , poi regio nome otteneflè . Poiché per altro tutte le Ipeditioni, che fifaceuano, anche a' tem- pi di coloro , che chiamano Re , erano a nome del Senato Corcirefe . Ne par verifimile , che i Romani venuti per liberar Corcira dalla foggettione di vna Regina , la volef- fero fare vaffalla di vn Re , Se le reftituirono h libertà i, come lafecervaflalla? NèiCorcirefi, tanto difenfoi!i del dominio Arillocratico , haurebbero permefTo il Mo- narchico, del Democratico piùritìretto. Aggiungafi^ che parlando le ftorie di Corcira , mai non fanno mentioi- Jie di Re alcuno fé non allora , che furono martirizzati at cuni Santi , che neirifola la fede Criftiana introduflèro , .come fi vedrà a fuo luogo. Ma ò fi confufero nel cap© della Libro Secondo • ^y della giuftitia , da quelle nominato Principe , ò per Prin- cipe intefero tutto il corpo della Republica , conforme-* a tempi noftri fi vede nella Sereniflìma Republica di Ve- netia , Non niego , che in Corcira Ibrgeflèro alcuni huomini principali 5 qual Temiftocle in Atene , che qua- fireggeuano, a guifadiRe, il dominio : ma non per quefto Regi erano ^ gouernando più con Taura popolare, che con lo fcettro . Onde flimo , che Cercellino , e Da- uiano 5 de* quali parleremo appreflb, nomati Principi di Corcira, fuflèroprincipaliilìmi Cittadini, che per loro potenza gouernauano ogni colà a lor modo , co'l fauore degli aderenti . Ordinò di più Poftumio gli difbrdini e ciuih , e facri , moderò le leggi , alle quali volle mifchiarc qualche coftitutione Romana . E doppo di hauer dichia- rat'i Corcirefi amici , e Compagni del popolo, e del Sena- to di Roma, fi condufse alla patria, hauendolafciato alquanti legni per loro difefa, e perche potcfsero ripiglia- re alcune Terre di lor ragione, da vari j tiranni vfurpate in tempo delle loro sfortune. Le Città di mare, e c'hanno trafico , facilmente fi ripi- gliano, lènza lunghezza di anni, quali fi ricercano per quelle, che non fon mercantili , Il mare vnifce i Regni , e le ricòheziLe di più regni chiude fouente nel giro angu- fto di vnafol terra. La mercatura è alchimia , chetraf- forma le pietre di vn villaggio in oro , fé il commodo di iralportare le merci con faciltà il permette. Nonfia.* dunque marauigha , che Corcira , che foggiacquea tante cadute , forga in vn fubito , più che mai , potente 5 poi- che il fuo fito , e le indufìrie de' fuoi Cittadini , che fi ri- mefscro a gli antichi coftumi , furono tali , che la reftitui- O rono 5? 8 Della Huloria di Corfù. j ono nella forma primiera . Armò naui pe'l negotio , !c armò per la guerra; con quello fi fece ricca ^ con quella formidabile a* Greci . Ripigliò in poco tempo il fuo dal- le mani degli vfurpatori y che non hebbero ardire di op- porfi a' legni Feaci ^ in compagnia de' quali fuentolauano le bandiere di Roma , Quefta , facendo delle guerre ca- tena per legare vn mondo ^ vna ne attaccaua , quafi fufse- ro anella ^ a vn altra ; onde dalllllirio nella Gallia pafsò , oue 3 rott'i barbieri , prefe Milano , riportando Marcello le ipoglie opime del Re Viradomaro vccifo ^ al tempio di Gioue Fererio . Da gllnfubri^ ò Galli ^ a griftn i] riuol- fé, econmoltofanguefuperatili, la guerra Cartaginefe meditauà per le difcordie di Spagna , Ma chiamata di iiuouo dalle Ilhriche frodi pafsò il mare, e di nuouo ven- ne all'armi con gli Schiauoni , Demetrio Fario , a cui ha- ueano dato i Romani buona parte del Regno di Teuca :, a fommof-a del Re di Macedonia, fellone, e ingrato, da'" fuoi benefattori fi ribellò ; e contro le Terre, foggetto a' latini, barbaramente fi moffe. I Romani fdegnati mandarono fubito Lucio Emilio con alcune legioni , alle quah fi aggiunfero lemilitiediCorcira, che con molte nani accompagnò le armi confederate. Demetrio, e* hebbe auuifo del grande apparecchio, che gli veniua^ contro , prefidiando Dimala , e gli altri fuoi luoghi , con fette mila veterani dentro Faro fi chiufe , Ifola è queiT;a , per ogni via fortiffima , tale refa , e dalla natura , e dairar- te ; onde fpera il ribelle qui tener tanto a bada i Romani, che ftracchi alla fine , ò V hanno da lafciar con ifcorno , ò gli hanno a coceder a lor dif}:)etto la pace. Ma EmiIio,che né Tvna cofa j, né Taltra fare intendeua > fotto Dimala ac- cam- Libro Secondo . pp catnpstofi ftrinfc la terra in modo , che doppo fette giorni laprefe ; e fu di tal momento la vittorria 5 che le altre For- tezze di Demetrio inpochi di, fenzacontrafto fi refcro. Faro fola reftaua 5 alla conqiiifta della quale vsòrauuedu- to Romano e Tarte , e la forza 5 poiché facendo iècreta- inente lo sbarco nelflfola^ dentro alcune bofcaglie afcoic i fuoi foldati , e poi con alcune naui veleggiando al porto, ou'era la Città finfe di voler prendere terra. Accorfeil Fario co* fuoi lUirij , credendo facile Timpedirc a' Roma- ni j che con pochi legni eran venuti , Io foenderesù le are- ne ; ma da quei y che fi erano imbofcati alPimprouifo affa- lito fu poflo in mezzo ; onde da fronte , e dalle fpalle bat- tuto fi ritrouò in anguftie tali , che gli conuenne fuggire . Furono gllllirij , che non puotero ricuourarfi dentro Fa« ro y contcfo loro Tingreflo da' niniici , tagliati a pezzi 5 fo- lo Demetrio fopra picciolo legno fi iàluò con la fuga . A Filippo Re di Macedonia ricorfè , in fèruigio del quale poi neiraffalto di Meffena perde la vita . Tal fine hebbe quell'infido, che mai non riconobbe beneficio, ingrato egualmente a Teuca fua Regina 5 e a' Romani , che il fece- ro Re. Ma Emilio 5 ipianata Faro, e refe gratie a' Cor- cirefi degli aiuti , compofte le cofe deUlllirio , fé ne ritor- nò a Roma , ou* hebbe la gratia del trionfo . I Feaci 3 pieni di gloria , ritiratifi alle loro cafo , nel po- co tempo y che lor conceffe Totio , attefero a ftabilire con Toflèruanza delle leggi l'imperio . Cacciarono dalla Cit- tà gli abufi inuecchiati , e nel cuore de' giouani le antiche^» epiiì lodeuoh vianzeiftillarono. Chi vuole far crefcere alla patria huomini di ceruello y li ammaefl:ri da garzonet- ti 5 poiché mai noncrefcerà dritto quell'albero , che prefe O z cattiua 1 00 Della Hiftoria di Corfù. cattiua piega , quando era virgulto . I riuoli , che corra no torbidi , fe crefcono in fiumi , non hanno chiare le ac- que : ne fi è vifto mai da fonticcUo fangofo Ibrger torrcn*- te di limpide onde . La giouentù è cera; quel che vi s'im- prime vi rcfl:a . I Corcirefi, ch'a' paflàti mali vollero met- tere rimedio, cominciarono dagrinfègnamenti de' fan- ciulli 5 a' quali proponeuano belli efèmpli de' lor maggio- ri. Fioriua in que* tempi CrifippoSelenle, difcepolodi Cleante , in cui s'inaridì la fetta de' Cinici , che germo- gliò da Antiftene : fcriflè quefl:i gran copia di libri , che fi Iparfero per la Grecia . Che Corcira ne haueflè la fua par- te non vi è dubio , e che per l'eruditione de' figli fé' n'au- ualeflèro i Corcirefi è probabile; eflendo pieni di fingolar dottrina, e diottimi'nlegnamenti. Né della Religione fecero poco conto , promettendo a' (àcerdoti , che l'efer- citauano con decoro , premij condegni . E perche alcuni fi fegnalarono fra gli altri nel culto de' falfi numi, che-r adorauano ; a quefti dedicarono anche medaglie, e in lor memoria ftamparon monete . Tre di quelle ho ritro- uato, quali qui ibtto pongo con altre, che alle colè rac- contate in quefto libro fcruiran di compendio , Sono 152. Della Hirtoria di Corfù. Sono dunque a gloria de' Sacerdoti Corcirefi letrS prime, quali ftimo fuflero in tempi diuerfi fcolpite 5 anzi mi perfuado , che qualche vna fu fcolpita doppo la vitto- ria 5 ottenuta fopra i Corinti] , e la fuga de' Lacedemoni ; poiché allora^con folennifTimi fagrifici refe gratie a gl'Id- di j, vollero i Sacerdoti fagriiScatori honorare . Si vede» nella prima delle tre la tefta di vn giouine coronata , e nd rouerfcio vn altare , ò ara con lettere Greche che dicono K.O.P. cioè Corcyrenfmm : nella feconda vn capo di Vec- chio , e nel rouerfcio vn tripode con Tinfcrittione AT- KTSKOT, Lichifcu , qual forfè fia il nome del Sacerdo- tejC,herapprefenta , ò pure dello Scultore : e la terza con tcfta pur di vecchio da vna parte ^ e con tripode pur dall* filtra^ma con differente fcrittura^dicendo $1 AQT A, Fi- lata. Parrà ftrano , che la prima rapprcfenti la tefta di vn giouine^mentre moftra la figura di vn Sacerdote 5 ma chi legge le Storie antiche fi auuede, che non fumailagio- uentù efcluia dal Sacerdotio . Onde credo , che i Corci- refi anch'eglino haueffero tal coftume , che per animare i giouani airelèrcitio della religione a vn Sacerdote garzo- netto dedicaffero la medaglia . Ma fé fcolpiron monete al culto de' loro Dei , ne improntarono pure a memoria do gli trionfi riportati da' Corintij^e Lacedemonf^delle qua- li due ne truouo 5 l' vna , e l'altra nel dritto ha vna tefta di huomo di età mediocre cinta di pelle di leone 5 ma quella nel rouerfcio fa vedere vna naue con lettere KOPKT- PAIfìN NIKAND.P> che fignificano Corcirei roitto- riofi y quefta vna galea con diuerfa infcritione^ qual dico K. $IAON cioè C<7rar^ I AON^che fuona come quel di fbpra , Cor eira degli amici . Le sferze fono i n per^ petua ricordanza della barbarie del popolO;,che con quel- le batteua i nobili prigioneri, quando l'hebbe in mano da gli Ateniefi , fdegnati della fuga ;, che preièro . Quefte fono le medaglie Spettanti a quello , che icriuo : ma per dare materia a'^ curiofi ne aggiungo altre cinque , ò ftam- paté in Corcira, ò nelle fue Colonie ne'tempi^che corfero doppo le guerre, che nacquero per Epidamo tra Corei- refi e Corinti] . A Pirro ne confagrarono vna i Botron- tini con l'effigie fua nel drittone intorno BA2IAEOE nXPPOT , Pirro Re 5 e nel rouerfcio vn bue ginocchiato Ibpraui vna donna alata^ che con vna mano gli ilrigne vn corno, con Taltra minaccia percuoterlo con vn martello,e le lettere dicono B0T©PaT02 "Burrontò.Pc'ì bue nò vi è dubio s'intenda Pirrone per la dona ftimo fi fpieghi Cor- eira, che vna volta Taftrinie a fuggire , onde mi perfuado, che a fcorno , non a gloria di Pirro fufle la medalgia fcol- pita. Ma, pel contrario, ahonore di Aleflandro figlio di Pirro , e Lanaffa , vna ne liuellarono i Corcirefi $ e nel dritto moftra vn capo di giouine con pelle di leane,nel ro- uerfcio vna naue, qual ha di fopra KOPKTPAiaN Cor^ cjr^fp- 1 04 Della Hiftoria di Corfù. cyrenJìum^cnQÌ mcizoNIKIif^ittoria y quafiche al fan- ciullo auguraflèro nauali vittorie . In Apollonia ne ftam- parono vnaconla figura di vna donna da vna parte, o dall'altra vna agulia , cinta di corona di alloro con lettere AUUOAnNLATANyApollonia. Mi gioua credere^che applaudendo i Coloni a gli trionfi del loro capo j con la-» forma della donna efprimefier Corcira , e con la piramide coronata al Tuo nome volefìero folleuare obelifchi. In Durazzonefufcolpitapurevna, che ha nel dritto vna^ vacca col fuo vitello^ enelmedefimovnaCiuetta, ma-» nel rouerfcio vna porta con lettere ATP.ZOIITPOT, cioè . Duraz^o , Zofiro . La Ciuetta allude a gli Ateniefi, cherhaueanperinfegna, Zofiro al comandante, ch'era-» allora per gli Corcirefi'n Durazzo. Stimo , che tal meda- glia fcolpita fuffe quando a fauor di Corcira fi moffero gli Ateniefi contro i Corinti] , e Lacedemoni collegati . L'- vltima è di Leucade Colonia, chefùcommune a' Corei- refi , e Corinti; per fentenia di Temifl:ocle , come fi difle. Ella è riguardeuole nel dritto , poiché moftra vna donna tutta circondata di corona di ram'intrecciati, vno de'qua- li par che tagli con la falce, efotto i piedi tiene timido Ceruo5e nel rouerfcio fa vedere vna nane con la infcritio- ne AEXK A AIXIN, Leucadtum . Se lecito fi è lo /piega- re le antiche cifre dirci , che doppo la rotta de gl'inimici, hauendo i Corcirefi prefo molti luoghi,e fra gli altri Leu- cade dalle mani de'Corintij,che a tradimento l'occuparo- no, i Leucadi flampaffero quella moneta,che moftra Cor- cira nella dona, cinta di vittoriofe ghirlande^e ilramo,chc recide,è la fl:eifa Leucade, che ftrappa dalla tirannia de'ni- mici 5 che con la figura del ceruo , fi efprimono fu^gitiui. Quelle Libro Secondo. 105* Qucfte fono le memorie, che lafciarono imprefle gli antichi Corcirefi, i quali attendeuan allora ad accrefcere il lume del loro nome all'ombra de* Romani, che amici, e collegati , li proteggeuano . E invero crebbe à tal fé- gno la loro grandezza , che anche gli Achei , e gli Etoli oe diucnner gelofi 3 e Filippo Re della Macedonia , terzo di tal nome , fèmpre di aftio ^ e d'inuidia ripieno , haureb- beabbaffata la loro potenza , iè gli fufiero riufcit'i dife- gni , che macchinaua . Né Toppreffione della Romana Republica, vinta da' Cartaginefi fu'lTefmo, preflballa Trebia, nelTrafimeno, einCannCjfùvaleuoleadab- baflarli ; poiché Corcira fi mantenne nell'arido degli ami- ci, Tempre fiorita. Il fine del Secondo Libro • iDEL- io6 <^ c^ <\^ cvu o^ r^ (^ (^ r%» (^ ow <^ c^ r^ rw c^* c^ c^.» y=^ y»- <> y>- y-^ y- y=- y^ 'y^ y^ y- y^ yp- y^ y^ «^ •SlJ «^J »TL> »^ <"^^ *"^ ♦^V' '^^ ""^J *^^ ""^V-* •%* "^ir» *%-* 'V *%* *V* "V* "^J *V 'V '^* DELLA RIA D I C O R F V Defcritta È DA ANDREA MARMORA. L I "B R Q T B K Z O. I D O T T A a felice ftato Corcir^ per opera de' Romani , come fi difse > ricordeuole de' benefici lefueforze^ Ibuente impiegò a fauore di quelli > che furon caufà y ch'ella le racquiftaf- fé . Onde nella lunga guerra , c'heb- bero con Filippo Re della Macedo- nia, mai non l'abbandonarono , Tempre furon fedeli > né le vittorie di Annibale fecero perdere a' Corcirefi la^ memoria dell? loro obligqtioni 5 anzi e nella proipera , e neiraiiuerfa fortuna ièguaci del partito latino palefàro- no Libro Terzo . 1 07 no al mondo > che il vero amicoficonofce meglio nel- le tempefte, che nelle calme. Ed è cofàdegnadi ri- cordanz-a, che JàpendoiCorcircfirorribile ihage^ cbe> de' Romani fu fatta in Canne, oue vinfero i barbai i'a.. modo, che di fole anella 3 tolte dal dito dc'caualierivc- cifi, empiron più moggia, e a Cartagine Tinuiarono; con ciò tutto al Re Filippo fi oppofero, quando egli fi moflecontrorillirio, per cacciarne le mìlitie di Roma^. Iftigato quello Re dalle perfuafiue 5 che gli hauea fatte Demetrio Fario , con potentiffima armata, corteggiando la Grecia, fé ne venne preflb a Leucade , da doue fi auui- cinò ad Apollonia , e poi a Corcira, Se i Corcirefi eraii aieno fedeli fi farebbero lafciatiperfuadere ad accordarfi con colui , che altro non bramaua , che quefto gradino, per appoggiar la fcala al paflaggio d'Italia , MaegHno coftanti fi mantennero fino a che il Macedone, atterrito dalle nuoue, che Tarmata Romana era in Lilibeo, pro- montorio di Sicilia , pronta a far vela contro di lui , kcc rimbarcare Tefercito, e voltando le fpalle, prima alla^ Cefalonia , poi alla Macedonia fuggì pien di timore , fen- za che alcuno il perleguitafiè , effendo pur troppo Roma dal vittoriofb Annibilc anguftiata . Non fi perde di ani- mo Filippo, benché poco mortrato ne hauelfe nella fuga, e macchinando gran cofe mandò Xenofane con altri per ambafciatori ad Anniba!e,a fine di far lega con lui contro de* Romani, fperando di vantaggiare almen nella Grecia la fua fòrte , Smontarono , doppo felice nauigatione , i mcffaggieri preflb al tempio di Giunone Lacinia , in Ca- labria porto ; e , prefa la via di terra per girne a Capoa , ©ne ilCapitano Cartaginefe dimoraua , non lungi daNo- P L cera io8 Della Hiftoria di Corfù. cera fi videro fra le fquadre Romane , da Marco Valerla Leuino Pretore guidate . Non fi confufe Taftuto Xeno- fané, e, nel raccontare la caufa del fuo viaggio, finfe di eflcr mandato da Filippo a Roma , per trattare , a nome del fuo Re la pace : cofa , che riufcì a Leuino di tanto gu- fto , che , fenza riflettere alla frode , honorò gli ambafcia- tori, li fpesò lautamente 5 e poi dando loro guide pratti- che del viaggio , li fpedì verfo la fua Republica , a cui fpe- rauaapportar con Tamicitia del Macedone qualche foli ie- uo.Ma furono appena vicini a Capoa,che lafciando i con - dottieri del Pretore^fiauuiarono aritrouare Annibale^, co cui accordarofi, che vnite le armi Cartagineu^ e Macedo- niche, fi gucrreggiafle a nome commune contro i Roma- ni ; quali deftrutti , a danni della Grecia le vne e le altre fi riuolgefìfero ; e che quefta fuifc diFilippo, eTltaliadi Cartagine. Con tali patti furono licentiatiXcnofane^ e compagni , a' quali aggiunlè Annibale fuoi ambafciatori, acciò vie piià ftabihifero col Re confederato gli articoli della lega . S'imbarcarono , per fuggir l'incontro di Leui- no , nel mar di Partenope fopra vna nauc y Ja quale veleg- giando verfo il Faro , ò ftrettO;,che la Sicilia dall'Italia di- uide , fu veduta dall'armata di Valerio Fiacco , che guar- daua le Spiagge della Calabria . Erano qui molti legni Corcirefi , i quali volociffimi nel fblcar le onde fi pofe- ro dietro alla naue, che a vele gonfie fuggiua; e pre- fala in poco tempo a Valerio la conduflèro . Stimò Xe- nofane ingannar coftui , come hauea ingannato Leuino , e diflè , ch'efièndo mandato dal fuo Re a Roma , come ne potea far fede Leuino, e per eflère tutta la Terra di lauoro in potere de' Cartaginefi , non hauendo potuto paflaro auanti , Libro Terzo . i op alianti, addietro fé ne tornaua . Facilmente creduto gir faaurebbe Fiacco , quando il vedere in fua compagnia al- cuni con habito Cartaginefè non gli haueffe fatto fofpet- tare di frode , qual fu difcoperta : onde pofti fra ceppi fu. rono gli vni ^ e gli altri ambafciatori a Roma mandati , Da ciò fi vede , che i Corcirefi , non folo fi mantennero nell*amicitia de' Romani con l'opporfi a Filippo in difefa del loro paefe; ma anche con Tinuiare foccorfi di naui 'n offefa deXartaginefi , che fìrigneuan Tltalia . Né qui finirono i loro aiuti j poiché doppo lunga guerra, evi- cendeuoli ftragi ^ hauendo i Romani contro il Macedone mandato Tito Quintio Flaminio Confble con otto mila legionari] 3 e cinquecento Caualli ; quelli fi fermò in Cor- eira, edallaRepublica amica ottenne vittouaglie, naui, e buon numero difoldati^co'quah^accrefciuteleforzo fne y aftrinfe Filippo a chieder la pace , che durò fino alla- morte di quel Principe, che poi fi conftruò fedele a' Ro- mani . Ma Perfeo fuo figlio^che gli fuccefìè nel Regno , dop- po^ch'egl i fece vccidere Demetrio fuo fratello;, a cui per la primogenitura di ragione toccaua; non potendo foffrire le dure conditioni y con le quali poco meno , che ligia de' Romani era la Macedonia, icolfe il giogo, e nell'antica li- bertà fi ripofè . Fugli da Roma fpedito contro Publio Li- cinio Confole , il quale vinto prima, poi vincitore non^ puotc la guerraMacedonica finire,come iperaua il Senato, e il Popolo di Roma , anziofi di liberarfi di quel nimico , che mettea foflbpra tutta la Grecia, Onde ne' comitij Confolari fu con Licinio Craflb eletto Confole Lucio Emilo Paulo,quel prode , che a' Liguri'ndomabili pofe il freno , Ilo Della Hiftoria di Corfù. freno^e a lui diedero Timprefa di Macedonia. Pafsò egli da Brindifi a Corcìra , e fi rattennc finche furono all'ordino gli aiuti 5 chepotentiffimiappreftauanoiFeaci, auididj militare fbtto Timperio di vn tanto huomo > per fama da^ loro beniflìmo coniufciuto. Ed eflèndo ogni cofà in pron- to^con la compagnia di molti principali Corcirefi , diede le vele a' venti, e nauigò verlò Deli o , oue dairóracolo prefi gli auguri] della battaglia, fi riuolfealla Macedonia , Perfco qui Tattendeua con elèrcito formidabile , e volen- tierofb di cimentarfi : onde fu facile venire alle manij poi- che i Romani , che non haueano auueriàrio più nociuo della tardanza, niente più bramauano che la pugna. In paefilontani chi non vince prefto, al ficuro perde ^ onde ipiù accorti Duci nel proprio Regno ruppero il nimico conia lentezza. Fabioco'ltemporeggiareiàluòRoma^ dalle furie di Annibale, il quale folca dirje,,che più temea^ della flemma di Fabio, che dell'ardore del coraggioi'o Marcello. Douea Perfeo tenere a bada i Romani , cho debellati fi farebbero da loro ftelfi , con la fame , con lo infirmità, conle fughe ; ma, ò che ftimafìe certa la vitto- ria , ò che daU'auuedutezza del Confole coftretto fuffe al- la zuffa , fi attaccò egli col nimico , e fu rotto non fenza^ fangue de' vincitori , che prima di difordinare la falango Macedonica perlero molti,e i migliori foldati delle legio- ni , e de' Corcirefi . Fuggì Perfeo , ma da' fuoi vaflalli , e dagli amici abbandonato , per fuggir la moi te incontrò lalèruitù, e a' Romani fi diede. Allora fu ch'Emilio al- zatofi per honorare il Re prigioniero , e veggendolo gi- nocchiato piagnere , ò Perfeo , gli diflè , e perche ti mo- fìri della fortuna , che hauefti , indegno, e con tanta viltà abbaili Libro Terzo . 1 1 1 abbaffila gloria mia? Ma poi, compatendo allo ftato di quel mefchino > il i'ece fuo commenfale y e feco il condufle a Corcira, in cui fu il Confole i jceuuto come trionfante ,, non Iblo per Tallegrezza della felicità dell'aulica Roma./ , però anche a caufa , che Tottenuta vittoria aflìcurausL» a' Corcirefi il loro dominio, fouente da' Macedoni dan- neggiato , Lucio Emilio effendofi per alcuni giorni con^ l'efercito, riftorato, fciolfè per Roma > ouePaipettana-» vn gloriofò trionfo. Traeatenefi vide Perico, il quale» poi con Aleflandro fuo figlio confinato in Alba , doppo quattro anni di prigionia, per la meftitia fi eftinfe . Gran- de efemplo per coloro, che non credono a quel , che dice Dauide , che Dio depone dal foglio i più potenti , e fbpra di loro gli humili , e depreflì folleua , Emilio , vilipefo prima da molti , di Perfèo trionfa , poco fa oflequiato da tutti. Se la fupcrbia fèmpreafcendcfle col tempo bat- terebbe di capo nel fermamento , e per lei farebbe alla fine troppo baffo TOlimpo . EXoppo Perfeo forfè nella Ma- cedonia vn tal Filippo, che fignendofi figlio di quello, natogli da vna concubina , dì tutto il Regno, parte coru la forza , parte per volere de* popoli , che mal foffriuano Kmpcrio de' Romani, fi fece Signore ; e , hauendo vinto, C vccilb Marco Giuuentio Pretore con vna legione , ne-» godeua pacificamente il poffeflb. Contro coftui, che-» per le fue fauole PfeodofiHppo fi difle , fu mandato Quin- to Metello , il quale aiutato da* Corcirefi , in vn fangui- nofo fatto d'armi, il vinfè, e fece prigione. Quindi ri- woltò l^efercito a* danni de* Corinti;, che haueano bar- baramente trucidato gli ambafciatori di Roma , che a no- me del Senato giuano a componer le dtìcordie , e foUeua- tioni 112 Della Hiftoria di Corfù tioni della Grecia 5 ma non puote ridurre a fine Timprefa, per Tarriuo di Lucio Mummio Confole ^ a cui era toccata r Acaia . Ruppe bene il loro orgoglio nello ftretto delle Termopoli , oue co* foldati di Negropon te ^ e di Tebe , che vennero in loro difefa, fi eran fatti forti 5 evintili aftrinfe Cntolao lor Capitano a bere per difperationc il veleno. Miunmio, trouando in buono fiato le cofo, non hebbealaiicarmoltO:> a darui Tvltimo Compimen- to ; poiché con validi ^ e potenti foccorfi aiutato da' Cor- cirefi, prefib Tlflimo in altra battaglia i Corinti] debel- lando 5 di tutta r Acaia fi refe padrone ; e paflato a Corin- to, la Città defl:rufle da* fondamenti . Così giacque^ Temoladi Corcira,^ quale fatiò Tantico fdegno fin con le pietre, poiché ^ eilendo col Confole le fquadre Corcirefi^ non vièdubio, chealladeftruttioneconcorreflerocon^ più ardore , che gli fteflì Romani , ladouequefti di vna-. , queUi di mille ingiurie pretendean vendicarfi . O cieca^ mente degli huomini , che agognando alla vendetta , co- me cani^mordono fino i fafli ? I Romani, doppo defl:rut- ta Cartagine , vi mandarono Crafso y acciò con vna Co- lonia la'rihabitafse : a*Corcirefi toccaua il fare il medefi- mo con Corinto; poiché non truouo paragone^più fimi- le di nimicitie nelle fl:orie, di quello de*Romani , e Carta- ginefi ; e de* Corcirefi , e Corinti] . Gli vni , e gli altri lungamente contefero per Timperio : gli vni , eglialtri con vicendeuoli fl:ragi fi afflifsero : gli vni , e gli altri" hor vincitori , hor vinti : e alla fine gli vni rouinaron Carta- gine , gli altri alla rouina di Corinto concorfero. • Da quefl:o tempo fino alla guerraciuile tra Cefare > è/ Pompeo^io npn truouo niemoriade'Corcirefi negUfcrit- torij Libro Terzo. 113 tori : non poflb con ciò tutto imaginarmi^che non aiutaf- /ero i Romani ò cótro i Scrui folleuati nella S icilia^ ò con- tro Mitridate Re di Ponto^eflèndo neir vna, e Taltra guer- ra neceflarie le forze nauali dairamicaCorcira. Stimo bensì 5 che nelle difcordic di Mario, e di Siila non s*intro- metteffero punto; e che allora godendo la loro quiete, de- pofte le armi , cercaflero vantaggiarfi nel trafico, e nel ne- gotio.La penna,n6 meno che la fpada,sà ingrandir leCit- tà;e vn zero tal volta acquifta piij[,che vn circolo militare. Riporta fpefìè fiate più dalle mercature vn negotiate, che dalle nimiche fpoglie vn foldato. Ma IGgo nò fu Totio de' Corcirefi , aftretti a entrare a parte de gl'intereffi di Gneo Pompeo,chc difendeua la libertà della Romana Republi * ca contro Cefare,che la tirannide meditaua . Quefta lite, c'hebbe molti parteggiani,e fi decife co'l ferro,quafi tutta fu agitata nel dominio Corcirefè : onde fi può permettere alla penna l'aggirarfi più lungamente nel raccontarla , G neo Pompeo, che per le co(e da lui fatte ottenne il co- gnome di Magno,nelledifsetionidi Silla,eMario,di quel- lo fìi fautore , e all'incontro di quefto fu feguace Cefarc; onde nel cuore deirvno,e dell'altro fi gittò quel feme,chc poi fé pullular vn male, che non hebbe fine, che con la-, feruitù della Romana Republica . E benché per Tinterpo- fition de*cómuni amici,non fblo fi pacificaflero, ma facef- fero parentela, hauendo Cefi ire prefà in moglie Pompea,, figlia di evinto Pompeo,di Gneo con{ànguineo,con ciò tutto fempre l'odio interno mandaua qualche germoglio. Inimico, che fi riconcilia , poco fi deue credere aU'auuifo del Sauio,che vuole non fé gh prelli fede iti eterno. Creb- be poi la contefa quando fu Cefare^effendo arbÌTo di Ro- Q_ ma X 14 DellaHiftoria di Corfù hìa Pompeo, richiamato dal gouerno delle Gallie, vintcJ dal fuo valorCjC'hebbe ftmpre la Tortura compagna. Poi- che allora^ftimando non cflèr più tempo di fimularc^le ne venne a dirittura dalla Francia veriblltalia 5 e paflato il Rubicone,fiume,che corre vicino a Rimini , nimico della Patria fi dichiarò , mentre con legge fcritta fopra di vn_, ponticello 5 chi paflaua armato , di Roma auueriario s'in- tendea . Riflette prima di traghittare all'altra riua Cefire, ma rifoluendofi fubito , e tratto il dado ^ ò la carta^difle^o prefto auanti frfpinfe . Tremò Roma alFauuifo , tremiò il Senato y tremò lo ftelfo Pompeo , che mai non conobbo paura; e fra cento partiti^che gli fouuennero ad vn punto, fi appigliò al peggiore di abbandonare l'Italia. Con molti Senatori fuggi da Roma , ed eflendofi trattenuto qualche tempo in Capoa, prefe alla fine la via di Brindifi, da doro con Caio Marcello^ e Lucio Emilio Paolo, Confoli , e la.» maggior parte del Senato ne andò a Duraizo. Ed ecco vna Colonia di Corcira/atta capo di vn mondo^; poiché oue rifiede il ceruello del Principe, iui è il capo delle Pro- li incie . Vn anno intero accolienel fuo grembo Epidamo Roma in riftretto -^cìn quefto tempo Pompeo ad altro no actefe^che a radunareNaui^e foldati.Quindeci legioni ba- nca egli feco condotto dairitafia, alle quali fi aggiunfero con le loro genti Deiotaro Re di Galatia, Ariobarzonedi Cappadocia^e il figlio di Coti Signor della Francia . Altri popoH mandarono molti fanti , e fino a fette mila cauaili, oltre quei,che feco conduife da Sicilia Catone, il quale fe- guìPompeo, non perche Tamaflè, maperTodio, chea-» Cefare portaua , conofeédolo vogliofe) di rouinar lo flato della Romana Republica. Tali erano gli apparecchi di DuraZ" Libro Terzo • 115' Durazzo,nè minori erano quelli di Corcira^in cui Marca Bibulo con cento venti galee fi trouaua , oltre le nani de* Corcirefijche fi palefarono Pompeiani . Appiano fcriuoy che i vafcelli, ch'erano al comando di Bibulo eran ièicen- to, e che dall'Egitto > dalla Scria, dairAfia, e da tuttala^ Grecia fi radunafìè tal numero di legni , il che , benché io ftimi poffibile^non credo^non elTendo neceffario tale sfor- zo per mare contro Cefare , che tutte le fperanzc hauea> fopra la terra . Siafi come vogliono gH Storici , vero fi è > che Cefàre doppo la fuga di Pompeo , fatto padrone , c> della Italia, e delle Spagne^alle quali andò in perfona, nel ritorno fattofi dichiarar Dittatore in Roma, per compo* nere il gouerno della Città, in capo di otto giorni depofè rvfficio,e co' fuoi foldati verfb Bnndifi fi moflè. E perche fcarlo egli era di nauilio, co fole lètte legioni paisò in Ma- cedonia , e in vna Ipiaggia {àflòfa , e aipra^ non lungi da^ Orico , fece lo sbarco ; e i legni vuoti rimandò addietro per condur Taltr:! gente. Ma Bibulo , che da Cori u s'era auuiato a incontrar Ce{àre,e non puote ritrouarlo,contro quelli sfogò lofdegno, bruciandone da venti con tutti gli huomini, che vi erano fopra. Pompeo in tanto, chc^ non hauea potuto vietare,, che Marco Antonio {i vnilse con Celare, fi era fortificato in Alparagio, luogo com- modo nel territorio di Durazzo $. e hauendo da* Corcircfi fomminiftratedel continuo le vittouaghe, attendeuaa^ ftrignere Tinimico ,, che per la fame, cpcnuria, di radici d"" herbe i fuoi foldati nutriua. Poiché Gneo Pompeo il gio- uine, fcorrendo con vna fquadradilegniEgitij hauea^ bruciatele nauidi Cefare,che ftauano nel porto d'Orio^ e venti valTelli di Antonio,ancoratiin quel di Lifsò .Ondo Q^ 2 dal li 6 Della Hiftoria di Corfù. dal mare non potea hauere iperanzadi foccorfo da bocca, mentre Bibulo anch'egli aflèdiaua le /piagge ; e benché patiflè d'acqua^, vietatali da* Cefariani la terra, a ogni mo- do fu Tempre prouiilo da' Corcirelì^i quali mancando vna volta per gli venti contrari^ poco meiv) che non moriron di fcte quei dell'armata, Intalianguftieeffendo CefàrC', ftimò neceflario rallontanarfi , eienjpre co'l nimico alla-» coda fi ridufle in Farfagliaiquì fi venne al fatto d armi^chc riufci fànguinofb , ma alla fine Cefare con ventidue mila^ fanti , e mille caualli vinfe Pompeo, che gli era vfcito in- contro con cinquanta cinque mila pedoni , e fette mila valorofiffimi Caualieri . Quefìa vittoria pofe fui capo di Cefàre la corona imperiale, e a Pompeo fé perdere j1 capo in Egitto,in cui fperaua ritrouare TaClo , Scriuono molti tali fucceffi; a me non conuiene far con la penna voli cosi lontanijonde a Corcira ritorno . Qui fi ritrouaua Catone, ch'era rimafto a guardia di Durazz.o nella partenza di Pompeo, ritiratouifi doppo la nuoua dell'infelice batta- glia , per accoglierei fu ggitiui fopra l'armata, chequafi tutta in Corfù dimoraua . Arriuò anche Pompeo figlio del Magno a Corcira con icllanta legni di Egitto , fopra.» de* quah era la Regina Cleopatra, eintefa lafconfittadel Padre , licentiati gh Egitij , che ritornarono a cafa , con.* Catone fece paffaggio al Pelopenefo, in cui occupò Patraflb , e più fatto haurebbe , fé l'auuifo della morte del genitore non gli haueffe fatto perdere l'efercito, chcfubi- to fi difciolfe . Catone fuggì in Africa, oue, doppo qual- che tempo di propria mano fi vccife , e Pompeo ne andò altroue , per meditar col fratello il modo di rinouare la^ guerra . Ma i Corcirefi , veggendo le cofe ridotte allM- . timo Libro Terzo. 117 timo pericolo , fi difpofero ricorrere alla clemenza di Cc- fare, come pur fecero quei di Atene, ambo del partita Pompeiano ; onde gli mandarono ambafciatori, che non iblo furono cortefemente riceuuti , però anche ottenne- ro , che , comperano prima , fulfero libere 1* vna , e Taltrsu Republica 5 e che viueiTero fecondo le loro leggi . Così finirono le grandezze di Roma, e il mondo fi pianfe fchia- uo , fe fu da Cefàre incatenato pe'l capo . Rimale dell 'an- tico Senato il fol nome , del reRo le determinationi fi fa- ceuano fecondo gli oracoli del Principe , che Faggiraua a fua voglia. Ma Bruto , e Caffio y che nacquero liberi , non vollero morire fra' ceppi: onde fi ordinò quella congiura^checol filo della vita del tiranno hebbe il fuo compimento. Fu Cefare nel Senato vccife> con ventritre pugnalate 5 ma^ non per quefto fi eftinfe il dominio Monarchico, da lui'n- trodotto 3 poiché il popolo , auuezzo a eflère fcruo, non.» potea ridurfi facilmente alla primiera fibertà di dominia» 'Fu da Antonio folleuato contro grinterfettori, onde con- uenne a Bruto, e Caffio fuggire , e , aprendofi'l teftamen- to di Celare , fu fubito chiamato Ottauiano fuo nipote^ ch'egli facea erede delle fue facoltà , e dell'Imperio . Era^ allora il giouinc in Apollonia del dominio di Corcira 5 iui trattenuto per apprendere le fcienze , che in quella^ Città a difmifura fioriuano , Onde a Corfù prima , e poi a Brindifi nauigando 5 a Roma ne andò, e fu falutato Ce- fare con applaufo commune , benché contro voglia di Antonio, e Lepido, che pretendeuan la Signoria . Quin- di nacquero le difcordie , che poi fi Ibpirono con la diui- fionc dell'Imperio fra tutti e tre ^ e a Ottauiano, perme- glio 1 1 8 Della Hiftoria di Corfiu glio ftabilirelapace, (h data in moglie Claudia figliaftra di AntOLÌo ^ Fatta la concordia, fi vn irono contro Bru- to ■ e Caflìo , che in Durazzo y e Apollonia , ambe Colo- nie dc"^ Corei' efi^ lì eran non iblo fatti forti perdifenderfi dentro le mura, ma per offendere Tmimico bifbgnandoj a quareffetto hauean pronto numerofiffimo efercito . l Corcirefi , filmando coftoro amici della Romana Repu- hlica lì erano dichiarati del loro partito , come haueano fatto con Pompeo , a fàuor del quale combatterono , c^ vinfèro Dolobella , luogotenente di Cefàre y che fi era^ moffo, con grande sforzo contro Corcira, fé non fallano Ludouico Dolce , e Pietro Meifia . Ma non fempre la-r fortuna, ch'è cieca fi vnifce con la ragione, che di molti occhi è proni fta» Antonio nel primo cimento vinfè CaC- j f; o; ebenche Bruto rimaneireiuperiorcaOttauiano , nel fecondo conflitto da Ottauiano , e da Antonio fu fupera- ro ; onde , perfa la speranza di più rimetterfi , col medcfi- mo ferro , che tolfe la v ira a Cefare, miferamente lì veci- fe , Doppo la vittoria , acciò non più nafcelfe f i-a di loro guerra , fi diuifèro il mondo : a Lepido l'Africa > ad A n to- ni© TOriente , a Ottauiano toccò l'Occidente con quali tutta la Grecia , fra laquale fiì annouerata rilola di Cpr- eira . E perche le paci meglio fi ftabilifcono con le paren- tale , a perfiiafione del Senato Romano , diede Ottauiano fua forella Ottauiaad Antonio in moglie , la quale n^^andò al marito a Corcira , ou'egli Tattendena ^ non cflèndofi fi- dato di andare a Roma, fofpazofo di qualche incon- tro ,. In Corcira dunque fi celebraron le nozze ( al rac- conto di Dion Calfio Niceo nellafuaEpiromc)con folen- i' nitàconueneuoleagliSpofi, a honor de* quali ilamparo- noi Libro Terzo. 1 19 1^0 i Corcìrefi monete ^ come fi vedrà a fuo luogo . Fi ni- tc le fefte condufle Antonio la fua Ottauia ad Atene . o quiui lafciatala, pafsò in Soria , poi*n Egitto ^ ouegli amori di Cleopatra gli fecero dimenticarla moglie, leu ^uale, non perqueftolaiciò di amarlo. Efividechicro poco appreflb , quando eficndo , per le calunnie di Alcu- ni rotta la buona corriipondenza tra il marito _, e il fratel- lo 5 ella paflando a Cori u con Antonio , il quale trecento naui conducena a' danni di OttauianO;, quindi spartì 2u jitrnouar quefto^ e Zeppe dir tanto, che li compofè di nuouo 3 e li fece abboccare nel porto di Taranto , in cui era Antonio con Tarma ta , Vna buona moglie mai noii^ filcorda di eflèrmoglie, benché il marito non fi ricordi d'effer marito . Quella , che fi lafcia vincere dalla gelofia, in vece di acquiftare , perde affatto lo ipirito dello Ipofo , intioducendofi^ non con le violenze, maconlapiace- uolezza l'affetto , Amore è vn fuoco di altra natura 3 che l'elementare: quello fi eftingue, quello nelTacque di vna prudente fimulatione fi accende. Dottrina vniuerfalo ella è, ma falla talora , e fallò in Antonio 5 il quale , lafciu- ta a Ottauiano la fua Ottauia, all'Egitto fece ritorno. Chi dice , ch'egh fufle ammaliato non erra 5 poiché non così facilmente haurebbc abbandonata per vna Egitia^ vna Romana 5 per vna lupa vn'agnella , per vn girifalco vna colomba, per vna Cleopatra meretrice la moglie Ot- tauia. Si accrefce il iblpetto per le tante rotte, ch'egli hebbe da' Parti a caufa , che mai non volle allontanarli dal fianco della druda j poiché fènza operation foprana- turale non haurebbepermefible vittorie de' fuoi nimici queirhuonio , che fu auidiillmo di gloriofc attioni . Vo- "linno 1 io Della Hiftoria di Corfù. gliono alcuni , che ciò credendo , gii fofle più compaflìo- ncuole Ottauia ^ la quale co'l configlio del fratello fi partì da Roma per girnearitruouareilmarito,acuiportaua^ bei foccorfi di gente , e denari . Arriuò ella a Corfu , da-» doue, doppo riceuuti mille honof i 5 nauigando alianti hebbe incontro gli ambafciatori di Antonio , che le im- poneua il fermarli neirifola di Corcira fino alla fine della^ guerra Partica, alla quale egli fi apparecchiaua. Difii- mulò laprudentifTimadonnaroltraggio, e mandando al fuo infido i foldati , e ricchiflimi doni, fi trattenne in Are- ne, alla quale più vicina fi ritrouaua . Ma veggendo la^ piaga del marito ridotta in cancrena fé ne ritornò al fratel- lo , che meditaua medicarla e col ferro , e co'I fuoco . Fu vinta la pietà di Ottauia dallo fdegno di Ottauiano;anzì la fua pietàverfo vn così empio marito feruia infirmare mag giorméte l'odio del fratello, che mal foffriua gli flrapaz/.i di vna dona di tanto merito . Si bandi la guerra, e i Corei- refi fi dichiararono del partito di Antonio^ò perche la pia- ceuolczza di quefto haueflè tirato il loro genio , ò perche la cattiua influenza delle ftelle, permettendolo Dio , Tin- chinaflè alla rouina della lor patria. Antonio fi moflo dall'Egitto, e Ottauiano dall'Italia , quello fi fermò in-, Corfù , quefto prefib i monti Cerauni j ; e Tvno , e l'altro auidi di decidere le loro pretenfioni con Tarmi , Ma eflcn- dofi Antonio partito con molte nani Corcirefi , che l'ac- compagnarono , per ritrouarc il nimico , egli arriuò im- prouifàmente fbpra deirifbla , che non era priua dì difen- fori y hauendoui quello lafciato numeroib prefidio . On- de per lungo Ipacio fi difefero con grande ftrage degli ag- greffori , i quali oftinati alla fine prefero la Città , eOtta- uiano Libro Terzo , 121 ulano vcdfitutt'i fanciulli 5 e giouinetti , le tolfegli a liti- chi priuilcgi, edaliberalafèfèrua. Qui fi trattenne per fabbricar naui nel porto dolce, eflèndo iui , fecondo Dio- ne y e Sabellico , vn nobiliflìmo Arfenale , ricco di o^dì cofaneceflariaatalfine. CoMegni^egalec, fattcinCor- cira egli (ciolfè a' danni di Antonio, eilvinfc, percho Cleopatra alla vifta del nimico tolfe la fuga, qualièguì Tammaliato Antonio , che potea fperare vna bella vitto- m . L' vna, e l'altro in Aleffandria di Egitto ricuouraron- fi jeTvna, eTaltro tolfero poi per dilperatione il veleno . Veleno pur'hebbero i Corcirefi , quando , doppo la bat- taglia , humiliatifi al vincitore , benché otteneflèro le /b~ ftanze, nonpuotero da lui impetrare la libertà: onde con- uenne loro fofFrire amarezze lòtto Timperio di vn Prefi- dente, che con molte mihtie, e con ampia autorità, vi lafciò Ottauiano , che fece ritorno a Roma trionfante di vn mondo . A' tempi di coftui nacque Crifto Saluatore^ dell' Vniuerfb in Betelemme di Giuda da Maria Vergine , eilèndo l'orbe vniuerfale , doppo la battaglia , in aurea^ pace^ e doppo la fua morte hebbe l'Imperiai diadema^ Tiberio. Se io fcriueffi le Hiftorie Romane, farei mentionc del modo , C0I quale , à onta di Germanico , che nacque da^ Druib;, e da Antonia, figlia d\ Antonio , e di Ottauia , fo- rella di Ortauiano Augufto , egli arriuafle à tale grandez- za; ma perchehòperibggerroleanguftie di vnlfola.. > dirò folamente quello, che Parte dello fcrinere mi per- mette . Fu dunque Imperatore Tiberio , ma Germanico imperaua ne' cuori del popolo, incatenato al fuo vafiàl- laggio dalle fue dolci maniere, e della memoria degli ani . R Di 1 22 Della Hiftoria di Corfù Di che auuiftofi Tiberio ad altro poi no attefè, che à recì- dere quella piata, che potea col tempo fare ombra alla fua grandezza . Vn tiranno mai no viue quieto fé non muoio- no quei,a* quali fpetta legittimamete la fignoria.Co'l pre- tefto di acquietar le folleuationi mandò egh'n Oriente il nobil garzone , il quale con Agrippina fua moglie imbar- catofi, doppo di hnuer caramente abbracciato il fratello Drufo, ch*era inDalmatia;, nauigò à Corcira , ouefù fpinto da furiofa tempefta . Qui rifìorò l'armata , ed heb - be trattenimenti, degni di vn tale Principe, poiché i Corcirefi , e per la ricordanza di Antonio , di cui egh era nipote, e per le fuQ nobili parti, fi forzarono à gara di honorarlo per ogni via . Gli iiece'ro leggere gli annali de' loro più celebri fatti , le croniche della loro antichiflTima^ origine, per hauerloforfiinterceflbré, preffo Tiberio , nelle loro calamità , e per diiporlo à efìer mezzano della^ libertà , della quale fola fi moftrauan biamofi . Stampa- rono àfua gloria medaglie 3 edereflèraalfuonomevna-» Statua di confiderabile grandezza del marmo più fino , che nella Grecia fi trouafle , e liuellata da infigne artefice , a' piedi della quale, bafe maeftofa facea leggere in lettere^ greche la feguente infcrittione , che ancora in Corcira fi confèrua à diipetto del tempo . nOAIS, rEPMANIKON KAISAPA, TIBEPIOT KAI2AP0S TION 2EBA2TOT KAISAPOZ TIQNON.XnATErONTA ©EOI 2. Cìwtits Libro Terzo. izj e vuol dire in latino Ciuitas Corcyra Germamcum defarem Ttherij C figlio deli'vno, e dell'altra, ottennerero molte efentioni , c^ priuilegi , per mezzo di quattro Ambafciatori , che Ipedi- fi furono à rallegrarfi fcco deiracquifto della corona , Non credo però haueflero la totale libertà , quale acqui- fìarono da Claudio, grato a* benefici di coloro , che l'aiutarono contro degl'Inglefi con potenti foccorfi . Set fìinta naui , ben corredate , mandò Corcira à Oftia, acciò fuflèro à ièruigio dell'Imperatore nelle guerre di que' po- poli ferociflìmi di natura . Quel , che auuenne fi sa, e fi sa anchc,che Claudio de* Corcirefi viiTefèmpre amatorc,co- me furono gli altri fino a Tito,figlio di Vefpafiano,il qua- le rjtornàdo dalla guerra Giudaica,in Corfù hebbe tali ac- coglienze, che mai non fc ne puote dimenticare. Anzi fra gli ipettacoli famofi , ch*€gli inftituì , doppo la morte del Padre, il più celebre fu l'abbattimento nauale, di cui fàmentioneDionCaifio, fotto nome di Corfioti , e Co- rinti;. Due armate comparuero in vn Iago, quinci ^c/ quin- Libro Terzo, 125* quindi Afpolle in atto di battaglia , quali axiuflaronli come nimiche^ladoue T vna rapprcfèntaua i legni di Cor- eira j l'altra di Corinto , Republichc ; che fra di loro lun- go tempo fi lacerarono , Magiàfiamoarriuatial tempo, che la diuinaProui» denta prefcrifTe alla làlute de'Corcirefi, che in molto guerre vincitori , Tempre con rmfernoeran rimafti per- centi , Viueano nel gentilefimo ( fé pur viue chi è mor- to alla gratia ) ciechi di mente, e priui di pupille uell'- anime, lequali, nonveggendoil prccipitio, dentro vi trabboccauano . Delirauan melchini , haucndo per capo Roma, ch'erapaizadietrotrenta mila Deità, che nu- mera Efiodo , e nella Città di Dio annouera S. Agoftino. Oltre Bacco , Giano , Nettuno , Gioue , Venere , e altri ridicoli Numi ^ che adorauanoi Feaci, Apollo era fra loro in tale veneratione, che ogni portento a lui attri- buiuano , il faceuano autore di marauiglie , Era allora Principe del Senato di Corcira Cercillino , ( qual mol- ti dicono Re) huomofuperbo, e crudele, ma della fallii religione del gentilefimo così oflcquiofo , che per quella non hauea mira al fuo medefimo fangue , come fi moftrc- rà nel progreflb di quella hiftoria . E come che Dio nelle maggiori fceleraggini mai nonfifcorda d'eifcr benigno, a* tempi di coftui mandò à Corcira le fue mi feri cordi e per mezzo de' Santi Giafone , eSofipatro, TvnoVefcouo dlconio, l'altro di Tarfb . Giafone fauolofo portò a quet l'Ifola il Vello d'oro di paflaggio ^ Giafone Criiliano vol- le iui lafciarlo con la fede, che v'mtroduffe . Furono am% bo, gli huomini di Dio , difcepoli di S.Paolo, ambo nelle loro diocefi^ conuertite al crocififso; haueano tfercitatiu U 12,0 Della Hiftoria di CorfiL la predicanone Euangelica, e ambo vollero oltreiloro confini portar vittoriofo il veflìUo della Croce del Rer dentore . O^de vniti nauigarono à Corcira , in feccia al-?- la quale , neirifoletta di Pitia , hora di Vito, fermaronfi, e qui ereflèro al Protomartire S. Stefano vna Chiefà coiu loro grande fatica . Accorftro dalla Città molti à vedere i! nuouo edificio , tutto differente dagli altri templi a gl^r- idoli confàgrati 5 e alcuni, ftimando, che que' Santi har uefiero ricchezze s*inuogliarono di rubarli . O quali ra- pine à voi fi apparecchiano fortunati Ladroni ! Gitene^ pure, che ruberete i telòri della Sapienza , e icienza dellV Altiffimo^che ftanno nelle mani di quei Prelati. Voi voler te rapire , e farete rapiti dalla gratia, onde farà vicendcuor le il furto ; poiché voi ruberete il Paradilb , e farete rubati airinferno.. Pafìarono di notte in qualche numero à Pi- tia, e la notte lor fé incontrare il giorno della vera creden- za j cercarono dentro la Chiefa Toro nafcoilo, e fi veggo- no auanti vna miniera , che , benché del continuo fi caui, mai non finifce . Giafone, e Sofipatro, mentre, orando à ehiufi occhi , incontrauano il cielo fenza vederlo , furono fiìcgliati dallo ilrepito , e dalle voci de' mafnadieri , che Dulia trouando lagnauanfi, fecero lor trouaremolto, a cui noli penfauano . Segnatifi con la croce cominciarono à predicare a quella ciurmaglia , che fi fermò attonita, il «omc di Giesù , k vita di Crifto , i flioi miracoli, e la fusu legge con femore cosìgi-ande, che alcuni fèntendofi Fàni'mó accefo cercarono Tacque iàcredcl battefimo, per ciHiVguer le fiamme. Felici voi. chepalsandoilmarc/ con penfiero émpio, paride vn tal naufragio , dal quale, tome la fenice dal fuoco., forge ringiouanito Adamo ! Voi Libro Terzo. 127 Voi beati, che poteftecaunrdairondc quel lume, cho pofto fu*ì candeliere , fempre rifplende ! Vn fole di chia- ri raggi à voi fpunta dall'acque ; e in sì pretiofo lauacro le voftre macchie dilieguanfi , Così di molte pietre di fcan- dolo feppc fare Dio faffi fcalpellati all'edificio della Chie- fa. Ma tutti non furono i ladri, che ottennero dal Cielo tal gratia ; onde da quei, ch'eran rimarti più che mai fom- merfi negli errori , perche fuggiron dall'acque battefima- li , fu fubito auuilàto CercilJino ,. ili quale, pieno di fde- gno, impofè à fuoi miniftri,che giflero a* catturar que' ni- inici di Apollo . Di Apollo erano al ficuro nemici quei , che teneuano folo amicitiacoU vero Sole del Paradifb. Tra ceppi , e tra catene furon condotti al tiranno , il qua- le , ardendo di rabbia, appena li vide , che con voce di tuono , e non vi vergognate, gridò , difbllcuar con la-. 1 ingua vno , che , per le fue fceleraggini , fu fblleuato fo- pra di vn legno ? E da quando in qua fon degni d'inccn- zoi patiboli, e di adorationi le forche? Così fi oltrag- giano i Numi ? E io potrò comportarlo ? O voi lafcfe- rete la falfa credenza , ò la vita . La vita piìì torto , rifj^o- JeroiSanti, che la fede ci toglierai; poiché rvnafinifco co'l tempo , l'altra vna eternità ci promette . Ci fpiaco bene,che tu rimanga cieco, e che facci oflèquio à Dei fen- za pupille ; del rerto il chiudere alla morte le pupille poco ci cale , Arfe di rabbia a tali parole rinfuriato Cercillino, e volendo chiudere la boccaà quelli, che così fiiuiamente parlauano, dentro tetra , e ofcura prigione li fc rinfèrrare. Qui erano fette ladroni, per gli loro misfatti tenuti fra' le- gamiy i nomi de' quali come degni di gloria fi deuono re- gi ftrarene^ fogli, e furono Saturnino ,Gianiculo, Faufti- no T z8 Della Hiftoria di Corfù. fioj Gennaro, Marfàlio, Eufrafio, e Mamillo , che poi ot- tennero vn gloriofo martirio . Qucfti,airingrcflo di Gia- fone y e Sofipatro videro in loro compagnia gli Angeli ; ondeftupiti a'Santichiefèro, perche da* fburani (piriti fuflèro accompagnati ? Ma Gialone, prendendo ciò per. motiuo di conuertirli, e perche voi, fbggiunfc , veggen- do gli Angeli^adoratei diauoli,eil vero Dio non cercate^ qual noi crediamo ? Crifto egli è , che nacque mendico, per arricchirci di gratic ; che fi vide fra' giumenti, per ab- battere la parte animale; che morì tra' ladri , per rubar le^ anime al Cielo , Figli , fé voi credefTiuo, vi fi muterebbe- ro le catene in collane , i legami, che vi cingono , in coro- ne 5 il carcere in regno . Quell'infelici, che non haueano in fétte giorni affaggiato cibo alcuno , non curando per la fame di regni , ccorone, all'vdir di tah marauiglie^ il racconto , baderebbe à noi , ripigliarono, qualche riftoro , per credere a* miracoli della voftra fedc/ . E quefto haurete , foggiunfe , il Santo ; e fubito poftofi 'n oratione, da vna colonna di marmo, che iui era.» pronta à foftener il tetto della prigione^ kco, naicere ìuauifTimi frutti, co' quah quc' famelici fi cibarono . L'orare è di più potenza della verga di Mosè, ladoue dalle pietre caua rinfrefchi , piiì fbdi deir acqua , Cecilia d'inuernohebbclerofe, e i fiori; quei Santi dalla geli- dezza di vn marmo fecero nalccr le frutta ; e quelli , zj qucfti del vago giardino del paradifo . Poiché fé odoran- do le Rofé di Cecilia il fu o fpofb, e il fuo cugnato heb- bero quafi à perdere il fénfb per la fragranza 5 all'odore-/, che mandarono le frutta , tal fbauità fentiifi nel carcere , che i prigionieri dubitauano, s'egli fi fufle trafmutato in. cielo; Libro Terzo. iip cielo; cben potcandirfi'ncielo, fé le melodie Angeli- che loro lufingauan rorecchio , Suoni vdiuanfi ^ e canti j eà tali fuoni à tali canti fueglioflì confufo il guardiano della prigione , che Antonio fi nomaua, e volendo ai car- cere accoftarfi, il vide tutto illuminato, erauuisòvna^ colomba, che, girandolo, con corone d'oro gignea i capidc'prigioneri. Né à lui venne meno la colomba^ ; poiché lo Spirito Santo nel fuo feno s'introdufie , e fubi- to il fece proftrare a' piedi de* Vefcoui ^ che, doppo di ha- uerlo bene inftrutto nella fede, aflìeme con gli altri fet- te,il battezzarono con giubilo dell'Empireo , oue per vn peccatore, che fi riduce , fi fuol fare allegrezza . Beii^ auuenturolb Antonio , che, daclauigerodi terrena pri- gione, ticangiafti'noftiariodivncielo, oue fanti, o Spiriti beati godono di albergare . Da cuftodc di ladri, ti facefti con loro mafnadiero , à fine di rapire con vio- lenza il regno Iburano. Sij tu benedetto, che,la{ciando le chiaui di ferro , quelle gemmate togliefti , che apron-, leporte della bella Sionne. Ma Cercillino, che defide- rana qualche auuifo di Giafone, e Sofipatro, mandò à chiamare Antonio , di cui mai foipettato non haurebbo vna fimil mutatione . Molti furono i meifaggieri , i qua- li arriuati al luogo del carcere, il mirarono coperto di gigU, edirofè, che allettauan la vifta, elufingauano l'odorato 5 eoltreciòafcoltando finfonie, e canti, fen- zapaifar oltre, fi pofèro dolcemente à dormire; e dor- mendo comparue loro in fogno vn Angelo in figura hu- mana , che la prigione copriua con lampi di luce, e nella deftra impugnaua vna fpada à forma di face . E pure fred- di fra tante fiamme , fi fuegliano , e in vece di ricorrere^ S a' Santi, ijo Della Hiftoria di Corfù. i* Santi, loro additati da Dio con tanti prodigi, ne cor- rono al tiranno , il quale , airauuifo di quelle marauiglie , grand'è , efclamò,.il potere di Apollo . O men recato , o perche ti contradici con le tue fteflè parole ? Se i due Ve- fcoui , come diccfti, fon nimici di Apollo, hor come que- fto opera à fauor loro ftupori ? Mais! l'intendo : ogni fto- niaco guaito cangia in veleni le medicine; e chi è lofco vede cinto di tenebre il lume pili chiaro. Maeglifinfe, e altro hebbe nella bocca di quel , ch'efaminaua col cuo- 1 e.Poiche fra le altre cofè gli haueano riferito i fuoi fgher- rani , che vifto haueano quattro animali , che cantaua- no , SanEius , SanEins , SanEius , Dominns Deus Sabaoth s henediEim qui T'enit in nomine Domini: onde più che mai erarimaftoconfufb. Non volle darlo à intendere; ma-» chiamando vn mago famofo, Zoitodinome, a lui rac- contò quello gli era fiato ridetto, e particohrmente il fece confàpeuole del miracolo delle frutta, nate dalla^ colonna; eflèndo il Principe informatiffimo d'ogni fuc- ceflb . Il mago rife , e più grandi ftupori con l'arte fua poter fare vantoflT: e in effetto alla prefènza di Cercil- lino , pofe fbtto il giogo due boui , co' quali arò vn pezzo di terra, in cui fèminò il frumento, che fubito crebbe , formò le fpighe, ediuenncmaturoinguifa, che canato- loda'fuoigufci, e fattone farina, fi puote impaftare il pane, del quale cibofs'il tiranno . In vn giorno Zoito fece quello, che appena compilce in fette mefi la natura con l'induftriade gli operari . Ma inganni furono de gli occhi , a* quah traueggole mette il demonio , acciò da lui gli huomini non fi partano : apparenze,non realtà, come quelle di Simone dall' Apoftolo S.Pietro in Roma disfat- te. Libro Terzo. 151 te. Se non mancarono nel mondo ^ Dio permittentc/y gli Egitij fattucchieri , pur nel Vangelo fi videro i Mosc, veri opratori di portenti , atti à confondere i Faraoni . Cercillino , che rimale da Zoito perluafo à credere noiu eflèr diuini gli llupori , fatti da* due Santi Gialònc , e So- fipatro, corfecoYuoifàtelliti al carcere, eincontratofùi Antonio, e tu pure, efclamò, tifèi lafciato da* maliardi (èdurre ? Appena finì la parola , che il guardiano animo- fo gli chiufe la bocca con vna guanciata. Grande ardi-> re di huomo , per altro vile ! Ma gli cofterà ben caro lo fchiaffb, che aggiunto al titolo di Criftiaao , gli farà {of- frire moltiplicati tormenti . Egli è già tempo, che co- minci no le fcene del fangne , iparfo in Corcira per la fede, per dileguar le macchie di tanto làngue , che fi era iparfo ne' teatri delle battaglie. Senza guerra non ponnoftarei Corcirefi , auuezzi all'armi : mancano quelle de' barbari, k comincia la barbarie 5 e non vi effendo nimici , fi mette mano contro de' Santi , Comandò il Principe , che fi troncafle la delira ad Antonio , il quale con lieto vifo fe la vide recidere , quafi non fufle fua, ne à lui appartenefle il dolore . Dal che il tiranno vie piii infellonito, gli fe ta- gliar la finiftra 5 e pure al fecondo colpo Antonio fi dimo- fira infènfibile . Fortunato martire, à cui dal Cielo è per- mefJb , che non pofìà più declinare , né à delira , né à fini- ftra 5 come il Giofùè comandò Dio; onde nel mezzo, oue la virtii rifiede, potrà folo fèrmarfi . Poco fèruono le ma- nia chi non ha più da flrignere le chiaui della prigione 5 poiché quelle del Cielo s'impugnano con lo Ipirito. E perche ne anche de* piedi h à bifogno chi corre per la Itra» da dd Paradilò , Tvno, e l'altro tolfè ad Antonio il barba» Si ro; 132. Della Hiftoria di Corfù. ro ; ond'egli cadde per terra , e con animo folletiato y al fuo Signore diflè , voi vedete Giesù mia falute , chcnoa* truoiio in quefto mondo foftegno alcuno , eflèndomi già tolti quelli 3 che mi donò la natura 5 voi folo dunque fare- te il mio appoggio ^ godendo ip , che mi fieno fiate recife dal ferro quelle membra^ che vH tempo feru irono à ojffen- dere la voftra clemenza . Cercillino 3 che fai ? Non afcolti le voci di vna fortezza ^ che non può effere natura- le? Leafcoltabenej e per non vdirne delle altre ^ fece al Santo togliere dalla bocca la lingua, la quale, ripoftadi fuo ordine dentro di vn vafo , parlò , rimprouerandogli la barbarie , che viàua contro i ièrui del Crocififfo . Che* la lingua di Antonio di Padoua reftafle illefa nel fuoco fu grande miracolo:, ma che la lingua del noftro Antonio recifa fauellaflè è maggior marauiglia . Parla la lingua^ quando, fecondo gli Anatomifti , co* legami de' nerui ftà attaccata ni cuore : forfè che la lingua del Martire, c'hcb- be per cuore Dio, ancorché tronca , à Dio legata , poteua non proferir le parole ? Ma fé la lingua fenza bocca ragio- na ^ la bocca di Antonio fenza lingua non lafcia di difcor- rere con Giesù ^ à cui raccomanda lo fpirito , cui ringra- tia delia fortezza , che fomminiftra a' fuoi feguaci nel refi- ftere a tante pene . Cercillino , che mutolo vdiua vn,chc douea effcr muto , parlante , non potendofi fèruir della^ voce legata dallo ftupore , fi auualfè delle mani , fciolte^ dalla crudeltà , e con molti fchiaffi procurò ferrar quelle^ labbra, che con rAltiOìmo facean continuati difcorfi . Pregò allora il Santo , che Dio con qualche caftigo faceP fé palefe al tiranno > ch'egli fapea vendicare le villanie de' iuoi ferui: e fubito da fulmine improuifo tocca la cafa del Prin- Libro Terzo. 13:5 Principe, diuenneiepolcro della moglie, ede'figli;re- ftando fola viua vna fanciulla , detta Corcira , qual rifer- bò il Ciclo per fé à maggior confufione del genitore . Hor vanne al tuo Apollo, ò empio moftro d'infedeltà , e pruo- ua fe i fuoi allori fanno difenderti dalle fàette . Tu al San- to togliefti i piedi , Dio ne' figli à te togle il Ibftengo di tua famiglia ; à quello troncafti tu le mani , il Monarca fb- urano à te nella moglie tronca le braccia: à che più penfi > Il fulmine non è valeuole a introdurre nel tuo cuore Vn lampo di fede > MaCercillino,c'hauealo {plrito più du- ro dell'antico Re di Egitto, che mai non volle ammoUirlo al tocco de' flagelli , comporti dalla Mofaica verga , fece» ftrafcinare Antonio fuora della Città ^ ouedopporelo gratie al fuo Creatore , finì di viuere , Quefto fu il primo atto di quella tragedia gloriola , di cui fu teatro Corcira , Fu il primo Antonio à entrar le porte del martirio , come auueizo à maneggiare le chiaui. Molto wel carcere del corpo non doueaftare il carceriere 5 libero volò fubito al- la patria de* beati . Scriflc la fua vita vn tal vecchio Teo- dolio , il quale di notte raccolfe il làcro corpo , e nella^ Chiefetta di S. Stefano dell'ifola di Vito , ò Pitia , nafco- ftamente gli die fepoltura. Era pur Criftiano quefto Teodofio , ma ftaua del continuo ritirato per paura del Principe, il quale, non fatio delle paiTatecarnificine,» bere nuouo fangue già fi apparecchia . Manda per gh due Vefcoui, che, condotti alla fua prcfenza, furono da lui tentati àlafciareCrifìo, ad adorare Apollo. MaGiafo* ne , e Sofipatro , che furon maeftri di Antonio , non ha- uean da farfi'nfegnare la coftanza , dalla quale auualorati, noi adoriamo , dilfero , il Dio di Apollo , che altro non^ fu, 134 Della Hiftoria di Corfù. £1 ^ che vna viliflìma creatura, dalle voftre fauole tra/por- tata fra* numi. Meglio per te farebbe illafciare il tuo Apollo 3 e donarti a colui 5 che regge i Cieli > e TEmpi- reo. O quanto di Apollo più iplendc il noftro Cluifto ! Tu la fùa luce non vedi, perche lèi priuodilumij che> fefecito ti fuflèil mirarla > tiaccorgereffi, chepiùpura* fcintilla , che i raggi del fòle 5 che acciecano . Ma Cercil- lino, che hauea à Iato il fiio mago , burlandofi delle loro parole 3, horsu via, fòggiunfe, vediamo fé cotefto voflro Dio è più potente di Apollo! Comanda poi à Zoito , che^ in virtii di Apollo, operi qualche prodigio; e-» Zoit ondata vna gran voce fece, che non iòlo gli huominf^ e le donne, ma anche gli animali^ e le pietre di Corcira.; % cominciaffcro frettolofamente a ballare , Al fuono della.» magica voce fèguì il ballo, e parea fi auueraflè la maraui- glia del Profeta, mentreifàfii^ come pecorelle, f^Itaua- no» Non ballano però Giafbne, eSofìpatro, checal- cauano ilfèrmamentoco'piedij balla bene il tiranno , il quale , in urtando al ballo la lingua , a' Santi riuolto , e^ voi che farete, diflè ò fèguaci del Crocifìflò ? Vi bafìa l'a- nimo à far fìmilimarauiglie > Nò , rifpofè Giafbne ; per- che noi le facciamo al contrario di quelle opera Tinfer- no • Il tuo Zoito ha fatto muouer le pietre j hor arrendi^ e vedrai y e qui facendo il fègno della croce verfò del magoiltrasformarono in immobile faflò. La moglie di Lotperla curiofità in iflatua di Sale, Zoito per l'infe- deltà in coIoiTo di pietra f: cangia. Io non fàprei dire> ciò, che auuenne di quel marmoj poiché la Hifloria-i grecanonnefamentione; flimo bensì, che Cercillino , più duro di quello, per togliere dagli occhi de' Gentili reuì- Libro Terzo. 13^ l'euidentilTimofègno del miracolo , ò i\ faccffe fcppclirc fotterra^òglidaflcfèpolcro dentro del mare. AlJavifta di tal miracolo niente moflb il Principe , fa condurre alliu prigione i due Vefcoui^e da quella fa vlcire i fette ladroni, per inuiarli a* tormenti : ma fé ladroni furono 5 eferci- teran no più nobile latrocinio nella cafa del tiranno ^ su cui fra poco ruberanno la figlia , per dada à Crifto . Poi- che^mentre fra legami auantilpalaggio di Cercillinopaf- fauano, furono ofleruati dalla nobil fanciulla^ la qualo chiedendo la caula del fu pplicio di que' mefchini ^ e in- tefo non eifer altra, chelafedediGiesù^fubito, dallo Spirito Santo infufa nel fuo cuore la gratia, corle al Pa- dre , à cui diflfe fe cifere Criftiana . Cercillino , quefto è vnbelcolpodiquel Dio, che tu difegni colpire , Chi puote mutare vnSaulo in Paulo ^ cangia la tua Corcira^ inallieua del Paradifo; e tu hauendo da tanti f uccelli aperti gli occhi non vedi? Che farai Padre? Ah non^ piià Padre , fé de gli altri figli ti priuò il fulmine , deirvni- carimafta ti priua vn lampo del Cielo! Che farai Pa- dre ? Ah Padre nò;, che padre non puòeflerechiccrL, Saturno fa carnificina de' figli ? Che farai dunque barba- rofènza legge, fenzahumanità, fenza dettami della na- tura ? Egh con parole dolci procura piegare l'animo del - la fanciulla 5 ma, veggendo vano ogni fuo tentatine , pafsò dalle minaccie a' tormenti . Fé condurre la Santa^ fopra di vna Collina fuora della Città { Buono augurio per la Vergine, àcui, prima della battaglia, appretta campidogli l'Empireo ) e qui la fece cruciare in modo , che, co'l detto dell' Apoftolo, potea dirfi Ipettacolo di marauigliaàghhuomini, àgli Angeli, à Dio . Mas ella 1^6 Della Hiftoria di Corfù cllaèfopradivn colle , come può allignare nclfuofeitS baflezza? Stoica fembraua alle pene; è, come Anaf- farco nel mortaio, burlauafi del tiranno. Gridaua talora, elefuevoci non eran di donna, (è i carnefici incorag- giauano alla battaglia, alla pugna contro il fuo corpo . Stupiuano i circoftanti , e con le lagrime à gli occhi compaffìonauano i fuoi dolori , ed ella contracambiando il loro pianto con vn rifo giuliuo, infenfibile fi facea> vedere alle angofcie. Cercillino poco puoi viuere fé-» già fi fpargono le vifcere tue . Il tuo {àngue allaga il terre- no, e tu, vigorofb pia che mai, non indebolifci lo fde- gno ? Ah, che l'accrelce in modo , che fu condotto à co- mandare quell'orrendo misfatto , che la penna candida fi macchia nella fuadefcritione ,ond*elIa anticipatamente fi tigne d'inchioftro . Doppo lunga fofferenza chiufa nel carcere fòla Vergine, e il Cielo, che preuidei difegui federati di Cercillino , le fece compagna vn Orfà miraco- lofàmente comparfa . Corcira non temere 5 il tuo viaggio farà felice, fé le Orfecelefti ti fon vicine. Non farà infor- me il parto della gratiainte, ladoueti mette apprefib la^ lingua di vn orfa . Crefcerà la tua gloria più che quella^ di Roma,efrendoIe Orfe p'm nobili delle Lupe. Godi Corcira nelle ombre della prigione la luce fcintillante-' delForlà; né le nubi, che vedicomparire nel volto di vn' Etiope ti fpauentino, poiché faranfubito dileguate. Vn moro trouò Cercillino, à cui impofe, ch'entraflè nei carcere, e à forza (ò inudita barbarie) defloraffe la^ Vergine. Si Ielle mai cafo più ftrano ? Vn padre al fuo frutto vuol far togliere il fiore ! E quando mai gli antichi Annali vna limile enormità raccontarono? Il Contcr D.Giu- Libro Terzo. 1:57 D. Giuliano allaga delle Spagne le ij^atiofè pianure, con,, torrenti di armati , per la opprefla Florinda dal Re Rogri- go y e kct i Mori compagni delle fue vendette 5 e Cercil- Jino da vn moro vuol , che fi opprima Corcira . Ma noi permife Dio, poiché TOrfatollè dal naufragio la perico- lante virginità delia fanciulla, che con lefue forze mal^ haurebbe potuto refiftere alle violenze di quel fellone. AiTaltò l'Etiope , e con le vnghia > e col dente lacerando- lo, lo sforzò a raccomandarfi à Corcira, la quale pietofà, orando , reftituillo à doppia fciute , e del Corpo , e dell* anima . Puote lauare, e far bianca , contro il detto del Sa- uio, la pelle di vn Etiope la noftra Santa, e vn moro fé di- uenir tutto candido nella fede . Con le acque di vna fon- tana , che prodi giofàmente fcaturi nel carcere , battezzò il nero, à cui pofe nome Criftodolo , e in quelle acquc/ cftin/è il fomite , che hauea acceib la libidine nel fuo cuo- re . Indi dal nuouo Criftiano interrogatale Verginella^ , come douefle rilponderc à quei , che Tinterrogaflèro chi egli fuflc , rispondi , gli diffe, io fon feruo di Giesìì Crifto, in lui credo , in lu i /pero , e nel fuo nome fui battezzato . Licentioffi da Corcira così bene ammaeftrato Criftodolo, e incontrandofi nel Maggiorduomo di Cercilhno fi pale- sò Criftiano 5 onde fu condotto al fupplicio . Vna lega il diuifè per mezzo,ma Tanirna vnita ne volò all'Empireo. Pria, ch'egli fpiraffe gli Angeli à viftadi tutti gli corona- rono il capo , e le angeliche armonie fi vdirono alfuo paC- ^ggio* Cosi Criftodolo da coruo,ch'egli era,cigno diue- ne,e qual cigno hebbe canzoni nella fua morte.Morì egli, non qual ville, perche viuédo hebbe doppia nerezza, mo- rendo acquifìò multiplicato il cadore.Nella patria de^bea- T ti de- 138 Della Hifloria di Corfù. ti depofè le ombre del volt03eflèndo aflai difiìmile dal ma- teriale il fole increato: che fé quello tenebre cagiona col lume^ quefto le tenebre diliegua, ricuoprc i vifi di neuo, che non dilegueralli per tutta Teternita , Tal fu il fine di Criftodoloj^ chein vece di vn fiore 3 che non rubò , otten- ne più rami di palme vincitrici, edi allori., Lefue mem- bra furono gittate a* cani> madaqueftiledifèfèroalcuni augelli con tal brauura> che mai non ardirono dì toccarle. Onde raccolte poi da'fedeli, fé non degno del £10 merito, hebbero almeno vn honorato fepolcro . Grande viluppo di marauiglie ! Mori fatti bianchi , Orfè cuftodi , volatili guardianirò Itupori del cielo ! Ma nellalegge della gratia fon quelli miracoli communali; e quel Dio, che comandò a' leoni nell'antico teftamento > e fé , che le fiere cuftodif^ ièro i cadaueri de' Profeti , puote nel nuouofare precetto alle Orfo, e aftrignere i pennuti alla difefa de' martiri eftinti . I cani non lacerano , che le lezebeh , non è cibo delle loro bocche la carne de*^ Santi j né il fimbolo della-» fedeltà potea lacerare gli prototipi della fede. lonoru iftupifco di tali miracoli, lìupifoo bene , chea tah mira- coli Cercillino non fi muoueflé dalla fiia credenza, dichia- rata falfa da iegni così manifefti , Faraone, benché fem- pre ritornaife alla primiera durezza , ad ogni modo parea^ nmeffo à ogni prodigio , che operaua Mosé j ma Cercil- lino mai non fi piega , e più oftinato , che mai , fi deter- mina finire tutti gli atti della intraprefa tragedia . Corei- ra compcfc il terzo , fé i due primi haueano rapprefentati Antonio il Carcieriero , e Criftodolo il moro ., L'inuitta eroina , che con la fua Orfà a canto dirizzaua fempre la-» calamita della fede verfo il fuoDio , nulla temea i furori del Libro Terzo. 1:0 del barbaro Padre^, che à guifà di mare procellofo f ìen ,ca^ di rabbia 3 e con la fpuma alla bocca minacciaua naufrai^i. Andò alla prigione il maggiordomo di Cercillino^per co- durla à nuoui fupplici , maTOrfà, valoro&mente oppo- nendofi , non permife , che fufle molla la Vergine, la qua- le 5 immobile più che colonna , oraua al fuo Dio . Onde diiperato Tempio miniftro di più empio fignore , coman- dò 5 che fi cigneflèla danza di legni , a' quali attaccato ef- iendo il fuoco forfè la vampa micidiale, cbapoteaince- nerire gli bronzi . Che fa Corcira ? Ella co' tre fanciulli di Babilonia canta, e fcherzando con l'Orfa intimorita, le diceua, che non haueiVe paura , perche non le nuocereb- be la fiamma . Snella hauefle veleno nel cuore , come la^ Salamandra , non iftupirei di vederla viuace dentro gl'in- cendi] , ma non l'hauendo, ammiro di quello ardore , che può refiftere alle fornaci . Non fi eftingue , benché come Fenice dentrolapiraj né cerca nuoue penne, tuttoché^ con l'Aquila firitruouinelrogo. Per dodeci giorni du- rò il fuoco , e quando credeuafi Cercillino di raccoglier le ceneri della Santa , per gittarle al vento , al vento vide^ fpars'ifuoidifegni, ritruouandolaviua, Hebbeà morir di dolore à tal vifta , e , hauendo apprefo dal fuoco l'eflère tutto vampa, fi nccefe maggiormente nel defiderio di eftinguer colei,che il facea viuere,con le piraufte di Egit- to , in mezzo à cocentiffimi ardori . Condurla fece fuora della città, e ini fopra di vna gran cattaftaco' piedi allinsù nppefala , dal fumo volle fuflè tormentata chi non conob- be fuperbia . E mentre il fumo co' fuoi giobbi procura^ ridurre al centro i cerchi della fua vita 5 i fatelliti deltiran- noco' baiioni le minuzzano leoifa , e altri con le flette le T 2 tra- i/^o Della Hiftpria di Corfù. tnfìggon la carne . Ma dal Siggittario il fole di CoYclrìl ch'era in Vergine^cominciò à tralcorrere per Teterno Zo- diaco , oue gode i fegni della diuina mifèricordia , Morì Corcira a' cinque di Aprile alla prefenza di Teodofio,che fcriffe gli atti del fuo martirio , diede fèpolcro al fuo cor- po y alla finifìra di Criftodolo il moro, dentro della Città, mefta per tante ftragi . Vergine gloriofa, di cui , più del- l'antica Corcira , li vanta Corfù, ò quanto mi Ipiacedi non potere al tuo nomeconfagrare, che neri inchioftri, hauendoti per altro dedicato candidi gli affètti dellani- mo ! Tu , c'hauefti nimic© il padre , non ti Icordar della patria , che brama la tua protettione , giache la tua amici- tia non merita. Nella gloria, oue £4, fènonperdefti l'efler Corcira , della tua Corcira fbuuengati , e il nome commune ti perfuada a rimirarla con benigne pupille. Così dall'empio genitore fu trucidata la figlia, ma quella , chefù generata pe'l Cielo, al cielo folleuoffi con Tanirna , quando il cielo à terra difcefe fbpra il fuo Corpo . Nella-, fua tomba la notte Iplendeuanofourane faci 5 evdiuanfi angelici concenti ; onde potea dirfi vn iepolcro cantoria dell'empireo . MaCercillino, ch'era tigre , à quei fuo- ni, à quelle molodie più crudele di uenta; esfogarnoru potendo la rabbia contro la morta , la morte apparecchia a' vini , e al quarto atto riduce la tragedia , douendo egli rapprefènare il quinto coi meritato caftigo . Dentro vna gran caldaia , piena d*ogho , pece , e catrame i lètte Santi ladroni fé mettere ; indi accefo vn grandiffimo fuoco vol- le à poco , à poco 1 iquefare le loro membra . Mi rallegro con voi, ò fortunati mafnadieri ! L'oro cercafte, in oro vi fiere conuertiti, ladoue il tiranno, per raifinarui , vno cruc- Libro Terzo, 141 conueiiiua il fbccorrere le pecorelle del Vangelo, perièguitatedavnlupo. OròGiafòne, eSofipatroj e cheauuenne? (!Jiiello appunto, che vide il popolo d* lidraele fuggitiuo dalle perfecutioni di Faraone , Si diuifè il mare, che Tilola dì Corfà dalla terraferma difgiugne, e diede libero il paflaggioa'Criftiani nouclli. Fuggono quefti'n mezzo alle onde , ma Cercillino , per la mede- fima via , armato li fègue . Sciocco ! e noa t'auuedr , che fé il popolò fedele pruoua i miracoli del popolo Hebreo, à te fi minacciano i caftigi deirEgitio tiranno > Le flrade fra Tacque non fon per te 3 che tracci fèntieri di fuoco ; oue vai ? Ferma il pafib , addietro ritorna . Ma non può ritornare più addietrro Tempio , che douea conchiudere Tvltimo atto della tragedia col fuo naufragio dentro del mare. Si vnirono di nuouo gli flutti y fra' quali rimafè , con tutt'i fuoi fèguaci, Cercillino affogato. Il Ion][o fèruì al nouello Faraone di mar roflb^e le Adriatiche onde fi cangiaron nelTEritree , DalTacqua pafsò egh alle fiam- me , e da Nettuno à Plutone. Scia pure fra* cerberi fa- melici chi fu fèmpre fltibondo di fàngue 5 che io , lafcian- dolonelTabiflb, àCorcira ritorno . Qui di nuouo Prin- cipe fi prouide il Senato 5 eà Cercillino Dauiano fùfb- ftituito, il quale fui principio non fu meno empio del filo anteceffore contro de* Crifliani, ma nel fine pur'egli Crifliano diuenne . Queflo pofe mano in Sofipatro , e a* fiioi danni Fantica inuentione di Perillo fé rinuouare . Vn toro di bronzo accolfe il Santo nel feno 5 ma fé Gio- ue con vn toro rapì Europa, Dio con quel toro vuol ru- bare alTinfedeltàTifola di Corcira» Il fuoco, chefotco iltoro i44 Dt41aHiri:GriadiCorfù, il coro era accefò , per eftinguer la vita di Sofipatro , fparfe le fue vampe , e molti de' gentili riduflc in cenere : onde gli altri col Principe Ipauentati gridarono^eftingiii, Sofipatro Tincendio , e tutti faremo Criftiani . Cefsò fu- bito la fiamma , e correndo à togliere dal tormento Sofi- patro trouarono^ che allora Ipiraua l'anima al fiio Crea- tore , Intero era rimafto il corpo , che accoliè quell'ani- ma , che lènza lefione alcuna era volata alla gloria. Fu feppelhto entro vrna di marmo ^ intorno alia quale fol- leuò il Principe cóuertito vna Chieia col titolo di S. An- drea Apoftolo , benché poi da' Santi Sofipatro , e Giafb- neprendcfleilnome. Battezzofli Dauiano, e Sebaftia- nofidiflè, econluitutta rifbJa Criftianadiuenne, eie quella hebbe dalla Ninfa Corcira la nominanza , poi ìgu fua Città principale Corcira fu detta dalla Santa martire, e Principeffa Corcira . Il Tempio , dal buon Sebaftiano eretto , co'l tempo hebbe nobil riftoro da Stefano Arci- uefcouodiCorfù, il quale ornollo di marmi ^ e colon- ne ^ e di due 11:9 tue , pofte nel SanSia SanFtomm ^ Tvna per S.Andrea, Taltra per S.Sofipatro , efoprah'ngrefibpo- fc due infcrittioni'n lingua greca, delle quali la feguente iòla fi legge , ellèndo Taltra roficciata da gli anni . Libro Terzo . 1 45* Ei^ XóoTLV ai^TucT wo^hm dju.TrAoLKfì/u.oi'nùìi • TLotKlhOILLOp quantunque ofcura , tradotta in La- tino cosi fuona. Lttmine comfcans , (g^ confpicua Aedes Safientifsimomm ^ ac Diuomm Afojìolomm y ^u^ frius incornata ^ (^ fama erat , ^Hnc perptilchra , ac njalde glorwfa apparet , Dicore Stephanus mclyttis Antijles Hanc exornamt mente pia Profoltittonepeccatomm anim^fuiC y Jidemonaque eterna , atqm hommum lande , Et hoc conjìmxit in Chnflo Saluatore £legans opus Stephanus Praful Profolutwnefuorum multorum peccatomm ^ Varijs piEiuYis^ (^ arttjiciofaforma , Stephani Pr^ftélis Jngens lahor , Tempio njenuftè componendo Studuit admodum ^perennis opus memorile , Battezzato j come il Principe , il cui efempio feguì la mo- gli^ , il figlio 3 e tutta la fua famiglia , fcefe dal Cielo va' V Ange- 140 Della Hifloria di Corfù. Angeloadauuifirca' Corcirefi, che Dio hauealoro ri- mefle le colpe , e che non fi fcordaflèro di fare limofina » Onde ogni vno s'impiegò à /occorrere bifbgnofi , ad aiu- tare gli oppreffi 3 e particolarmente Sebaftiano , il quale il lùo palaggio conuertì in Tempio à honore della Regina^ degli Angeli , ed è quello fteflb , che hoggidì fi chiama^ della Madonna di Pagliapoii j à canto à cui fece fabbrica- re vna celletta > doue viflè da romito , morì da Santo y c^ fu ièppdlito con honore . O quanto fiete voi diuerfo dsu Cercellino , ò gloriofb Fri neipe ! Quello vide perire ìsu fua memoria col iùono degli ondeggianti marofi > e voi , benché morto viuete nella ricordaniadi ogniuno 5 quello sìt i fogli vola col titolo d'infame^ voi gloriofo nomc^ dettate alle penne degli fcrittori 5 quello fi merco Tinfer- no, voi col terreno il regno eterno comprafle » A voi dcm Corcira la iiia fede , fi come Cercillino incolpa della fua infedeltà , Il Cielo, il Cielo fteffo volle p^lefare quan- to da quello voi fofte diffimile 5 poiché ladoue il barbaro vccifè la figlia, il vofl:ro eflinto fece rifbrgere dalla tomba^ Vnico egli era del padreil garzonetto , e in età di dodeci anni era morto ria Principefla madre > che perfa con lui vedeualafiia famiglia, rico^ à Giafone , che allora viuea oflèquiato da popoli , e il Santo con le preghiere gli ot- tenne la v^ta . Doppo ta! fatto la gloria di Giafbne creb- be a tal fègno , che beato fi Itimaua chi potefle toccar Ic/ liie velli, ò godere de' fuoi difcorfi» Impiegòffiegli già vecchio à fabbricar Chiefè, ad ammaeftrar nellafedei conuertiti, edoppomolte mai-auiglie oprate per con- ièrmar maggiormente gli animi nella dottrina di Criflo, pieno di meriti , dalla carriera temporale volò airacquiflo deU' Libro Terzo, 1 47 deireterno premio. Così rapprefentòCercilJino trage- die, che finirono in lutto ; e Dauiano tragicomedie , che cominciaron dal pianto , ed hebbero il loro termine ìru vnrifogiuliuo, in vna gioia di Paradifo, Siadettoàba- flanza della introduttion della fede 3 alprofeguimento della fiori a fi ritorni . Morto Claudio Imperatore 3 da cui ottennero i Cor- fioti la libertà, per leaftutiedi Agrippina fua madre re- gnò Nerone , a onta di Brittannico legittimo erede dell' Imperio , come figlio di Claudio . Che non fa vna don- na, quando ella combatte con le lufinghe ? Hauea Agrip- pina da Gneo Domitio , di cui era rimafta vedoua , gene» rato Nerone , e fatta moglie di Claudio, che da Meflàlina fua (pofa hauea hauuto Britannico, feppe far tanto , cho il nouello marito, accefo di lei fuor di mifura, adottò il figlio del vecchio nella iua famiglia , e il fece fuccefforo del principato . Vccifè l'Ingrato Nerone la madre , veci- fé gli amici, vccifelloma, benché dal fuo fuoco, qual fenice, ri forgefiTe più bella 5 e alla fine vccifè fé ftefìb, non potendo refillere à Galba, che fàlutato dall'efèrcito di Spagna Imperatore caminaua verfo Roma, per liberarla dalla tirannide. A Galba i Corfioti dedicaron medaglie, ò perche flimafkro, ch*egh le meritaua per hauer tolto dal mondo Tempio Nerone ; ò perche da lui otteneflèro , come più credo, qualche fegnalato fauore . Succefieà coftui Otone per opera de' Soldati Pretoriani , e i Corei- refi al fuo i":omefl:amparon monete, forfi per la fleflà cau- fa di qualche priuilegio , ò efèntione ottenuta , Già fi sa, che, vinto Otone, Vittellio^ fuperatoVitelIiohebbe^ Timperio , falutato dalle mifitie di Giudea ^ Vefpafiano j V 2 doppo 148 Della Hiftoria di Corfù doppo cui Tito 5 e poi Domitiano , fuoi figli hebbero E corona di vn mondo : ma trucidato quefti per gli barbari iuoi coftumi^ al buon Nerua toccò il Cefareo paludamen- to; e dominando con piaceuolezza , non meno gli animi , che i corpi hebbe vaflalli . I Corcirefi alla memoria di fua virtii improntarono molte medaglie , delle quali alcuna-, truouo , e con le altre fi metterà nel fine di quefto libro » Traiano , che Vlpio fi dille , benché nato in lipagna , per le fue rare doti , fu tre mefi , prima ch'egli moriflè , fatto figlio adottiuo da Nerua; e da figlio che diuenne d'Impe- ratore 5 padre fi fé veder dell'imperio , quale arricchì to- gliendo le grauezze; onde anch'eglinoricch'i Corcirefi > i fecero v edere la fua effigie nelle monete 5 che à fua fama-» improntarono. Di Elio Adriano , che per la parentelà-r , fignoreggiò doppo Traiano ^ io non ho trouato memoria alcuna fra' Corcirefi ; ma del fuo figlio adottiuo Atrio Antonino ^ c'hebbe il cognome di Pio fi veggono anco- ra medaglie ; onde fi può credere ^ che da Tvno, ma noru dall'altro riceueflèr fauori . Anche a Marco Aurelio , e à Fauftina fua moglie^ c'hebber la corona imperiale per l'a- dottione di Antonino dedicarono i Corfioti monete : ma j Lucio Vero, compagno di Aurelio nella dignità, non fole medaglie ottenne, però che fi legge, c'hebbe potentiffimi aiuti cótra de' Parti . Arriuò Lucio à Corcira con Tarmata Romana, e i Corfioti , richiedi da lui di qualche foccorfo, armarono fubito numerofo nauilio , e arruolando dall' Ifola , e da' luoghi foggetti , groffo ftuolo di foldati , lac- compagnarono fino in Soria , oue fatto lo sbarco, contro i nimici fi mollerò ; e i Corcirefi fi portarono nelle batta- glie così bene, che Vero non diife il falfo, quando li lodò alla Libro Terzo. 149 ailla prefenza di tutte le legioni . In tal guifa honoraunno i buoni Imperatori le genti della noftra Corcira ; onde mi inarauiglio , che coniaflèro monete a Commodo y cho {uccQ&. ì Lucio Vero , e à Marco Aurelio fuo genitore ; poiché federato egli fu , e più tolto fimile alFinceftuofà Fauftina &a madre, che al buon Marco fuo padre : fé pure fugli padre Marco , e non più tofto qualche gladiatore 5 ò marinaro , co* quali fouente fi miichiaua Tinfame, e inde- gna Imperatrice. Ma fcufinfigh antichi Corfìoti, fra' quali fi douea permettere ladulatione verfo del Principe : anzi fi fcufino, perche quelle medaglie ftamparono in_. tempo , che Commodo era giouinetto, allora cha da fuo padre fu dichiarato Cefire , e fuccelTor delPimperio . Vc- cifb quefto da' fuoi ^ Elio Pertinace, che nacque da vn.. Libertino su le montagne della Liguria, hebbe il domi- nio Romano , e da' Corcirefi la gloria delle monete coru ragione ; poiché da lui ottennero quefli quello , che a gli nitri pertinacemente negaua . Né le fue obligationi altri- mente permetteuano, conciofìache i Corfioti Taiutaro- 110 con le loro armi, e armate contro de' Parti. Piùà ogni modo furono fauoriti da Settimio Seuero, erede del- la fgnoria di Pertinace , come fi conofce da' grandi foc- corli gli diedero nella guerra Partica , e dalle monete im- preffe non fblo al fuo nome , ma à quello di Geta fuo fi- glio, e di Caracalla, che , doppo lui, Imperatore diuenne. E benché Baffiano Antonino Caracalla fuffe empio , con ciò tutto la buona memoria del padre operò , che i Cor- cirefi fu'l rame incidefìéro la fua figura, e n\ vn altro quella di Placilla fua moglie, à cui liuellarono tre meda- glie. Di Opitio Macrino , che doppo Caracalla imperò, non I ^o Della Hiftoria di Corfù. non fi legge cofa alcuna ne gli annali de* Corfioti 5 ma di Eliogabalo , che à lui dietro venne ^ fi veggono meda- glie; uè sòindouinarelacaufaditalefcoltura^ mentro egli mai non fece bene ad alcuno . Stupifco però più di non trouare monete con Teffigie di Aleflàndro Seuero , che disfece tutti gli abufi nell'imperio introdotti , dal fuo anteceiforeEliogabalo; onde da' Romani hebbe il titolo di padre della Patria . Meritaua ben egli tale honore , o per le fue virtù 3 e per la piaceuolezza ^ vfata a* Corcirefi , quando nelllfola loro fermòffi , per girne poi a' danni de gl'indomiti Parti . Ma non poflb credere^ che i Corfioti, che l'accompagnarono in quella imprefa con molte nauf, e ibldati , e fotto la fua guida fecero attioni non commu- nali , non gli haueifero poi , almeno nel ritorno vittorio- fo 5 dedicato qualche medaglia : onde il tempo ladro , che fuol rubare^ e nafconde ogni cofà, ne incolpo . Dop- pò Alefìandro forfè Maffimino, à cui fucceflè Balbino , quello 5 che andando contro de' Parti arriuò à Corcira^, e da' Corcirefi prouifto di legni , e militie , i Corcirefi ar- ricchì di priuilegi , eper gratitudine da quefti fu fcolpito nelle medaglie . Acoflui feguì Gordiano il giouine , che luvccifò in età di venti anni per opera di Marco Giulio Filippo y che fu Imperatore, al quale i Corfioti liuellaron monete, che fino a' noflri giorni fi truouano . Eftinto Filippo, hebbero l'Imperio fucceffiuamente, Decio , Vibio Gallo , Emiliano , Valeriano , Galieno , Macrino, Flauio Claudio , Quintilio Aureliano , Tacito , Probo , Caro , e Diocletiano , di cui folo truouo memoria fra* Corcirefi,non facendo degli altri ò in bene,ò in male,mé- tione alcuna le Hiftorie . Ma prima, che di lui cofa alcu- na fi Libro Terzo. 15^1 na fi icriua è necefìario ripigliare da lontano il difcorfo . iGoti, che fecondo Plinio, eStrabone^ habitauano quelvaftopaefe, che chiudono in meizo la Scitia, la^ Tracia , e la Germania ; impacienti de' ghiacci eterni del- la loro prouincia ne vfcirono, per portar fuoco all'impe- rio di Roma. Venneropiù volte co' Romani àbattaglia, e per Io più rimafero perditori : poiché LucuIIo li cacciò dalla Mifia , Augnilo ne vccifc cento fefsan ta mila 5 e da Domitiano>daCaracalla,e daFilippo furono opprefll con grande loro ftrage, erouina. Mai Goti, quafinouelli Antei , benché atterrati , fòrgendo più vigorofi , e vinfe- 10 Decio, e aftrinfero à vergognofà pace Gallo Gene- rale 5 e poi, a guifa di torrente, inondarono nella Tra- cia, nella Mifia, nel? Afia minore, nella Bitinia, neir Acaia, nella Macedonia, e nell'Epiro, Se temeflèro i Corcirefi, non vi è dubio alcuno ; poiché quel fiume di armati non ciubitaua di valicare oltremare, non come^ Alfeo per amore nella Sicilia, ma per odio contro Cor- eira , la quale fola parea non pauentaflèle Gotiche forze. Ma non per ciò fi perfero d'animo , anzi veggendo la^ dcbilezza degl'Imperatori , fi difpofero far argine coloro petti a quella corrente, che cercaua di allagar l^vniuerlo . Dalle loro colonie, e dalllfolacauando i foldati compo- fero gl'inuitti Feaci vn giufto elército, col quale fotta la condotta di Demetrio Capitano generale , paifati nell'Epiro attaccarono i Goti, e loro diedero rotta tale, che furono affretti à vlcire velocemente dalla Prouincia^^ Infommachi moftra coraggio, ottiene trionfo, Vna^ fiamma di valore fa paura aleoni . Laleprenon è più pie- ciola del gatto , eperche fon differenti neiranimo, quella fugge i^z Della Hiftoria di Corfù. fugge dal cane> quello Tallàlta , Non bifogna mai auui- lirfi 3 perche la viltà toglie il valore da' foldati propri j, o nefà dono a' nemici . iGoti hauean pollo in ilpauento r Afia, e TEuropa^e pure da* Corcirefi furon battuti . Ma fé quelli vincono con la Ipada , perdono a* colpi della fal- ce di fiera pelle , che miete à migliaia le vite deirefercito trionfante . Il contagio , che fenza naui , valica talora le onde, pafsò à Corcira, doue kcc macello crudele di cittadini 5 onde la città , che douea efler Campidoglio^ fi vide trasformata in fepolcro. Chiufe le botteghe , bar- ricatele llrade> aperte fole le tombe danno figura di ter- ra moribonda, e vicina àlpirare. Giacciono à monti i cadaueri , monti fopra de* quali la morte trionfa j onde^ quei , che viuono , con le infegne della pallidezza fui vi- fo, fi dichiarano fuoi vallai ti . Gialbne , e Sofipatro , cho viuendo cacciarono , con l'idolatria , la pelle Ipiritualo dal cuore de' Corcirefi , ancorch'ellinti la fugano mate- riale da' loro corpi ; e inuocati dalle preghiere del popo- lo , ottennero da Dio la defiderata làlute . Cefsò miraco- lofamente la pelle 5 efù così euidenteil miracolo , che* molti , che viueano ancora nel gentilefimo , alla fede di Crilloficonuertirono, e i Corcirefi il tempio a' Santi conlàgrato riedificaron più bello. Era finito di frefco il male , quando vn altro ne Ibprauenne con Diocletiano, il quale arriuò à Corfù à fine di pafiar da quel luogo verfo i' Egitto, contro cui mouea Tarmi , e la Romana potenza . Qucfìo federato Imperatore , nimico de' Criiliani, veg- gendo nelilfola il culto de gl'idoli difmellb , e quafi tutti gli habitanti fedeh, molle fiera perlecutione contro de* battezzatijde' quali non pochi morirono,emoriuan tutti. Libro Terzo. 15' 3 fe Tempio, c'fiauea à cuore l'imprefa di Egitto^ nonha- ueflèftitTiato meglio il diflìmulare, acciò i Corcirefi gl'i preftaflèro i loro foccorfi . Cinquanta naui egli hebbe^di buona foldatefca ripiene, e con tale aiuto ruppe Achilleo, che fi era fatto tiranno , e dentro AlcflTandria aflèdiòUo ; e doppo moke fcaramuccie , e afìalti , nelTottauo mefè dell' afledio prefe la città, e kcc morire il ribelle . Io credo, che per gli buoni fcruigi predatigli da* Corfioti , li lafciaflo nel ritorno in ripofò ; mentre nuouc carnificine non leg- go fi vedellèro in Corcira, e pure poco appreflb patì da-, lui , edaMalTimiano Tuo compagno, vna perfecutiono vniuerfàlelaChiefa . Finì pure qucfta , perche i due mo- ftri fi ritirarono tra le felue rinunziando l'imperio . Dio- cletiano , e Maflìmiano da Imperatori diuennero horto- lani , forfè per abbellire di fiori la terra , c'haueano lorda- to con tanto fangue . Ma fèmpre furono hortolani , fé al giardino di Crifto aggiunfero le rofè , imporporate dalla loro barbarie . O quanto meglio dello Icettro voi ma- neggiate la zappa , che meno è aprire con quella le vifce- re della terra, che fuifcerare con quello il feno de* martiri ! Godo di vedcruico'J faio, perche troppo la porpora v' i!ìfanguinaua il penfiero. Gioifco mirandouià forza di colpi far forgere le piante, giacche poco fa vi mirai à for- za di tormenti atterrare i fedeli. Albergate pure fra lo bofcaglie ò voi , cheapprendefte la crudeltà dalle fiere^ Cerberi , che con Galerio Ccfare , componefte alla Re- publica Romana tre capi, fermateui all'ingrefìb de gli Horti , che bene il cerbero guardaua de gli EliGj le porce. La lupa , che lattò Romulo , e Remo , non vuole porgere più le mammelle à Diocletiano , e Mailimiano, che le fnc« X chia- 1 5*4 Della Hiftoria di Corfù. chiarono il fangue affieme co'l latte . Le accorta sì allìu bocca di Galerio, e di Coftantio^ noueirimperatori ; perche dal fecondo ha da nafcere Coftantino ^ che otterrà li cognome di grande . Da Coftantio y ed Elena fua pri- ma moglie nacque Coftantino^ il quale doppo che in-» Eborace^ città di Bertagna, chiufè gU occhiai Padre , folleuato airimperio y contro i tiranni fi mofle , e vinto Maflèntio , e debellato Licinio y diuenne afibluto Signore deli'Vniuerfb * L'efTer grande non toglie il vaflallaggio , che alle infirmità paga la natura dell'huomo . Le corono non fon circoli y che incantano le malattie in guifa, cho non fi muouano contro de' Principi . Diuenne Coftanti- no lebbrofo ; ne i medici furon valeuoli à truouar farma- co y che il guarifle dal male . Silueftro y che allora fedea-» nel foglio di S. Pietro, puote rifanarlo nelle acque del batt tefimo y c'han piii virtii delle onde del Giordane , dentro à cui y fecondo l'auuifo di Elifeo Profeta y depofe la lebbra Naaman, del Re di Siria general Capitano. Sibattez^zò Coftantino y che da Elena hauea fucchiato vn latte Cri- ftiano y e per lafciare al Pontefice il capo del mondo y fi partì da Roma , e verfo Bizantio nauigando , qui folleuò Coftantinopoli y fede del primo Imperatore leguace del Crocififfo . Stimo , che di paflaggio toccafl'e Corcira y e che allora i Corfioti gli liuellalTero quella medaglia , che^ fra poco vedrai : ma fé quefto è mio giudicio y vero è^, che Elena Santa^madre di Coftantino, fufle in Cori u, quando lafciò Roma per girne alla Paleftina , poiché fcriuono , che al fuopaffaggio apparecchiarono i Corcirefi venti galee, ben'armate, e che alla donna infigne fecero molti honori . Andò ella alla Giudea, doue la Croce di Crifto, e i tre Libro Terzo • 15^5' e i tic chiodi y rcppelliu lotto vna fcatua di Venere folle* uacaui da' gentilijper opera llia ritruouaroniìjnè dircj iiia- le,s'io diceflTijche 1 Corcirefi vi hebbero gran parte 3 lado- uecon le (pefe di venti legni à tal ritrouamentoconcorfe- ro . E fofpetto> che a loro iftanza > fuflè gittato vn Chio- do di Grillo dentro rAdriaticotempeftofo da Coltanti- no, che degli altri due fi auLiallè contro i nemici, attac- candone vno alla corazza, e l'altro al freno del fuo cauallo^ Poiché à quei > che (ì affaticarono con Elena , del ritroua- to teforo doueatoccarcla parte, fecondo le regole della-r giuftitia diftributiua. Né parefuor di ragione > cheàri- chiefta de"^ Corfioti fuiie gittato quel chiodo dentro dell' Adriatico , che in quei tempi dalle loro naui più.frequen- temente folcauafi ; ondele fue tempefte , più degli altri paefi oftendeuan Corcira . Creda circa quello ogni vno à fuo modo , mentre non fon cole di fede , come quelle , che fi trattauano nel Concilio Ni ceno , oue trecento di- ciotto Vefocui fi erano contro Atrio congregati , Fu co- ftui prete Aleflandrino , e fotto apparente diuotionepal- liaua la fceleragginc interna , Volea > che in Dio fufìèro diuife le perfone , e la foftanza , della quale diuerfa portio- ne hauelfe il Padre di quella hauea il figho j oltre gli altri errori , che dal fuo falfo credere deriuauano . Aleflandro, Vefcouo di Aleffandria , che non hauea mai potuto con le fue ammonitioni ridurlo, ricorfo al Pontefice Silueftro, e quelli à Coftantino , il quale in Nicea di Bitinia fece^ adunare i Vefooui che da ogni luogo concoriero . Ne vi mancò ApoUidoro Vefcouo di Corfù^ Prelato infigne e» nelleopere virtuose nella dottrina^ Fùinquefto Co n- cilio condannato com*heretieo Arrio ,, ed hebbe da Co;^ X % ftan- 1^6 Della Hiftoria di Corfù. fìantiiio l'efilio ; e in oltre i Fotiniani , e Sabdliani 5 quel- li perche con Forino Vefcouo de' Calati credeuano Cri- fìo puro huomo 5 equeftiàcagion^ che , con Sabellio , non ammetteuano in Dio , che vna fola pei Iona . Apol- lidoro ritornò alla fuarefidenia^ e Coftantinodoppo al- cuni tempi , mentre in età di feflantafei anni fi apparec- chia à diftender l'Imperio, e la fede fin nella Perfia, prefo dall'vltima infermità lafcia la vita . Huomo per ogni ver- fo fingolare fi contempli ò nel campo , ò nelle chiefe 5 ò neirattcrrare nemici, ò nel folleuare templi; ò nel vincere con la mano , ò nel fuperar con la fede . A lui deue molto la Grecia , oue pofe il capo dell'Imperio , che ripofaua^ pria nel feno del Latio : onde non fia marauiglia, che vno Scrittore Greco qualche linea di piiì alla fua memoria^ confàcri. Così hauefs'io penna di cigno , comevolon- tieri l'impiegherei a fpicgare le candide attioni di \il> Principe, che mai non denigrò la fua fama . Ne Roma fi può lagnare; poich'egli vna fola corona tra/portò fra' Greci, tre più degne nel Camauro lafciò a' Latini^ à quelli de' corpi , à qucfti diede il dominio delle anime . Viua.» pur'egli gloriole), che io, per inchinarlo, fermo la mano, ìafcio l'Hiftoria, e al mio hbro formo l'epilogo conica feguenti medaglie. La prima dunque è di Marc' Antonio, ediOttauia, l'effigie de* quali moftra nel dritto con le parole JM.AN- TONIOZ OKTABrA, cwc Mano Antonio, c^ Ottama e nel rouerfcio vna galea co'l fuo ordine di remi, e fopra vna fcritturajche dice KOPKTPAIQN ^lAH- TA . ConyrcnfmrPt' , Philota , La Seconda è di Germani* CO-, e da vna parte là veder e la fua figura armata , perch* esli Libro Terzo. i^y egli giua alla guerra.e le lettere r£2M ANIKOS K AI- 2 AP . che fignificano nel linguaggio Italiano Germani- co Cefarc ; e dall'altra vna naue con vele gonfie , augurio di felicità^ e il detto intorno KOPKTPAIUN Corcyren- fnmljL terza iu coniata per Galba^la cui forma rapprefcn- ta nel dritto^ co'l capo coronato di alloro ^ come infè^na l'infcritione greca SEPriOS TAABAS KAISÀP. che dice Im^erator Sergms Gdba C^far^ nel rouerfcio Mar- te in piedi con Taib in mano ^ e il motto KOPKTPA- IflN Corcyrenfium 5 quafi , che voleflèro dichiarare viu Marte quel che ièppe vincere in Nerone vn fieriffimo moftro. La Quarta Camparono iCorcirefi per Ottone^ con la fua mezza iìgura nel drittone lettere K. AI 06- £lN;,cioè Cefare MjOttone-^Q nel rouerfcio Marte^ma fedé- te,auguràdo al nouello Principe^doppo le guerre^ quiete: ' la fcrittura è T vfata KOPKTPAlflN Corcyrenfium . Di Nerua è la quinta, fimile in tutto à quella di Ottone/e n5 che nel dritto,allefueeffigie,coronatadi alloro,a^giugne ATT.KAI. NEPBAS. A^TF. cìohimperator Ufar ISler- ua Augujlus . La fefta , e' ha il rouerfcio eguale à quello di Gaìba^ fu fcolpita per Traiano, come moftra il fuo dritto, in cui li legge, intorno alla fua tefta cinta di alloro, ATT. K AI. TPAI AN02. AT . Jmperator Cdfiir Traiams Ah- gufìus. Più diffimile è la fettima di Antonino Pio, ben- ché nel dritto habbia fcolpita la fua effigie con corona di alloro, e la fteifa infcritionemutatoilnome, dicendo AT. KAI. ANTnNINQ2 Jmperator c/far Antmi^ «Mxjpoiche nel rouerfcio rapprefenta vn Gioue conrafta, fcdéte,e lettere ZET2 K A22:i02, che fuonano Inppi- ter Cafsius . Né marauiglia fia , che i Corcirefi, già ridot- ti alla 1 5 8 Delia Hifìoriadi Corfiì. ti alla fede di Crifto y Gioue Calilo ftaiiipa&ra nelle mo- nete 5 poiché allora fé ne fertiirono per nxtafbra di potea- xa^ quale auguraiiano ad Antonino , Ne ira Criftiani ho^gldì lì ftima per fègno d'idolatria rimprimere nelle* medaglie la fortuna ;, ò altro tale geroglifico , che non e- Iprimequal vera la fauola> ma il Tuo fiL;nificato applica-r alleperfone^ ehelodanfi. OikIc non deuiftupue fé nel rouerfeio deirottaua vedii medefimo Gioue feduto eon^ Tafìa in mano > ma condiuerfe lettere , che. corripotigona la parola KOFKTV AIClN Corcyrenfium-j marauigliati pili tofto del fuo dritto^ in cui eflendo Iiuellata la immagi- ne di Marco Aurelio > pur fi legge ATI. K. ANTÙ- NIN 02. SEB. ETS. Imperar or Marcus Antonmus Au^ pfius Plus : ma bilbgna^ che fappia il Lettore y che i Cor- cjrefi^affettionati al merito di Antonino Pio > di cui Mar- co Aurelio era genero y di ambo i nomi fecero rinfcritio- ne ; ò per augurare à Moirco la pietà di Antonino y ò per- che la pietà di Antonino riconofcenano in Marco ^ Lgu nona,. cheàFauftina, moglie di Aurelio liuellarono è dimezzana grandezza , e da vna parte t iene impreflà-r la. faccia delllmperatrice conia fcrittura $AOTZTH- NA. XEBAX FmJìinaAugufia'y e dall'altra vna galea co' remi, e remiganti, e par che à voga battuta vo- glia fokarilmare, con la parola fpeflbvfita nelle mo- nete, poftadifopra K02YiJ.VAl£tì:iCorcyrenfimm^^ Lucio Vero è Scolpito nel dritto della decima , e fi cono- fee 5 non dalla tefìa coronata di alloro , ma dille lettere A.K0M0A02 KAISAR che dir vogliono Lucms Comedus C^far^ nel rooerlcio quella medaglia mollra^. il Dio Pan , ò Agrefte fotto vn arco con falcein mano, e Libro Terzo, ifg lafolità fcriftura KOPKJPMQ.'NCorcyrenfiHm . (^lafi VoJeflèro dire 5 chea tale Imperatore dedicauano in quel rame Tabbondanza deirifola fertiliffima di Corcira 5 onde fi cchòfee-j che de' fall t numi folo fi auualeuan per limbo- li. DiCommodp figlio di M^u co Aurelio è rvndecima , nel cui dritto comparircela figura del giouine, e la in- fcritione A.KOMOAOXKAIZAP. Lucius Comodus C^far s e nel rouerfcio Pan , che 5 in luogo della falce^tie- nevna zampogna 5 peralludereà gli amori proprij dell" £tàgiouanile3 poiclip la zampogna de gli amori di Pan verfo Siringa Ninfa dì Arcadia, è immagine eij:)refìà , Fingono i Poeti, ch'eifendofi di quefta fanciulla inuagbi- toPan, mentre la feguiuaper opprimerla 5 la vide in vii_, fubito trasformare in cannucciepalufìri , per opera delle Ninfe ^ alle quali ella chiefefoccorfb. E Pan, che notT_, puotehauere la donna, prefevna canna, e comportane^' fiftola boforecciafipofeà cantare, e fuonare, à fine di alleggerir con la mufica le fue angofcie. A Elio Pertinace fùdedicataladuodecima, che fa rauuifarenel dritto la^ fua effigie conia Scrittura AT.K. AIA.nEPTINAS Imperator C^far Hdtus Pertinax j e nel rouerfcio Mar- te irt piedi , eia parola KOPKIPAIflN Corcyrenfium . Né Settimio Seuero reftòfenza la fua , ed è quella fi vede nel terzodecimo luogo, c'hà nel dritto la fua effigie con la parola A.K.SEfìHPOS. A. Setmus-^^ndì rouerfcio vna galea con remi , e.vale 'gonfie -, oltre alcune figurine, e delfini nuotanti,ela infcritionedice KOPKTPAIQN^ Corcyrenftum , Del mcdefimo Imperatore è la quartadecf- ma, c'hà lo fteifo dritto, che l'altra, ma nel rouerlcio il Pci^afo alato, per denotarci voli di fue vittorie contro de' 1 So Del la Hiftoria di Corfù. de' Parti 3 le lettere fono fimili, dicendo pur KOPKT- PAIQN CoYcyrenfum Al figlio di Scuero, per nomo Geta fu confàgrata la quintadecima, la quale quindi pa- lefa la fua forma coronata di alloro, e la (crittura A. KAL ANTflNINOS ET. ATBPI. C^ar AntonmGeta ; o quinci vnGioue fedente con lancia in mano, eia parola KOPKTPAinN Corcyrenftum, Caracalla, pur figlia di Seuero , hebbe la feftadecima , in cui da vn lato fi vede la fua forma fino al petto , con corona d'alloro fu*li Marco Giulio Filippo è la ventefimafèconda^ la quale di- moftra nel fuo dritto la fua effigie fino al mezzo , con ca- po circondato di alloro, e la fcrittura dice ATT. K,M. IOTAI.<&IAinn.SEB./?;^;?^r^r(?r Marcus luHus Phdip- fusi e nelrouerfcio vna Chiefà, foftenutada molte colon- ne, e con vaghi nicchi, e lettere KOPOPAIiiN. Corcyrenjjum , Stimo, che anche i Corcirefi crede Aero quefto Imperatore nel fuo intriniècoeflère Criftiano, co- me ftimauano tutti, onde vnaChiefà nelle fuc medaglio (colpirono. L'vltima è di Coftantino, € fa vedere nel dritto la fua tefta nuda fenxa corona ; e nel rouerlcio l'ef- figie di Corcira la Santa Vergine , e Martire , in piedi con la palma in mano , e Tinfcritione KOPKTP AliìN. Cor^ cyrenftum . Il fine del Terzo Libro. DEL^ DELLA HISTORIA DI CORFV Defcritta DA ANDREA MARMORA. L I 2 R O ^F ARTO., OPPO la morte di Coftantino il Grande^ Coftantino, Coftante^e Coftantio 5 fuoi figli , fi diuifer Tim- perio : al primo toccò la Francia , la i Spagna^cllnghilterra; al Secondo ritalia,rillirio , la Grecia , e T Afi-icaj al terzo Coftantinopoli , TAfia, e le altre prouincfe di Oriente. Parue à Coftantino , che pur' era il maggiore tra' fratelli^che picciolaportione^nfpetto alìe Libro Quarto . 1 6 f alle altre, di sì vafto dominio egli hauefìè 5 ondedalle> querele^che nulla fecero, venne all'armi contro Coftante, che gli era vicino . E benché quello guerreggiaflè allora^ co' Goti,à ogni modo, per mezzo di vn fuo Capitano , c/ con gli aiuti de' Corfioti, preflo Aquileia,non folo ruppe l'orgoglio del germano, ma gli tolfè mi/èramente la vita . Ma molto egli non fbprauiflè^poiche refbfipe'l dolor del- le gotte infopportabile, in Elene, cartello pofto alle radici del Tireneo , fu per congiura vcciib, e in fuo luogo aflun- to all'Imperio Magnentio . A' danni di coftui fi moflc-» Coftantio, il quale arriuato daBizantio à Corcira,quì,fra mille dimoftrationi di ofTequio, di potentiflìmi ibccorfi fiprouide, fapendo, che bene apparecchiato lafpettaua il tiranno. Corrifpofè, con molti priuilegi , e gratie all' animo pronto de' Corcirefi Coftantio, e facendo vela, in poco tempo prefe le riuiere d'Italia. Ma Magnentio fuora di quella l'attendea ; onde gli conuenne pallàre in_» Francia, oue due volte vinto hauendo l'inimico, Tafirinfè allafineàvcciderefè fteflb con le fue mani. Né molto lunghi furono i giorni di Coftantio ; poiche,hauendo di- chiarato Cefàre Giuliano fuo cugino,figlio di vn fratello di fuo Padre , ladoue feppe , che doppo le guerre di Fran- cia paflàua per occupare rillirio, afflitto da vna talein-r gratitudine, mentre penla di caftigarla, di quaranta cin- que anni fi eftinfè . E Giuliano apoftata dalla fede,che gli fucce(re,fra Perfi,da mano inuifibile ferito, anch'egli gio- uine terminò il corlb nella carriera de gli anni . Così ia^ ftirpedelgranCoftantinoinbreuehora mancò; ne fisu marauiglia , conciofiache i figli , che degenerano da' Fa- dri,nè delle loro felicità, né de' loro luftri ponno godere/. Z Arria- i66 Della Hiftoria di Corfù Arriani furono Coftantio> e Coftante; e Giuliano da fé- guace di Criftodiuenne Idolatra. Qualche verme rode^ quelle frutta^ che cattine nafcono da buona pianta, fé non può y fecondo il vangelo , da albero fenza magagna prò- durfi pomo marciose lènza fìipore Giouiniano 3 che noru hauea altro merito > che Teflèr buon foIdatO:^ delle vefti imperiali fìi cinto doppo la morte deirapoftata^ eàlui fuccefièValentinianOj padre di Gradano Imperatore, il quale, intefa la fciagura di Valente iuo zio , da* Goti nella Tracia vccilb,dalla Francia, ou'egli con felicità pugnaua, velocemente fi molle. Pafsò in Italia,edaqueftaàCor- cira,doue prouiflofi di piia naui,hebbe due mila Corfioti, guerrieri veterani,in foccorfo . Quindi/ciogliendo verfb Coftantinopoli , in cui moderaua le colè Teodofio Spa- gnuolo , da lui eletto per compagno deirimperio, arriuò nella Tracia, pugnò co' Gotiji vinfe, e vittoriofo fece ri- ' torno à Corcira. Refe mille gratie al Senato de gli aiutila' quali atcHbuiua i fuoi trionfi^diedele vele a* venti,e a' lidi d'Italia peruenne. Ma molto non fi puote fermare^poiche feppe^che Maffimo fuo Generale, dall'efericito in Inghil- terra gridato Cefare, era già nella Gallia con penficro di ©ccupargli tutte le altre Prouincie . Pafsò TAlpi , e quan* do voleaprefentareal tiranno la battaglia, abbandonato da' fuoi ili coftretto à fuggire, ma raggiunto dalle militie di Mallìmo,dentro Leone fu vccifo.Fece bene le vendette deireftinta il valorofo Teodoiio, che partendo dalla^. Grecia a' danni deirvccilbre, a cui dentro Aquileiatol- fé la vita . Concorfero à tale imprefà con grande sforzo i Corcirefi,non folo per far cofa grata al viuo Imperatorc/> | ma per confagrare alla memoria del morto mille vite ni- j miche Libro Quarto . 1 67 miche. Teodofio,hauendo neiroccidente mandato MaC- fimoall'occafbj ritornò a' paefi orientali 5 ma prima alla> Republica Corcireiè conceflè tali prerogatiue, che potea ben dirfi del Corpo Greco il cuore , mentre in lei aduna- ùanfi gli Ipiriti vitali delle gratie più nobili . Ondepoco rimafe da compartirle ad Arcadio, e Honorio, ambo figli di Teodofio > ed heredi del paterno principato 5 poco a-^ Teodofio fecondo^ che nacque da Arcadio^e a Coftantio> che fu compagno di Honorio^-che però di quefti non fan- no mentione le Storie Corcirefi . Fanno ben mentione di Valentiniano Terzo figlio &\ Coftantio , ( eflèndo flato il fecondo a* tempi del primo Teodofio , di cui folo , perche la meritaua habbiam fatto memoria ) il quale mandato da Teodofio il giouine^ per acquietarci tumulti d'Italia^ , hebbe nel ilio efercito qnattro mila ibldati Corfioti,, che-^ nciraffedio di Rauenna fi fègnalarono in modo ^ che per opera loro venne la città nelle mani deirimperatore , co- me ipriuilegiconceffi da lui à Corcira chiaramente pale- fano . Ma tanta felicità de' Corcirefi hebbe alla fine le fuc/ mifchianze dilutto^ perche in quefta valle di lagrime non fi può lungamente reipirar ftnza pianto ., Valentiniano y che deiropera di Etio s^'erafcruito con- tro degli Vnni 3 per lieue foipetto > àperfuafione di vn tal •Maffimo fuo fauorito , quel valorofiffimo Capitana fcco morire., Vn foldato impatiente del fine infelice del fuo «caro duce ,, non potendo foffrire la crudeltà dell' Impera- tore y à Valentiniano tolfe la vita ^ dicefi à ciò anche fpin- to dalle promeffe del medefimo Maffimo ,, che per la fua^ fellonia ottenne llmperio» Seppe tale tradimento Eu- do ffia moglie di Valentiniano^e incapace di confolationc • alcuna;^ 1 6 8 Della Hiftor ia di Corfù. alcuna ^ determinò vendicarfi : fcrifle à Genferico 5 che in Africa reggea il regno de' Vandali , promettendo dargli Roma 5 e ritalia , s'egli contro Maffimo il traditore fi fuflc molTo. Accettò di buona voglia l'offerta il barbaro, o con efercito^ compofto di Vandali, Africani, e Mori, pat so in Italia , prefe Roma , dalla quale Maflìmo fuggendo da vno de' fuoi fu trucidato tra' bofchi . Leone Pontefice, che fece ritornare addietro Attila , non puote perfuadero Genferico , che lalciaflè almeno intatte le cofè (acre 5 poi- che Tempio in dodeci giorni di facco , dato à Roma , ma- numeffe quanto di humano , e diuino nella Città fi troua- ua . Ritornò lo federato moftro all'Africa , e i Romani raccolti eleflèro vn tal Flauio Anito dell'ordine Senato- riO;,fbtto il cui dominio morì Leonesche hauea già contro Neftorio , ed Eutichio , radunato in Calcedone vn Con- cilio di Seicento trenta Veicoui,fra' quali fiì Soterico,Ve- fcouo di Corcira , come appare dalla fottofcritione della-» lettera, mandata à Leone Imperatore da' Velcoui del vec- chio Epiro . Ma molto non fi fermò Genferico nell'Afri- ca, fuegliato all'armi dagli apparecchi, che facea contro di lui Leone Imperator di oriente , ch'era fucceflb à Mar- tiano, che doppo la morte di Teodofio fecondo, la cui fb- rellaPulcheriahebbeper moglie, reffel'Imperio. Que- llo Leone , che fu il primo di natione Greca fbllcuato alla Corona Imperiale , fapendo , che con Velentiniano fi era eftinto il dominio di occidente pretefè ricuperarlo , e di nuouo vnire T vna, e l'altra Monarchia, già diuifà . E au- uengache i Romani , morto Auito , fbftituiflèro Maiora- no , e à lui Seueriano , e à queflo Antemio 5 à ogni modo effendo Cefàri fol di nome , e fènza fona , à fé fpettare in- ten- L ibro Quarto . 1 6p tcndeua Leone la guerra contro Genferico tiranno. Ma quelli già con potentiflima armata folcaua Tonde 5 e ha« uendo porto in rouina le riuiere dltalia, e di Sicilia , con- tro le maremme di Grecia fi ri uolfe. Corcira, benché^ fchiuaffe la fua potenza , non puote fuggire la fua barba- rie . Si difefè la Città, ma Tifbla fu laccheggiata in modo, che per più anni fuccefìe ;, in luogo dell'antica abbondan- za , lacareftia. E fu marauiglia , che fi conferuaflè la Cit- tà, quando pochi difenfori dentro fi ritruouauano , eflen- do cócorfi à riempir le naui , che in gran numero haucano mandato i Corcirefi à vnirfi all'armata di Leone , che lot- to il comando di Bafilifco contro il Vandalo veleggiaua . Doppo lungo errare pe'l mare incontraronfi alla finev r Africano ferpe, eilGrecoBafihfco, à cui fi erano ag- giunti molti legni di Antemio , per cui combatteuafi , e> predo Popolonia fi attaccò la battaglia , dalla quale fuggì Genferico vinto con pochi nauilij , che dal naufragio , dalTincendio , e dalla fchiauitù gli rimafero . Quel , che> doppo tale fconfitta^auuenne, fi legge nelle Hiftorie Vni- uerfali, doue può vederlo il curiofo,perche la mia, né par- la delle tante mutationi, che fi videro in occidente finche ritalia fu in Regno ri dottai né di Leone , à cui fucceffe vn figlio di fua forella , pur detto Leone , il quale à Zenone^ Jfaurico fuo Padre rinuntiò l'Imperio di Oriente. So ben* io,che, morto Zenone, hebbe lofeettro in Coftatinopoli Anaftagioj e quefto eilinto, fu folleuato Giuiì:ino,che la- fciò fuo herede Giuftiniano,il quale mandò Bellifario alla conquifta dltalia oppreiìà da' Goti . Teodorico , vccifo Odoacre,fe n'erafatto padrone,e Thauea lafciato ad Ama- lafunta fua figfia , la quale da Eutarico Vifigoto fuo Ipofo A a hauea 1 7 o Della Hiftoria di Corfù. hauea generato Atalarico , che molto non vifle : ond'ella pafsò alle feconde nozze con Teodato iuo cugino , che al principio fece ftima della moglie , ma nel fine di lei infa- iridito confinolla nelllfola del lago di Boliènna, oue la fe- ce morire . Hor Giuftiniano con la fcuià di vendicar la-» morte di coflei y ma in realtà per vnire all'Imperio lltalia, Ipedì BeUifàrio, che da Coftantinopoh fèpafìàggioà Corcira . L*accolfero i Corfioti con que'fegni di rifpetto, che à vn tanto duce doueanfi , e non Iblo il proiiidero di naui, ballanti àtraghittare le militie^ ma gli accrebbero Telèrcito con molte fchiere di giouani valorofi ^ de' quali poi feruiill nelle fue imprefe . In poco tempo tutta fotto- mife la Calabria ;, efiendofi à lui dato Embrino genero di Teodato , che la guardaua j e fpintofi auanti 5 aflediò Na- poli> e per via di vn aquedutto la preiè . Indi^ camminan- do verio Roma^co^lfauore del popolo^che Taccolfe trion- fante > di quella facilmente diuenne padrone y efìendono poco prima vfcito l'inetto Teodato, il quale fu vccifb per ordine di Vitige , che i Goti fi haueano eletto per Re^à fi- ne di hauere vn buon capo nella guerra , che loro mouea^ Bellifario . Vitige era bafìàmente nato , ma iblleuollo la^ forza y. e l'arte militare alia corona^ ond'egli alla fortuna.» , che gliela diede aggi ugnendo /piriti iblleuati,ficongiun- fé in Raiienna con Matafunta , figlia della Regina Amala- funta con poco gufto della fanciulla, chemalfbftriuadi huomo vile la parentela. Ma dalle nozze fu richiamato all'armi , e da Venere à Marte , per rauuifb , c'hebbe della .rotta de' fuoi nella Tofcana^oue Bellifario mandato hauea due capitanila fine di foggiogarla . Partì da Rauenna con centocinquanta mila foldati , e giunto à Roma y vi aflediò Belli- Libro Quarto . 171 Bellifano per vn anno e otto mefi , ma fènza frutto ; pol- che i difenforj , per lo più Corcirefi , fecero de' fuoi talo macello^ che fu aftretto à disloggiare, e ritirarfi a Rauéna, dentro la quale il chiufè Bellifario, checonl'arriuodi Narfete eunuco , conduttore di molte fchiere, hauea ac- crefciuto l'efercito . Rauenna fu prefà , e Vitige fu pri- gioniero . Conduflelo feco Bellifario à Coftantinopoli con la fcorta de' legni Corfioti , eflèndo egli richiamato da Giuftiniano , à cagion , che piiì gli premea le guerra di Perfia y alla qual'era neceflàrio vn tal Capitano . Ma peg- giorando le cofè d'Italia 5 di nuouo fu mandato Belhfano, e di nuouo hebbe da' Corcirefi confiderabili aiuti ; noii^ però di nuouo egli vinfe 5 poiché Totila , à fnodifpetto, eprefe^edeftruffc Romane quafi tutto togliendogli auanti à gli occhi 5 il coftrinfe à lalciar la prouincia , qual diipe- raua difendere , Non perche vinto fuggiua 5 1 Corcirefi Jaiciarono di honorarlo 5 anzi fi fuppone , che Taccompa- gnaflèroconleloro galee fino àBizantio, oue caduto dal- la gratia di Giufl:iniano , kco, vn fine indegno di huomo , che nella Perfia , nell'Africa , e neiritalia hauea folleuato campidogli gloriofi al fuo nome . Chi afcende afpetcì la., difcefa ; poiché fé hanno l'apogeo, pruouano pure il peri- geo le ftelle . Rauenna , Ancona, e Otranto foli , doppo la fuga di Belli/àrio , eran rimafti all'Imperatore nell' Ita- lia dal furore di Totila, il quale , dcfiderando aggiugnere al fuo Regno anche la Sicilia, vi mandò numerofemili- tie , per occuparla , e nello ftefìb tempo ftrigneua Anco- na , e per mare , e per terra . Giuftiniano , c'h-^uea fatto pace co' Perfiani , e fugato gli Schiaui , vedendo le fuo cofe in buono ftato , (i difpoiè foccorrere alle miierie deli' Aa 2 Italia, I jz Della Hiftoria di Corfù. Italia 5 miftramente da' barbari lacerata . Narfètc , di na- tionePerfiano, hebbeilcaricodeirimprefa;edcgli, che, come eunuco , era meno, che huomo , fi fé conofcere più che huomo nelle battaglie . Per terra fi mofTc con fiorito cfercito, à fine di vnirfi con Vitaliano 5 che con molto legioni neirUlirio Tafpettaua . Ma mentre quefti fi appa« recchiano à pafìare in Italia , Totila manda la fua armata^ verfo la Grecia, che in rouina fùpofta dal ferro, e dal fuo- co . L'Epiro, TEtolia , e TAcarnania hebbero di che pia- gnere , però Corcira non puote lagrimare , poiché pochi furono gli occhi, che rimafero aperti alla ftrage, che in lei fecero i Goti . Il facco fu crudele , piìi crudele Tincendio, che le bellezze deirilblaridufle in cenere. Quei, che ri- mafero viui vollero vendicarfi,e forti loro rintento,men- tre vnendo i loro legni con alcuni, c'hauea Vitaliano, a' quali fi aggiunfero diece galee Venetiane , diedero fo- pra Tarmata, che aflèdiaua Ancona, e la ruppero à fegno > che di quarantaiètte naui Gotiche , fole diece fuggirono, e quelle , per paura , vicino al lido , furon bruciate . Né vendetta minore prefe Narfete,il quale,vnito co* Longo- bardi , disfece prima Totila , e preffo Pauia Tvccife j e poi del nuouo ReTeia ottenendo vittoria, il Gotico imperio neiritalia gloriofamente eftinfe . Eftinfe il Gotico,e vi fé forgere il Regno de' Longobardi , fé non fallano le Hifto- rie:c6ciofiacofache,regnando in Oriente Giuftino fecon- do, nipote di Giuftiniano , ch'era già morto , fu Narfete^ per l'odio gli portaua l'Imperatrice Sofia , richiamato alla corte con lettere obbrobriofè , che fra gli altri chiudeua- no quefl:i fenfi : non conuenire à vn'Eunuco la (pada , o che ritornnfié alla conocchia , e al fulb . Il che leggenda^ ciò, Libro Quarto. 173 e 10 , difTe Narfete , formerò vn filo y che non ifuilupperà da' laberinti , ma faprà formar laberinti , Il difTe;, e il fece, cdoppo fatto pentiifi, eforfi, non potendo più rimediar- Ili 5 perfe , per la doglia , la vita . Scrifle ad Alboino , Ro de' Longobardi , che le due Pannonie, e la Saflbnia allora occupaua, e inuitoUo alla conquifta dltaha : cofa più pia- ceuole non potea arriuare all'orecchio del barbaro 5 onde fubito fi accinfe, e valicat'i monti , allagò le Italiane cam- pagne 5 e facilmente cacciatine i Greci ^ di largo dominio fi fé fignore/ermando la fiia refidenza m Pania . Raiienna co'I fuo diftretto rimafe all'Imperatore ^ che in fuo nomo vi mandò vn Eflàrco , ò Gouernatore 5 per nome Smeral- do : ma qiicfto auuenne a' tempi di Maiiritio ^ fra cui , c> Giuftino era flato Tiberio, adottato dallo ftcifo Giù- ftino à perfuafione di Sofia fua moglie, che mainoiu hauea potuto generare figliuoli . Così l'empio Giuflino ( che ben empio poflb dire vn Arriano ) per vua donna> perfe l'Italia . Io fcufo coflui , perche fi vide, per amore, Vn Ercole con la gonna, vn Onfale con la claua . Il buon- tìiarito ami , ma non tema la moglie \ le fia compagno , non fuddito 5 poiché i Nini , che fòggiacciono per vn fol giorno alle Semiramidi , perdono, e la vita, e la fignoria. Giuflino però non conofcea le vere maffime di vn Princi- pe, onde commife quel grane fililo di oltraggiare Narfete. Né vn folo errore nella fua vita egli kcc ^ poiché fi legge, che a' tempi fuoi Tlmperio fu opprelfo dagli efattori, vno de' quali'n Corcira operò tali tirannie , che i Corcireu fu- ron forzati à tumultuare , Il togliere le lane, va bene; ma lo fcorticare è fouerchio . Gli tributi fon neceilari ai man- tenimento del Principe, però talora chi ha cura di rifcuo- terli , 1 74 Della Hiftoria di Corfù. terli^ li rende infopportabili a' popoli . Chi ftà alle porte fi deue portare da gabelliere, non da ladrone . Le grauez- ze fon tali , quando fi ponno portare , del redo fé fon fo- uerchie , non fi chiamano grauezze , ma oppreffioni . Il Camelo ftà baflb fino , che la foma è moderata , e quando fi vuole aggiugnere di fouerchio, fubito fi foUeua , Fu ta- le il tumulto de* Corcirefi , che Giuftino , da loro auuifa- to per via di Ambafciatori , ftimò meglio acquietarlo coi concedere airifola gli antichi priuilegi , ed efentictni, comprate dagli habitanti à prezzo di fangue , che à difeTa delllmperio {parfero nelle battaglie. Ma egli è tempo , che ritorniamo à Smeraldo, il quale mandato da Mauritio fucceflbre di Tiberio,adottiuo figlio di Giuftino, come fi difle 3 con qualche numero di foldati arriuò à Corcira > ma qui accrebbe in modo le forze , che puote poi reprimere^ Taudaciade' Longobardi, che mai l'Eflarcatodi Rauenna nonlafciaronoinpace.Conlagentedi Corfùegli vinfo Feroaldo, Duca di quella ferociflìma natione,e prefa Ciaf- fc, Città fortiffima , vccife il tiranno , che dentro vi fiera ricuouerato . Né fotto l'altrui Imperio folo , à fauor do gllmperatori^combatterono i Corcirefi, poiché da fo fep- pero reprimere l'audacia de' ribelli , che fènza ritegno per le foggette Prouincie à briglia fciolta foorreuano . I Dal- mati,veggendo nelle guerre d'Italia diminuita l'imperiale potenza, fcofìèro il giogo , e apertamente negarono à Ce- fare il vaflàllaggio . Erano allora diftratte altroue le mili- tie deirimperacore, i) quale vedea da lontano il difordine, e benché bramaflé,non potea porui l'opportuno rimedio. Ma non foffrirono le ingiurie del loro fourano i Corfioti fedeli, e à fpefo proprie armando potentilfima adunanza di naui , Libro Quarto . 175* naui/i ipinfero contro i felloni^li vinfèro in vna fiera bat- tagliale all'antico dominio li riduilero . In quefto tempOj hauendo Smaraldo pacificato i confini dcirEflàrcato , o cópofte le diicordie del Regno di Napoli, che per Mauri- tio fi tenea^hebbe iliuccefìbre^Gallinico di nome,ilquale poco tempo viflè^onde di nuouo fu fpedito Smeraldo^che da* Corcirefi ottenne nouelli fbccorfi . Ma^morto Mauri- lio, ed eletto Foca , fu à Smerardo foftituito Eflàrca Gio- uanni Lemigio , il quale , per la fua auaritia, e fuperbia, fu dal popolo di Rauenna tagliato à pezzi . Né meno auuen- ne allo fleflb Foca,trucidato da Prifco, genero di Eraclio- ne , che , reggendo gli efèrciti , volle con la potenza fare/ fuo figlio Eraclio Imperatore . Fu da Eraclio^ mentr'egli contro Cofdroe Re di Perfia combattea , mandato Eleu- terjo in ìtafia , a fine di caftigarel'infolenza di Giouanni Càfino , che , doppo la morte dell'Eflarca Lemigio , da^ gouernatore , ch'egH era di Napoli, fi fé tirranno . Eleu- terio in Corfu fi prouide di quanto gli bifbgnaua per Fimprefa : hebbe naui,e fbldati,co' quali vinfe, e vccife il ribelle, fòggettando di nuouo quanto s'era Iblleuato cont Giouanni Cafino . Ma Eleuterio infedele, in vece di ipec- chiarfi neirelèmplo del morto , delle iuepretenfioni fi fé- ce fpecchio ^ onde arriuato a Rauenna,Re d'Italia fi fé in- titolare . Poco a ogni modo godè egli l'vfurpato Regno^ mentre da alcuni foldati , che {limarono dar gufto alllm- peratcre, fu trafitto per Io cammino di Roma , oue ne gi- ua , per cignere il fuo capo con l'immaginaria Corona., , Eraclio in tanto , che da Cofdroe non hauea potuto otte- nere la pace , fi apparecchiaua alla guerra; alla quale con- corfero i Corcirefi con fèflanta naui , e quattro mila folda« ti, che I j6 Della Hiftoria di Corfù.^ ti , che diiiennero il neruo deirefercito Imperiale . Corfe il generofo Principe contro Tinimico , che in A^oto Cit- tà di Soria , fi ritrouaiia , e aftrettolo à fuggire nella Mefo- potamia, ruppe Salbaro , vno de' Capitani Perfi , che po- derofo fé gli fé incontro : indi., abbattendo Saim, che con jnuoue forze fé gli oppofe ^ sforzò Cofdroe à ritirarfi , e à mandargli Piazatenecon più numero di militie, equafi con tutto il potere della Perfia ; ma qucfto pure fu da Era- clio fuperato . Dicono^che della triplicata vittoria fu cau- fa principale il valore de' Corfioti , che dentro le fquadrc Perfiane fi cacciauano 5 fenza tema di morte, e vccideua- no^ e atterrauano , e degli auuerfari faceano Urano macel- lo . So bene^che vi hebbe la fua parte il miracolo^ma^jpar- lando fecondo quel^che humanamente comparue , la glo- ria maggiore fu de' Corcirefi , che poi dal vittoriofo Ce- fare ottennero priuilegi 5 quanti mai feppero defideraro da vn grato Signore , ricordeuole de' benefici . Ma Cof- droe^abbattuto dal triplice fulmine^altro fcampo no heb- be^che la fuga nelle piiì lontane parti del fuoRegno^oue fi fece compagno , e fucceffore Medarfe fuo fecondo figlio; del che fdegnatoSiroe il primogenito fece lega con Era- clio ; e, co' fuoi foccorfi^il Padre, e il fratello fece morire 5 cinofferuanzade'patti reflitui all'Imperatore tutt'i luo- ghi occupati,tutti gli fchiaui , e prigionieri , ein oltre la^ Croce di Crifto , che Cofdroe hauea tolto a Foca , quan- do il vinfe in vn fatto d'armi, che itct rofleggiar l'oriente difangue. Eraclio ritornò à Coflantinopoli,e i Corcirefi alla patria, carichi di preda , di ricchezze , e di gloria . O Eraclio , ò Eraclio / Volta l'armi vincitrici contro l'Ara- bia , già che la Perfiapiìi non t'offende . Non vedi , che comin- Libro Quarto . i jj comincia à fignoreggiare nel paefe della FeniceMaomet- to , che ne* pofteri , a' nollri danni , diuerrà immortalo ì Co* torrenti di fàngue eftingui quella face, che col tem- po ridurrà in cenere l'imperio c'hor tu poffiedi. A che> celebrare trionfi'n Gerufalemme ? La croce reco porta-i contro colui, che, con la fua legge ermafrodita, impugna principalmente il Vangelo , Mauritio,a'tempi di cui egli nacque, non puote conofcerlo, che bambino, lìx il rauuifi gigante, e non l'opprimi > Vanne, va à fpiegare la piace- uolezza Criftiana tra gli Arabi , e à que' ladroni infègna ^ come poffa rubarfi facilmente l'Empireo . Vccidi Mao- metto,fe vuoi, che viua fempre gloriofa la fede . Ma Era- clio , intento à componere lo Iconcertato Imperio , noru afcolta le mie parole, Dell'Arabia non cura,hauendo l'oc- chio all'Italia , la qual'era in gran pericolo , benché fuffo eftinta la fellonìa di Eleuterio. Mandò egli per Efìarco Ifa- cio , Patritio Coftantinopolitano , huomo facrilego , ma^ per altro valorofb. Quefto, con gli aiuti de' Corcirefi , vinfe vn tal Mauritio,capitano di alcune fquadre imperia- li , che al Regno dltalia afpiraua . Né Teodoro Callipa-», che per l'improuifà morte d'ifacio pafsò al gouerho dell' Eirarcato,puotelagnar(i de' Corfiotijpoiche,oltre gli ho- noris fattigli nel paflàggio in Corcira, fiiprouifto di naui, e fbldati à baftanza \ onde fu valeuole à fronteggiar Ro- tari , Re de' Longobardi , che in Italia fauoriua la parte^ de gli Arriani . Egli è vero, che Callipa, preflo Modona, con la morte di fette mila de' fuoi , hebbe la peggio nella.» battaglia \ ma fé non erano i Corcirefi haurebbe hauuto vna totale fconfitta . Onde l'Eflarco fcrifie del valore di quei marauiglie all' imperatore , il quale con fueletterc^ Bb rin- 178 Della Hiftoria di Corfù. fingratiòIaRepublica^ à cuiconceflepriuilegifingolari fra' Greci i e più fatto haurebbe> fé l'idropisìa, doppo irent*annidi coronajnon Tvccideua . Coftantino terzo al morto Imperatore iùccefTc 5 madalla Madrigna auuelena- IO diede luogo a Eracleone fuo frattclIO;j, figlio di Eraclio, £ della horaicidai però molto non godè dell" vfurpata-» fignoriajpoiche Coftanzo^ figlio di Collantino^già gran- dicello,, co'l fauore del popolo riliebbe il paterno domi- nioj e troncata la lingua olla donna micidiale;, e il nafb ali* vfurpatore tiranno 5. Tvna e Taltro confinò lungi dalla fua Regia.Coftanzo dunque^quartodi quello nome^ottennc rimperio;) e fubito> alle co fé d'Italia volto, mandò per Ef- farcavntale Olimpio, che altri chiamano Alipio,acciò la difèndeflèda'Saracini. Haueano quelli barbari, finoa*" tempi di Eraclio fpogliato gl'Imperatori delle piti vaghe Prouincie, e non trouando refiftenxa^fcorreuano per ma- re, eper terra, vfurpando j e fliccheggiando Regni fenza^, contralto » Corfu , e le altre Ifole depredate , il limile at- ìendeala SiciIia,quando da Napoh fi moflè Olimpio con poderolà armata , nella quale erano cinquanta nani de*^ Corcirefi,e attaccata la battaglia, li vinfè,epofein fuga coni fanguinolà vittoria. Felice Coftanzo le haueflo, per mezzo de' Tuoi Capitani , amminillrato lltaHa ! Vi volle paflareinperfona, accompagnato da' Corfioti , vi fé gran colè 5 ma l'empio fpogliando le Chielè de' loro ornamenti, ottenne il nome conueneuole di ladrone».. Paisò- poi'n Siciha, e per più anni fece la fua dimora.» in Siracufa , doue le ricchezze dell'ilola giua adunando , per tralportare àCoftantinopoIi,egl-ItalianÌ3ei Siciliani lefori. Ma chierainabominationealCido^meritòro- dio Libro Quarto • i jp dio della terra . Vn foldato 5 detto Mc7:entio , Vwccìfc ^ o gli vfurpò il titolo dlmperatore; ma;$'egli è vero^chechi ferifceco'l coltello^ di coltello penice; fi vide chiaro iiu Mezentio trucidato da' compagni 5 i quali niandaronq il fuo capo à Coftantinoquarto^ figlio di Coftante^ che ìtl, Coftantinopoli dominaua. Airauuifo della morte, e del Padre, e del tiranno^ veleggiò il nuouo Cefare verfo Si- cilia^pcr ricuperare il corpo, ma più le ricchezze del geni- tore. Fu in Siracufa,e,piacendogli la ftanza,vi ^1 trattenne tanto , che nel fuo ritorno fu detto da' Greci Pagonato, ò barbato 5 poiche^eflèndofi da Bizant io partito fenza peli , vi ritornò con la barba . Ma ritorno non fu ilfuo, fu fuga perpaurade'Saracini, che dentro SiracufaPaifediarono; ed e^li, che temea di venire hi mano de' barbarij,montan- do su le nani , iafciòla Città , che fu fubito da' nimici oc- cupata . Sono così vari] ne' loro racconti gli Storici , che io mi confondo di teflere vn filo,che fempre dritto fi veg- «a . Vogliono alcuni, che doppo la fuga di Coftantino, i Corcirelì, ch'erano di prefidio , non folo difendeflèro , e conferuafferoSiracufa,ma, facendo ftragede'Saracini , forzafferli à disloggiare. Altri dicono, che Coftantino contro Mezentio fi muoueffe,e che in battaglia Tvccife : e altrijche mai non fu Coftantino quarto nella Sicilia. A chi s'hà da credere?Creda ogniuno à chi vuole,e come vuole, che nonèerefia il credere à capriccio nella fede d'hiftorie profane. Si deue ben credere, eflendo commune l'opi- nione degli Scrittori , che Coftantino afflitto da' Saraci- ni,che fino su le porte di Coftantinopoli correuano, adu- nado il potere di tutto l'Oriente, non folo in Soria li rup- pe , ma in mare, co^i foccorfo de* Corfioti, li fconfijle in^ Bb z modo, i8o Della Hiftoria di Corfù. iTìodo, che fi fecero fuoi tributari, con la paga di tre milaj I ibre d*oro ogn i anno , e altrettanti fèrui , e caualli . Ma-^ efsendo morto Coftantinodoppodiciafsettc annidi do- minio, fcofsero il giogo, e occuparono l'Africa 5 onde Giuftiniano Secondo, figlio deireftinto, fu forzato à chiamare le militie fotto Tinfègne, e le galee Corcirefi all' armata, che apparecchiaua. Alla fama deirapparecchio s'intimorirono i barbari, e con Giuftiniano fecero per diece anni tregua,reftituendogli l'Africane pagandogli fra quefto mentre ogni giorno mille pez^i d'oro , vno fchia- 110 di loro natione 5 evncauallo. Poco più kce Giufti- niano, perche Leontio gli tolfè l'Imperio, e tagliatigli il nafb, e le orecchie, il confinò in Ceriona di Ponto ; e Ti- berio, vn altro fuo capitano, fi fé dire Cefare 5 ebench' egli, per opera de* Bulgari, ricuperafse la Signoria, e l'vno, e l'altro tiranno priuafse di vita , à ogni modo vin- to da Filippico,fuo ribello , co'l figlio fu trucidato , e irt* lui fi eftinic la ftirpe di Eraclio, c'haueaper nouantatre^ anni retto l'Imperio di Oriente. Filippico fu acclamato Imperatore , e aoppo lui Anaftagio,che da Teodofio ter- zo fuperato cangiò lo Iccttro in vn paftorale, e lacorona^ in mitra . Peggio auuenne a Teodofio, aftretto da Leone Ifaurico à mutare il diadema in vn capuccio , e in cocolla-, la clamide , A' tempi di quefto Leone aflediarono i Saracini Co- ftantinopoli con trecento, ò , come altri dicono , con tre mila legni , e per lo fpacio dì due anni la cinfèro per terra, e per acqua in modo, che perduta fi farebbe, fé i Corcirefi nonlehauefseroinuiato, del continouo, foccorfiedi gente , e di vittouaglie. E benché fufle allora Corfù tra- uagliata Libro QLiarto. 18 1 uagliata dalle inuafioni di Sergio, eGligorita, chcii-u' alcuni luoghi della Sicilia cfercitauano la tirannide 5 con ciò tutto mai non lafciò di mandare aiuti , ftimando , che in difefa del capo deuonle altre membra riceuere le ferite, E ben conobbe la loro generofità Leone, che liberato de' nimici, in fe^no di gratitudine, con ampio diploma, con- cede a*Corfioti quanto fi chiude tra Durazzo, e TArta, co'l dominio di cinquanta miglia dentro la terra . Non-, cofi fece Leone Quarto, figlio^^di Coilantino quinto, che à Leone terzo fuo Padre era nell'Imperio fucceilb ^ poi- che, fcordandofi de* benefici , fatti da' Corcirefi alFauolo fuo, mandò vn'empio efattore di tributi , che rifola,efui- fta per tante guerre , volea gli partoriffe tefori : e , perche ^li habitanti moftrarono la loro impotenza à pagare Ic/ ralle, furono dal minirtro dipinti per ribelli à Leone, che, ruggendo , giurò vendicarfi . E qualche gran male fatto haurebbe lo fcelerato, fé i Bulgari no'l diftoglieuano , en- trando nel mar'Eufino con numero infinito di vele, a' danni dell'Imperio raccolte . Poiché la tema del podero- fo nimico,non folo gh fece fcordare lo fdegno,ma raftrin* fé à chiedere amicamente foccorfo da' Corcirefi, cho pronti armarono ottanta nani , e in aiuto dell'armata Im- periale le fpinfero . Non fi venne al cimento,perche mo-^ ri Leone, il nimico de' Santi, de' quali ne meno potea^ vedere le immagini. Liberò egli con la fua morte liu Chiefa cattolica di vn grande auucrfirio, e Corcira di vn fanguinario perfecutore . Poiché certo fi è , che doppo cacciatoi Bulgari , riuolte haurebbe l'armi contro dell'I fo- la , elfendo il fuoco dell'odio fuo fotto le ceneri della dif- fimulatione fopito, ina non eftinto .Chi non la perdona- uà a i82. Della Hiftoria di Corfù. «a à Dio 5 non haurebbe conceflb à gl« huomini , benché fenza colpa , facilmente il perdono ; e vno , che odiauale immagini,con la fcufa de' tributi, fifarebbe moflb contro iCorlìoti, che co' Cattolici Tadorauano. Quando l'ira di vn Principe non isfoga fubito , è come vna fiamma^ , che lungo tempo rinchiufa ^ quando efce all'aperto non^ ha riparo . Il diffimulare non è che vna ipruzzaglia di fab- bro 5 che con l'acqua accrefce , non ifìnorza la vampa . Chi figne fa piii da vero y che chi moftra di fare da vero ; poiché a' colpi di quefto fi truoua riparo , ma nelle finte i più periti macftri della fcherma s'ingannano . Non heb- bero bifogno di taH documentai Corfioti , liberi affatto per la morte di Leone, di cui fu fucceffore Coflantìno Se- fto , fotto la direttione della Imperatrice Irene , effendo ancora il figlio fanciullo. Di quefta donna, che confer- mò a' Corcirefi ruttai priuilegi , che dagli altrlmperatori ottennero , molto parlan le Storie 5 né poco pptrebbero dire di vna , che con la fua bontà , e prudenza , diuenne^ nuoua marauiglia nelmondo . Fu ella Ateniefe , e per la fua bellezza fu moglie di Leone quarto , di cui amò fopra modo la perfona , odiò in ccceflb i viti; 5 poiché, come cattolica,non fi potea accordare co'l marito Iconoclaufta, eperfecutore de' Santi. Onde appena chiufe quello gli occhi, che di fuo Ordine furono nel primiero luogo le im- magini collocate. Di coftei fi narra, che non potendo foffrire la peruerfa natura del figlio eretico , co'l confi- glio de'principali della corte, gli tolfe gli occhi , e il chiu- fe dentro vna flretta prigione . Pare crudeltà à chi non-, confiderà più addentro , che vna madre tolga le luci a co- lui , che nouc mefi portò nel feno , fol per eiporlo alla lu- ce . Libro Quarto . 185 ce. Ma pietà ella è Io ipargerele vifcere fue a publico be- neficio della fede> e de' Regni » RefTe Irene fòla per quat- tro anni Tlmperio, e a Tuo tempo fi celebrò il fettimo Concilio Vniuerfale in Nicea > oue interuenne Filippo , Vefcouo di Corfù^ fouente nelle feflloni nominato , Tre- cento trenta Prelati > effendo Pontefice Adriano > inter- uennero 3 e , per Jadeftrezza delllmperatrice > molte cole,, àfauore della Chielà Romana, fiirono ordinate da Gre- ci, Ma faftidit'i popoli della Signoria di vnafeminala^' depofèro in tempo, che con Carlo Magno trattaua fpon- falitio , e confinatala in Lesbo > eleflèro Niceforo Patri- tio di grande ftima, e autore della caduta ditene . Io non faprei dire , fé quefto fufìe fratello del moi to Leone, cho vn germano di tal nome hebbe, so bene , ch'egli con Car^ lo Magno , c'hauea titolo d'Imperatore neirOccidente^ ^ diuife i confini , ritenendo per fe in Italia quello , che co- mincia da Napoli , e da Siponto verfo Toriente con llfò- la di Sicilia, lafciando il refto à Carlo, efclufo ciò^ che pof» lèdeualaChiefà . Corfù rimafè à Niceforo, il quale heb- be tutta la Grecia, inclufaui la Dalmatia , ò llllirio , che> fu cauladi rottura tra Niceforo , e Pipino figlio di Carlo t poiché paflando egli armato fopra quella Prouincia , da^ Coftantinopoli fugli contro mandato Niceta,. chearri- uando à Corfù , aggiunfe alle fue , fèflfanta nauiCorcirefi> e por,, co' fòccorfi de' Venetiani confederati,, fatto più forte, nell'Adriatico fconfiflc il nimico ,, e coftrinfelo à lafciareinripofo quelpaefe, che a lui non appar- cenea.. Guerreggiò Niceforo,, fempre aiutato da' Cor- fioti ,. lungo tempo* co' Bulgari felicemente 3 ma, ef- fendo Re loro Crunno ^ nella Mifia fuperiore hebbo tale 184 Della Hiftoria di Corfù. tale fcofla, che rimafe atterrato; onde diuenne Impe- ratore filo figlio Stauratione , che , come inetto al gouer- no 5 fu deporto doppo tre mei! , e in fuo luogo eletto il cugnato Michele Curoplate, il quale vinto da' Bulgari mutò la Regia in vn chioflro , e la fpada in vn Breuiario, Onde Leone, che fu il quinto^ figlio di vn Patritio , chia- mato Pardojhebbe dall'elercito il titolo di Cefàre^e da tut ta la Grecia potentilfimi aiuti . Poiché la fola Republica di Corcira gli mandò ottanta naui , e otto mila foldari , co' quali relo formidabile , non lungi da Coftantinopoli attaccò i Bulgari;, e li deftruilè^ vccidendo di propria^ ma- no il loro Re^che valorofamente fi difendea . Vinfè Leo- ne i nimici i e fu vinto da luoi domeftici 5 i quali ^ cauan- do di prigione Michele Traulo ( Traulo fi difle perche balbutiua ) oue ftaua con pericolo della vita , dentro la., camera delllmperatore Tafcofèro , acciò mentre dormiua r vccidefìè , come kcQ ; e per tal fatto ottenne l'Imperio . Ma i Saracini gliene occuparono parte con Tifola di Can- dia 3 che quafi tutta fi perfe ; e reftaua perduta , k due vol- te i Capitani Imperiali , auualendofi de' legni Corcirefi, non vinceuano in mare ; doppo le quali vittorie i Saracir ni da Creta ^ e Michele partì dalla vita . Morì con fofpet- to di Giudaifimo , il quale fi accrebbe nelle periècutioni , che fece alleiàcre immagini fuo figlio Teofilo^à cui man- darono i Corcirefi Ambalciatori , per offerirgli le loro forze contro i Saracini deirAfrica^ che i lidi delllmperio deuaftauano. Poiché, condotti da Saba, famofiifimo Duce, haiieanofaccheggiatolltalia, e la Sicilia, e allora appunto airafledio di Taranto, città fpettante al Greco Imperatore, fi ritruouauano. Ciò intefo Teofilo rin^ gratiò Libro Quarto, 185' gratiò i Corcirefi ^ e con buona armata mandò Teodoiio , à cui diedero venti legni i Corfioti ^ e quaranta naui i Yé^ netianijco'quali fi combattè nel golfo di Cotrona contro Saba con tal viltà per la codardia del comandante Greco , che fi perle la battaglia, che s'era cominciata co ifperanza ficuriifima di vittoria. Gonfio Saba per la fconfitta de* nimici corfe mettendo à ferro 5 efuocoleriuieredella-r Grecia , e airifoladi Corfìi diede il guaito, non hauendo potuto impadronirfi delle fortezze, ben difèfeda' paefani. Ma molto non hebbero à gloriarfi della fortuna loro i barbari 5 poiché morto Teofilo , e doppo lui Michele fuo figlio cacciato da Bafilio Macedone, chedaSchiauofu folleuato airimperio , hebbero nell'Adriatico tale rotta , che ftentarono àriunirfi. L'armata Venetiana, eventi legni Corcirefi furono in quefl:a battaglia gloriofa , per la quale Giouanni , figlio del Duce Veneto , fu creato Pro- tofpatario dell'Imperio, e a' Corfioti furono aggiunti pri- uilegi nouelli . In quefti tempi fi adunò Tottauo Conci- lio Vniuerfale dentro Coftantinopoli , e v'interuennc/ Michele Veicouo di Corcira , Ipefìb nominato negli atti , che vi fi fcriflèro . Succeflè à Bafilio Leone il figlio , di tal nome ièfto , perle applicationi allo ftudio detto il Filofo- fo, e, hauendo à cuore la guerra contro i Saracini di Egit- to , che nell'Arcipelago , e ne' lidi dell* Afia faceano dan- ni non ordinari], fu'l principio del fuo gouernochiefc* foccorfida' Corfioti, quali gl'inuiarono molta gente, che fu caufà della nobil vittoria , che ottenne il Generale Ni- ceta con la totale {confitta degl'infedeH . Coftantino fèt- timo , che à Leone fuo Padre, ancor garzonetto fucceflè , hebbe pur'eglibifogno degli aiuti de' Corcirefi 5 poiché C e più 1^6 Della Hiftoria di Corfù. più volte rotto da' Bulgari > gli conuenne IbfFrire dentro Cofìantinopoli vno ftrettiffiino afledio , per foftenere il quale creò compagno deirimperio Romano Leeapeno fuo filocero ^ e poi chiamò alla difefà i Corfioti , che coru quaranta naui vi accorfero > e non fblo ali impeto de' ni- micipofèro freno, maraftrinfèro, doppovna memora- bile flrage > a ritirarli al fiio paefè più che di fretta . Gra- to non fu egli a^fùoi benefattori quefto Principe ^ poiché fcordandofi di quanto à fiio prò fatto haueano i Corcire* fi^ per alcLTne falfè calunnie , chiamolli a comparire ìil.. giuditio auanti al fiio tribunale ^ come più diflefamentc» fi narrerà fra poco . Reggeua a' tempi di Coft antino ^ e Romano Impera- tori j. la Chiefa di Corfù Arfènio ^ Prelato , che > oltre il candore de* fuoi cofìumi^ mantenne fèmpre bianca la^ fede^ che nelle difcordie de gli Orienta li,e Ponentini non poca nerezza foffikia. Nacqu*egli fotto l'Imperio di Bafi- lio Macedone j circa l'anno ottocento fèttanta fèi , in Bi- tìniz da parenti fterili^e come marauigliofl fògliono eflèr que* frutti j che dapiante , che non foghono produrne > nafcono, vn prodigio di fàritità comparueà gli occhi del mondo » Con le preghiere impretraronlo dal Cielo i fuoi genitori diuoti; ondepiù tolto fi fece vederefìglio del- la gì atia^che ordinario parto della natura .. Di tre anni fu offèrto a'facri chioftri^oue fucchiò bambolo latte più pre- tiofò di quello ritraile pria dalle poppe di fùa madre > che Falimentaua non meno alla vita> che alla fède, Didode- ci anni vcflì Thabito Monaftico > fbtto cui Angelo ( che^ tale fu il fuo nome) v n Serafino parea. Crefciuto poi à gli anni più maturi hcbbe in Seleuciail Sacerdotio, cho ira Libro Quarto . i B 7 fra gli antichi Criftiani folca concedcrfi al merito, non all'età-non anuftrijmaaliuftrodi virtuofe atiioni. Defi- derando di vifitare i luoqhi Santi di Gerufalemme^natiuo fuolodelfuoCelefte, eWenoPadre, fipofeinvia, o incappò in mano de gli Agareni ladroni, a'qualiruboil cuore con le fue dolci maniere ; onde priui que' barbari di cuore non hebbcro animo di trattenere Angelo tra le. catene ; che gli fpiriti non han paura di ceppi , né temono di legami . Fu fciolto, hebbela libertà, e puote ja fua pri- miera intentione adempire, foUeuando il fole del fuo in- telletto al paradifo alla viftadi quella terra, ou'hebbel or- to, el'occafoilvagofoldigiuftitia. Dalla Paleftina f. conduffe à Coftantinopoli , trattoui dalla medefima diuo- tione di vedere gli ftrumenti del martino di Cnfto,e le al- tre pretiofe reliquie, che in quella Cittàfiadorauano. QuidaS Trifone, che fu poi Patriarca, accolto , diedey chiari fegni della fua fantità ; onde alla cura del Monafte- rio deli-ordine fuo fu pofto, e vi efercitò l' vfticio di Padre finche, vacandolaChiefadiCorfù, àquellodiPaftoro fiaccinfe. Accettò, non fenzarefifìere, lacarica,e com- parendo con r A poftolo tutto à tutti , prefe la cura del.a. anime, e non volle tralafciare quella de' corpi. Protet- tore delle vedoue, tutela degli orfani , folheuo degli af- flitti , teforode' bifognofi ; potea dirfi vn facro Proteo, che non lafciaua figura,incui non fi trasformafle a beneh- cio della greggia. La vita ponea per le fue pecorelle, l'anima non già , perche non l'hauea , hauendola data a quel Dio, cheghfufempreadiftente. Onde venendo iopra l'ifola numerofo nauilio di barbari , per depredarla, non dubitò , come kce S. Leone Papa con Attila, di gire Ce 2 am- ^ i88 Della Hiftoria di Corfù. | à incontrarli, à fine di perfuadere loro, cheilfuoouilél lafciafTero in ripofo : ma da' que' lupi , in vece delle pfico- ^ re , fu prefo il pallore , con iQ)eranza di manumettere con faciltà priuo di guardiano l'armento . O quanto fallano i voftri difegni fàcrilegi pirati! Non fono i Corcirefi pe- corelle, che perCrifto; fapranno contro voi moftrarfi leoni. Airauuifo della prigionia di Arfenio armano fu- biro gl'inuitti Feaci que' legni , che fi ritrouauano in por- to , danno le vele a' venti , feguono il nimico , il raggiun- gono, Tattaccano , il vincono , e del rapito teforo fanno nobiliffimo acquifto . Seguirono poi fino a' luoghi , det- ti Tè^^yKx , i fuggitiui , e quiui fermatifi , nelle^ quattro ifolette, che il nome greco compongono, non., ritruouando acqua , doppo la vittoria fi ftimaron perdu- ti j poiché per la fretta non ne haueano fatto prouifiono inCorcira. Ma il gloriofo Arfenio, che hauea fperi- mentato Tardore de' fuoi popoli , non permife , che lun- gamente agonizzaflero per Tarfura : pofto in oratione, da srida ri?pe fé forgere vna fontana, oue fecondo il bifogno iCorcirefifi diffetarono. Omarauigliede'fèrui diDio, che in Dio confidano / La fede, che muoue i monti, può liquefar le lor pietre; e alle lagrime di cuore s'intenerifco- no i ùffì . Co'I pianto Arfenio, e con le preci ottenne^ racqua,e al fuo pianto fi vide lagrimante vna felce . Non eraconueneuole, che, abbattut'i Filiftei , moriffcr di fe- teque'generofiSanfoni; davnamafcellanò, dalfenodi yn macigno forga l'acqua, e co' fuoi gorgogli applauda., a gli trionfi , e gli trionfanti riftori . Ma non fu fola que- fta fiata, che Tonda publicò le marauiglie di Arfenio, poi- ché per mancanza di humori, ftando in pericolo di feccar- fi tilt- Libro Quarto . i Sp ! fitutti gli alberi di Corcira, vnamiracolofa pioggia fé I venir dalle nubi, che, per molti mefi non comparfe^vn Ciel di bronzo fcoprinano. Ealtrauokaconlofpruzzo dell'acqua , con cui s'hanea lanate le mani , ficilmente^ partorì due gemelli vna tal donna , moglie di Andronico Cherico^ che in dolori infofTribili agonizaua . Hor men- tre intento alla cura deTuoiCorcirefiviuea il vigilante^ Arfènio , gli conuenne per la commun falute fra* difaggi morire. Era in ConciraànomedeirimperatorCoftan- tino vn Prefidente , auaro à fegno , fche più ftimaua il co- nio di vna moneta, che l'impronto del battefimo, che pur fegna telbri. Dacoftui, perche non adeguauano le fue cupide voglie, furono accufati di fellonia i Magiftrati, e il popolo di fede poco fincera . Onde al fuo giudicio citò Celare i Corfioti , {ènz'altra informatione 5 perche in tali materie il folo foipetto bafta a compilare i proceffi. So- uraftaua non lieue pericolo a* Corcirefi dallo fdegno di Coftantino, quando Arfenio fi rifolfe, benché vecchio, farla da buon Pallore. Pres'egHla viadi Coftaiitinopoli, Fermateui ! Oue ne gite ò decrepito Arfenio ? Il verno è già nella fua ftagione auanzato, e voi portate le neui fui voftro capo 5 e nel raddoppiato inuerno voi Tonde folca- te ? Il mare vi minaccia tempefte , e Tetà voftra naufra- gio . Se voi pericolate , chi reitera per Tonile . A che girne à incontrare il Lupo ? Ma egh è fordo , perche troppo vede le future calamità di Corcira . Giunfe Arfe- nio a Coftantinopoli , e ammeffo alTvdienza di Coft^n- tino, doppo di hauerlo difj^ofto col fuo venerabil fem- biante , ecco^ difse 5 Augujìo , al tuo tribunale rea l'innocen- za di' fìdeltfsimi Corjioti . Fno amhafaatore decrepito manda-' noà ipo Della Hiftoria di Corfù. m a te ^ acciò conofca ogni a;no , che non ègiomne^ md ^ecchlÀ la loro fede n^erfo l'imperio . 'Non hanno dubitato d'inmarc^ alla tuaprefenz^ in me il loro capo y per che tu njegga t loro pen^ furi yfempreftahili nelferttirti : anzi tt prefentano il loro capo , rifiuti di perder più toflo la tefla , che il cuore amhitiofo del tuo dominio . Me , chegouerno le anime , fpedirono , per darti a intendere , che i lorofpinti mai non pretefero alienarfi dal tuo n^é^aUdggio , E come puh hauerft *zfn talfofpetto de' Corci^ refe y che non filo a* tuoi maggiori ^maàte la loro fedeltà han- no autenticato colf angue f Per l'imperio Greco , che non han fatto ? l'Bulgari y i Saracini y gli Sciti y i barbari Jìefsi raton^ tare il potrebbero y cjuando la tua gratitudine permettejfè altri teftimoni , chefefìejfa . Dimmi y per chi ijincefli ^ Chi ti tol- fé l*afedio f Chi pofe in fuga gli auuerfari tuoi ? / Corcirefi , E i Corcirefiy che sì prontamente , si njalorof amente confagra- rono d tuo beneficio la njita , ponno ejfer felloni / lo y che come padre fvirituale conofco il loro interno y potrei farti fede indubi- tata y chefempre ti furon fedeli . Efe t humanagiujìitiafuole appagarfi dell'innocenza eflerna delle opere y benché fujfe ren^ l' mtentione y io non di meno poffo de' miei Corcirefi attejìare y che fé fono candidi nell'apparenza y da te ben conofciuta y fono fenza macchia nel cuore , d me filo pale fi . f^el tribunale del- la cof e ienza l ho ef aminati y afsicurantiy che fi han peccato contri di Dio y non han colpa ^erfo la tua per fina , Fdpruoua de* Corcirefi su la robba y sii le perfine y sii la ^ita , e f-ucdrai , fi le accufe date fono per cuoprirei mancamenti dell' accufatO' rey più che per ifiuoprie i difetti degli accufati . Ada quando fenza pruoua ^olefii cafligare l'innocenza del mio popolo yfap- fiy òCefarey che ti Cielo sd prendere la difefa degl'innocenti , CosìconchiufeArfenio^ dal cui volto, dal cui parlare con- ■ Libro Quarto» 15^1 conuinto Coftantino affolfè i Corcirefi ^ e al Santo Paito- re permifè il ritorno . Ariènio tu da Corcira partirti viiio^ preueggo , che vi ritornerai efldnto $ polche Tinfirmità ^ che neirifola di Scio ti fbrprende , alla vifta par , che vo- glia atterrarti . Sei corraggiofo è vero > onde infermo ti metti'n viaggio , ma Corinto non pallerai ; qui Tanirna^ tua felice volerà à gli eterni ripofu Così auuenne : in Corinto morì Arftnio con eftrema doglia de* Corfioti> che quando ilfeppero, fi farebbero contentati di hauerlo viuo, ed effereindifgratiadeirimperatore> piàtofto^ che haueriì comp»'ato la gratia di Coftantino con la flia.^ morte . Si accrebbe il loro dolore > allor che fecero riflef^ fione al luogo del flio paflaggio , dubitando ^ che per lo antiche gare , non poteflèro con faciltàrifcuoterc il fàcro corpo dalle mani de' Corinti/ , emoli y e nimici de* Cor- cirefi. Ma rifoluti di hauer le ceneri di chi ne' loro petti acccfè tanto fuoco, poco meno , che tutti s'imbarcarono verfb Corinto , per ottenerle con la forza ^ qualora non^ giouaflèrole preghiere » NèTvna, né le altre fèruirono j poiché i Corinti] benignamente Taccolfèro, e diedero loro Arfènio morto, che , à onta della morte , conferuaua intere le membra : anzi la barba > benché ftrappata dalla-, diuodone degli habitatori di Corinto > al folito illefa fa« cea fede>che,à difpetto della medefìmamorte^volea maiì- tenerequel, ch'era fuperfluo nella vita» Fu trafportato il pretiofo teforo à Corcira^e nella Cattedrale chiufo den- tro vrna di marmo con la fua infcritione greca , la quale in verfi latini potrebbe nel fèguente modo fpiegarfi . Arcana frorfus nk^elts attingere^ Si qmdmodejit cordegejias confili^ : £^are 19 ^ Della Hiftoria di Corfù. ^uare a fé fulcro tu manus hoc ahjìiney Horror e f ed di^na fr'ms honefle , ac freme . Si 'vero es audax qute 5 ravcnnc a Botrintò^da cui per mare fu trafportato à Cor- fu, volendo prima ripofare, egodereledelitie di queir Ifola amena. Si trattenne in fede qualche giorno , lieto delle dimoftrationi de' paefàni, e pofcia dandaal vento le vele verfb Pltalia fé viaggio: vi giun(è felicemente/elice- mente pugnò co' Saracini, cacciandoli con grande ftrage dalla Calabria,e dalla Puglia;e col medefimo corlb di vit- toria,paflato in Sicilia,liberò pure quel Regno dalle mani degl'infedeli. Indi valicando in Africa vi fece marauiglie, finalmente trafcorfò l'Egitto, riuolfc Tarmi per terra con- tro Antiochia, e doppo ibettiflìmo aflèdio la prefè. In,, tutte quefle guerre legnalaròfi i Corcirefi,che ricordeuo- li dell'antica gloria, mai non pugnaronienza trionfo . Ma le fatiche loro furono in brieue fparfè al vento 5 poi- che , hauendo Niceforo promefla à Otone, primo figlio di Otone Imperator di Occidente, Teofania fua figlia^ per moglie , e negando di dargliela , incitò in modo l'ani- mo di quel Principesche con efèrcitopotentiffimo di Te- defchi alfaltògli Napoli , e in poco tempo cacciò da tutto ilRegnolemilitiede'Greci. Perdita, chefììcaufadella^ morte di Niceforo 5 poiché, non potendo fòfìrire i popo- li di Coflantmopoh, che perla fua oftinatione li fuflc» perduto vno flato così bello in Italia, il tagliarono à pezzi , e diedero Teofania à Ottone , e l Giouanni Zimi- fce l'imperio . Dicono alcuni,che Giouanni fuflè figlio di Niceforo,altri ,che gli fufle nimico ; ò parente, ò nimico egli fucceflè nel dominio , nel quale , per meglio flabilir- fi, elefle fuoi compagni Bafilio , e Coflantino , ambo figli di Coftantino iettimo, i quali, morto il Zimifce, corno fi dice, di veleno, rimafèro foli, e afibluti Signori . Valo- D d rofi 1 P4 Dcll3. Hifloria di Corfù. ToG furono , e fortunati affieme ; conciofiacofachc, noiC folo tolfero a* Saracini Candia , molti anni prima da quc' barbari occupata^ma paflando à Corfù, che fecero piana d*armi 5 adunarono potenriffima armata , con la quale ri- hebbero il Regno di Napoli, e poi ruppero Otoneiiu modo 5 che fé i Greci fi fpigneuano auanti , tutta Tltalia^ con faciltà foggiogauano . Maeglino contentaronfi del loro dominio , e ritornando in Oriente diedero licenza^ di girne à caia z Corfioti , che con feffanta legni haueano accompagnato gllmperatori . Douea Bafilio, doppo vinto Otone in Napoli , riuolgerfi à cacciare grinfedeli , che gh occupauano la Sicilia ; ma, ò che fuffe ftracco , ò che le forze rimaftegli non fuifero fufficienti, differì à mi- glior tempo vna tale imprefa. Ma Tinfolenza de* Saracini, che nell'Italia non lafciauano cofi quieta, fu cagione di anticiparla : onde, a perfuafionedi Sergio Pontefice, col- legatifi con Molocco , generale di Bafilio, il Principe di Capoa, e Guglielmo Ferebac, òFortebraccio , figlio di Trancredi barone Normanno , con forze communi paf^ farono in Sicilia , eilèndo i Corfioti concorfi con quaran- ta galee 5 e con molto Sangue de' barbari , s'impadroni- ron deirifola , che , fecondo i patti ; fi douea fra' collegati diuidere.Ma Molocco diuifè la preda, non il Regno,qua- le intero confègnò a' fuoi capitani , acciò a nome dell' Imperator di Oriente il guardaffero : onde nacquero i difgufli con Guglielmo, il quale paflato fopra la Puglia , à diipettode' Greci, preiè Melfi, e fortificolla, e poi rup- peMolocco, che da Sicilia era venuto per difcacciarlo . Morto Guglielmo fenza figli, Drogone il fratello fegui l'incominciata guerra \ e benché fu'l principio haueiTc^ vna Libro Quarto . i p 5' vna fconfitta da Melo^ capitano Greco, che con due mila^ Corfioti^c altra gente raffaltò, à ognimodo, rifatto l'efer- cito, vinfè il nimico ^ e da tutta la Puglia cacciollo . Ba- ri^ e Otranto, difcfe da' Corcirefi , fi mantennero per tre anni^del retto gli altri luoghi poca refiftenza fecero al va- lore di coluijche nelle fue intraprefe hauea la fortuna com. pagna. Morì alla fine Bafilio, eàCollantino^ottauodi queftonome, fuo frattello , c'hebbe in vita compagno , lafciò affolutamente llmpeno . Tre anni foli lo reffe , o poi , finendo la vita inettiffima al comando , à Romano Argiropilio, fuo genero , di Zoe 5 fua figlia, marito, il concefie . Ma ne meno quefti più che fei anni regnò ; poiché da vn tal Michele diPalfagonia, acuì l'Imperatri- ce tacca copia del fuo corpo , fu dentro di vn bagno affo • gato , Zoe con T vccifòre ipofolfi, e n'hebbe in guiderdo- ne Tefiliojconfinata in vn Ifbla dal fuo amante , il quale^, per quefta , e altre fue opere maluaggie , in capo del ter- zo mele fu dal popolo depofl:o dal fogho con la perdita* de gli occhi, che gli cauarono . Zoe, e Teodora fua forel- la prefèro le redini del gouerno 3 ma la libidine di quella^ Taftrinfedinuouo a foggettarfi a vn certo Coftantino Monomaco,ch'era di fangue Cefareo,e, pel matrimonio, che contrade con Tlmperatrice , fu Imperatore . Con- tro coftui fi folleuò nell'Epiro Giorgio Moniaco fuo Generale, ma dall'armi vinto , pafiar volle à Cor eira, do- ueconofciutofiipofto in ferri, e con buona guardia a Coftantinopoli da' fedeli Corcirefi mandato. Morta-» Zoe , e Coftantino , Teodora , e Michele fuo fpofb , go- iiernarono per qualche tempo le Prouincie , le quali poi furonrcttedalfacio Comneno, che, col confenfo del Dd 2 P^P<^- ip6 Della Hiftoria di Corfù. popolo, àCoftantino Duca le fece fbggette. Lafciò qucftoa'fuoi figli lo fcettro folto la cura di EudofTia fua^ moglie^la quale, hauendo giurato aireftintoDucadinon rimaritarfi , ò per la paura de' Saracini , che Tinfeftauano, ò perche fofinre non potea di ftare fenza huomo , fecc/ iuo fpoCo Romano Biogeno, valorofo Capitano,ch*ella^ rolfe dal carcere , oue ftaua chiufb per ordine del morto Coftantino . G uerreggiò Romano , fui principio , feli- cemente co' Turchi , ma vinto alla fine fii fatto prigione^ onde in Coftantinopoli fu falutato Imperatore Michelo, figlio del Duca 5 e benché Romano racquiftalfe la hber- tà^non puote rihauereil dominio, qual perfeaflieme con gli occhi. Ingannollo Michele, efottolafedeilprefo j ma,fe merita l'ingannatore efler tradito, tradito da' fuoi fi vide egli , quando, à fuo di (petto , acclamarono Cefare, Niceforo Bottoniata , e forzaronlo à fuggirfi fra* Latinij che di lui, come di ftrumento validiflìmo , fi feruirono a' danni de' Greci . Combattea allora nel Regno di Napo- li contro le reliquie de gh Orientali Roberto Guifcardo> che doppo la morte di Drogone,e poi di Gottifredo, flioi fratelli , a onta di Bagelardo il nipote, quafi tutta la Pu- glia,e buona parte della Calabria poffedea . Vn tempo del Pontefice nimico , e fcomunicaco, poi aflbluto dalle cen- fure, e fatto ligio diChiefi Santa, le armi vittoriolo moueahora'danni de' Greci, hora de* Saracini . Dalla> Sicilia quefti cacciò j dal Regno di Napoli quelli , fe non^ afìàtto , almeno in modo, che poco loro reltaua, che per-- dere, hauendo perduto le piii importanti prouincie . Hor àcoftui ne andò Michele, dal Bottoniata depofto, con trefuoifigli, e gli perfuafeàinuaderela Grecia, vfiirpa- tagli Libro Quarto. iP7 tagli da Niceforo . Roberto^ che odiaua i Greci , e per la compaflìone del fuggiafco, e pel guflo del Pontefice, che pocoquelhamaua perlofcifma, fi difpofè ad aflàltarc/ Durazzo , qual cinfe per terra con elèrcito numerofo , o per mare con armata potente , Niceforo che poco confi- daua delle fue forze , chiefè aiuto da' Venetiani , i quali, fotto l'imperio di Domenico Siluio, Ipinlero i loro legni, e dall'altra parte co cinquanta galee fi moflero i Corfioti $ onde fu facile à gli vni,e à gli altri^liberar dairaffedio Du- razzo , e disfare Roberto , che con poche naui ritiiofTf lu Italia con penfiero di rimetterfi^e vfcire di nuouo più po- derofb. Ne tardò molto à porre in efècutione i fuoi di- fegni ; poiché , cacciato efìendo Niceforo da Alleffio Comneno , fratello di Michele , che prefe llmperio di Oriente, ritornò Roberto ibpra Durazzo con le naui , mentre Boemódo fuo figlio ftrignea la città con efèrcito terreftre numerofo, e forte. Aleffio non fu tardo al Ibc- corfo 5 ma poco felice à portarlo j fi conduffe à Botrintò per terra , eingrolfando l'armata co' legni Veneti , e le-» galee di Corcira, prefentò coraggiofàmente al nimico la battaglia, e doppo fiero combattimento fu fuperato ; onde gli conuenne fuggire, come pur fecero gli altri , verlb doue ftimaua meglio per fuo ricuouero . Corfù ac- colfe l'Imperatore , che iui fi trattenne per tutto Tinuer- no , doppo il quale cadde in potere del Normanno Du- razzo . Aleffio, temendo di maggiori progreffi, ne an- dò à Coftantinopoli à fine di apparecchiarfi à refiftere | e Roberto fece ritorno in Italia intento à cofe più grandi, perle quali armati quafii trecento legni vfcì contro la^ Grecia . Hebbe di nuouo à fronte Aleflio , i Venetiani , ei 1^8 Delia Hifloria di Corfù. e i Corcircfi y ma di nuouo vinfe , e con tal vittoria inol- trandofi prefè terra nel promotorio di Cor eira, detto Ca- ibpo. Stimo 5 che nelle fue mani caduta farebbe Tlfola, fé vna febre acuta noU toglieua di vita . Poco doppo del- la morte di coftui , eflendofi partiti quei, che feguiuan- lo , approdò a' lidi di Corfu vna naue , che portila il cor- po di S.Nicolò Vefcouo di Mira in Licia, hora Carama- nia appellata 5 chea' Bari fu traiportato, oue con con- tinuo concorfo fi riuerifce. Giorgio Arciuefcouo col Clero, e tutto il popolo fi mofìé ad adorare le facre oflL , e fu tale la diuotione, che molti fi fcordarono fino del ci- bo . Quello Giorgio fii Prelato infigne nella fantità , e» nelle lettere 5 onde nella morte hebbe honori , fopra l'or- dinario di quelh , che fi fogliono fare agH eftinti Paftori . Fu ieppellito nella Cattedrale, e al fuo fepolcro aggiunta in Greco la infcritione, che fegue , Tlq yùp y\iyùQ (rK(ÌA>iKog ivreMqci^v 5 A'Ma uu/julèc i afe \^ó\f//oi a/^-o* ll'àTi)7\^i7i-òy KàvKctWLqpayyapiuf* ìlari (nw^-plooiire y (nwcupi(d'iiuoi ^ Ai Cdv Gèòg ^^ìù!0'^v svjucifyi Av^iv • E' y %>^TÌfJLoi juéyiqov uirn/uoL <^Ì7\9i , MiTOL TiAóbrluf , Kj tIu) ci wi^ùò 5-é(ni/ ^ Ko w^ oijuvìpd ipfif TOLTTuyciy iqicav Avq-ÌìoÌk^ijìV )hrù7\cifÌYì tUù ^ìq-^v , Afa Libro Quarto. 199 Tè ìcUpvovfJL>i 5 a-v/uTTuB-koLTTìi aplT^Bi , Tipo; cììr qQJvctyfJui; , cwò^ ""^^ UiTneiccg , M èTTX TD K0LT0L7rcWjU.0L Ì^ jULODtpùùV TTÌVCùV , Ap'HxÌTTCifoi^oi^^ rbjùfJLiytpctix^^^i E Voi oKoivòg ;c, Ke>t7->ì<;, )^ Ascaro rìj; . Ticópyio; yiyfx(pi Yloifjiluò KipKvpotg. fsfon efferatttr homo , ?^^^«f infipienter honoribus jìudeat . ^omam quodnam remanet nomen '■vermis njilifsimì f Atam confcìus^ anoà ijìi lapides^qut ah omnibus propter odium defpicmntur , Etiam lachrymammfiii Bum erga me trahent , Smite deincepSy r-i^t faltem gtittatim prorsus dijfoìuar, Sinite y lachrymat mecum ejfundire y ope'qHe mi ht /erte , Per 100 Della Hiftoria di Corfù. per quas Deusfrahet faci lem folutionem , Vnum hoc maxime cupio , ò Amici , Vtfofl obitum 3 ^ in feftdchro depofitionem , Funebres inmluu cineres fordidomm ofsium ^ullius membri fitum difiinSium demonjlrent . borine accurate obferuabitis hremm meum fermonem ^ Quiprieeflis huic Ecclefi pel guadagno del traffico ne* Regni di quello^ hauean fatto lega coIRe Siciliano, glie- li niegarono 5 onde l'altrui guerra trafiero ibpra del loro paefe . Poiché Emanuello, confederatofi con Stefano Re di Vngheriaj tolfc a' Venetiani Spalatro, Ragugia , e altri luoghi nella Schiauonia^epiiì fatto haurebbe^feVital Mi- chele Duce di Venetia no cacciaua con potétiffima arma- ta! Libro Quarto . 20 ^ tai legni Grecijncuperado il perdutO;,e inoltre occupan- do Scio nello fteflb tempo , che aflediaua Tlfòla famola di Negroponte . Tentarono pure i Veneti Tanimo de' Cor- fioti 3 ma in vano ; poiché non fi lafciauano vincere dalle parole quelli , che poco prima haueano fatto refiftenza à Guglielmo Re di Sicilia, che venne rifoluto di aggio- garli . Più che di fretta , poco men , che disfatto ^ fi partì Guglielmo da Corcira y ou'era andato per ritogliere à Emanuello quel^che fuo Padre Ruggiero^benche nò fno, àlui hauea per retaggio lafciato . Si pacificò alla fine co' Venetiani Tlmperatore , e hauendo vn figlio non iegit- timoj Allelfio nominato , à coftui diede Corcira^l'Etolia, e TEpiro , co'l titolo di Duca di que' paefi , e doppo la-, morte lafciollo Tutore di Aleffio , che con la moglie ha- uea generato. Io truouo grande varietà fra gli Storici Greci y e Latini, circa tal fatto ; poiché quefl:i , non fanno mentione alcuna della donatione fatta ad Aleffio , qual chiamano nipote di Emanuello , ne fi accordano nel rac- conto, chefegue, onde à me par meglio ridire quel, che narrano i Greci . Andronico Comneno , che il Tarca- gnota fa figlio di vn fratello di Giouanni Caloianni , Zio del giouinetto Aleflìo , e di Alelfio Duca di Corfù , fatto morire il nipote , occupògli Tlmperio , aiutato in ciò da^ Aleffio il Duca , à cui diede la fua figlia Irene per moglie > con iiperanza di lafciarlo fuo fucceflbre . Ma poi pentito di quel , c'hauea fatto , non folo al Duca tolfe la fua gra- tia, anzi procurò per ogni via occupar gh lo ilato . Di tale mutatione del fuocero , confufo Aleffio , ch'era ifu Corcita , non trouando miglior partito a'fuoi mali , ri- corfe à Guglielmo Re di Sicilia, Principe fra' vicini il più( poten- zo6 Della Hiftoria di Corfò.' potente ^ e del greco Imperio nimico giurato . Ottenne quanto volle 5 onde prouifto di numei ofa armata contro di Andronico fi fpinfe^egliprefeDurazzo. Nauigòpoi àCorcira con penfiero di paflar nelle vifcere della Gre- cia 5 ma i Corfioti gl'impediron lo sbarco ^ non perche fe oli fuffero ribellati , ma per paura , elisegli non metteffc dentro la loro Città prefidio di Siciliani , de' quali molto temeuano. Gli mandarono bene rinfrefchi, ealtrecofè neceflarie con refpreflìoni della loro fedeltà verfo la fua^ perlbna : onde il Duca fece vela verfo Teffalonica , oue^ fermoffi , licentiando i foccorfi di Guglielmo , de' quali poco reftauafodisfatto, perche con lui operauano per via d'inganni , e per le molte infolenze, che commetteuano . Stimo 5 che allora fi trattafle qualche aggiuftamento co'l Suocero ^ il quale gli hauea fatto formar contto procedo , in cui lo dichiaraua reodilefamaefìà, e come tale fog- gettaualo al bando . Non iàprei dire in che modo poco doppo venne il Duca nelle mani di Andronico 3 so di cer- to 5 che quefto gli tolfe la vifta, e in Ponto il tenne lunga- mente prigione . Né le lagrime d'Irene fua figha ^ e del picciolo Michele ^ ch'ella con Aleffio hauea generato^ fu- ron valeuolià ottenergli la libertà 5 ami nemenopuote- ro operare, che gli lafcialfe almeno i Feudi, oue mandò, a nome dell'Imperio, gouernatori, da' quali fià retta Corci- ra, l'Etolia, e l'Epiro . Durò il carcere di AlefTio finche^ , depofto Andronico , non fu felleuato all'Imperio Ilàcio Angelo, da cui fu liberato , e del fuo antico dominio fat- to fignore . Accolfero i Corcirefi il cieco Duca con fègni di ftrao'rdinario affetto,e volendo egh foccorrere Tlmpc^ ratore contro vn tallfacio , che s'era ribellato in Cipri, gli Libro Quarto. 207 oli appreftnrono buona quatirà di naui^ co le quali gli riu- icì rendere ad Angelo il contracambio de' benefici] rice- iiuti. Mala fama della fua gratitudine olcurò egli poco doppo per vna congiura 5 ordinata da' Tuoi configli , con- tro lo fteflb Imperatore 5 che Thauea arricchito di gratic . Viuea in Teffalonica Andronico ^figlio di Alefsio, fi-atei- lo del Duca y che 5 come dicemmo 5 fu vccifb da fuo Zio Andronico 5 e fèmpre afpiraua airheredità , à lui di ragio- ne fpettante . Benché ricco egli futìb^ non hauea teforo baftante , per muouere apertamente la guerra a vnlmpe- ratore, né truouando di chi fi fidare , viflè quieto fino , che il Duca non fu fciolto dalla prigione . Ma quando il vide libero , rinouellatifi gli antichi pen fieri ^ iperò la firn luce di gloria da vn cieco, à cui fece parte de' fuoi difègni. Aleflìo, che non era molto alieno dalle congiure^ comin- ciò C0I nipote le macchine, che gli riufciuano , fe Ifacio Angelo fcuoprendole non vi daua rimedio. Fé prendere àman falua Andronico, e priuollo degli occhi , eal Duca diede vn monafterio per confine. Infbmmalaguidadi vn cieco conduce ne' precipiti] . Chi troppo vuol vede- re, e non ha occhi, fi dichiara fènzaceruello. Efenza.. jceruello appunto credertelo l'Imperatore ; perche altri- menti nonhaurebbe lafciatofra' vini ringratiifimo Duca. Rimale di coftui Michele , non meno del Padre fraudo- lente, e pieno d'inganni, che fu poi caufà , che l'Imperio Greco paiTaflé in poter de'Latini . Giouane egli era di al- ti fpiriti , e ambitiofo 5 e non potendo da Ifacio Angelo ottenere il Ducato paterno , fi difpofe a vn'imprefa , e' hebbe felicifnmo fine. Hauea l'Imperatore vn fratello, Alelfio di nome , da lui liberato con eran teforo dalle ma- ni 2Ò8 Della Hiftoria di Corfù. ni de' Turchi , e teneramente amato : nutriua qùcfti peit- fieri feditiofi , auido di dominare 5 e come che s'accorda- uano nel genio , contraffe facihnente con Michele amici- tia. L'aftuto Michele 5 infmuandofifempre più nella fua familiarità , venne à tale , che puote perfuaderlo à occu- pare il luogo di Angelo^ come appunto egli fece . Vn dì, che fenza tema ftaua nella camera il ftatello , il prefè Tem- pio, e cauatigli gli occhi 5 dentro ftrettiffimo carcere il chiufe, e volendo fare il medefimo ad Aleffio, figlio del tradito 5 il fanciullo , che non hauea allora dodeci anni , con l'aiuto di alcuni fuoi fedeli , gli fuggì dalle mani , o fubito fece vela verfo ponente . Lafciamlo andare , che^ trouerà bene vna fortuna , alla quale forfi non penfà 5 ^ ritorniamo all' vlurpatore , il quale , ftabilitofi nel domi* nio , non hebbe altra cura , che di moftrarfi grato à Mi- chele, à cui , oltre Corfù, l'Etolia, e TEpiro , altri luoghi concedè: molto però godere non li puote; poiché il garzonetto Aleffio , che fuggiua, contro il fuo Imperato- re, cinto darmi ritorna. Come ciò auueniflè fi sa: i Conti Baldouino di Fiandra , Giouanni di Brenna, Enri- co di S.Paolo , e con quefti , e altri Signori , Ludouico di Sauoia , con eferciti numerofi erano venuti à Venetia , a fine di girne alla difeià di Terra Santa ; e non hauendo nani, hebbero da' Venetiani cento cinquanta legni lotto il loro Duce Dandolo con patto , che prima affediaffero Zara, che s*era ribellata dalla Republica, e poi gli acquifti di Oriente per metà diuideflcro . Sopra Zara erano i col- legati, quando Aleifio, dalla Germania, ou'era flato à chieder loccorfo à Filippo Imperatore , con lettere di co- ftui ne venne à porfi fotto Tombra della loro protettionej eia- Libro Quarto . zop gìache Filippo , che gli era parente, aiutar non Io potea," mentre con Ottone dilputaua llmperio. Promifèro tutti la loro afllftenza al fanciullo, e, prefa Zara , à quefto fino fecero vela ver fo Coftantinopoli ; ma arriuati , che furo- no à Corfù 3 ou'era il Duca Michele, che benignamento h accolfe, liebbero a cangiar penfiero , fé la fede data., nonTarreftaua. Michele, òhe preuedeuala tempefta , che,doppo di hauer colpito Aleffio il titanno,douea fbpra di lui fcaricarfi, hauendofi fatti beneuoli co' doni, e co're- gali ifbldati Latini , cominciò à fpargere fra di loro , cho non era conucneuole , che le armi apparecchiate contro de gPinfedeh fi muoueffero a' danni de' Crifìiani; cho Timprefà di Coftantinopoli haurebbe tanto diminuito le loro forze , che non farebbero poi baftanti à difender la^^ Paleftina; e cheinfommaera meglio hauer per amico vn , c'hauea in mano lo fcettro , che farfelo contrario per chi ramingo ne giua. Voci furono quefte, chefèminate fra la moltitudine , fecero nafcere qualche tumulto , e^ penfiero di ritornar più tofto addietro , che camminaro auanti, ognivolta, che termine del loro viaggio noa^ fuffe Geruìalemme . Né acquietati fi farrebbero gli {pi- riti feditiofi, fé i Conti , e alcuni Prelati, e con loro il fan- ciullo Aleffio, veftitià bruno, con le lagrime, e con Io preghiere, non hauefiéro fatto in modo, chedinuouo promifèro cacciare dall'imperio il tiranno , Rimafo dolente Michele, e i Latini partirono, di lui ben fb- disfatti , ma accefi contro di Aleffio , qual cacciaro- no poi da Coftantinopoli, e cauando il vecchio lia- cio Angelo dalla prigione , gli reftituirono l'Imperio , Ma mentre egli era intento à radunar denari per darli a* Ff Vene- 2.10 Della Hiftoria di Corfù. Vcnetiani y e a* Conti , fecondo quello 5 c'haueano pat- teggiato col figlio, forprefo da graue infirmi tà lafciò la/: vita. Alcflìo, che gli fucceflè, meglio, che il Padre at- tendendo alla ftefsa cofa, fu caufà , che i Greci fi foleuat fero ibtto la condotta di vn tal Mirtillo fuo fauorito, il quale di fua mano ftrangolò il giouine Imperatore, e fi vide efercitar la tirannide. Mai Latini, infiammati pe*l doppio tradimento del fellone , e contro loro, e contro il fuo Signore, diedero vn ferociffimo alsalto à Coftanti- nopoli, e la prefèro : fuggi Mirtillo, e raggiunto in Mo- rea , fu crudelmente , come meritaua, fatto morire . Bal- douino. Conte di Fiandra, hebbe l'Imperio , e quel fiu- me , c'hebbe per fonte i Latini , a* Latini fece ritorno . Si diuifèro poi le prouinciei Collegati, ei Venitiani heb- bero quella portione di Grecia, che fi contentarono di accettare. Legga chi vuole le loro Storie, e ne vedrà minuti racconti , che la mia non permette il dilungarfi da Corcira alla penna.Non perche llmperio fu tolto a* Gre- ci , fu dal dominio greco allontanata Corcira : reftò nel fuo Trono Michele, che da due mogli, che hauea> hauuto, generò quattro figli maichi , Michele, Teodoro, Emanuello , e Coftantino . A Michele lafciò , doppo la-» fua morte, la Signoria , e in vita perche l'amaua , gli die- de Tlfola di Corfù , nella quale il Principe fi trattcneua con fodisfattione de* paefàni. Adornò egli di nobilif- fimi edifici] la Città 5 fabbricò in poflo , molto atto alla> difefà, ilcaflel S.Angeloj fortificò Gardichio, e altri luoghi importanti su rifola 5 ed eflendo mancato il Pa- dre , cinfè di nuoue muraglie Durano , e neir Epiro relè ineó>ugnabili molte Terre . Fu egli vcciib à tradimento, eMi- Libro Quarto . % 1 1 e Michele terzo fuo figlio gli fuccelle fotto la tutela di Teodoro fuo fratello , il quale , da tutore fatto tiranno , aftrinfe il nipote à fuggirfi con la madre nel Peloponefò 5 onderimafe di Corfù dell'Epiro, e dell'Etolia affoluto Signore . Valorofo egli era Teodoro , e molti danni fece a* Latini 5 conefercitodiCorfioti prefe Teffalonica, e^ buona parte della Grecia fino à Criftopoli aggiunfealla> da fignoria , Ma non contento di tali acquifti , mentro vuol combattere contro Aflàn Principe de' Bulgari , rot- to, e disfatto il fuo efercito , rimane prigione ; dalla qua- le vici libero, ma fènza pupille,dal crudel vincitore accie- cato . Ritornò Teodoro a' fuoi , e imputando delle fue^ difgratie la fua tirannide, ìqqq ritornare dal Peloponefò Michele terzo fuo nipote, e refttituitegli le Prouincie, Taccasò con Teodora, figlia del Sebaftrocrator Giouan- ni Petraliffi, Tenente generale delle armi, ed eferciti della Grecia . Michele, che , fènza hauerne fperanza fi vide Si- gnore , pofè la fède in Corcira , oue cinfe di mura T Arta^ ^ edificò Chiefè , e in terra ferma fece il caftello di Bottrin- tò, nelle porte del quale ancor fi legge il fuo nome. Fu Principe per ogni verfbriguardeuole, fé non quanto amore per alcun tempo l'allontanò dal douere . Inuaghif^ fi di vna gentildonna vedoua à fegno,che cacciò di cafa la moglie 5 e i figli ; né valfèro ammonitioni di Sacerdoti,e •auuifidipieperfone , à farlo auueduto della fceleraggine fua. Furono bensì potenti le lagrime , che a Dio fparge- ua Teodora, principeflfa da' PopofideirAcarnania fino al dì di hoggi creduta Santa ; poiché da vn raggio di di- uina gratia illuminato Michele , permifè , che i giudici formaflèro procelfo alla fua diletta, e , conuintala di mali- F f 2 arda z 1 2. Della Hifloria di CorfùJ arda , feueramente la caftigaflero . Vn folo figlio hebbo da coftei il Duca, il quale ritornando al giufto fenderò accolfe la moglie 5 con cui vifìè in pace fino alla Morto • Morì egli, e à Michele quarto fuo primogenito lafciò Corcira, e Taltre terre air Ifo la appartenenti 5 percon- icruarlequaliprcfèilnuouo Duca in moglie Maria, fi- glia dì Teodoro Lalcari Imperator di Oriente,con la qua- le generò Elena^ e Anna, quefta al Principe dell' Acaia , o quella maritata à Manfredo , che fu Re di Sicilia . Quello Teodoro Lafcari s'intitolauaImperatore,benche Coftan- tinopoli fuffe in mano de' Latini , che pur eglino haueano il titolo dell'Imperio . Hebbe molti anteceflbri , de' quali fa mentione Niceforo , cominciando dal primo Teodoro Lafcari^chein Necea,à onta di Baldouino, Contedi Fian- dra^fù coronato. Morto coftui^elafciando Tutore di due piccioli fuoi figliuoli Michele Paleologo, che poco prima hauea acquiftato la dignità di Diipota ^ inuogliò il Duca^ Michele, che pur egli Diipota dell'Etolia, di Corfù,e del- l'Epiro, fi facea nominare, à pretendere l'Imperio del fuo- cero, e de' cugnati . A qual'effetto, collegatofi con Man- fredo Re dì Sicilia, e co'l Principe dell'Acaia, fuoi generi, e con efercito formidabile fi mode verfo la Macedonio, ou'hebbe incontro Giouanni Sebaftocratore fratello del Paleologo con forze, non eguali alle fue, ma pure grandi. Mihtauanoco'l nimico, CefareCoftantino, AleflioStra- tegopolo,eTorniciofuocerodel Generale, oltre molti Senatori, e altri Principi della Grecia^ e con ciò tutto ma- le haurebbero impedito gli progreffi del Duca Michele^, quando egli non fi fuflè laìciato vincere dalla facile fua^ credenza, Vn foldato aftutifsimo , dal Sebafliocratore^ man- Libro Quarto. zi 3 mandato,s*introduflè di notte nel Tuo padiglione^e gli dit fe , Michele procura fàluarti 5 perche il Re di Sicilia , e il principe dell' Acaia , hanno nafcoftamente offèrto a' tuoi nimici la pace^ e fènza dubio ti daranno nelle lor mani , Il Duca credè fubito al fuggitiuo, einfugafipofe, accom- pagnato da poco numero de' fuoi più intimi familiari 5 e non molto doppo lo fteflb fecero i fuoi foldati y che lènza^ ordine alcuno fèguirono le orme del loro Signore , Man- fredo, e il Principe dell'Acaia , quando ciòieppero, rima- fero così confufi, che ftimandoii traditi dal fuocero^nè fà- pendo quel che fi fare, furono facilmente rotti, e Tvnore- ftò prigione, appena l'altro , che fu il Re, fcappando dalle catene . Meglio per lui farebbe flato il carcere greco, che non lafciaua al ficuromifèramente la vita fra' Galli, cho venuti con Carlo di Angiò del real fangue di Francia , iru vna battaglia iVcciiero , e dell'vna , eTaltra Sicilia lo fpo- gliarono . Ma fuggir non fi può quello , che negli eterni annali fu fcritto . Ritorniamo à Michele, cherauuifto del fuo errore , procuraua emendarlo con vfcir di nuouo con- tro i fuoi nimici alla campagna. Riordinò egli le fue fchie- re;e vi aggiunfè molte compagnie fcelte diCorcirefi,Eto- li, ed Epiroti 5 e con gli aiuti di alcuni Principi amici fi moflè à incontrare CefareAleflìo, Capitano valorofifsi- modelPaleologo: edhebbe l'incontro cosi fauoreuolc^ la forte, chenonfolofoonfifTerefercito, ma fece prigio- niero il fuo Duce , qual mandò tra legami à Manfredo fuo genera^ acciò co'l iuo fcambio poteife rihaueré la forella , che fu moglie di Giouanni Duca, anteceflor nell'Imperio a Teodoro Lafcari , da' Greci trattenuta fra loro con vio- lenza . Aggiuftaronfi alla fine le differenze tra Michele^c ilPa^ 214 Della Hifloria di Corfù. ^ ilPaleologo, il quale già haiiea a' fuoi pupilli occupate rimperio , e cacciati da Coftan tinopoli i Latini , che le guironoBaldouiiìo, lor vltimo Imperatore nell'OHente Vn Baldouino acquiftò il dominio fra Greci, e dopp^ cinquanta , e più anni, vn altro Baldouino perdette la Si- gnoria . Ma Michele , per meglio ftabihre la pace , man- dò Teodora fua moglie à Coftantinopoli , a fine di com- porre alcune nouità circa a* confini , e di trattar matrimo- nio tra Anna, confobrina delllmperatore,e Niceforo fuc Primogenito . Uvna, e l'altra cofa facilmente fi conchiu- fé; onde con regia magnificenza fu condotta lanuoua. Ipoià, e fi celebraron le nozze con apparato degno , non- di vn Duca, e Difpota , ma di vn Monarca . Ma la paren- tela non fu valeuole à frenare Farmi del Paleologo in mo- doj che non fi muouefièro a' danni di Michele,che armate Icorreua ne' confini delllmperio « Niceforo hifl:orico di- ce, che l'Imperatore iènza battaglia fuggi l'incontro del Duca, atterrito da vrìa cometa, che verlb ilfegno del Te ro nel Solftitio eftiuo comparue . Né credo, che Michele paflTaflèauanti ; poiché il fecQ ritornare addietro la mortej doppo la quale laiciò quattro figli , Niceforo, Michele , e Giouanni legittimi, e vn'altroGiouanni bafl:ardo, cho amaua in ecceflt>. Onde nel teftamentodiuife tra il pri- mo, e quello vltimo naturale le fue Proni ncic;inueftendo Niceforo ddl'Epiro vecchio , che chiude i Trelpoti , gli Acarnani, i Dologri, i Corcirefi, i Ccfalonij , e glltacen- i^ 5 regioni, che dalFOccidente hanno per confine il mare Jonio, e Adriatico ; dal Settentrione i monti Pidno,e Au- croceraunei 5 e dall'Oriente il fiume Acheloo ; e dal Mez- zogiorno la Cefalonia^e l'Ifola di Corcir^. Giouanni heb- bei Libro Quarto . 2 1 f be i Pela/gi ; i Pitioti^ i Teflali ^ e i Locri , che terminano col Parnafb 5 e TOlimpo : paefi vafti , da* quali Tinquicto fìalio deirinquietifsimo Michele caiiò eferciti poderofi contro il Paleologo^ à cui tolfe molto dominio . Io noi-u faprei dire fé Corfìj rimafe realmente à Niceforo , ò puro di folo titolo 5 poiché truouo , ch'ella fu preia dal Rè di Napoli Carlo^ quando fu richieflo d'aiuto da Baldouino , vltimo Imperatore di Coftantinopoli, dal Paleologo cac- ciato. DoppO;,ch'egli dalia fua Regia fuggi ricorfe à mol- ti Principi Ponentini , da' quaH fol hebbe parole^ e pochi fatti 5 folo il Rè Carlo di Angiò^che^ vintole vccifo Man- fredo^ delle due Sicilie diuenne Signore, e con Baldouino contrafle parentela,e à fuo fauore armò cento galee^e ven- ti naui> fopraui moltitudine innumerabile di loldati. Noa Kilafolapiaintentionedifoccorrerei bifogni, cheàvru così grande armamento lo fpinfe, ma la ^peran^a, che» igli hauea dato Baldouino di farlo nel? Imperio fuo fucceC fore . Sopra Durazzo fi fcaricò la prima faetta , e la Città, ibenche fi difendeffe per qualche giorno , cadde alla fino in potere di Carlo, il quale, paflando oltre , mandò Ludo- uico di Angiò fuo nipote all'afledio di Corcira . Lunga- mente fi mantenne ella à gli sforzi , per non reftare fchia- ua tra' Franchi 5 foftenne aflàlti ferociffimi 5 fi fece fen- tire nelle fortite ; ma che potea fare priua di vittouaglie ì Dal fuo Duca non attende foccorfo, la plebe, à difpetto de' nobili , che voglion piùpreflo morire, che cedere,già folleuata co' 1 nimico patteggia; egHcd'vopo, che fi renda, fé non vuol' eifere deftrutta dal facco. Si refo CorfùalReCarlo, che iui era venuto in perfona ; e dal vincitorcortefe, à cui giurò vaflallaggio, hebbe la con- fer- zi6 Della Hiftoria di Corfù. fermationede'fuoipriuilegi, Ben'èvero, che poi polo foflbpra Tordine delle cofe, e la clemenza cominciò à mu- tare in tirannide; poiché tolfè annobilii loro feudi, eà molti Prouenzali , e Italiani , li diede ; pofè neirifola vnBagliuOjòMaeftroMaflàro, e tre Giudici, acciò col mero, e mifto imperio, amminiftraflèro la giuftitia ; leuò r Arciuefcouo , e Clero greco dalla Cattedrale , e con li- cenza del Papa la conceflèàvn Prelato Latino, E per- che i Greci lagnauanfi di queftovltimp fatto, cgliper- mifè, che trenta due Canonici del rito greco con altret- tanti nobili Corfioti creaflèro vn Protopapà, e Coroepit copo , à cui fpettaffero le caufè di quei , che alla greca-» viueano . Sette dignità ecclefiaftiche, e otto altri Proto- papi per gli Greci diftribuì in tutta l*Ifola , nella quale la- Iciatofufficienteprefidio, Iciolfè contro il Paleologo, e gli prefe Lepanto , e Patraflb, Vonizza,e molti altri luo- ghi, e Ifole nell'Arcipelago 5 epiùgU toglieua, fc la^ morte di Giouanni XXI no'l richimiaua ad aflìftere alla^ crcatione del nuouo Pontefice , come ch'egli era Senato- re Romano. Pretefè far Papa vn Francefè, mai Cardi- nali ofìinatamente li oppofero , e doppo fd mefi di Con- claue, Niccolò Terzo della Famiglia Orfina crearono , Conuenneà Carlo hauerpatienza, la quale piiì efercitò, fc pure n'h ebbe, nelle iblleuationi diSiciha, chevccifo i fuoi fbldati , e agli Aragonefi fi diede . I Siciliani di na- tura gelofi , non potendo patire la libertà , da loro {lima- ta licentiofa , de' Galli, à fommoflà dd Paleologo , e inci- tati da vn tal Giouanni di Procida , che ordì, col fignerfi pazzo , la congiura , il giorno di Palqua à hora di vefpro, in tutt'i luoghi deirifola i Francefi crudelmente trucida- rono. Libro Quarto. ziy I rono, nonlaperdonandoallemogllgraiiidedegliftedij chevccifèro. E perche male fi poteuano difendere da^ Carlo, così vicino, e così potente, chiamarono dall' Africa, ou'egli giierreggiaua, Pietro Redi Aragona, à cui giurarono vaflàllaggio in Palermo . Era il Re Pietro marito di Coftanza,forelladi Manfredo,che fu Redi Na- poli, e di Sicilia 5 onde non folo per leprefènti congiun- ture , ma anche per altro titolo , Ibpra T vno , e Taltro Re- gno pretendeua . Carlo all'aunifo fremè di rabbia, e con cfèrcito numeroib palfato in Sicilia , aflediò Meffina, e^ prefa Thaurebbe , fé per le dure conditioni difperat'i Mcf- iinefi, fbrtendo dalla Città non Thaueffero cofìretto à fuggire , e à ritirarfi nella Calabria , Si disfidarono poi i i due Re Pietro , e Carlo in Bordeos,poflèduta da gllngle- 1 fi ; ma non hebbe il duello effètto , benché fufièro ambo ! comparfi nel luogo deftinato , vno però doppo dellaltro. In quefto mentre Ruggiero Loria, che s'era ribellato da^ t Cariote paflato al fei uigio di Pietro,con quarantacinque^ galee comparfo fopra Napol i , oue in luogo del Padro gouernaua Carlo Zoppo, inuitò il giouine, poco pratti- co, àbattagha, ilviniè, e fece prigione,conducendolo al- la Regina Cofl:anza,che da Pietro fuo marito era ftata po- lla gouernatrice della Sicilia. Voleuano i Siciliani farlo morire in vendetta di Corradino del fàngue di Sueuia , che, doppo la morte di Manfredo fuo parente, era fccfb dalla Germania, per ricuperare dalle mani di Carlo il Re- gno di Napoli 5 ma vinto, e prefo , fu dall'Angioino lat- to publicamente decapitare , No'I permife a ogni modo Coftanza, benché confanguinea di Corradino,e fatato- lo il mandò ai Re Pietro^ che, mentre viflè il padre, il ten- Gg ne ai 8 Della Hiftoria di Corfù. ne {èmpre prigione . Eftinto Carlo primo , a interceflìo- ne del Papaie del Re d'Inghilterra, hebb'egli la libertà , lafciandoper oftaggi'n Catalogna Ruberto , e Ludouico fuoi figli , e promettendo ad Alfonfo di far ritirare Parmi del Re di Francia, che aflediata Girona,e prefa, minaccia- uano le Aragonefi Prouincie ; e in oltre oprarfi co'l Pon- tefice, perche inueftiflè Giacomo del Regno Sicihano . Era morto il Re Pietro, e ad Alfonfo l'Aragona, à Giaco- mo iecondogenitolafciatohauea la Sicilia; e doppo Ir^ fua morte cadde Girona in mano di Filippo Re di Fran- cia , che à perfuafione del Pontefice , c'hauea fcommuni- cato Pietro , fi mofìè per occupar gì il Regno , bencho vnalbrelladeirAragonele haucfle per moglie. Delle> conditioni nulla ofìèruò Carlo Zoppo , fcufandofi , che^ Carlo di Valois , che , Filippo eftinto , regnaua in Fran- cia , non hauea voluto acconfentire alle fue preghiera ; benché non potefle portare fculà circa il patto à fauore di Giacomo , hauendo riceuuto per mano del Pontefice ja Corona dell'vna, e Taltra Sicilia, Giacomo , che fi vi- de non {blo non fauorito da Carlo , ma perfèguitato , ar- mò a' fuoi danni ; e gli tolfe buona parte della Calabria^ fino à Catanzaro; e con cinquanta galee paflando ìdl. Grecia procurò fare acquifto di Corcira, qual, fedele à Carlo , fi difefe in modo, che i Siciliani riuoltarono altro- ue le prore . Circa a' fatti del Re di Napoli , e di Sicilia^, lungamente parlan le Storie ; onde à noi con u iene tocca- re fol quelle cofè, che fi appartengono a' Corcirefi . Ac- cordandofi con Carlo Zoppo Giacomo, che per la morte di Alfonfo il fratello pafsò in Aragona, nonfologhre- ftituì i figli,ma gli fece rinuntia del Regno di Siciha, pur- ché j Libro Quarto . zip che la pace co*l Re di Francia grimpetraflè, Carlo an- dò in Francia , rihebbe i figli , ritornò in Italia , e quan- do fi credea pacificamente impoflèffarfi della Sicilia/la vi- de in mano di Federico , vltimo figlio del Re Pietro, e fiatel minore di Giacomo . Si venne contro il nouello Re airarmi , collegati eflèndofi aTuoi danni^il Papa , il Re di Francia, Carlo Re di Napoli, eloftellòluo fi-atello Giacomo Re di Aragona , Non fi sbigottì Federico5an- zi animato da' Siciliani alla difeia brauamentefi accinfè. Ma le icorrerie , che fanno nella Macedonia , e nell'Epiro gli Albanefi, m'allontanano per bora dalla Sicilia ^ tiran- domi vn naturale iftinto à {occorrer la Grecia. GliAl- banefi,che parte dell'Epiro poflèggono, in quefto flato di cole, danneggiauano le Prouincie à Carlo foggettc ; ond' egli, à fine di prouederui, màdò Filippo Principe di Tara- to, figlio di fuo Padre, e della figlia di Baldovino Impera- tore di Coftantinopoli, fua feconda moglie . S'intitolaua quefto Filippo, per retaggio dell'auolo materno, pur'egl* Imperatore, onde co gran comitiua,e buono eièrcito pat so a Corcira, da doue, prefa la terra ferma, fi moflè contro Spara , detto da altri Spatafora , capitano de gli Albanefi, in cui aiuto era Prialupa tiranno dell'Etolia ; attaccò il nimico, eilvinfe,epoinella Grecia fece molte prodezi- le . Carlo, che per altri affari non potea attendere a' pae- fi oltre mare, hauendofaputo il valore, efuflicieniadi Filippo , il fece Signor di Corfù, e de gli altri paefi , coiu la foggettione del Feudo , Fecero grandi allegrezze pe'l nuouo , e valor ofo loro Principe i Corfioti , e gli prclero tale affetto, che per lui nulla filmarono la vita, quando la-» potentiflìmalcgadegli Aragonefi, Venetiani; eGeno- Gg z uefi zzo Della Hiflorìa di Corfù. uefi, pretefe. cacciarlo dairifola 5 e dalla Tua Signoria . Eglino furono à Filippo così fedeli ^ che il grato giouino lifcliberidiognigrauezza, onde vie più animati al fuo fcruigiofèguironlo nelle imprefe, 'per le quali acquiftò n:olti luoghi^ e diuenne della Grecia terrore . Aiutò egli anche Carlo il fratello ^ quando con ottanta galee , con- dotte da Ruggiero Loria , che a lui era tornato , attaccò con Federico di Sicilia la battaglia, nella quale ruppe il nimico ;, forzandolo à fuggire fopra vn battello, e à lafcia- re, di fèffinta legni y ventidue prefi , efommerfi . L'anno fcgucnte à tale vittoria^Ruberto^, Duca di Calabria, figlio di Carlo; pafsò fopra Sicilia, e preftamente fi fé padrone^ di Catania 3 ma lafciando Tarmata con poca gente5Ì Sici- liani con le loro nani la prefèro, efapendo, che Filippo Principe di Taranto , con feflanta galee in aiuto del nipo- te da Corfù ne veniua , contro riuoltandofi à lui , gli de- fìrufiero i legni , e il fecero prigione con dolore non ordi- nario de' Corcircfi , che teneramente i'amauano . Le feC- ianta galee , ch'egli condullè, furono per lo più fabbri- cate nelTariènale di Corcira , in que' tempi così famofo , cheNiceforo in vn dialogo , benché parli con nomi finti, dice per marauiglia , che Florentio era approdato à quel- lo, e iui hebbe incontro gli ambafciaton di Atene , cho portauano buone nuoue al Senato de' Corfioti . Filippo reflò fra legami fino à che Carlo non fece con Federico di Sicilia la pace, dandogli Leonora fua figlia per moglie, o il Regno à nome di dote. Allora fu liberato Filippo , il quale intento alla confèruation di Corcira , diede à Nic- colò Barbò il dominio del mare con obligo di mantenere^ àfuelpefevna galea, e in tempo dibifogno quante gli paref- Libro Quarto . 221 parcflero di necelTità alla ditelli deli' Ifola ; à cofìii i nel me- defimo carico riiccefle Vincenzo da Trani, dal quariieb- be origine la famiglia Petretina , In oltre confermò Filip- po in Aimonetto , Barone pnncipalejla dignità^ diauea, diStradigò^ con autorità aflbluta nell'lfola di aggiuftar differenze, dar caftighi^mettere intorno le riuiere le guar- die :> e altre prerogratiue , à queirvflìcio annellè . Lafciò liberi quegli h onori a' Nobili , che a' tempi de' Principi Grecigodeuano^ auuenga che pure i feudatari] Latini haueffero iloro, formando particolar Confilio nelle log- gie della porta ferrea , eleggendo i tre giudici 5 quattro Sindici per la cura della Città , e di tutto lo flato Corcire- fc in terra ferma 5 neMuoghi del quale faceuanoi Gouer- natori ; oltre due Camerlenghi pel denaro publico 5 tre Proueditori fopra la fanità , e due fbpra i viueri , e molti altri carichi , che diftribuiua il Configlio . Pafsò , doppo quefto, à miglior vita Filippo, lafciandoàLudouicoil Principato di Taranto, e il titolo d'Imperatore ; e à Ro- berto fuo fecondogenito la Signoria di Corfiì, co'l folito vaflàllaggio al Re di Napoli , che n'era fourano , Ma Lu* douicodiuenne Re di Napoli, e di Taranto fu inueftito Roberto : auuenne quefto , perche , morto Carlo Zop- po, Ruberto fuo figlio, hauendo hauuto il regno; da Car- lo Duca di Calabria di cui era padre, non hebbe, che vna^ nipote , detta Giouanna, la quale , eftinto Carlo prima di Ruberto, e poi Ruberto, rimafe Reina di Napoli . Era^ queftafinoa' tempi dell' auolo fpofata con Andreaffo ^ figlio di Omberto Re di Vngheria, ma gli fì:)onfali noa^r fi contraifero , che quando ella hebbe il Regno. Ville co'l marito tre anni; doppo i quali , con vn capeftro di fe- ta/ 22^ Della Hiftoriadi Corfiì. ta 5 telTuto con le fue fteflè mani , in Capoa il fece impic- care , E come ch'era libidinofa fopra modo ^ non poten- do ftarefenza marito ^ fi tolfe Ludouico Principe di Ta- ranto fuo parente ^ giouine bello , e manierofo fopra tutti di quel tempo . Ma Ludouico ^ che nel Regno d'Vnghe- riaera (ucceffo à Omberto fuopadre^ volendo vendicare la morte indegna del fratello, fcefè con efèrcito numero- fo contro Giouanna, la quale, intimorita de gli progreffi, che facea T Vnghero, Ibpra tre velocifTime galee co'l nuo- uo ipofo imbarcoffi , e veleggiò verfò Francia , Rimafè per la Regina gouernatore Carlo da Durazzo , figlio di Ludouico, che fu fratello di Roberto Re di Napoli 5 ma^ tulio prefo con la Città dalPVnghero, in vendetta di Andreailb fu fatto morire . Vn picciolo fanciullo hauea-» Carlo , dello fteflb nome che il padre 5 quefto fèco cofì- dulìè in Vngheria il vincitor Ludouico , e fempre regia- mente il fece trattare , Fece poi , a' prieghi del Romano Pontefice , con la Regina Giouanna la pace Ludouico y. con quefto 5 ch'ella fòla haueflè il titolo di Regina, e il marito Ibi quello di Principe di Taranto, e à ta- le accordo fucceffe la reftitutiohe del Regno. Ruber- to in tanto gouernaua Corfù conapplaufo, eJbdisfat- none de' popoli; ma la morte il tolfe nel 15 <5'4, e all' vnico figlio Filippo rimafe la Signoria . In quefti tempi Baiazete Signore de' Turchi, hauendo cacciato molti Principi da' Toro domini j, tolfe la Signoria al Padre diDepan, che fra gli Albanefi dominaua . Onde.Depan ramingo ne andò a Corcira , oue dalle cortefie de' Citta- dini, e dalla vaghezza dell Ilbla allettato fermoflì finche prefo Baiazete dal Tamberlano 3 non fu egh richiamato al i j Libro Quarto . zz^ a! paterno dominio. Ma ritorniamo a Filippo. Dique- fto altra memoria non truouo , che vna bolla, ò fcnttura^ à fauore del Clero greco y e de' fuoi Pro topata , la quale qui lotto regiftro . I Filippo 5 per la Dio gratta , Imperatore di Coflantinopoli y Di/poto di Romania , e di Acaia , Principe di Taranto s a* Capitani , e Minijlri della Città , e Ifola di Cor fu y onero a* Luogotenenti prefenti y e fuccej^un famigliari y falute^ eajfetiù di dtlettione . Da parte del li Protopapati della Città noflra di Corfuy i Ruerendi y e deuotifsimi , fono flati nella noflra pre- fenzji y e con requifitione hanno a noi dtchiaratOy come dal tem^ fo antico y che in contrario non <-ui è memoria y gliflefsi Proto- papati hanno per confuetudine il cafltgare y e correggere t facer-. doti Greci della detta Città . E perche alcuni ciò impedifcono in obbrobrio de' detti Protopapatt y e grane preuaricatione de' fuddttiy nella noflra prefenzj è flato richie/ìo il rimedio, B concioflache in aliena ?nefe non è lecito poner la falce y e parti- colarmente negli njfficiali de facrimmiflerij y e non deuono i miniflri laici intrometterfn cofefpiritttali y noi à t tafcheduno di njoi comandiamo efficacemente y e determiniamo y che n^oi non '-i/ impacciate né" negot^^ de' Cherici y e Sacerdoti Greci y in modo alcuno y (^c. Data in Cera y Per Giouanni F leccia di Rauenna Cancel- lerò y l'annofettimo del noflro Principato inditione Quarta^ , Alcune altre prerogratiue concefs*egli a' Greci , hauendo per fuo confultore Caftel Romanopolo Coftantinopoli- tano y Arciuefcouo di Coi fìi y foggetto di grande fcien- za, e bontà, del Pontefice amatore, e ièguace . Ma nel nono anno dd fuo dominio mori, fenza fuccefsori , Filip- po ^ 224 Della Hiftoria di Corfù. pò 5 onde Corcira , e gli altri Stati ricaddero ai SouranO, e alla Regina Giouanna foggiacquero. Era già eftinto Ludouico 5 che ìh tre anni di {ponfalitio , per fbdisfare al- le difordinate voglie di Giouanna , disfece fé fteflb ; on- de non vi era à chi meglio della Regina toccaflè la figno- ria di Corcira. Ma non bifbgna parlar di altro ^ elafciar fenza marito la lufliiriofa Giouanna , diamglielo , e fia il più vago garzone della fua età,Giacomo di Aragona^ col titolo folo di Duca della Calabria. Ohimè/ pur quefto Adone egli è veci fo in poco tempo da Venere . Venga-» dunque il quarto 5 e con Giouanna fi accafi Otone de' DuchidiBranfuicche, del fangue imperiai di Saffonia . Scuferei Giouanna^ fe vollefle attendere folo alle nozzo : vuoPella intrometterfi ne gli affari della Chiefà, e fi fa cauJa dello Sciima, facendo eleggere Clemente fèttimo : Antipapa , à dispetto del vero Pontefice Vrbano Sefto . Non importa però , che Vrbano , c'h a le chiaui di Pietro aprirà contro Giouan na certi v/ci , che daran paflaggio à gli eferciti 3 adunati a' fuoi danni . Scrifle il Papa à Ludo- uico Re d' Vngheria y pregandolo , che gli mandafle Car- lo da Durazzo j, figlio di quel Carlo , che, come dicem- moj fu in Napoli vccifo 5 e gli confidò, che volea y à on- ta di Giouanna , coronarlo Re . Ludouico 5 cheodiaua-^ la Regina 5 facilmente acconfèntì alle richieflie, e con-» buone forze mandò Carlo , il quale coronato in Roma , oue fiì fatto Senatore , fino alle porte di Napoli giunfo fenza sfoderarla ipada . Otone di Branfuiche , che coix, giuftoefercito l'attendea , mentr'efce da vna porta della^ città per combattere l'inimico , dà agio a Napolitani di aprire vn'altra porta à Carlo , che s'impradroni fubito della 1 Libro Quarto . zz^ della terra. Si venne poi à battaglia, e Otone , nonfolo perde, ma rimafe in potere di Cailo , che pur'hebbeiiu mano fra pochi giorni la Regina, alia quale, co'iconil- glio di Ludouico d'Vngheria , fece lo fteflb giuoco , eh* ella hauea fatto al fuo marito Andreaflb .Morì Giouanna impiccata per la gola 5 poiché la terra, fbpra di cui ha- uea feminato tanti mali, la volle nella morte lontana . Hebbe fcpolcro nella Chiefà di S.Chiara chi fu fcmpro ofcurifmia nella fama , che con cento lingue le fue libidi- ni publicaua , Hebbero à male i Corcirefi la morte della.» Regina, e ne haurebbero fatto qnalche rifentimento , fo Carlo non addolciua con molte gratie le loro amarezze^ . Tanto amauano iloro Principi , benché peraltro cattiui . Hauea Giouanna, quando {lppe,che Papa Vrbano hauea chiamato dairVngheria Carlo da Durazzo,dichiarato fuo heredeLudouico diAngiò fratello del Re diFracia morto, e zio , e tutore del vino ; hor quefto , ibpra tale donatione fbndandofi , fi partì dalla Gallia con trenta mila caualli , e buon numero di fanti , à fine d'impolleffarfi del Regno , a lui, doppo la morte di Giouanna , fpettante. Ma hebbo così duro incontro da' Capitani di Carlo , che rotto , o disfatto, per cinque ferite, e pel dolor della perdita, poco doppo la battaglia fi cftinfe . Né miglior fortuna hebbe^ Carlo ; poiché chiamato da gli Vngheri alla loro Coro- na, effendo morto Ludouico, fu in vn conuito dalla Re- gina, moglie dello ikflb Ludouico ,mifèramente auuele- nato. Onde rimafe nel Regno di Napoli gouernatrico la fuavedoua Margarita nella minorità di Ladislao, e> Giouanni , figli di Carlo . Sucghorn allora Otone Ducsu di Branfuicche , e del gouerno di vna donna poco temeii- Hh do, zz6 Della Hiftoria di Corfù. do , con Taiuto de' Tuoi paitegiani , che molti ne hauea fi- no da* tempi , che regnò con Giouanna , quali che tutto le Prouincie fece al fuo imperio foggette . Come Mar- gherita co' due figli fi difendeffe in Gaeta , che fòla le ri- mafe fedele ; come in Fogia^ città di Puglia, di malattia^ naturale morifiè Orane : come da Clemente Antipapa^ fatto Re di Napoli Ludouico di Angiò, figlio di quel Ludouico, che fu rotto da Carlo 5 eperla doglia fieftin- fé; Icelèda Tranciale di tutto il Regno^ toltane Gacta^s'in- fignorifle : come crefciuto Ladislao , figlio di Margarita^ e di Carlo , il ritogliefìe dalle mani di Ludouico : comò morto, fenza fuccefibri , Ladislao ^ Giouanna fua Ibrella-» gli fuccedeffe : come quefta , adottandofi prima Ludoui- co terzo di Angiò , e poi Alfonfo Re di Aragona , lafciaf- fe vn fèminario di guerra tra* Spagnuoli ^ e Francefi , cho poi, accordandofi , fi diuiièro il Regno : e come alla fino da gli Aragonefi cacciatoi Galli , intero à quelli rimaneflo il dominio Napolitano; onde fino al giorno di hoggi dura fotto la corona di Spagnajfono racconti^che non fer- uono alla mia ftoria di Corcira , Bafta dunque à me il dire, che veggédo i Corfioti, nelle inuafioni di Otone di Bran- iliicche, poco fiabile la potenza de* lor fourani, e moffi da' cattiui trattamenti de* miniftri , cacciarono le guardie , o gli vftìciali Napolitani , e all'antica libertà ritornarono . Vi è opinione , che ciò faceffero , per non venire in mano del Branfuicchc;, di cui quanto temeuano la violenza, al- trettanto odiauano la perfona. Così Corcira, che da' fuoi Repafsò allo (lato di Republica libera , e poi parte a' Romani , parte a' Greci Imperatori foggiacque , li Regio giogo fcolfe, e à fé medefima fece ritorno . Molto à ogni modo Libro Quarto . r%7 modo non fi mantenne; poiché le Tue forze diminuirò non le permifero il difenderfi da fé fola contro coÌoro,che le tendcuanoinfidiefenza ragione. Lafciamo di gratia^ i Corcircfi liberi fino al principio del fegaente libro , iru cui vedremo la loro prudentiffima deliberatione nell* eliggerfi Principe, del quale non poteuano fceglier, né ilpiùgloriofo, né più benigno. Il fine del Quarto Libro . Hh 1 DEL- DELLA STORIA DI C O R F V Defcritta DA ANDREA MARMORA. L I ^ R O ^F / ^ T O. I M A S E R. O lìberi , ma non quieti, i Corcirefi doppo y che gli prefidij Napolitani fi partirono da' loro con- fini ; poiché molti Principi^così Gre- ci, come Latini , auidi di tal boccone, pretendeuano d'mgoiarlo. Troppo commoda era Corcira à eriiiterefli de gli Occidentali verfb Oriente^edeTeuantini verfo oc- cidente, perche non fi curailero gli vni , e gli altri di ha- uernc j Libro Quinto . 22p oernclafignorfa. La Grecia^ che diulfà fra fette Difpo- ti, oltre l'Imperatore 5 era diuenuta vn'Hidra di fetto telk;Con ogni fuo capo minacciaua diauuelenarlaje l'Ita- lia in più domini] fquarciata volea lacerare le vifcere fuc^. I Genouefi > fopra tutti , parea voleflèro contro i Corfioti aprire il tempio del loro Giano , da cui apprcfero , oltre Tarmi, di adoperar la doppiezza . Auuenne , che mentre iCorcirefi lì felicitauano fu'l penfiero della libertà rac- quiftata , due galee Ligure , condotte da Francefco Car- rara y inimiciffimo del nome Venetiano ^ fbpra Cafopo fe- cretamente sbarcafìero foldatefche , con le quali venne à luifattodiforprenderelaCittà, e la fortezza, Cafo , che y con ragione, in mille fofpetti pofè Tanimo de' Cor- fioti , che , benché vfciti dalla dominante à viua forza ne cacciaflèro gl'inimici , temeuano y che Genoua , allora^ potentilllma fu'I mare , non nutriffe difègni pregiudiciali contro la loroRepublica. Si accrebbe il loro foipetto quando feppero, che in Liguria con molta fretta fi ar- mauano nuoui legni à perfuafione dello fteffo Carra- ra 5 onde non poteano altro credere , fé non cho queflo voleflè ritornare per vendicarfi. Aggiugneua- fi , che guerreggiando i Genouefi co' Venetiani par- ticolarmente inLeuante, fipotea con faciltà ftimare^ , che haurebberoà ogni modo cercato d*impadronirfi di vnlfola, di cui la più commoda non fi potea trouare al traghetto de* loro legni, e delle armate . Quefle , e altre confiderationi mollerò i Corfioti a penfàre , come potef^ fero nello fteflb tempo non farfi fchiaui , e difenderfi da-* gFinuafori, più di loro potenti^ Ricorrere al Re di Na- poli era pazzia 5 poiché, oltre che da quel Regno, iiu fattioni 2 :5 o Della Hiftoria di Corf& fartioni diuifo ,11011 poceuanohauerefoccorficonuene- uoli 5 era vn metterfi nelle mani di chi non haurebbe la- iciatofenzacaftigolaloro riuolta. Il chiamare llmpe- ratordi Coftantinopoli , era fciocchezza ; conciofiacofi^ che, non potendo difendere le Tue Prouincie più vicine , mal poteua m-^ndare aiuto a' paelì lontani . Il darfi a qualche Di(}:'Otoeravn euidente pericolo d^inuitaregli altri, geloli deiraccrefcimento de' compagni, alla loro rouina. A'Genouefinonfi penfaua, ò perche fuflero ftimati n imici , ò perche non era prudenza efporfi a gl'in- fulti de Veneti confinanti quali , che del continuo contro di quelli , per la gloria, e pel dominio combatteuano . Il miglior partito, che feppero prédere in tali riuolutioni di cofe i Corcirefi fu il riflettere alla potenza della Sereniflì- ma Republica di Venetia , la quale, e poteua togliere 11- folaloro d'impegno , e non haurebbe mai permefTo , che altri fi annidalfe inCorcira,perla gelofia deirimperio ma- f ittimo fopra dell'Adriatico . E benché non fi deliberaf- fe per allora cofà alcuna, àogni modo fi mofìè qualche prattica con Giouanni Penefafco , Confole della Veneta-» natione , il quale ne fcrifìè allafua Republica con quelle^ formole più proprie à vn' affare di tanta importanz-a . Arriuò in tempo la lettera, che quei Padri faceuano gitan- 'de rifleffione alla paflàta mofsa del Carrara contro Corfù , € al prefentc apparecchio de' Genouefi , come diceuafi , à fine di acquiftarfi quell'Ifola, di cui poteuano far piazza d* armi, còmoda à màtener nell'orto, e nell'occaib la guerra. Vn Principe, che penfa folo al prefentc, non cura di quel, che polfiede ; ladoue ; n(jn può quello difenderfi , fé non fi preuede il futuro . Non bifogna lafciar , che s'auuici- ni j Libro Qpinto . 231 ni rinimico , fé non fi vuole in cafà propria la guerra . Vn buon pofto è caufà 5 fé non di tutta ^ almeno della metà della vittoria ; e chi cede vn ottimo iìto al fuo auuerfario, dà a intendere;, che poco ftima la perdita . Ragioni;,per le qual'iVenetianij non folo non rifiutarono le prime vel- leità de Corcirefi 5 come dal Confole furono auuifati^ ma intraprefero il negotio c5 tale ardore, che fubito Spediro- no publichc comilTioni àGio: Miani, Generale del golfo, appoggiando alla fua prudenza la riufcita di faccenda così importante. Paolo Morofini nella fua Hiftoria^in luogo di Miani,icriue Giurano 5 ma falla nel cognome, benché nel nome di Giouanni non erri 5 poiché dalle Scritture auten- tiche, che firegiftrerannoquìfotto, ficonofce, che al Mianij non al Giurano , furono mandate le commiffioni di negotiare co'Gorcirefi . Giouanni,che ne'publici ma- neggi hauea pochi pari, fiaccinfe all'opera, e facendo prelìamente vela fi conduife a lidi di Gorfù,oue con fegni di flraordinario amore fu riceuuto. Né i difaggi della^ nauigatione il puotc.o trattenere, che non fi portaffe fen- za dimora al Configlio de Gorfioti, cherattendeua; ef- fendo non meno quello bramofo di aificurare la patria^, che quefto anziofo di fodisfare Venetia. Elpofeinfem- piici parole i comandi del fuo Principe, e fi diffufe nel rapprefentare al commune di Corcira li defiderio^c'hauea la fua Republica di protegger Gorcira, eilbifogno, che hauea Gorcira di eficr protetta . Le infidie de'Genouefi , la loro l'orza , la fuperbia nel dominare , la pretenfione di trattar dafchiaui i vaflalli, e i mali, chefuccederebbeio le rifola andalfe in potare di quelli ; furono parte del difcor- foeloquentiliiino dcìMiani, Soggiunfe poi, che i Ve- neti ZT^z Della Hiftoria di Corfù. lieti fi moueano più pel loro , che per proprio interefli> : che il fbggiacereà città libera non era perder la libertà: che il chiamare Venetia era vn godere la patria , e lafciare ad altri'l faftidio di difenderla nelle occorrenze : e che in fbmma bella cofa douea ftimarfi non perdere priuilegio alcuno (il che prometteua à nome del fuo Principe ) e ac- quiftare la prerogatiua dell'altrui formidabil potenzju. Doppo di hauer parlato vfcì dall'adunanza il Miani , e fi cominciarono da' Configlieri Corfioti à efaminare le fue ragioni , le quali approuateper validiflìme , fu per ordine dì vno de'Giudici^che reggeuano il Commune^paffato il buflblo attorno , e con pienezza di voti fi conchiufè di dare Corfù aVenctiani, con quefto, che reftaflèro nel lo- ro vigore glipriuilegi , conceffi da' loro antichi Signori Greci , e poi da'Re Carlo Primo , e Secondo , da' due Fi- lippi, da Ruberto, e dalla Regina Giouanna . Patti, quali non folo promife il Miani, di nuouo introdotto,ma diede fperanza, che farebbero accrefciuti dal fuo Senato : onde in vn fubito fi venne à gli abbracciamenti ^ eil popolo, poiché feppe l'accordo, ladoue prima era morto per la paura de' nimici , fcoppiò in vn lietiffimo viua viua . A* venti dunque di Maggio , che fu il medefimo giorno del- la fatta determinatione , su la loggia del configlio Iblle- uoffi lo flendardo fortunatiffimo di S. Marco 5 e con con- tento vniuerfaleproceffionalmente auuiaronfi ad vn cer- to luogo nel corpo della Città , oue gittarono la prima^ pietra al Tempio, c'hor forge fontuofiffimo, di S. Miche- le, come ch'egli èprotettor degli eferciti; dubitando, che per la nuoua Signoria loro non mancherebbero guer- re. Fu co'I tempo alla facra fabbrica aggiunto vn clauftro I Libro Quinto. 235 !^atiofb,che la rendeua più riguardeuole al fentimentò de'più illuftri architetti . Non è à ogni modo certo, che allora queftaChiefà fi ergeflè da' fondamenti 5 poicho non vi manca chi dice, ch'ella più innanzi fii edificata da* Duchi Comneni, che al loro nome aggiugnendo fempre quello di Angelo , à fant'Angelo la dedicarono 3 e cho fiifle data à Monache Greche, edeflèndoda quefte ab- : bandonata , fij dal Principe Filippo di Taranto concefsa a'Padri Conuentuali di S.Francefco. Non niegaperò chi iciòaflèrma, che in quel giorno fefl:iuo fi dilfegnò vna nuoua Chiefa, qual e la Parocchia di S.Michele,oue mol- te famiglie nobili fi radunano, e dal Paroco riceuono i fa- gramenti . Onde,ò neir vno, ò nell'altro modo, che fufsQ^ certo fi è, che il nuouo dominio Veneto cominciò bene^, I perche da Dio j acciò fi conofca , che ne gii acquifti fèm- pre ha da precedere la Religione . Io flupifco di coloro , che fi danno à intenderc,che non bene fi accompagni con Je grandezze la pietà Criftiana, quando che Crifto feco della fua corona di (pine vn diadema,e del Tuo patibolo vn trono . Tanto è più degno di ftima vn principato, quan- to con Toflèruanza della di u ina modera , e regge le mon- dane leggi,che da quella, come dal primo Mobile le sfere, £'mpre dipendono . I Corcirefi,hauendo dato à Dio quel, ch'è di Dio , fecondo gli precetti del Redentore , vollero rendere à Cefare quel che à Cef ire apparteneua: cioè dop- po gli vfficì diuoti della proccffione, e del difegnodel Te- pio , fpedirono a Venetia cinque Ambafciatori^ e per giu- rare fedeltà al Principe , e per ottenere la conferma de' ca- pito! i,co'lMiani accordati. Furono i A leflaggieri Pietro Capitanodella Miliria , Ricciardo di.Altauilla, Giouanni Il di 234 Della Hiftoria di Corfù. di Aleffio CauafTila Notare, Antonio di Enrico, e il Con- te Niccolò Vrauagnoto , a* quali furono date le com- milEoni con ifcrittura deirinfrafcritto tenore. In nome del mjlro Signor Giesù Crijlo , Amen , ^eWanm della fua 'Narmitd 138^, dominando nella Cit^ tàyC /fola di Cor fu , l'inclito , e tllujìre dominio della Commu^ nitd di Venetia nell'anno primo a dì ijentiotto del mefe di Maggio y Inditione nona , 'ì^loi Enrico di Cajìro Corjioto , an- mal Giudice *j e Giouannidi benedetto deT locano puhltco ^otaro di Regia autorità nella Città ^ e /fola di Corfù 5 e Tejìi* moni fottof ertiti , à queflo fpecialmente chiamati , e pregati j per lo pr ef ente fritto puhlico confefsiamo , dichiariamo , efac^ damo noto , e atteftiamo , che nel prefente giorno l'F^niuerfitd e huomini della Città di Cor f ti y njero la maggior parte di efsiy nel luogo y oueper ordinario fogliono congregar/i per trattare^ y efpedireloronegotij y hanno determinato auanti ami di ifo y ^ leBo , Comparentes igltm reuerentèr coram fuprafcripto Serenifsi^ moy ^ Excellentifsimo Domino Duce Venetiarumyatque Con^ fìliarijSy Smdiciy^ Procuratorespr (^ InfrU Corphienjts ^ de faa immenfa benignltate , (^ gratta ffecialiy fremiftt ^ I. Promifit Ducalis Bxtellentia a^niuerfosy etftngulcs ha^ mines Ciuitatis^ et InfuU Corphienfisy cum totalnfula , tetris y et cafirisy et locisfibtfertinentthusJnahereytenere^regere^etgU' kernare perpetuò^ fub domintOy et f tot e Et ione fua s tpfofcfue fro^ tegere^ et de fender e j ac diBamCinitatem^ et InfuUm^ Cajìraj et loca eiusy nulli '-vnquam Dominoy Communitatiy Magnati^ njel Principi orbis terree donare^ alienare^a^enderey'-velpermH'' tarCy aliqiia rationey ^el caufay tituloy 'velmoda, IL Item^njt omnes fenuant humanitatem nojìri Dominif y *-i'rjlt D^calis benignitas , qnod omnia , etfingtila deliEi.t y ex^ cejjhsy et cri?nina perpetrata olim in diSia dui tate ^ et InfuU^ Corphienfi y et refidua debita Curi^ per Corphienfes faEla pò donattuts Dominoritm preterii or u?ny a tempore preeterito nufque in diewy quo njexillum S,Àdara extitit eleuatum ^generaUtery etfpeciabtcr remtttuntury et perpetuò relaxantur y ita tameng y quod per hoc non derogctur promtfsiombus y qu hona Libro Quinto . 24 ^ k ona mobilia y et immohtlia^ qtt^^ rccie ^ et mflè hahehant^ tenehant ^etfofsidebant y nec non eorum kdHas confuetudines y quas anticjuitus hahuerunt , cum omni eamm arbitrio , et ofo- luntatej ac fide nouo conceder entur eifdem ^ CatumÀReEloribus fupradicìis j qui teneantur ad requifitwnempartisyfc appellare mtendentisy in- fra tertiam diem y pojlqudmfuerint requifiti d parte pr^dtSla , dare fub fuo figlilo omnes fcripturas y et attus fequutos in^ caufis pr^did'ìs y fub pcena Perpirorum qmngentorum , fé- cundum qmdferuatur m omnibus alijs Terris diEii dominij . Et quia ipfi Corphienfes m faElo dohariorum y et alif's y poffent habere fuas confuetudines y qute in aliquo derogaren- tur per pr^fens capitulum y referuatur in liberiate dióii Jo- minij potefias addmdi y 'uel minuendi q^od expediens nji- iebiturpro bonofiatUy et conferuatione cimtatis ^ et/nfuUfté" pradtiite, Item^ Z4^ Della Hiftoria di Corfù ; IV. Item , quod homines Cimtatis ^ (^ InfuU Ccrfhienftt exijlentes in Cmt<0e ^ (^ Infula fufradiB:a y nullo modo , njel ingenio , perfpecialesperfonas ettari fofsint extra Infulam nifi in cafihus afpellatioms , (^ in quibus ettari pofsint Venetijs dram nojìrts Indtcihus appellattonis , V, Jtem contenta efl^quod^ feeundum n;fum ^ eligatur njnus fslotariuSyfiuè Sexiptor in Greeaferiptura ^profactendif citatiomhus in fcriptis per Infulam inter Grecos : (g^ fimilitef eltgantur duo Platarij ^fiue Pr<€cones ^ n:jelplures ^fi necejjorij fuerinty prò exequendis eitatiombus ^ (^ alys negotijs y Curii^ opportunis y qui Scriptor recipiat folum Tornenfes duos prò qtialthet eitatione^fecundùm ijfum Patri^e y de botano ijero ^ fi uè Cancellar io ^qui erunt eum ReEiorenoflroy ordinabitur^quod prò primis fcripturis ^ ^pro alijs omnibus ^ nullo modo grana-- huntur njltra debttum ratioms . VI, Item^ eum Ecclefta CorphienftSy ^aroneSy Feudatarij^ ^ alij de Ciuitate pr^dtSia habeant eorum fz^illanos , zaffai* iosy angararioSy camfearioSyfmè raeeomandatos y àqmbus an* no quolibet exigunt iura realia y (^ perfonalta y redditus y (gjr prouentusy ad quos tenentur y quo iureyft eorum altqutfoluerc^ recufantypojfunt ipfos capere in per fona y propria auEioritatt^ , (^ eoràm Capitaneo pr^fentare y ^ in career em tpfius Capita* nei de mandato ypohere y (^ tamdin retinere y donee fecerint de pr^diEiis debitis fatisfaEtionem eondigna?n s contenta efì Dpì^ calis benignitas y quodper ReBores fuos h^c eadem in omnibus de e<€tero obferuentur yfi ^af^dlt y 'villani y (^ alij fupradiBi capti fuerint y eum eonfcientia y (^ ojoluptate Reftorum fuo^ rum prcediEiorum , » VII. Item placet pr^diSia Ducali Dominio y quod jBarones CorfhienfeSy eorum ffruitia pr^Jlent y (^ pr^Jìare debeantftbi ^ fen j Libro Quinto. 247 feà ReBorihttsfuiS)proft4Ìs Feudis^/iuè CaualUrijs^cum eqds fuffictentihus ^ (^ aptis ad arma , qui placeant ReEiortbm fu- pradiSlis , (^ efl dtgntm . Vili. Item .quodReBores ,(^ Offiaales ^ etijmper tem- pora erunt , quocumquè nomme mncupentur ^fme altqm de [uà umiltà y nullo modo , ^'el ingemograuare audcant , ^^/pr^- ft^mant cmes Corphoiy in captendo ets rviolenter barcas^ leBos, rvcl alta bona y # jimiliter nullo modo , eis nolentibusy acci- pere debcant carne s^ ptfces , fruBus , pullos ^frumentum , ^el ordeumyfiue alias res eorum ,'fod mfolitis locis,(^ confuetis, cum pecunia fua y emant , r:/el emi faciant omnia ad ruttami fuam necepriay et opportuna^fecundum a^Jìm^ et confuetudt- nesy etjìatuta Patri^ypro njfu tantum eortm^et non plus pr cut factum ali^perfona extrane^ , et communes , njolentibus ipjis Corphienfibus njendere , rvt eft dtclum tn^eràmfi ruendereno- luertnt , nullo modo cogipofstntd Retioribus y rvelOfficiahbus ftpradtBts yruelaltodefamilfjrfuts , IX. ItemyquodReBoreSyetOffictalespr^diBiytamqmad pr^fens funt y quàm qui erunt temporibus futuri s , nullo modo perfeyrvelperaliosycogerepofsmtptfcatores ad pifcandum^ prò eis y rvelad rvendendum [ibi fuos ptfces yfeddebeantab eis ptfces emere prò rvfufuo y et famili^e fuce pradiB^y pretto com- petente fecundum ordmes Patruy et ad loca folita^ njt emunty etfpeciales perfine , X. Itewyquod faBis njendemljsy menfura yquanjenditur ri'inum' notium tabernijs Cmtatis Corphoi y debeat de menfe^ OBobriSybiillarifgnOyfeà bulUy quce ordmabitur per ReBoreSy recipiendo de bulla pr<£ diti a quantum eft antiquitus confuetum: fedfi^tdehituripfisReBorihuSy ad eui\indas fraudes yqu^ committtpofsint y ipfam menfuram hulUri facereplus qua^n^ fcmel 148 Della Hiftoria di Corfù . Jemel anno^-pofsint hoc facere per talem modumy quoà^ ^mtief- cum^jueipfe menfur^ hullentur yfion foluantpro omnibus huU li s plus eo 5 ijt4od ejì folui folitum y etfolui ^olumus ^fi ojna^ njice tmtummodo bullarentur . XI. Item contenta ejì , qucd cffìcmm Catapanomm fuper afsisijs Ciuitatis Corphoi^ etfimiliter officium Sindicomm^con- fìrmentur fecundùm ijfum Patria , ita quod milites yfmefocij ReBoYum , non [e impediant de diSiis officijs s referuata tamen omni Ithettate ReBortbus pY della natura 5 anzi parca ^ che la legge della natura impe- rando, s'introducelse il /^J GVwr/V/;;^ ;, appropiandofi le foftanze il primo, che Toccupaua , Durò tal male fino al mille trecento ottanta fette, in cui per fuoi Nuncij fe- ce il Configlio Corfiotoconfapeuole di tal difordine il Bailo , il quale rihebbe tutto , benché tutto non reftafso airVniuerfità , efsendo alcuni effetti conceflì a* Cittadini, cheli meritauano, per le fatiche nel feruire la Patria , Né fola quefta liberalità co' fuoi vfarono i Corcirefi; poi- che, veggendo, che non baftaua al Principe, perriiarc-i le mura, e per le altre cofe neceflaric della Città, quello , che dairifola cauaua , di buona voglia gli conceflèro i da- ti] delle marcantie , che s'introduceuano, ò fimandaua- no, per le quali pagandofi'l due percento, in capo dell* anno fi metteuano affieme molte migliaia di feudi . Non può eflfere liberale vn Dominante, fe glifonoauarii vaf- ìàlli. Ibifognidelpublicodeuono aiutarfi da' priuati 5 ed è ricco il padrone qualora! feruinon fi fanno fimula- tamente mendichi . Non perche vno ha corona, co' cir- coli incanta tefbri j e lo fcettro non è badile , che fuifceri \t indiane miniere. Se ipopoli non riempono l'erario del Principe , refta egfi vuoto, perche con la fola femenza de*donatiui fruttano le monete. Ciò ben conobbero i Cor- Libro Quinto . 2 5' r Coffioti^ ondefi prillarono de gli einolumenti delle ga- belle niercantili ; benché per altro, come Regalie ^ appar- tengano di giuftitia al Soiuano. Hebbero anche, nel far quello, mira alla paga de foldati , che la Republica^ mantenea per cLiilodia della fortezza vecchia, àcui haiiea mandato poco prima vn Caikllano con quaranta foli fanti, non vi effendofofpetto alcuno di guerra. A tale vfficio fon' eletti Nobili Venetiani, i quali albergano nella fommità del Caftello 5 vicini alla campana , né pon- no vfcirc, lìnche non finifcano il reggimento , e il fuccef- fore non venga. Ma fé liberale moftroffi'l publico di Corcira verfo del fuo Principe , liberaliffimo fi fece vede- re vn priuato Corcirefe verfo la Principelfa de gli i^ngeli Maria Madre di Crifto . Pietro , Capo di militia , di cui fopra fi è fatta mentione , alla Vergine Annunciata fab- bricò^ a proprie fpefe, vnaChiefa, alla quale aggiunfe capaciffimo Clauftro, con intentione di darla a' Padri Eremitani di S.Agoftino; onde ne fcrifìéal Sommo Pontence>e al Generale dell'ordine^e da quello ottenne il Breue,e da quefto il Padre Fra Niccolò Ruffino , che^» ca- pitando à Corfù/ù fubito meOb in poffeflb del Tempio,e del Conuento da Pietro. A* fette di Gennaro del i s P 4? fi cantò la prima Meffa 5 e fi fece Tatto publico della co nfe* gna alla prefenza di Albano Michele Arciuefcouo , e de' fuoi Canonici 5 di Niccolò Zeno, allora Bailo; diElia^ Monomaco Protopapà^e del fuo Clero Greco , e di mol- ti Nobili Veneti , e Corfioti , non computando la molti- tudine innumerabile del popolo, ch'era a tal funtione concorfo,nonfolo dalla Città, ma da tutt'i luoghi cir- conuicini. Fece il Padre Fra Niccolò leggere la Bollai Li 2 Pon- z^z Della Hirtoria di Corfù. Pontificia, e poi le procure della fua Religione; dop- po che Pietro confègnò al fiidetto Padre la Chiefà, do- tata di buone renditeannuali, con tutti gli apparati 3 ha- biti Sacerdotali 3 Calici, argenterie, campane, e ogni ;ì]tra cofa, che à lei apparteneua . Finì la cerimonia , ma-» non hebbe fineladiuotionedi Pietro, il quale neirvl- timo teftamento difpofe, che chiunque de' fuoiheredi pretendefle hauer ragione in detta Chieià , ò nelle fue en- trate, fufìe priuo della fuaheredità, in luogo di cui gli lafciaualafuamaleditione, e quella della SantiflìmaAn^ nunciata. Rifiedonofino al dì di hoggi'n quella ftanza di Pietro i Padri Agoftiniani , con ogni commodità per loro , e con ogni afliftenza al beneficio delle anime $ poi- che per quella ibno fufficientiffime Tcntratc , eperque* Ila fi adopera il numero de' Religiofi , e la loro edificatio- fie, e modeftia . Traicorfero in tali faccende gli anni fino al 1 40 1 , fenza , che Marte ofatre con gli ftrepiti fuoi rompere la quiete a' Corcirefi , che fiirono Tempre in pa- ce , benché la Republica dominante , non lafciafle l'armi contro i Carrari di Padoua, hor fola , hor vnita co'l Duca di Milano Galeazzo Vifconti . E non folo non pianiè gì' incòmodi della guerra , ma hebbe occafione di rallegrarfi ,per gli acquifti , che fece Venetia di Argo , e Napoli nella Morea 5 e di Alcflìo , e Scutari , per paura de* Turchi,da' ioro Signori date a chi poteua difenderle . Egli è vero , che qualche lagrima di cuore fparfero alla memoria di Antonio Veniero , che doppo diciotto anni di Ducato , fehce per ogni verfo, nel 1 40 o fi eftinfe . Ma piagnere à goccie di fangue li fece Tommafb Comneo , Difpoto di Gianina, il quale, auido di allargare lo flato, entrò po- derofb Libro Quinto . 2 5' 3 derofb ne* confini de* Corfioti'n terra ferma verfo TEpi- ro , e ogni cofa mettea à ferro , e à fuoco , de gli fteffi bar- bari più crudele . Arruolarono aU'auuiflb i Corcirefi die- cemila foldati fotto le infegne, e con quelli, poftifi à fronte dell'inimico , gli prefentarono la battaglia , la qua- le s'attaccò fieriflìma^ma non lunga 3 poiché rotto Tom- mafopofe lo fcampo nella fuga, come pur fecero le flic-* fchiere. Furono fubito racquiftat'i luoghi perduti, e oltre à ciò entrando i vincitori nel pacfe dell'aunerfario , gli tolfèro molte Terre , e cinta di alTedio Saiada , Città principale, aflìeme co*l fuo caftello la preicro , e diedero à fàcco a* Soldati. Indi fbtto Parga accampandofi , dop- po molti aflàlti, la coftrinfero à renderfi , con grande cor- dogho di Bongo, òGibeis, che n'era fignore. Ne con- tenti di tali acquifli s'inoltrarono nella Prouincia fbggio- gando tutto fino a Panari , che pur fi diede nelle mani di quei, che voleanomoftrareal loro Principe , che non-» degenerauano da* maggiori , e che godeuano in guifa del nuouo Reggimento,che, no fodisfatti di hauergli dato le cofè proprie, glivoleano acquiftare quella, che toglie- uano a*lor nemici . Non fu à ogni modo così facile la-» compra di tali luoghi , che non coftafle la vita di due mila Corcirefi , parte nella pugna campale , parte vccifi nelle-» icalate, che diedero alle fortezze; onde diminuiti di nu- mero, ma non di coraggio , pofto prefidk) fufficiente alle frontiere , fé ne ritornarono à godere la Patria con quiete fino al 1405, in cui di bel nuouo furono inuitatialParmi da vn nimico , che venne più da lontano. Venti galeo Genouefi, è altri legni deftinati per Soria, fbtto l'impe- rio di BucinardoFranccfe, paflindo vicino al capo dell* Ifola 2.5'4 DelIaHiftoria di Corfù* Ifola , che riguarda la Puglia^ ò per difjietta de^Corfioti^ che s'erano dati a'Venetiani^ ò pel defio di arrichirfi coti/ le prede, fecero sbarco di diece rnila foldati > che fi fparfe- ro a faccheggiar la campagna. IiidijVnitifijil Caftello S. A ngelo > diciotto aiiglia dalla città difcofto > cinfer di aiìedio ; e benché il luogo fuffe fortiirimo , e guardato dsu vn brauo Capitano Corcirefe, che iui Tempre fuol dimo- rare 5 lènza partirne fino à che non finifca la Tuacondot- ta> a ogni modo 5 fé non era fbccorfo > iri mano de'nimici facilmente cadea , Si feppe il pericolo , e al rimedio i pae- feni ii acci nfero r v fcirono in buon numero a fronteggia- re ìGenouefi, e crouandonevna groffa partita prefìò al cafale di Ducades> la disfecero conia morte di tutti ; e poi dando fopra a gli altri ; che cigneuano la fo tezza di fànt* Angelo y ne fecero ilrage tale y che Bucinardo con pochi^ che con lui fuggirono j rimbarcatofi y in vece di girne alla Paleftina y f uaftretto à ritornare a Genoua , hauendo le nani vuote di foldatefca * II fiore delle militie Ligure ri- mafe in Corcira arido, eiecco,Iàfciando a'Corfio ti il frut- to della vittoria. Tal fine meritano leingiuflemoffe^ poiché la guerra , ch'è vna ipecie di lite , non ha fentenza fauoreuole dalla fortuna , fé non fi tratta con la ragione, Quefta, vnita al valore, difficilmente perde; né, fra mille, vna fola volta k giuftitia della caufa foggiace alla forzale Su la cote di vn giuiio motiuo fi affila la fpada 5 e Tingiu- Ao attentato è vn marteIlo,che le rompe il taglio,e la ren- de ottufa al ferire , Non fecero mouimento alcuno i Ge- nouefi, benché allora viueflèro fotto la protettione del Re di Prancià > ma delle venti Galee del Bucinardo , vndeci fole andandone; le mandarono verfb Soria , e quefle pure furono Libro Quinto ; z^^ furono rotte da Carlo Zeno^ Capitano deTenetij ne'mari della Morea;, tra Modone ^ e il Zonchio , come riferifce i! Contarjni, benchela prima fconfitta attribuita alletem- pefte, non al valore de*Corfioti, contro latraditione^ che nò fuol fallare, de gli auoIi:,e de'noftri maggiori.Si vedica- rono bene i Genouefi nel 3 2 del medefimo fecolo,hauen- do tacqui ftata la libertà;, prima con difcacciare gli pre- fidij di Francia^ poi quelli di Milano 5 poiché al Re, € a' Duchi Vifconti fucceiTiuamente foggiacquero . Ma fraquefto mentre in Corfu non forfè nouità dirilieuo , ienon quanto nel i4o55efsendo Arciuefcouo Fantino Dandolo, che poi hebbe la Chiela dì Padoua , fecondo Honofrio nella fuaCronologia,à iftanze del Commune/u fatto decreto da'Signori Venetiani , che gli Hebrei Cor- fioti portafscro vn legno giallo fui pettO; per differirii da' Criftiani, con pena a'contrauentori di ducati trecento , Spiacque tal legge a'Giudei tanto più, quanto che il fe- gno era ridicolo ^ poiché abbracciaua in tondo la circour ferenzadivn quarto di braccio; onde pofto in feno a foggia di feudo non potea riparare i colpi delle linguo, che auuentauan parole di maledicenze ^ e d'ingiurie . Si aggiunfèjper compimento deloro malj^che furono aftret- ti a vendere in termine di vn anno gli ftabili , che moiri n'haueano & in terra ferma, e nell'lfola , con ordine, che^ mai più ne poteflèro comprare ne'Juoghi del dominio Corcirefe . A gran ragione fi prjuano di flabiH quei , che non han fermezza alcuna di fede ; e troppo grande fcor- no farebbe, fé ne gli edifici j , nelle ville, e ne'campi , fi ve^ defìèro apertemente le loro vfure . Non è conueneuole, che fé perdettero le loro terre perhauere yccifoCrifto, terre aj<^ Della Hirtoria di Corfù. tèrre acquiftino fra' Criftiani ; ed eflèndo meriteuoli di morte, loro non conuiene di {labile , che il fèpolcro. Vi fu pure di nuouo ; non foto la morte di Elia Monomaco ; e la elettione in Protopapà, e Coroepifcopo di Andrea-» Melliffinojfbggetto riguardeuole tra*Greci; ma raggiun- ta di due Configlieri , ò Camerlenghi , nobili Venetianj , i quali nelle caufe ciuili , e criminali doueffero affiftere col Bailo, e con lui giudicare fecondo la ragionerò la confulta de'Giudici annuali . Qual fenefùflèlacaufà, ottennero ciò facilmente dal Principe iCorcirefiper viadeghAm- balciatori, che à Venetia fpedirono . Chiufe quefto affa- re Tanno 1420, e fino al 2 5 non fi vide, che Andrea^ Gritti federe fu'l foglio Arciuefcouale attempi di Martino <^into Sommo Pontefice , e Michele Clecha eletto da' Canonici, e da'Nobili Protopapà del Clero Greco, per la morte di Andrea . Ma nel 1432 dalTotio fi fece pafsag- gio alTefercitio della guerra , accefà tra Genouefi, & il Re di Aragona , ch'era protetto da' Venetiani , i quali allora potentiffimi , e neHÌtalia , e fuora di quella, haueano ac- quiflatonobih regioni , e paefi . Poiché, oltre Padoua, . Vicenza, Verona, Brefcia, e Bergomo , tolte a'Carrarefi,e al Vifconte, Duca di Milano, pofsedeuano Zara, venduta loro da Ladislao , Re di Napoli , per cento mila ducati 5 e quafi tutti il Frioli , e la Dalmatia , e buona parte dell'Al- bania , oltre Candia , le Ifole delTArcipelago , e i luoghi della Soria, che fempre furon caufà di rotture co'Genoue- fi . Quefti dunque sìj Io fpuntar di primauera, come rife- rifceilDoglioni, con armata di diece naui groffe, fette galee, e altri legni minori, fbpraui otto mila fanti di sbar- co , trafcorfi nell'Egeo predarono le riuiere con tal cru • deità, mm Libro Quinto. 25^7 éeltà, chenepianfero lungo tempo gli habltator'infelicf ; indi volgendo le prore al Ionio , in ogni lido piantarono trofei alla barbarie, indegna de'Criftiani. NèCorfùfii efente de'mali ; poiché sbarcar 'i Genoiiefi fàccheggiaro- no i campi , e haurebbero manumefìb i luoghi murati;, iè i Corcirefi non fuflèro vfcìti à incontrali ^ e trouandoli iparfi, non folo ricuperarono la preda, c'hauean fatta, ma parte ne vccifero , parte ne fecero prigioni , à talché Am- brogio Spinola, Generale deirinfelice condotta, fufor-' zato à ritirarfi su i vafcelli , e à fuggire, feguito iempre da Silueftro Morofini, che con diece galee era venuto in ibc- corfb de'Corfioti. Ritornò ben'egli poi con quattro grofli legni , per innpedire la nauigatione , e fece non po- chi mali aValfalli della Republica, ma da Giacomo Triui- fano, c'hauea cura del golfo , incalzato fino à Gaeta , qui perde con le naui ogni iperanza di danneggiare, i Veneti co'l fuo moleftifUmo corfo . Lunga fu, doppo quello 5 la pace de'Corfioti, né fino al 1440 altro dinuouo compar- ne, che Santo Veniero, da Eugenio Quarto fatto Arciue fcouo di Corcira . Nel quaranta però furono fatti alcuni ordini àpnblico beneficio,e principalmente circa Teltrat- tione de'grani, de'quali , benché vi fuife abbondanza, ca- ricando naui fra Panormo, e Panaro , à fine di trafportarji- a lontani paefi pel guadagno, fi venia à cagionare, e nella Città , e neirifola carcftia . Onde, con ordine del Senato, fotto pena di contrabando, fu vietato à ognVno il far condurre altroue qualunque forte di frumento; e co^i fi pofe rimedio à vn male,che potea portare confeguenze di qualche rilieuo ; non vi effcndo cofa peggiore della faine, a eccitar tumulti ne'popoli . E perche da'remiganti delle M ni galee a 5* 8 Della Hiftoria di Corfù. galee Venete , e Candiote , fi commetteuano molti ladro- necci 5 fu ordinato , ò che fi rifarcifìè con la reftitutione il furto^ò che la camera dell'armamen to, così di Venetia^co* me di Candia , tratteneflè delle paghe de'rubatori tanto , quanto baftaffeà pagare il valore del furto ^ riferbando fempre al Bailo l'autorità di caftigare i ladri . Ma,à caufa, chepoteafuccedere, che i gouernatori delle galee noiu voleflèro dare i delinquenti nelle mani della giuftitia^fù in tal cafo prouifto, che gli fteflì gouernatori pagaflèro la^ quarta parte di ogni dannose le tre altre i galeoti^che il fe- cero. Volendo in oltre il Senato, che i Corfioti^e fi efèrci- talfero neirarmi, e hauefsero trattenimento di guadagno, fi difpofe, che i Cafteilani di Parga, Butrintò, e Baftia ha- uefsero molti balefl:rieri , e foldati dell'Ifola con l'ordina- rio ftipendio : con che fi prouide pure alla ficurezza mag- giore di que'Iuoghi, che meglio flirebbero guardati da* Corcirefi, che vi haueano interefse^che da gH Albanefi , ò da altri ftranieri,che altra premura non poteano hauere, che della paga. Efèguite tali prudenti determinationi , forfè Tanno quarantadue, chefcarfb di nouità fi eflinfi/ con la (bla elettione del nuouo Protopapà Giorgio Sleròj e diede luogo al 4 3 , in cui fu determinato , cheficonce- defseal Commune fito bafleuole da poter'edificare à fuo fpefe Magazeni , per tenerui dentro grani , e farine à vfò de'poueri, con queflo^che le chiaui reflafsero in mano de* Sindici, i quali darebbero ficurtà di quel numero di dena- ro, che parrebbe al Reggimento. Vfcirono anche iru queflo anno altri decreti,e furono : che i mercadanti,che, in Panaro, e Panormo,giurifditioni di Corfu in terra-» ferma, comprauano grano , per mandarlo à Venetia , do- uefsero Libro Quinto . z^p tiefsero lafciare nell'lfola il quendici per cento del corto , con pena à gli trafgrefsori di ducati cento : che tutti quel- lìj c'haueano priuilegi della Communità , douefsero pre- ièntarii a'Rettori y acciò regiftrati fi confèruafsero dentro luogo chiufb con cinque chiaui, vna delle quali tenefic il Bailo, le altre i Sindici ; e à gli difubbidienti fu impoila^ la paga di cento ducati : che fufscro efènti delle guardio quei di ièfsanta cinque anni insù , e di venti anni ingiù, e anche per vn anno gli fpofi nouelli , reftando prefso il Bailo la facultà di caftigare gl'inoiseruanti : che i Sindici poisano efiggere pena pecuniaria , e col Bailo dare altri cartighi a'miniftri deU'vfficio de'Giuftitieri , qualunque^ volta li troueranno mancar del debito loro, ò ch'efiggel^ lèro più della metà delle condanne , che fi fuol dare loro per le denuntie, fotto titolo di angarie ; non hauendo al- cun fermo falario : che i Baili, e Configlieri ofseruafsero gli priuilegi , e gratie concelse alla Communità , circa Ic/ Cafìellanie , e gli altri vfficij, fotto pena di ducati cinque- cento , e priuatione delle cariche per cinque anni , alla quale dourebbero ibggiacere i Magiftrati diVenetia, quando facefsero anch'eglino qualche cofa in contrario . Così trafcorfèro gli anni con fomma quiete fino al 1 45 4 ; né in quelli ritruouo ricordanza , degna di Storia , fé non fufse la creatione del Protopapà Andrea Soteriano, fuc- ceisa nel quarantadue di quel medefimo fecolo . Som- miniftra bene materia alla penna la mofsa di Mau- metto , gran Signore de'Turchi, contro Coftantino Pa- leologo , Imperatore di Oriente , il quale , doppo vna oftinata difefa , perde affieme con la vita llmperio . In quefto folo felice , che morì con la corona fu'l capo , o M m 2 con x6o Dciia Hiftoria di Corfù. con la fpada alla mano ; del redo sfortunatillimo almeno perche, portando il nome del primo fondatore , fu Tvlti- ma rouina della greca grandezza. Apparecchiarono i Principi di Ponente qualche foccorfo , ma prima , cho ai nuafle -, cadde Coftantinopoli, poco difefa^ e molto tra- dita 5 particolarmente da que' di Pera 5 per tacere il nome-* di chi ai primo attacco de gl'i nfedeh fi pofe in vna infe- dehifima fuga ; ladoue de' Venetiani , che à cafo fi truo- uauano nella Città aflèdiata , perche mai non vollero ab- bandonare i pofti 3 morirono quaranta fette gentiThuo- mini , e venti rimaicro fchiaui , oltre la gente piiì minuta, che arriuaua al numero di forfè due mila combattenti , parte trucidata , parte ridotta alle miferie delle catene . Giacomo Loredano, Generale della lega tra il Pontefice, la Republica , e Aifonib Re di Napoh , benché fi affret- tane , non iu a tempo di dar mano al pericolante Imperio, ch'era precipitato , onde fi accinfe à reprimere l'audacia de' nimici , che per mare , e per terra , deuaftauan la Gre- cia. Poiché lafiuto Maumetto , per diuertire le forze Criftiane, hauea mandato Turcano fuo vaici ofb ciipitano nella Morea contro Demetrio, e Tommafo Paleologi, fra- telli di Coftatino,cheiui gouernauano Furmi, epoi Agias Bei con qumdeci mila Turchi fotto Parga , e Caniz Zibei con diece mila all'affediodi Butrintò, Fvna, e l'altra di- iefa da' Corcirefi . Non fi fmarirrono 1 valorofi difenfbri all'improuifo attacco , e hauendo hauuto rinforzi di fol- datefca Corfiota , a fpefe del Commune afibldata , fi ac- cmfero a nbbattere col valore la barbara violenza . Co- mandauano ( come hoggidì ancora ) nel vno , e l'altro liìogo Nobili di Corfù, 1 quali hor difendendo le mura da gli \ Libro Qu into . z6 1 gli aflalti 5 hor afiTaltando le trincee nimichc con ie (orti- te, feceroin modo, che i Turchi, doppo la perdita di buona parte deirefercito , da Butrintò disloggiaflèro, facendo vna ritirata , fole nel nome differente à vna di- fordinatiffima f uga . Ilmedefimo aiiuenne loro fotto il caftello diStrouilli 5eRignafìa,da'Corfioti, e dalle loro fpelè, fènza intereffe alcuno di Venetia, conllruati al Principe , à onta de' barbari , che li tentarono con fero- ciffimiafialti. Neil Loredano frattanto dormiua: egli diedela caccia à quattro galee, e tredeci fiifte Turchef- che, e facendole dare in terra, s'impradroni de' legni, lafciando a' paeflmi'l vendicarfi de gli huomini , che tutti furono miferamentevccifi. Ma ritornato da Coftanti- nopoli ou'era gito per rihauere gli fchiaui Venetiani , fatti nella prefa della Città , à Venetia , Bartolomeo Mar- cello j quinci, e quindi, fi celsò dalleoffefcj poiché portò la carta della pace , fottofcritta dal Gran Signore , quale^ il Senato , per le deboli prouifioni , e freddezza de' colle- gati, li compiacque accettare. Onde Tanno 5^ fu per gli Corcirefi tutto pacifico ; e farebbe flato fenza memo- ria , fé il danno di Marino Canale , e Tarriuo del corpo di S.Spiridione, non rhauelferelbriguardeuole, conduca fucceffi , nel bene , e nel male , fra di loro contrari . li Nobile Marino Canale da gli habitatori di Sopotò fu aC- faflìnato ne gli haueri , onde vfcì decreto , che dalle per- fonediquelluogofufferoàlui fodisfatte interamente le-» Ibftanze, e quando non poteffero riiarcire il mal tolto,fo gli pagafle da' dati] delle merci , che iui da Corfù trafpor- lauanfi. Malatraslationedi S.Spiridione auuenne iru tal modo . Prefa da' Turchi Ccftantinopoli , fra quei , e* heb- z6z Della Hiftoria di Corfù l liebbero fortuna di fuggire fu Giorgio CaIocheretti,cIie/ le pretiofe Reliquie poflèdeua 5 affieme con quelle di S, Teodora, quefta Imperatrice , e moglie di Teofilo Ico- noclaufta > à cui fèmprc fi oppofè à fauor de Cattolici a- doratori delle immagini fàcre^ quello Velcouo diTremin- to in Cipri , che nel Concilio Niceno oprò marauiglie, o confufe gli eretici , e gl'idolatri , Il Calocheretti y ricco diqueitefori, camminò tanto finche non peruenneaMi- di dell'Epiro, poftià fronte dell'lfola di Corcira, e fer- moffi nella terra di Paramitià, lieto di hauer condotto in faluo le {ut ricchezze , Ed è cofa , degna veramente di marauiglia , che camminando per iftrade, cinte di iblda- tcfche , mai non hauefle patito incontro dalla licenza mi- litare , fiafi de' Criftiani , ò de gl'infedeli , che batteuano lacampagna. Ma douei Santi non fi fanno la via? Lc' armi non ponno offendere le fj^oglie mortali de gl'im- mortali ipiriti 5 e i cittadini della pacifica Gerufàlemmo non han paura di guerra , Adoprò à ogni modo Giorgio anche l'ingegno, hauendochiufoque' due corpi dentro lacchi pieni di paglia , e pollili ibpra vn giumento dauaà mtendere a coloro , cheTincontranano^ che la fbma era^ cibo della beftia , quando che conduceua gl'inuitati al fb- lenne banchetto della beatitudine eterna. Non douca^ temere con le paglie , e co'l giumento ^ ladoue Criflo con quelli poco conto kco, delle minaccie di Erode . Arriuò dunque faluo ilpietofb Giorgio , e doppo di eflèrfi ripo- fato , coniàpeuole , che Corfù , fbtto il dominio Venetia- no, godeua feliciffima quiete, fi difpofè valicar lo flret- to , e fermarfi nell'lfola , afilo de' fuggitiui , e ricuouero de gli afflitti. Pofeincfecutioneilpenfiero, e oltre mo- do Libro Quinto. z6^ do della terra delitiofa inuaghitofi , vi pofe fua ftania, e fi iprouide di moglie , dalla quale generò tre figli , Marco , iLuca, e Filippo, che, morto il Padre, diuifero 1 heredirà , e con rheredità i corpi de' Santi, toccando al primo le ot !fadi S.Teodora , a* due fecondi le membra del miracolofo ^piridione . Marco della fua parte fece generofo dono al- la Communità , dalla quale jf^ riporta nella Chiefedi San Lazaro, che, prima fi fabbricaflèro le muraglie, erafuo- ra della Città, dirimpetto alla Porta Reale, nel Borgo di S.R0CC0 5 benché poi fullèro trasferite le reliquie della^ fanta Imperatrice al Tempio di S.Niccolò,oue hora ripo- fano. MaLuca,eFilippo, benché haueflèro, inluogo di depofito , collocato labro portione nella ftefia Chiefa di I S.Lazaro , e quindi'n quella dell'Arcangelo S.Michele, di ragione deirVniuerfità , voleuano toglierla , per trafpor- tarla fuora delllfola ; à che vi u amente fi oppoferoiCor- cirefi co' loro Sindici: onde fi venne alle liti auanti'l Sena- to Venetiano, da cui fu fatto decreto,chei due fratelli po- teffero togliere, e mandare ouunque voleflèro il corpo di S.Spiridione, à loro di giuftitia ipettante. Con ciò tutto rimafe ou'era, e col tempo rhebbeStamatelIoVulgari Corfioto, che l'ottenne in dote da Filippo , che con quel- lo accasò la fua figlia, facendo ceffione del fuo/«j alla ni- pote cortefemente pur Luca. Fabbricò il Vulgarivna^ Chiefa nel Borgo fudetto di S, Rocco , prefib a quella di S.Lazaro, e dedicolla à S.Spiridione,le cui offa vi collocò, lafciandoneillufpatronatoa'fuoi heredi, che fino a' no- firi tempi fi conferua nella fua cafa 5 benché il Tempio , da lui fatto , per le nuoue fortificatjoni fia fmantellato , e iru fuo luogo erettone , con le limofine de' fedeli, vn'altro den- 2^4 Della Hiftoria di Coi fu. dentro la Città, più magnifico, abbellito di marmi, e eoa addobbi, non punto ordinari) , effendo per altro ftraordi- naria la diuotione,per la quale fi rende il luogo più riguar- deuole fra tutte le Chiefe, così de' Latini, come de* Greci. Ma non conuiene di vno , ch'è Protettore di Corfù , ridi* relatraslatione, fenza toccare la vita; che benché fora* fìier' egli fia, pe'l lungo albergo^ eper glimiracoli, fi de- uè ftimar cittadino. Nacque Spiridione in Cipri, e nel Regno di Venere, fino da' teneri anni fu tutto amore verfo di Dio 5 e à onta di quella fallace Dea , che forfè dall'acque , e portò fuoco, egli fpuntò dal fuoco dello Spirito Santo, e in acqua di gratiefidiiTufe. Ilfuo efercitio erail pafcere, e guidar pecorelle , dalle quali apprefe la manfuetudine, e,fèconda il detto della fcrittura , camminando dietro Torme delle/ greggi , puote arriuare all'Empireo . Premea il latte con le mani , ed era nell'animo tutto candore ; onde non fia marauiglia , che iempre fufle vicino al fole della gratiajfe^ lattei fentieri del continuo tracciaua . La fama di fua bon- tà, approuata da* miracoli , no'llafciò lungo tempo tra^ gli armenti , da' quali fece palfaggio alla cura dell'ouilc/ di Crifto 3 fatto per gli meriti fuoi Arciuefcouo di Tre- minto, a' tempi, che l'Imperio gouernaua il gran Cofl:an- tino . La ficcità, la fame, e la pefte , dalle fuQ orationi fu- gate da Cipri, diedero à intendere, che diuenuto Pallore, più nobile, lupi più voraci , fapea cacciare . Auuennc/ , che vn ricco opprimea vn pouero debitore,!] quale ricor- fo al Santo, hebbe da lui vn ferpe,che fi cangiò in oro,ba- fteuolc à fbdisfare l'auaritia di quello , che co'l tempo, iii^ vece dell'oro trouòne'fuoi fcrigni chiufb vnferpente^. Mosè Libro Quinto. z6f Mosè con la fua verga più non fece alla prefènza di Fa4 raone. Se io volefli a vno, à vno raccontare i fuoi prodigi, bifbgnerebbe , che quel fiume, che fermò il corfo all'Im- perio di queftonouello Elia, mi fomminiftraflè tanto d* inchioftro , quante erano le fue acque, quando rimafè ag- giacciate alla voce dell'accefò Spiridione . Il liberare gli huomini da* patiboli, il togliere da gli afpidi'l veleno, il raddrizzare le ftorte membra, il fàldarpericolofe ferite/, ilconoicererinternode' cuori, furono à lui ordinarie-* marauiglie . Nel Concilio Niceno confufe, con {empii- ci parole, i filofòfi dell'Egitto, e conuinfe con dilemmi , déttatigh dalla Cattedra dell'Empireo, laoftinationc de I gli Arriani . Ritornato alla fua fède, mentre vna donna^ fi lagna di hauerconfègnatoà Irene (fu quefta figlia del ! Santo, da lui generata con la moglie^ che morì prima, che fuflè Vefcouo ) vna gioia, acciò à fuo nome la confèr- uaffe, eperefferelafanciuUa, giàeftinta, non la potea-» rihauere ; egli , non trouandola nella cafà , che tutta cer- cò, al fèpolcro della morta auuicinato, Irene^ gridò , dim- rrii ou'è il depofito , che quella buona donna ti diede ? AL lora, òftupore! quafifuegliatadalfbnno la don2,ella , mio Padre, rilpofè, nel tal luogo è nafcofto . Horsù,fog- giunfè Spiridione , dormi figlia finche il commun Signo- re, con tutti gli altri 5 ti fuegli. Serimaneffero i circo- ftanti , che molti furono , fenza parlare alla fauella di vna morta, non vi è dubio alcuno ; poiché mutulo per lo ftu- pore reftò Saulo, quando la Pitonefla gli fé vdire la voce^ di Samuele , eftinto ; e pur quelle furono larue , quefto fu miracolo prodigiofo del noltro Santo . Ne qui finirono i fuoi portenti 5 fino da gli Angeli palefati a Coftantio , Nn ch'era ±66 Della Hiftoria di Corfù. ch'era à Coftantino fucceflb ; poiché trauagliato da grà- uiflìma infirmitàllmperatorejmentre à Dio fi raccoman- da , vede in fogno vn Coro di Vefcoui, e fra loro due, più riiplendenti de gli altri , additati da vn celefte meflàggie- re, per medeci del fuo male. E perche Coftantio non., puptefapere di quelli nèlapatria, né il nome, tutt*i Ve- fcoui fece chiamare : comparue Spiridione con vefti così pouere ,che vn Cameriere del palaggio Imperiale, veg- gendo vn mendico, che fi facea lecito entrar nella Regia, gh diede vnoichiaffo, e il Santo, fecondo l'aunifo del Vangelo, porgendo al percufloreTaltra guancia, ilcon- fuie in modo , che genufleflb , e piagnente gU chiefe per- dono del fallo, commeflb, per non haucrlo riconofciuto * Ammeflb poi con gli altri alla prefenza di Coftantio , che fopra il foglio, ricco d'oro, e di gemme , maeftofàmento lèdea , riuolto al fuo caro difoepolo Trifillio, dimoftrami, dilse, ou'eglièrimperatore? E marauigliandofi quello della richiefta , ladoue fra gli altri per la pompa facilmen- te fi difcernea, hor fappi, foggiunfe , che quel , così doui- tiofo, morirà da pouero, e non haurà , che poueriffimi fu- nerali , Profetia, che fi auuerò, quando egli fu vccifo, co- me à fuo luogo dicemmo. Ma l'Imperatore, voltando gli occhi intorno, fermò fopra Spiridione lo fguardo; poiché gliparuevndique'dua , che gli furon moftrati nella vi- fione, e fatto certo dalla fomiglianza fcefo dal trono, e hu- mile fi pofe auanti del Santo , il quale , toccandogli la te- tta con la mano, fubito il refe libero da ogni male . Onde Coftantio grato al beneficio , à compiacenza di Spiridio- ne, fece immuni gli Ecclefiaftici , ftimando cofa inde-? gna , che quei , che feruono al Re Celefte, pagaflero ga- bella Libro Quinto . 2^7 bella a* Re della terra . Maggiore fu la gratia fatta à vna-> vedoua^àcuij come alla Sereptana , calla Sunamitide , Eliade Elifeo, ritornò viuo il figlio eftinto ; e,aggiugnen- do marauiglia à miracolo , fé la madre cadde morta al for- gere del fanciullo ^ pur'à quefta diede la vita ^ reflituendo prima alla genitrice il fuo parto ^ e poi al parto la genitri- ce. Noncosìauuennead vn'adultera, che negando al Santo il fuo peccato^ con l'infame concetto nell'vtero mifèramente fi eflinfe . Morte^, per la quale il pietofb pa- fiorepianfè, e determinò di mai più intrometterff n cofa, che potefle cagionar danno graue ad alcuno . E fi vide chiaro poi 5 quando alcuni ladri, che à Spiridione volea- no rubatele greggi^, altro cafligo non hebbero , che il re- fìare da mano inuifibile legati, e corretti dal Santo furon diiciolti . Tal fìi la vita di Spiridione 5 che morto , e fèp- pellito in Treminto , trafportato indi à Coflantinopoli , venne ad arricchire Corcira , oue mai non è fcarfo di io- urani fauori. Hor torniamo alla Storia , che non trouando cofà di rilieuo fino al 1 4^2 , in quefto fi ferma , per confiderare^ prima Tarriuo di Tommaiò, figlio di Emanuello Paleolo- go, che ritenea ancora il titolo dlmperatore,benche fen- za Imperio , in Corcira , oue capitando con molti No- bili 5 e fra gli altri con Niccolò Marmoran , lafciò la fua.» donna, ei figli; edegli non fi trattenne, perche la beni- gnità del Pontefice il chiamauaà Roma, col tratteni» mento annuo di fei mila cecchini „ Onde fi può conofce- re quanto allora fuilè potente Corfii , la doue in quella i Principi lafciauano, fenza tema le cofe piii care , nulla fo- fpettando della indomita forza de gVinfedeli . Ne alla^ N n 2 fama z6 8 Della Hiftoria di Corfù. lama cedeuano le attieni y conciofia cofache , comincian- do i Turchi à romper la pace co' Venetiani , i Corfioti ar-i J niarono à loro fpefè due mila huomini , e collocatili su la^ Penifola di Xamillia ne* confini di Butrintò , fi oppofero gagliardamente al pafìaggio de' nimici ^ che per quel luo- go voleano auuiarfi a'danni della Republica.Efrendofi poi nel 63 dichiarata apertamente la guerra, non potendo più i Veneti diffimulare le ingiurie di que'barbari^ che fot-; , to la fede e danneggiauano i vafìalli 5 e hauean prefb Co-?ì rinto, i Corcirefi à più validi foccorfi fi accinfèro in difelà del Principe . Più di mille fbldati, a loro paghe mandaro- no à Corinto, e Patraflb , in diuerfi tempi aflèdiati dall'ar- mi Criftiane con eguale sfortuna ; poiché quella, vicina à cadere , fi mantenne , per la morte di Bertoldo da Eflc» , condottiere dell'armi Venete, vccifb da vn faflb 5 e quella^ benché hauefle chiamato i nofl:ri , per la poca fortuna di Vittor Cappello, Generale dell'armata , in vece di acqui- itarfi, fu caufa di molte perdite. Militò fbtto coftui anchc^ vna galea Corfiota , dalla Cittadinanza apparecchiata di tutto punto, e trouoflì all'imprefa di Metelino , quando il Giuftiniani ne pretefè Tacquifto con poco buon fine , per la grande refiftenza de'Turchi . Ma, volendo moftrare la brama , c'haueano di fèruir la Republica , non fbdisfatt'i Corfioti di tante dimoftrationi di fedeltà,fbtto la condot- ta.di Girolamo Molino loro Bailo , sbarcarono in terrai ferma , ed entrati nel paefe nimico prefèro Cimara, Sopo- tò, Porilla, e Sagiada 5 e poi con poco fàngue manurneflè- 10 Cocchino, Litari con più di cento Cafali , e Villaggi di qucldiftretto, onde con tali acquifti fi compenfàrono in: parte le perdite, che altroue fi fecero , Ne minore fu l'aiu* : to Libro Quinto . zó^ I to preftarono nella sfortunata guerra di Negroponte^ che fi perde più perla poca rifolutione di Niccolò Canale,che per gli sforzi di Maumetto , il quale nel i ^69 con trecen- to vele approdando fòpra quelllfola 3 da cento venti mila Turchi la kc^ inondare . E certo y che non Thaurcbbo preib, mentre nel primo aflalto dato alla Città, perfe^ più di ventimila Turchi 5 fé il Canale, ch'era ^'icino con numerofo nauilio, al quale fi aggiunfero due grof- fe naui , e molti legni Corcirefi , la foccorreua . Ma egli I fi trattenne tanto , che gl'inimici , per tema appunto di lui y fi sforzarono à conquiftarla, come fucceflè a'do' deci di Luglio, con danno de'poueri Cittadini, edella^ Venetiana Republica. I momenti , trafcurati nelle guer- re,partorifcono fecoli di affanni. La tardanza fempr'è cat- tiua, ma principalmente nelle condotte dell'armi , nello quali fi deue mifurare il tempo à minuti. La rifolutione Ibuerch fa degenera in temerità , e la poca fi attribuifce a,. codardia . Quindi dal Sereniffimo Dominio fu il Canale fpogliato dell'vfficio , ed hebbe in tutta la fua vita la terra di Portogruaro per confine. Gli fucceffe nella carica Pie- tro Mocenico, che,accreiciuta l'armata con molti legni di Venetia, di Corf ù , e di Candia , fi pofe all'ordine per di- {cacciare i Turchi da Negroponte , e gli riufciua, fé meno guardigli i erano i difenlori , c'hauea lafciato Maumetto . Da tanti feruigi animat'i Corcirefi Spedirono à Venetia.» Giouanni Morello, e Zaccaria Alemano , loro Ambafcia- tori, per fupplicare il Senato fi dcgnaflè conceder loro la^ conferma de' Priuiiegi , con imporre al Reggimento la-» puntuale oflèruanza di quelli j in oltre che fi compiaceflè, che armando vna, ò più galee nell'Ifola; reftalfe al Confi-^ §1ÌQ 270 Della Hiftoria di Corfù.' glio di Corcira la facoltà di eliggere i fopracomiti natio- nali ; che i Corfioti non fufsero giudicati fecondo le leggi di Napoli di Romania, maconformeà gli Statuti di Ve- iietia : e per vltimo applicarono, che non fuifero caftiga- ti con fola pena pecuniaria quei, che portauano acciaio in terra ferma , per venderlo a'Turchi , ma i n oltre con tor- menti corporali ; acciò la loro fedeltà non fi vedefse mac- chiata per la fellonia di alcuni pochi , nimici e del Princi- pe, e della fede . Richiede, delle quali furono i Meiaggie- ri cortefemente compiaciuti . Poco prima di tali coiè fu fatto Protopapà Timoteo Vari , e nel medefimo tempo , fèguitando laRepublica la guerra contro i Turchi, fegui- rono i Corcirefi le bandiere del Mocenigo con pili di cen- to Grippi , fabbricati co'loro denari , e mandarono folda- tefcheairelpugnationedi Strouilli ,eRigna{fa,per ifcao- ciarne grinfedeli, che Thaueano prefo non molto auanti « Ma per non intrometterci nel racconto di vna guerra,del- ia quale hanno fcritto molti, eprima , e doppo Sabellico , diremo breuemente, ch'efsendo durata la rottura tra'Ve- netiani e Turchi fino al 1478, incuifi venne alla pace 5 fempre i Corfiotijfenia Ij^eie del Principe, ò nel difendere le piazze, ò nell'afsalirle , la loro fedeltà , e valore moìlra- rono , Segnalaronfi nel doppio afsedio , pofto da'Barbari a Scutarj , e in Lepanto trattennero lungo tempo la cadu- ta della fortezza, benché vecchia , da fé lle/sa minacciafse rouina , E ibtto Vittor Salomone Proueditore di Corfù , al numero d'vndecimila, diuifi in Parga, Sopotò, e Bafìia, fecero coloro petti argine à vn fiume di armati,che inon- daua le loro campagne . Si conchiufe dunque con Mau* metto k pace nel fettantaotto, in cui faebberoi Corfioti con- Libro Quinto. 271 confermati dal Principe i loro priuilegi, ed efentioni , ma nell'ottanta di quel fecolo ripigliarono di nuouo Tarmi contro de'Turchi^iquali^doppo di hauer tentato in vano Rodi, fi fpinfero contro Tltalia^e con poco contratto pre- fero Otranto, e minacciauan la Puglia. Non potea, perla confederatione, la Republica offender que' barbari, chiù- deua à ogni modo gli occhi, quando i fuoi vafsalli , à no- me priuato foccorreuano i Criftiani; come auuennea' Corcirefi,che con più di cento Grippi ne andarono in di- fefa di Monopoli, da que*barbari, poco meno cheafsedia- ta . Cefsò pur'anche alla fine quefta tempefta,ed efsendo morto Maumetto,furono gli Ottomani aftretti da Alfon- fo. Duca di Calabria, e figlio di Ferdinando,Re di Napo- li, à ritirarfi, e fuggire dal Regno 5 ma non per dò quieta- mente fi vifle : poiché altre nubi , grauide di fdegni , par- totiron nuoue procelle , Per alcune differenze di non po- co rilieuo fi accefe fierilfima guerra traTenetiani , ed Er- cole Duca di Ferrara , c*hebbe il patrocinio di Ferdinan- do di Napoli fuo Suocero 5 onde è contro il Duca, e con- tro il Re alle mani fi venne . I Corcirefi con due galee , c^ feifanta Grippi accrebbero Tarmata Venetianafu'l Pò, e con buon numero di fcelte militie rinforzaron Tefercito di terra, che, diuifo, hebbe doppia vittoria , e de' Ferrare- fi fottoSigifmondo da Efle, fratello; e de' Napolitani, guidati da Alfonfo , cognato del Duca , Rouigo , e tutto ilPolefine venne in potere de' vincitori,epoi anche Ga- lipoli'n Regno, acquiifato con la fua morte da Giacomo Marcello Generale di mare , il quale fciogliendo da Cor-» fu, con molte naui de' Corcirefi afìaltò la Città , che feco. vna oftinatadifefa . E volendo il Marcello animarci fuo4 aU* %yi Della Hiftoria di Corfit. ^ àirafsalto, colpito difgratiatamente da vna palla pcrfeiju vita ; ma non perfero il coraggio gì i aggreflbri , i quali ^ \ fcalando le mura aftrinfero la terra à cedere al loro inuitto valore . Fu Tacquifto di Galipoli caufa della pace, che fi conchiufe;, à fbmmofsa di Ferdinando,nel 1 484confbm- ma gloria de* Venetiani , a' quali, per gli capitoli , rimafe il Polefine , oltre altri luoghi de* nimici , che in damo pri- ma haueano tentato Tlfola di Curzola , dal Marcello,e da^ cento Grippi Corcirefi difefa con eftrema fortezza . Non auuenne in tempo di quefta guerra nouità alcuna nell' Ifbla^fenonche nel 1 480 fu eletto Protopapà Leone Ro- cochefalo, e nell' ottantadue Arciuefcouo Bernardo So- riano,nobiIe Veneto,creato da PioTerzo,Sommo Ponte- fice,Prelato di meriti infigni,che ordinò,in rendimento di gratie à Dio , per eflcr ceflàta la pefte, vna fblenne proceP fione,che fi fa pure à tempi noftri in commune daXatini^e da'Greci. Né fino al 9 5 io truouo altro degno di fcriuerfi, eflendo fiata laRepublica con poca guerra , e Corfù corL. moka pace , qual fi ruppe per Tinuafione de' Francefi nel -Regno di Napoli, che fopra le altre Prouincie del mondo ibggetto alle volubilità , in poco tempo fi vide cangiar padrone, con Pentimento de' Principi dell* Europa . Cau- Ùl della moda de' Galli fu Ludouico Sforza, detto il Moro, chea nome di Gio: Galeazzo fuo nipote gouernando lo Stato di Milano, afìèttaua la Signoria, qual, benché già grandicello egli fuflfe, non volea rendere al legittimo Du- ca , E perche Ferdinando di Napoli, e Alfonfb fuo figlio conleminaccieraftrigneuanoallecofedeldouere, egh, e per mantenerfi nel dominio , e per vendicarfi nel mede- fimo tempo di coloro, che voleuano il lafciafle, inulto con Libro Quinto . 27 ^ ' con fue lettere Carlo Re di Francia all'imprefli di Napoli , e Carlo , che com'herede della Cafà Angioina vi preten- deua, non fu reftioà dar orecchio al partito^ àcuifidit pofè con tutte le forze del Regno . Era morto Ferdinan- do 5 e Alfonfo, che gli fuccefle , hauendo prefèntito tali apparecchi, anch'egli, collegato co'l Papa , alladifefafi accinfe: ma rotto Federico di Aragona nella Liguria da^ Ludouico di Orleans , e hauendo i Francefi foggiogato le maremme della Tofcana^prefa la Città di Fifa , e affret- to il Pontefice à far pace 5 Alfonlb, dilperato di difende- re il fuopaefè, oue non pochi baroni tumultuauano à fi- uore di Carlo , che feguiua il fuo viaggio vittoriofo , co'i telbro fi ritirò in SiciHa, hauendo prima rinuntiato il Re- gno à perdi nardo fuo figho . Si dimenò bene il giouinet- to per qualche tempo 5 però non puote lungamente refi- fiere ali armi del Gallo, che in brieue hora di ogni Pro- uinciafpogliollo forzandolo à fuggire airilbla d'Ifchia , qual fola gli era rimafta , In tale fiato eran le cofè , quan- do apriron gli occhii Pontefice , Tlmperaror Maifimilia- no^Ferduiando Re di Spagna, iVenetiani, e il medefi- mo Ludouico Sforza, cccitator della guerra . Queftì , folpettando, che Carlo agognaflè alla monarchia d'Italia, fecero fra di loro lega offènfiua, ogni qualunque voltjo vn di loro fullè attaccato da Carlo; e perch'egli, doppo la vittoria di Napoli, , Ci voltò contro Roma , da cui fug- giilVl Pontefice 3 apertamente i collegati fi dichiararono , Onde Carlo , che non volea ellcr chiufo fuora di Francia, prefidiato il Regno,co*l refto dell'efercito prefela via dell' Alpi; ma fu'l Taro hebbe durifTimo incontro con gli fqiu- droni Veneti , e Milanefi , co' quali fece fatto d'armi con O o dubia 274 Della Hiftoria di Corfù. dubia vittoria , e poi nelle Gallie ricuouroflì . Quando Ferdinando di Napoli Teppe la partenza di Carlo andò in Sicilia à Tuo Padre Alfonfo, da cui hebbe buona fbmma. di contanti , co' quali fece, che Antonio Grimani, Gene- ral dell'armata Venetiana , fi muouefle a' danni de' Fran- cefi, contro la Puglia . Tre galee Corfiote fotto il gouer- no di Oliuiero Morello , di AleflTandro di Gotti , e di An- drea Protocinio , oltre molti grippi , furono col Grima- ni, che conduflfe anche dalllfola buona caualleria coiu Giouanni d'Altauilla valorofiiTimo Capitano . La prima^ imprefa fu di Monopoli , doue i caualli Corcirefi , fpalleg- giando i fanti , fecero marauiglie tali , che furono cauiL della prefa della Città 3 che fu data à fàcco a' Soldati . Si fpinlè più auanti Tefèrcito Veneto , e mandò qualche fbc- corfo con TAltauilla à Ferdinando , che conquiftata Se- minara ne giua a incontrare Obegino Viceré di Calabria, checonlefquadreFrancefi veniua per combatterlo ; o benché Confaluo , il gran Duce Spagnuolo, diflliadeflè al Re la battaglia , pur'egli volle attaccarla , e vi reftò disfat- to ; e vi reftaua prigionero , eflèndogli per le ferite mor» to di fotto il cauallo , fé Giouanni d'Altauilla, flnontando dal fuo , no'l porgeua al caduto ; ond'egli hebbe tempo di faluarfi , e il fuo liberatore fra mille fpadeperfe glorio- famente la vita . Huomo Angolare , per cui, non le carte, ma dourebbero parlare i marmi, e gli bronzi, liuellati nel- le ftatue ; come à tempi de' Romani'n fimil fitto iàrebbe auuenuto . E tanto è più degno di lode , quanto che non del fuo Principe , ma di vn amico dì quello fi trattaua . E fi può dire, che il Coriìoto con la fua morte gli donallc» il Regno , qual mai non haurebbe acquiftato , fé fufìc ri- marto Libro Qiiinto . 275* mafto prigioniero de'Galli . Acquiilolloben poco cfop - pò ;, e per la dichiaratione à fuo fauore di molti Nobili , e perlefbrzepotentiriìme^cheglifomminiftròlaRepiibli- cadiVenetja, epe'lvalore di Confaluo, che Tefercito Francefco ailediando il coftrinfe à riceuere quelle le^m, ch'ei volle . Ma molto non puote delle fue felicità gode- re vccifo dalla parca nel fior de gli anni fenza heredi ; on- de fuo Zio Federico con miglior fortuna glifuccefse, e fopra le fatiche deireftinto nipote compofe la fua quie- te . Ma quiete, le non efimera, poco dureuole ella flipper la nuoua guerra , che , vnito co'Venetiani , mofìe a Lu- douico di Milano , Ludouico di Orleans , ch'era fuccefr foà Carlo Ottauo nel Regno di Francia; poiché il Redi Napoli y e per ragione della lega, c'hauea con lo Sforza, e per la politica , che gli perfuadeua à non lafciare annidar neiritaha 1 Francefi,fipofe fubito in armi^pronte e à difé- dere Tamico^e à offendere Tmimico . E fi accinfè poi con più calore, quando leppe, checo'l Re di Francia, e Vene- tiani, era entrato in lega il Papa,e Ferdinando Re di Spa- gna,equefl:iconpatto,chefcacciatoluidaNapoli,egual- mentefi douelfero di uidere con l'Orleans il fuo Regno. Ma il Duca di Milano , atterrito de'grandi apparecchi de* Collegati , non trouando fcampo alle cofe fue , con poca^ reguladiCriftiano, inuitòBaiazettoImperatorde'Tur- chi alla conquifta deiritalia,le cui porte trouerebbe aper- te per la intelligenza di Federico di Aragona , che in Na- poh dominaua . Inuito , che accefe il fuoco tra quel bar- baro, e la Republica Venetiana, che, fé non con gran fan- gue, fparfo à fiumi , non fi eftinfe con danno irreparabile della fede . Poiché l'Ottomano poftapoderofa armata in O o 2 punto, zj6 Della Hifloria di Corfù \ punto^ e all'ordine Tefèrcito, l' vno, e Taltra mandò à dan- ni della Morea , che fu teatro delle carnificine infedeli , Dubitarono fui principio i Veneti, che Corfù fufselo fcopo delle mofse Turchefce, e per meglio afficurarfi dell' Ilbla, vi mandarono con la condotta di Angelo Querini , e Luigi da Canale cento foldati , acciò meglio prefidiat fero la fortezza ; ma veggendo altroue riuolte le armi ni- miche, fpinfero Antonio Grimani,Generale di mare,con quarantafci galee, diciafsette naui, e quaranta tra fufte,e> nitri legni minori; acquali poi s'vnironofeflanta grippi \ (co'l pefc per la Republica del folo pane, e dell'Artiglie- ria ) e quattro vafcelli groffi Corfioti fopraui da milieu huomini di Corcira , con la guida del Bailo Andrea Lore- \ dano. Ma nonfemprele fpeditioni hanno quel fucceifo , che merita la loro grandezza . Benché i Turchi co'loro legni fuflero nel porto di Sapientia affediati da'Criftiani , che fé haueflero voluto,rhaurebbon tutti disfatti, a ogni modo per la poca buona condotta de*noftri , non foio fi faluarono, ma, hauendo prima prefb Lepanto, fi conduf- ièro poi fbtto Modone , e tutto che trouafièro gagliarda^ xefiftenza, lène impadronirono per vn cafo inopinato dellafortuna. Il Generale Grimani,conolcendo il valo- re di Aleflandrode'Got ti, Nobile Corfioto , gl'impolo, che con la fua galea , e quella di Francefco Cacuri , pur Corcirefè, ed vn'altra dell'armata al numero di tre,negif- lèà portar ibccorfoà Modone j come fece , à difpetto de', legni Turcheichi entrando nel porto. Succefìòfehco/ che portò feco vna difgratia irreparabile 5 poiché gli affe- diati,per l'allegrezza di tale arriuo corièro tutti alla fpiag-" già , e lafciarono la muraglia fenz'alcuna difefa . Di ciò fi aiiui- Libro Quinto . tyy auuiderobene i Turchi^ eprendendo Toccafione, che lo- ro prefentaua la fòrte ^ appoggiate le fcale fai irono fopra^ de merli ^ e d'indi lanciaronfi dentro della Città , vuota di habitatori . E benché rauueduti dell'errore ritornairero i Cittadini ^ e glihuomini delle galee con grande brauura contro i nemici ^ per difcacciarli ^ altro non puotero fare, che confegrar le loro vite in ammenda del fallo , e alia fe- deltà, che doueano al loro Principe . Fecero sforzi mag- giori della loro poflànza , ma non fìi mai poifibile ribbu- tare gli auuerfari, che li auanzauano di gran lunga nel nu- mero, epugnauano in fiti, da loro eletti per vantaggiofi . Onde,doppolepruoue di vno sfortunato valore,conuen- ne cedere, lafciando l'armi, e la terra in potere de'Turchi, nelle mani de*quali rimafe prigioniero lo fteilb Aleffan- dro, che liberato col tempo hebbe dalla Republica ri- compenza eguale alla fua fortezza e per fejC per gli pofteri fuoi . (^uefta fiì vnaquafi giudicatura fopra i Cingani , che molti fono nelllfola , cosi nel ciuile, come nel crimi- nale : vmcio ftimato di non poco lucro , e di grandiffimo honore . Ma i Turchi, prefa Modone , con lo fpauento più , che con Tarmi, s'impadronirono dello Zonchio, e poi di Co- rone; e più fatto haurebbero, fé Benedetto de Pefaro Pro- ueditore con diciotto galee grofse , e venticinque fottili, oltre venti naui,fra le qiiali ve n'erano tre di Corfù,efsert- dofi la quarta bruciata, non hauefse veleggiato fopra Na- poli , oue lo ftefso Baiazette fi ritrouaua , defiderofb di conquiftarla . Alla viila della noftr'armata disloggiò il gran Signore, e i fuoi legni fi auuiarono verfò Collanti- nopoli j fempre feguiti dal Pefaro , che fece loro grauiffi- mi 27 8 Della Hifloria di Corfù . mi danni . E quando egli conobbe, che i nemici erano in faluo ritornò addietro, e faccheggiò^e prefe Ylfoh di Egi- na^ e vnjtocon Confaluo Ferrando , mandato in foccor- Ibde'VenetianidalRedi Spagna, diede fopra la Cefalo- nia^econ grande ftrage deTurchi , l'ottenne; e poi di Santa Maura, e dello Zonchio s'impadronì con corfo feli- ciilìmo di continue vittorie . Durò crudeblfima la guerra co'l Turco fino al i 5o3,incuilaRepublica ,piiìtoftori- chiefta, ch'ella richiedeffe , fi pacificò con Baiazette , il quale alle imprefè dell' Afia hauea riuolto il penfiero . Co- sì Federico Re di Napoli , e Lodouico Duca di Milano a* danni de'Criftiani, incitarono l'Ottomano: mal'vnoo l'altro pagò la pena j poiché quello , ipogliato delle fue^ prouincie da'Francefi , morì prigione ; e quefti priuo del fuo Regno da'Galli,e da gli Spagnuoli , hebbe di gratia à riceuere da Ludouico di Orleans , à cui humile ricorlo , tanto,che potefìè mantenerfijnò piià daRe,ma da ordina- rio vaffallo . EgH è però vero , che in Napoli lafciò aTuoi nimici vna fcena di fijneftiffime tragedie, c'hebbe filetta- tore vn mondo, non potendofi accordare i genij differen- ti de'Francefi , e de gl'Iffiani nel dominio di vna fleffa co- rona . Se la diuifèro prima pacificamente , ma poi procu-^ rando hor gli vni , hor gli altri d'ingrandir la fua parte^ , vennero a manifefte rotture , che non fi racconciarono fi- no a che da tutto il Regno non fijrono i Francefi fcaccia- ti . Onde rimafe poi alla Corona di Cartiglia quel paefo che lungamente foggiacque allo fcettro di Aragona ; e non hauendo pa{ìato,che da Spagnuoli, a Spagnuoli,non iftimo di hauer fallato qualora diflì,che da Alfonfo in qua fempre i Re di Spagna lòno flati Signori di Napoli; tanto più; Libro Quinto . 2.79 più 5 che Caftìglia e Aragona ;, attempi di Ferdinanao ^ e d'ifabelJa^ erano vnite fottola medeiima Signoria. Men- tre la guerra durò non auuenne in Corcira cofa di riguar- deuolefuoradeirclettione di Giacomo Chirio in Proto- papà , che fuccefle nel 1 5 00 con fodisfattione vniucrfale de'GrecijC Secolari, ed Ecclefiaftici . Ne fino al noue fb- pra il cinquecento nacque nouità di confideratione; ec- cettuatine alcuni ordini ^ fatti dal Principe per regola di buon gcuerno, come furono, che il rifcuotere,&:il paga- re denari di camera non fipoflafare^ che nella medefima camera fbtto pena di cento ducati : che i Cancellieri tan- to ciuili , quanto criminali in niun modopoflanoefàmi- nar teftimoni , che alla prefènza di vn de'giudici annuali , ò del Bailo Proueditore : che il lucro delle fèntenze , fot- topofte a carati, fia diuifo la metà a'giudici annuali, d'al- tra metà al Cancelliero^ calla Camera Fifcale , oltre la pe- na commune; douendofi dimefe in mele rifcuotere dal Configliere della cafià con l'viiltà per lui di due foli per cento : che ne' Maggiftrati de'Reggimenti ordinari que' teftimoni, che non fàpefsero fottofcriuere di propria ma- no , fufsero cfàminati auanti i Giudici annuali , ò vno de* Sindici della Communità, à fine^ che da'miniftri inferiori nonfipotefse vfar frode di forte alcuna. Si fecero tali leggi nel I 505 , e nell'otto di quel iècolo da Giuho Se- condo Sommo Pontefice fu creato Arciuefcouo di Corfùi Criftofalo Marcello, Nobile Ven^o ^ Prelato ^ che alla^ bontà de'coftumi accoppiaua [Ingoiare eruditione, come ne fanno fede i fuoiicritti , fra'qual'infigne fi vede l'opera deirautorità del Papa contro Lurero , e quella dell'anima in lèi libri diuifa, Compoiè anche due ornatiifime Ora- tioni;, 2l8o Della Hiftoria di Corfii . tioni, vna in lode di Pietro Barozzi, Vefcouo di Padouju, l'altra , da lui recitata nel Concilio Lateranenfe con mara- uigJia de' Padri, che nel i 5 1 2 in Roma fi congregarono , Noi fiamo arriuati à vn tempO;,in cui laRepublica do- minante patì le vicende più ftrane della fortuna^dalle qua- li con la fola virtù fi puote alla fine folleuare , benché op- preffa in modo, che à gli occhi del mondo parea , che mai più non potefìTe riforgere . La palma s'inchinasi, ma non foggiace al pefo 5 e l'arco quando è più tormentato dallo violenze della mano,allora fcagHapiù vigorofe le fue faet- te . Il Leone, quinci, e quindi riftretto,fe vna volta rom- pe il cerchio, de' fuoi perfecutori fra ftrage,e macello , Si conchiufe in Cambrai , Città di Borgogna vna lega con- tro Venetiani tra il Papa, l'Imperatore Maffimiliano , Lu- douico Re di Francia, Ferdinando di Spagna, Alfonfo Duca di Ferrara, e quello di Man tona , à fommoffa di Ce* fare, il quale, chiedendo il pafìb per lo dominio della Re- publica à fine di girne a Roma per la Corona , hebbe Te- fclufiua qualora pretendeife venire armato in Italia.E per- che à forza volea Maffimiliano ottenerlo , e i Venetiani glierimpedirono con la rotta de' fuoi Tedefchi sì ne' con- fini de' Grigioni, come nei Friuli, adirato per ciò egli kcQ tanto, che l 'Europa commofse a' danni di quei , che l'Eu- ropa difendono dalla potenza de gl'infedeli . Si diuifero i Collegati, prima di acquiftarli, i paefi della Republica , la quale alla difefa fi accinfe da fé fola, rifiutando, con eifem- pio forfi raro, le offèrte del Gran Signore , che le promet- teua la fua affifl:enza , e le forze del fuo vaftiffimo Imperio. Vn fiorito efercitopofèro alla campagna fotto la guidai del Conte di Pitigliano , e di Bartolomeo d'Aluiano , co* Pro- .1 e Libro Quinto . 281 Proueditori Gritti, e Cornato 5 e nello fteflb tempo ordi- narono à Vicenzo Cappello , ch'era in Corfù, che allo noue galee , ch'egli haiiea 3 aggiugneffe quel numero più grande di legni Corcirefi , che poteua adunare ^ e che no gifie ad affaltare il Regno di Napoli , à fine di diuertir per quella parte le for^e Spagnuole . E i Corfioti ^ auidi di fe- gnalarfi nel feruigio del loro Principe in tempi di tanto bifogno y appena ièppero Tintentionc fua dalla bocca^ iel Cappello, che fubito pofero all'ordine quarantacin- que grolle fregate , ò Liburniche ; e altro non afpettaua- no , che il tempo fauoreuole alla loro intrapreia . Ma fu- rono da nuouo comando arredati con Ibmmo dolore 5 poiché la Republica , che hauea , doppo la rotta di Cara- «aggio y perfo quafi tutte le Città di terra ferma in Italia , non volea auuenturare quelle genti, delle quali ne gli eftremicafifipoteaferuire. Fùquefta vna guerra, che non finì veramente, che fino al 1 528 , quando Carlo Quinto venne à coronarfi'n Bologna ^ poiché fu ella così piena di viluppi, che da vna forgeua vn'akra maggiore difcordia. Si fciolfè prima dalla lega il Papa, poi coii^ lui, e co' Venetiani fi vnirono gli Spagnoli, e gllnglclì contro ilRedi Francia 5 eairvlrimo, morto Ferdinan- do di Spagna, contro Carlo Imperatore , che gli fuccefiè, fi riuoltarono e Pontefice, e GaUi, e Veneti, e molti Principi dell'Itaha. Maftracchialla fine delle date, ^ riceuute rotte, conucnnero nella pace , e con più profitto a' danni del commune nimico fi conleruarono l'armi . Ben è vero , che prima di tal concordia non furono fenza.^ lagloriadiferuirela Republica i Corfioti, fcguen do ai numero di feicento, diuifi fopra ventiquattro galee, il Pp Gene- zSz Della Hiftoria di Corfù. General Pietro Landò, il quale , prefo Monopoli , Mola J ePoligranoinPuglia^epoiBrindifi, per ordine del Se- nato n'andò à Napoli, per dar calore dall'acque airaflè- dio, chea quella Città haueapofto per terra Lutrecco . ., Quel, che, fra le armi, fucceflè in Corcira , benché non di grande momento, è conueneuol ridire , acciò gli ordini de* tempi non fi confondano . Nel 1 5 1 1 dunque fu determinato , che la eletti one del Capitano di Parga fia^ fatta di anno in anno dal Bailo, Configlieri, e Capita- | no del Borgo 5 con quefto , che Teletto non poffa* i fare mercandantia di fòrte alcuna, à quel fine ogni tre anni debba vno de' Rettori andare à quel luo- go per findicare le attioni del comandante. In ol- tre fi ordinò, che da' Gouernatori delZante, e Cefa- lonia, fieno mandati à Parga venticinque huomini à cauallo di quei, e' haueano prouifione, e ftipendio dal Principe, douendofi di tempo in tempo mutare: che il caftello di Butrintò fi fortificafle, e alla fua cuftodia fi eleg- gefle dal Cófiglio Corfioto vn Cittadino d'ottime qualità per vn anno,e rifiutando la carica ftaflè per anni tre in con tumacia , ma che habbia publico ftipendio ,625 Soldati fotto di fé, quali fieno tenuti fomminiftrare dalle Compa- gnie di guardia i Rettori. Nel mille poi cinquecento quindeci , effendo capitato da Venetia à Corfù Natal Sa- lomone Sindico , Auuogadore , e Procuratore delle par- , tidiLeuante, polèà molti difòrdini proportionato ri- ! medio. Quello, à ogni modo , in cui hebbe premura^ , pili grande, fu l'abufò, che haueano introdotto i Fenda- datarij nel mantenimento de' caualli, che fono obligati , pe'I Feudo , tenere pronti alla difefa dell'lfola , e dello fue Libro Quinto. 283 fueriuiere, qualora il richiedeise il biibgno , Sonoiiu Corfù ventiquattro Feudi, che anticamente fblo a' no- bili Corcirefi apparteneuanOjhora per la maggior parte a' Signori Venetiani foggiacciono, hauendoli quefti here- ditato con le doti delle mogli , ò figlie vniche di fami- glie y che fi eilinlèro , ò di Padri^ ch'altra prole mafculina^ nò hebbero. Non vi è nelllfola la legge Salica^ch'efclude la fucceffion delle donne^gouernandofi ella con gli Statuti feudali di Napoli di Romania, che ammettono le femine alla participatione del Feudo, e danno al più grande di età, non alla primogenitura il dominio di quello . Onde fé vno hauefle piii fi-atelli con figli, effendo egli fenza fuc- ceflbri, il feudo non anderebbe al figlio del fuo primo fra- tello , ma al figlio piiì grande de* fùoi fratelli , fiafi pur del fecondo, òdel terzo. Per tali leggi dunque molti de' Feudi Corcirefi fono paffati, per via di matrimonio a' Gentirhuomini Venetiani con la ftefla obligatione c'ha^ ueano gli antichi baroni , di mantenere vn cauallo per ogni Feudo. Hor fuccedeua, c'hauendo il feudatario comprato il fuo Cauallo, doppo due , ò tre anni di flalla^ , e buon gouerno , riufcendogh buono , pel guadagno, il vendeua, e comprauane à minor prezzo vn'altro,di cui fa- cea al medefimo modo , fé priuo di difetto gli riufciua^ . A tal ch'era la cofa ridotta à mercato con detrimento del publico feruigio , non comparendo alle neceifità , che ò poliedri indomiti, ò deiìirieri con qi^alche magagna . On- de tu altretio il Salomone à ordinare, che i Feudatari, non folo doueifero tenere in punto i caualli fecondo le loro o- bhgationi, ma che non li poteflèro vendere, fé non erano inabili, fènza efpreifa licenza del Reggimento, auantià Pp % cui 2.84 Della Hifloria di Corfù. CUÌ5 eflendo Bailo Luigi Dannano , fece fare la mòflraper alIora;^imponendO;»che ogni anno il primo di Maggio do- uefle ogni Feudatario fare la fua comparfa . Bella riufcì Ì3. prima volta^perche fi sforzò ogni vno far vedere il fuo ca- uallo bene addobbato: vno ne mandò Andrea Bragadinoj vno Vittore de' Gotti; vno Niccolò dello ftefìò cogno- me ; e vno Aleffandro pur della medefima Famiglia 5 Fan- ti n ViarOj come fucceifor di Giorgio de' Gotti , tre ; duc^ Andrea Petretino; tre Michele Tron; due Pietro Mali- piero di Aleffio 5 vno Giacomo Ralli; due Girolamo Ma- lipiero ; Giouanni Fiomaco vno 5 vno Daniel Darmano; G iorBattilh Erizzo,herededi Francefco di Altauiilajtre ; e due Luca de' Gotti; onde da quattordeci Feudatari j, che pofsedeuano ventiquattro Feudi, fi compi il numero di ventiquattro caualli^che, iènza fpefe ò del commune^ò del Principe 3 e in tempo di pace, e di guerra y del continuo fi mantengono . L'anno poi, che à quello fuccefìe , due or- dini fece per Corfù la Republica , il primo che il Camer- lengo, il quale doppo il fuo vfficio, per tre anni , non può concorrere ad alcuna dignità, habbia per quel tempo di contumacia qualche filarlo da fcuoterfi daUi crediti della-r camera ; il fecondo , che i Cittadini foliti à condurre il fale ne magazeni della Republica non fieno aggrauati più del Tordi nario ; e la pena de' trafgreiìòri fia rifcofsa dal Capi- tano , e da lui fpefa nelFammacilrar altri huomini nel por- tar detto fale , douendofi le Balie delllfola ordinare ciaf- cheduna per fé a proportione del fuo bifogno, e interefse , Altri decreti vfcirono da Venetia nel 1524, efsendonel venti fiato eletto in Corfù Luigi Beneuiti in Protopapà, e iurono, che tutte le Chiefe, chefufsero rouinate per la^ forti- Libro Quinto • 28 f fortificatione della Città y fieno da' padroni rifatte in luo- go j che non dia inìpedimento alla bellezza della terra ; e^ che fi folleuafìe vn tempio a San Spiridione, acciò poflà il popolo render le douiite gratie à vn Santo ^ che liberò l'Ifola dall'vltima peftilenza : che gli officile benefici della Cattedrale fieno conceiTi a* nationali, come fi offeruajru Candia^Cipri^Corone, e Modone : che fuflè confermata^ a' Corcirefi la gratia^pur dianzi concefTa loro > circa il Ca- ftellano di Parga^e Butrintò j cioè, che fia eletto dal Reg- gimento Cittadino , con pena di ducati ducento à chi al- trimenti faceflè 5 e la paga di detti Caftellani fi debba ca- uare daireftrationi de' Datij della Città : che niuno poflà impetrare gratie contro i priuilegi di Corfu fotto con- danna di ducati cinquecento, e inualidità della medefiina^ gratia,riièrbandofi folo il Senato di poterne concedere ad alcuno : che tutte le ièntcnze,che darà il Reggimento co- sì fopra gli ftabili,come fbpra i mobili , da ducati cinqua- tainggiù,non habbiano appellatione a Venetiaj ma fieno da' Sindici orientali, onero Capi da mare riuifte. Nel 1 5 2 (5 fiì eletto in Protopapà Domenico MamomatijC nel trenta Arciuefcouo Maffeo Veniero dal Pontefice Cle- mente VII. quello fra' Greci di molta bontà , e dottrina^ , quefto fra* Latini, e ne* coftumi , e nelle lettere Angolare. Due anni doppo furono da' Corcirefi mandati Gualtier Morello, e Giorgio Lanza, loro Ambafciatori à Venetia , perfupplicare il Principe Serenilfimo della conferma de' priuilegi (come in ogni ambafciata fogliono fempre fare) e à fine di ottener,che, volendo i Deputati, oucro Sindici della Città conuocar configlio , il pofiàno fare fenza , che fieno impediti dal Reggimento j e quando quefto ripu- gnaf- 2-8(5 Della Hiftoria di Corfó; gnafse,che fia permefso a' Sindici^ò Deputati trasferirfi à Venetia con lettere^ fbttofcritte da* Cittadini per elporro le loro doglianze, e i richiami della Communità: di più, che i capitoli formati nel Cocfiglio non pollano impedir- li da' Rettori , acciò non s'inuijno à Venetia fotto pena di ducati cinquecento; e nel cafo,che il Reggimento Timpe- difse^fbfse lecito a' Cittadina fottofcriuerli 5 e mandarli al Senato, dal quale furono compiacciut'i Meflaggieri^ot- tenendo lettere pe'I Bailo , e Conf/glieri fauoritiffime per Tofseruanza delle cofefudette, come anche per larichie- fla^che fecero, che gli Hebrei habitafsero in luogo diuiib da' Criftiani^e che non potefsero prendere ad affitto ftabi- le di forte alcuna , Ho trafcorlb molti anni con la breuità poffibile, per arriuare al i 5 3 5, in cui cominciarono quel- le lagrimeuoli Cataftrofi,che, togliendo dalle campagne-» fin le verdure, l'Ifola di Corcira al verde ridulfero. Mi fo- no affrettato, auido di vfcire da vn racconto , nel quale, fé la penna fparge inchioftro, diluuiano da' miei occhi le la- grime, per la dolente memoria di que' giorni , che caligi- nofa notte cagionarono alla mia allora infeliciffima Patria, Lafcierei volontieri vna narratione piena di duolo, quan^ do la Storia,ch'io foriuo, me'l permette/se 5 e l'ordine pre- fcrittomi da vna ragioneuole teffitura mi concedere di farlo . Quel,che pofso vfurparmi come lecito fi è non fu- neftare le carte di quefto libro , rilerbandomi pe'l iefto la.» materia di dolorofifucceffi, facendo qui folo quafivn.* proemio à quel difoorfo , c'hà da ieguire . Regnaua nell' Oriente Sohmano fopra i Turchi , nello fteffo tempo , che Carlo Quinto reggea l'Imperio di Oc- cidente i e all' vno, e all' altro furono propitie le llellc , fico- Libro Quinto . 287 fi come del medefimoafpetro ne' loro natali participaro- no , efièndo nati nel medefimo annone mefe,con differen- za di foli giorni. Emoli furono nella gloria, e nelle im- prefè ; e grande fuentura fiì della noftra fede , che affieme non fi accozzafsero ; poiché rintuzzati da Carlo gli sforzi di Sohmano 5 non haurebbero hauuto fopra de' Criftiani que* vantaggi , che acquiftaron co*l tempo . Ben è vero, che il Turco non volle cimentarfi quando , doppo prefà^ Buda/i pofe fotto Strigonia à fauor del Vaiuoda Giouan- ni :, e alFauuifo ;, che Celare con poderofo efercito ne an- dana à incontrarlo, ritornò addietro, lafciandoà Carlo la fama di hauergH fatto paura . Nel tempo di quefta mof- fa comandò l'Imperatore ad Andrea Doria ( che, lafciato il feruigio di Francia, fi era con lui comporto ) che ne gif- fe ad alìaltare la Grecia ; ed egli con quaranta otto galee , trentacinque nani grofìè , e altri legni piccioli mouendo- fi, prefe Corone, e Patrafso , e haurebbe disfatta Tarmata infedele, fé Vincenzo Cappello, ch'era al Zante con le^ Venete forze,fi fufse vnito con lui. Ma i Veneti religiofif- fimi ofseruatori de* loro giuramenti non vollero violare^ la pace,c'haueano con Solimano, il quale, {pergiuro, ali* vfo de' barbari , fenza cagione la ruppe, come fi dirà à fuoluogo. Racquiftaronopoii Turchi Corone per la-» pefte, che contro il prefidioCriftianoà fauor loro com- battea; e il gran Signore con efercito di ducento mila,/ combattenti auuicinato alla ValonadifegnauaTimprefL, qual tentò in vano , del Regno di Napoli , quando Ibrai- mofuofauorito gli perfuafeàriuolger Tarmi contro Ta- mas Sofi della Perfia , che a Ifinaele fuo Padre era nuoua- mente fuccefso . Vogliono alcuni , che Ibraimo , bencho Turco 288 Della Hiftoria di Corfù: Turco neirapparenza , ò fiifse neirinterno Criftiano J come nacque tra' Greci^ò che almeno fauorifse le cofe de' Criftianij onde per diuertir Solimano rimpegnafseini^ vna guerra 5 à lui difsuafa dalla Madre, e dalla Rufsa fua-» moglie. Andò egli, combattè 3 vinfe, ma nel ritorno hebbe tali afsaltida' Perfiani, che la minor parte deirefer- citocondufseàcafa: difgratia, che attribuita ad Ibrai- mo , a quello cagionò la morte , facendolo Tempio tiran- no ftrangolare mentre dormiua, àcagion, cheglihauea promefsodimainon farlo vccidere ne' giorni della fua^ vita ; poiché da' dottori della fua legge fu perfuafo , che^ il fonno non era vitale così non fi credette di rompere fua parola. Morto Ibraimo , più che mai fiero , firiuolfea' danni de' Criftiani, iftigato e dalla vittoria di Carlo Quinto in Africa , oue fi (qcq vafsallo il Regno di Tunifi, eda'maligrauiffimi, che facea alle fue riuiere il Doria , che mai non lafciaua in ripofo le prouincie orientali,cho àlui foggiaceuano . Onde con numero innumerabile cii foldati per terra verfola Valona iihadoili, e nello fleflb tempo ìpinfe vna felua m^obile di legni per acqua rifoluto di foggiogare Napoli, e fé gli veniua fatto; anche tutta^ ritalìa. Fu ciò nell'anno 1537, ma prima bifogna, la* fciando i Turchi'n viaggio , ridire quello, che più di no- tabile auuenne in Corcira , dalla quale ci fiamo non poco fin'hora per neceflìtà allontanati . ■ Nel trentacinque fopra il mille cinquecento non vi fu altro , che la nuoua creatione del Protopapà Luigi Rartu- ro 5 ma nel trentafci varie leggi , fpettanti al buon gouer- no, ealladifefadeli'IfolafiieccrodallaVenetiana Repu- blica. PerriftanzadiGiouanni Quartano^ e Antonio Eparco Libro Quinto . 289 Eparco^fi determinò, chedouendofi fortificarla Città fi fàceflè con la minor rouinapoffibile delle cafe del borgo, che feruiuano per diporto de* Corfioti, eflèndo loro fia- ti demoliti per Taddietro più di due mila edefici per lo fortificationi già fatte , oltre i danni de' barbari : al che> dal Principe (n prouifto con rifponderc , che qualora^ doueflè principiare tal cofà haurebbe hauuto riguardo al- la ficurezza , e fedeltà de' fuoi popoli , Di più fi conchiu- ie, che fia oflèruato Tantico priuilegio del Configlio di eliggere il medico fifico 5 e il Chirurgo à fua volontà ò Cittadino, òforaftiero, dal Sindico Orientale contefb alla Comunità, la quale per quello hauea donato alla R:^ - publica le doane : che fi commettefTe a' capi di mare, cioè al Proueditor dell'armata , e Sopracomiti , il prohibire al- le chiurmei ladronecci particolarmente de' legni frutti- feri fotto pena di pagar'eglino i danni ; e che per l'auuc- nire il legname dell'lfola fi lafci per gh bifogni della guer- ra, chepoteffenafcereperla volubile natura delGraru Signore . E per vltimo fi ordinò à tutt'i Capitani Gene- rali , Rettori , proueditori , Gouernatori , Sindici , Ca- pitani di Parga,e Butrintò,e à qualfifia altro Magiftrato di qualunque grado dignità,e vfficio,che debbano olTeruire e far'ofseruarei priuilegi concefTì , oda concederfi a' Cor- fioti da quei , che n'hanno l'autorità, ò dal Principe, e dal Senato. Si aggiunfè à quefl:i ordini il più nece{làrio,e fu 1'- armarfi contro il Turco, le cui niofle metteuano il Criftia- nefimo in fofpetto di qualche funeftifimainuafione . Che benché fulTero con lui'n pace iVcnetiani, non fi poteua- no promettere ficurezza alcuna, mentre chi buona fede non profefla con Dio,poca fede fuole olferuare à gli huo- Q^ mini. ipo Della Hiftoria di Corfù. mini , Stabile nelle fue promefle non può cfìere chi por5 ta per infegna la luna, pianeta, che altro non ha di fermo, chel'incoftanza. Afficuraua Solimano, per mezzo del , Bailo Canale, laRepublica, chevoleafeco mantenercA la buona corrifpondcnza, e che le fue forze non erano per danneggiare i fuoi fudditi ; ma Venetia , ammaeftrata nella fcuola deirinfedeltà di Maumetto , poco credeua al- le parole del figlio, hauendo nel Padre conofciuta la fuoL* fimulatione, e doppiezza. Onde per ogni buon rifpet- topofero i Veneti all'ordine potentiflìma armata fbtto il General Girolamo da Pefaro, dalla cui prudenza, eva- lore, poteuano afpettare ogni felice fuccefso . Il premu- nirfi è atto di fbmmo giuditio , e il fidarfi fbuerchio è im- prudenza, chefuole condur feco la rouina de' Regni , Vn'armato vicino, benché amico, è fòfpetto; poichc» da ogni picciolaoccafione potendo prendere motiuo di dilgufti, puònafcere, cheriuolga Tarmi contro le prò-» uincie , che ripofàuano ficure all'ombra della pace, noa* mai certa con grinfedeli. Sialleftironoper ciò i Vene- tiani , e il Pefaro, le cui infegne fèguirono due galee Cor- fiote, fipofetralelfolediCorcira, e di Cefalonia, per oflèruare gli andamenti di Solimano, il quale al Bailo , che feco conduceua, mai non lafciaua di dar parola di non offèndere il fuo Signore. Io vogho credere, che per al- lora hauefs'egli qualche opinione di non romperla co* Venetiani, temendo, checoUegatifi con l'Imperator Car- lo, non iblo gl'impediflèro gli acquifti, che diiègnaua,ma ^ ghportaflèro in cafà propria la guerra. Vedea il Doria-. corfcggiar per que' mari, e il Pefaro con più di cento le- gni ricuoprire gli flati del fuo Principe 5 e à ragion poteua dubi- Libro Qi^into. zpt dubitare , che fi vn iflero y quando hauefle dato caufa alla> Rcpublica di farlo, fenza pefo di mancamento . Aggiun- gali, che il Regno di Napoli gliftaua nel cuore, ondo poco curaua di altra imprefa, alla quale poi fi accinfe , per £iciljtarene l'acquifto 5 e toccò à Corcira la difgratia pel fitocommodiffimoalpaffaggio d'Italia. Mi confermo à dirlo , perche la fcufa, ch'egli prefe , come diremo, di af- faltar Corf ù , non fu valeuole à togliere dalle menti de gli huomini^che Solimano neirinterno hauefle occulte mac- chine, e fini più rileuanti chela forprefa di vnlfola, che, alla fua partenza, facilmente haurebbero racquiftata i Venetiani , e per efler vicini , e pe'l valore delle lor armi . Qual fé ne fufle la cagione pofe SoUmano l'afledio à Cor- f ù , e fé non l'ottenne , rouinolla pe'l facce delle campa- gne, e per la moltitudine de gli fchiaui , che fpopolarono le ville, e le terre meno forti delllfola. Apparecchifi dunque il lettore à leggere rouine , incendi] , deftruttioni di palaggi , e altri mali, che può fupporre da vn barbaro , non meno crudele, che potente 3 à pari fanguinario e forzuto. Il fine del Quinto Libro . Q5 i DEL- 2^2. DELLA TORIA DI CORF V Defcritta DA ANDREA MARMORA. L I 'B R SESTO. LL A morsa del gran Solimano tre- mo Y Europi] 5 e il mare, e la terra fi vi- dero oppreflìj quello all'incarco de* legni^quefla al pefo degli armati, che, calpeftando i campi^lafciauanofol or- me di careftia , L'efcrcito arriuò alla Valona;> e tragittando il fiume Aue- cufa ne' paefi Ciitimerij fermoffi , e iui diiteie del fuo Si- gnore il fuperbiffimo padiglione : ma Tarmata marittima^ lun- Libro Serto • 25?^ lunghefso le riuediCortucomparue:, e in fegno di ami- citia , con le bocche di tutte le artiglierie , alla fortezza fe- ce vn folenne faluto , corrifpoHa egualmente da' cannoni dcirifola . Hor chi non direbbe , che douefse conferuarfi eternala pace , fé que' barbari Tautenticauan con linguo di bronzo ? E pure il fuoco , ch'allora per allegrezza ii ac- cefe, fui preludio del vicino incendio, che contro la Vene- tiana Republica douea diuampare . Non fi truoua mai k- de ne gl'infedeU 5 e quando par che lufinghino y comela-i pantera;, minaccian la morte . Si trattenne Solimano nel- la Prouincia de' Cimmerioti per qualche giorno^ auido di deftruggere que' popoH , che continoui danni faceuano a' fuoi vaffalli circonuicini . Albergauano ne' monti più fcofceij.da'quali talora fortiuan contro de' barbari^^e fatto- ne macello , ricchi di fpoglie, e di fchiaui facean ritorno a* lor nidi 5 né raggiugnere li poteuano i nimici ^ hauendo eguale velocità nella mano rapace , e nel pie fuggitiuo . Quel che fa il lupo nell'armento^ di cui fatio fi ritira al co- uacchio con paifi velociffimi à onta de* paftori , che tardi eli dan la caccia , oprauano i Cimmerioti ne' fudditi del Turco, di cui eran contrari e di legge, e di genio . Com* mandò Solimano , che Aias Bafsà co'l capo de' Gianizze- ri, ne gilTero àfnidare dalle loro grotte quelle , com'ei di- ceua, fiere^e ne faceifero ftrage tale;>che altro di fimil gen- te non reftafse y che la memoria di efsere ftate deftruttc^ . Ma il contrario auuenne di quel, ch'egli fognaua 3 poiché quegli huomini agilifsimi, hor da' fianchi, hor da fronte > hor alla coda afsaltando i nimici , hor ritirandofi , hor vr- tando negli fquadroni, piii di otto mila , con poco danno delle loro vite , miferamente ne vccifero , e afìrinfero gli altri 2^4 Della Hiftoria di Corfù. altri àritirarfi più che difretta ^ confufi deirinlélice fiic- ceilò de' lor compagni , Non contenti di quanto in pro- pria difefa fatto haueano i Cimerioti,fi determinarono af- làltare i Turchi ne' loro fteccati y e vccidere 5 fé loro venia fiuto 5 dentro il fuo padiglione^ efrale fue guardie il me- defimo Solimano. E chi può negare, c'habbia pur la^ Grecia i Muti j , fé non le mancano gl'inuafori Porfenni ? Damianno> vn de' capitani del Cimmerio dominio, fi of- ferita' compagni di^^iarelo ftato dell'efèrcito Turche- fco, e il fitOjOue il gran Signore pofaua ; acciò poi meglio potefìèro tutù aifieme dar dentro , e condurre a fine il lo» IO glorioib difegno . La notte dunque di S.Giacomo a' 2 5 di Luglio nel 1557 partito da' luoi Damiano, preflb il padighone di Solimano ibtto di vn albero fi pofe à fede- re, a^ettando, che l'alba gli daffe qualche lume alla gran- de imprefa con difcuoprire chiaramente gli oggetti . Era ella vicina, quando AiasBafsà, che fi aggiraua per faccende del campo , all'improuifò vicino à Damiano c6- parue ; e pien di fofpetto pe'l luogo, e per l'hora , al Cim- merioto richiefe la caufa di fua di mora in quel fito , e ìxu quel tempo poco opportuno . Nonfifmarrìl'aftutOjO francamente riipofe, ch'eflèndo egli Carachiar del granu Signore ( cioè vaflallo del Turco ) era venuto per pagar le colte ; e che ibpragiunto dalla notte , contro voglia fùa.,, lòtto quell'albero addormentandofi , fino a quafi giorno non s'era fuegliato . Si potea dar vanto di lòmma accor- tezza Damiano, fenonhaueilè hauuto che fareconvno più dilui accorto, il quale, fattolo prigioniero , fra' tor- menti gli fé confelfare la verità, edoppo la confeifiono ^ondannollo à crudeliflima morte . Così fi cftinfe quella vita. Libro Sefto, 2.9 f vita, 5 che meritaua vn'eternità ; e in vn picciol momento Ti disfece quella macchina^ c'haurebbc potuto immortala- re il nome de' Cimmerioti per gli fecoli da venire . L'ar- mata di Solimano in tanto , condotta da Luftibeio Bafsà fuo tenero, e da Ariadeno Barbaroffa famofo corfale , ha- uea nelle fpia^ge d^Otranto 5 verfo Taranto , prefo terra , e sbarcate le militie cinfe di aflèdio Caftro,che brauamen- te fi difefe^, finche àperfuafione di TroiloPignattello^ch' era fuggito a' Turchi per difguftico'l Viceré diNapon, non fi diede a' barbari , che , contro i capitoli della refa^ , faccheggiarono la Gittate fchiaui fecero i Cittadini . Ben è vero,"che poi Solinaano liberò quefti ^ e fece loro rende- re quel, che fi puotetruouare^ facendo in oltre morirei violatori de' patti :attione piena di ogni lode, quando egli rompendo co'Venetianilapace;,nonhauefsedatoà conofcere^ che ò dal capriccio , ò dalla fua firaulatione na- fcefse vn fatto^ fenza dubio eroico neirafpetro. Ma per venire a'motiui della guerra^ che Solimano in- traprefecon le Republica^aunenne ^che, mentr'egli con- tro i Cimerioti; e i fuoi legni contro Napoli combatteua- no 5 vn nauiglio Turchefco^ carico di yittouaglic, incon- troffi in vna galea Dalmatina, e non hauendo abbaflàto le vele^come s* vfa in fegno di vbbidienza, con vn colpo del cannon di Corsìa battuto andò à fondo : difgratia , che rapportata air Ottomano Taccefe di fieriffimo fdegno contro Venetiani , benché per allora fottole ceneri della fintione ricuoprifle il fuo fuoco.à eagion,che non gli tor- nana il conto inimicarfi all'aperta coloro , che co'Cime- rioti, e Imperiali, Thaurebbero faci! mente bai aito, noii^ hauendo vnite,ma diftratte in molti luoghi le iòrze.Con- fide- 2p^ Della Hiftoria di Corfù. fidcraua anche, che non era tempo di romperla , ladoue il General Pefaro gli haurebbeimpedit'i foccorfi, che ogni giorno gli veni nano , pe'l canal di Corfù, da molte parti del fuo Imperio ; onde refterebbe priuo e di vittouagliejC di gente . Per tali caufe , benché co'l Bailo haueflè fatto rifentementodiparole, mandò al Pefaro lanus Bei con.» due galee, e vna fufìa> à fine di pregarlo, che non permet- tefle 5 che i fuoi legni fuflèro danneggiati , mentre veleg- giauano ficuri su la bonaccia della pace,quaregli promet- teaconfèruare; echenoneraconueneuole, cheperl'ln- fblenza di vn fopracomito fi fomentafle qualche difcordia traini e iVenetiani fuoi amici , e confederati , Contale» ambafciata partì lanus, (mala nuoua fé Giano fi diflerra^) ma incontratofi'n quattro galee Venete, ch'erano nel ca- nale, veggendo, che quefte fé gli auuentauano addoflb, fi pofeà fuggire verfoi lidi di Cimara , oue diede in terra, e fu da'Cimmerioti fatto prigione, e i fjoi fèguacipofti à filo di fpada . Succefle quefto inconueniente per la fuper- biadeTurchi, che non vollero far fègno alcuno a'Cri- fìiani , i quali , non conofcendoli , fi pofero à (eguitarli „ Spiacque fbmmamentc al General Pefaro queliti ncontro. preuedendo , che feruirebbe di legno al fuoco occulto di Solimano ; e per rimediarui'n parte , fpcdì Francefco Ze- no co n due galee , à fine di rihauer con denari dalle mani de'Cimmerioti ìanus, qual,redento, mandò al Gran Tur- co con la fcufà veritiera del fatto. Moftròdiacquietarfi'l barbaro, e chiamato a fé il Bailo Canale , volle che man- dafleperfona àCorcira,per inueftigare piìi diftintamente laveritàdelfuccefibj en'hebbe la cura Alelfandro Orfi- no, che al megho , ch'ei feppe , prefe le informationi a fa- uore Libro Serto, 2^7 uore de' Criftiani . Fin qui fi può dire, che la fintione re- gnafsc;, e durò anche per vn pezzo la fua Signoria^benche nuoui difgufti al Turco fi aggiugnefsero per la credenza, che la Republica fauorifse fotto mano Ilmperatore . An- drea Doria Generale di Carlo Quinto, folcando il maro , vicino àCorfù ; sul Capobianco , promontorio delllfo- la , prefe dicce fchirazzi , che da Alcfsandria veniuano al campo Turchefco carichi di baftimenti; epocodoppo nelle Ifole Merlere s'impadronì di alquante galee, ch'era- no auanzate da dodeci, co' quali hauea fatta fiera batta- glia, e per compimento bruciò la fufta, e le due galee, eh* erano ancora arenate nelle ipiaggc di Cimerà per la fuga,* di lanus , Auucnimenti,che, benché non fufsero fpalleg- giati da' Veneti, per efser fatti ne* loro mari,e vicini a' lo- ro paefi, perfuafero Solimano, che la Republica fé l'in- tendefse co'l Doria, e in confeguenza con l'Imperator Criftiano. Né fu meno atto à confermarlo in tale cre- denza il fucccflb della galea guidata da Baflàn Rais,, o pronta per la perlbna del Gran Signore^ poiché incon* trandofi di notte nella vanguardia de* noftri fotto il co- mando di Aleffandro Contarini , e negando l'omag- gio , che s' vfà fra legni , raggiunta nella fuga fu alla fine^ rimeffa con la morte di trecento Qiannizzeri,chc vi eraiu difopra. Diede però Pvltima mano a' difgufti l'aftutia^ di Andrea Doria, che volle impegnare la Repubhca iiu vna guerra faftidiofa , per bberarne il Principe , à cui fer- uiua . Veggendo egli , che i Venetiani voleuano in ogni conto mantenerfineutrah fra l'vno e l'altro Imperatore^ per non tirarfi adoflò qualle armi , ch'erano apparecchia- te per altri 5 ò per Tamore, che portaua à Carlo Quinto , ò Rr pel z^S Della Hiftoria di Corfù, pe'l genio natio poco amoreuole alla noftra Republica^ ] finfe vna lettera fcritta da lui al Peiàro y e fatta da lui capi- tare nelle mani di Solimano . Conteneua ella, che il tem- po di opprimere la potenza Turchefca era giunto con-r r vnione delle loro forze ^ alle quali non haurebbe potuto l'Ottomano refiftere 5 e fimili concetti, che paleiauan^ l'intelligenza fra' due Generali , Cefareo , e Veneto . In- uentione ^ che forti l'intento d'intricare la Republica pri- ma nella diliìdenza, poi nelle armi di Solimano , il quale, per la poco felice condotta de' fuoi nel Regno di Napoli j era già in procinto di disloggiare, e ritornarfi à Coilantir< nopoli. Haurebbe il Doriaarriuato à quanto bramaua^ fenza il fuo foglio ; ma volle l'inganno fudctto non so fo à compiacenza di Carlo, che nulla fàpeua, òdel fuo ge- nio, che molto penetraua con difcapito de' Crifìiani , e poca gloria del fuo nome, per altro famofb , e degno di ri-, cordanza . Solimano , ài cui più fiero non hebbe la Tra- cia, quando vide nella carta eiprefla l'infedeltà de gl'in- nocentilfimi Venetiani venne in tanta furia, che fubito comandò fi rompefìè la pace , tuttoché haueflè dato paro- la al Bailo di non muouerfi prima della venuta dell'Orfi- no, che fi afpettaua à momenti . Io credo , che la rabbia^ di vedere , doppo tanti apparecchi , le fue vittorie imagi- nate contro Napoli effere ftanite co'l fumo delle bom- barde , Fincitaffe à far qualche imprefà , acciò lafuafama-» non naufragalfe in quel mare , c'hauea cosi infelicemente folcato.Impofe dunque à tutt'i Capi cosi di terra,come del Tarmata, chefiadunaflero alla Valona, ou'egli voleafar piazza d'armi, efattalarafsegna,ifl:radarfià gli acquifti contro Vcnetia . Andò egli'n perfonaà quel luogo, da^ cui Libro Serto. zp^ CUI fece /piccare co' legni AriadenoBaibarofsa, ch*era-» flato il principale ifligatore della guerra 5 verfo il canale» ài Corfù , per doue pafsò pacifico falutando le fortezzo , dalle quali gli fu refo il falu to . Cercaua quefto barbaro il Doria 5 ch*era ritornato da Meffina;, oue hauea racconcie le fue galee y e non hauendolo potuto rìtruouare , à\h di nuouo volta alla Valona , per aflìftere àgli ordini di Soli- mano ^ che non fiera determinato per ancora verib doue volefie muouer la guerra. S'incontrò nel ritorno con_» l'armata Veneta, la quale, per comando del General Pefa- ro volle fuggire i attacco , per non dare occafione a' Tur- chi di far con ragione quel , che meditauano per meri fo - fpetti : e benché gl'infedeli facefsero qualche danno nella retroguardia Criftiana , con ciò tutto parue per allora be- ne il diffimulare, e fignere di non accorgerfi dell'i ngiuftif. fima violenza. Grande fortuna hebbe in quefto incon- tro la galea di Giouanni Mircouich da Pago , laqual , per efser tarda al moto, rimafta T vltima, e fola, fi puote falua- re , pe'l iegno di vna mezza luna , che portaua à cafo in^ poppa 5 onde da' Turchi fu creduta delle loro, e come tale fenza offefa trafcorfe felicemente con Taltre, Arriuato, che fij Ariadeno conuocò Solimano il configlio , in cui Aias Balsà fempre mantenne , che non fi douefse romper co' Venetiani la pace , per non accrefcere all'Ottomanico Imperio nuoui nimici ; ma lanus Bei , e Barbarofsa all'in^ contro , dando h colpa di ogni difgratia alla R.epublica , fecero in modo, che il Gran Signore determinoffi, doppo tre giorni di difcorfipolitici,alla guerra,e deftinò per iico- podelfuo fdegnoCorcira. Non furono così fegrete le altercationi, che non tra- Rr 2 pelaf- 5 oo Della Hifloria di Corfù . pelalseroà farne auuifato il Pefaro, che non dormiuaà grintereffidelfuo Principe: quindi nacque, cheilbar-^ baro non puoteritrouarefenza difefa rifola, chefuppo-^ nea di fbrprendere . Cinque galee furono difarmate, per munire le fortezze^e fi demolirono da tre mila cafè de'bor- ghi, per togliere a' nemici la commodità di annidaruifi dentro. Nonfololechiurme^maglihuomini^eledon- ne di Corfu feruiron da guaftatori , deftruggendo le pro-r priehabitationi volontieri per feruigio del dommio^à cui foggiaceuano . Due mila Italiani, e altrattan ti Corcirefi prodi nell'armi fbtto Colonelli nobili delllfola furono diftribuitine'caftelli, ene'pofti più opportuni della città^ {òtto la direttione di Giacomo Nouello valorofiflìmo Capitano, e Luigi da Rina Proueditore ftraordinario . Si- mon Leone hebbe comando fra le truppe , e h fortezza^ di mare fu data in cura ad Andrea Falieroj tutti coman- danti di primo grido , che poco delle Tracie fpade pa- uentauano, e molto fi prometteuano dairefperienza d'in- contri pur formidabili . Se alle prouifioni, che fi fecero fi aggiugneua la diligenza delle vittouaglie,delle quali non poco fi fcareggiaua , certo , che Taflèdio di Corfù fi po- rca annouerare per feliciflìmo , per la gloria fi acquifl:aro- no i difcnfori , e per la ftrage , che fu fatta de'Turchi , che alla fine fi difpofero à partire , conofcendo Timprefa più difficile di quella,che fi haueano creduto.Il Doria in tanto fi tratteneuanelportodi S.Caterina , poco difcoftoda^ Cafopo, dadoue fcriflè al General Pefaro,ofterendogli1 fbccorfo della fua armata còtro deTurchi : & il Duce Ve- neto , che fapea l'imminente pericolo di Corfù , verfo la> quale Ifola già veleggiaua poderofiifimo Barbaroflra;acce- tò Libro Serto. 301 tò l'offerta : onde IVao, e l'altro conuennero di vnirfi y e prefentai* la battaglia alcommune inimico ogni qualun- que volta il poteflèro far con ficurezza della vittoria-» . Determinarono di farla raccolta de* legni nella Cefalo- nia 5 oue fi riduffe fubito il Doria y & il Pefàro fi trattenne in Corfu per ordinare meglio le colè neceffarie alla difeCi; e quando feppe^che BarbarofTa entraua nel canale^fi ritirò alle Gomenixze, dal qual porto mandò auanti'l Galeone di S.Marco,che,portando fbpra cento bombarde di bron- zo y era la macchina piùprodigiolà, che in que'tempi Ibl- cafsele onde . Ed egli poi^vnitofi con Giouanni Vitturi , Generale delle galee di Dalmatia , fi conduflè alla Cefalo- nìa, fecondo il concerto prefb con Andrea Doria , anzio- fo di mettere qualche vngucnto à quella piaga/atta a'Ve- netiani dalle fue aftutie,ed inganni . Ma Barbarofla^dop- po di hauer alquanto aggiratofi per que'marij alla fine a' venticinque di A gofto 5 àquattordeci hore di giorno fo- pra Corfù comparue , e prefe terra con poco contratto , non vi eflendo nell'Ifola gente da perdere nell'i mpedirgli lo sbarco . Io non fàprei perche il Pefaro , che , con gli aiuti del Doria, era potcntiffimo ciò permetteflè , poten- dolo feguire da lontano , fé non volea auuenturar le forze della Republica al dubio euento dVna battaglia . Poichc* il nemico^ timorofoperla vifta dell'armata Criftjana,non haurebbe al ficuro pofto le fue militie su le arene , ò alme- no haurebbe differito di farlo 5 cofa, che molto giouaua-» alla ficurezza per eflèr vicino Tautunno^nel qual Tempo i Turchi difficilmente campeggiano. Voglio perfuadermi> ch'egli afpcttaflè da Vcnetia nuoui rinforzi, ò che fulTc/ aftretto à racconciare i legni , c'hauean patito non poco per 3Ò2, Della Hiftoria di Corfù. per la lunga dimora dentro dell'acque^e nelPincontro con le galee infedeli , che gli danneggiaron la retroguardia^ : non potendo immaginarmi pigritia in vn Capitano , cui la fama vanta di rifoluto nelle fue magnanime imprefo. Barbarofladunque^hauendo prima attaccato il fuoco nel- lo fcoglio di Ottonusj, e nell'entrar del canale fatto il fimi- le nella ferpa , in Corfù efpofè venticinque mila combat* tenti^co'quali la Villa di Potamo, dittante foli tre miglia^ dalla Città, col fuoco^e co'l ferro, miferamente deftrujGTe. E Solimano,che per dar calore alla guerra hauea piantato il fuo padiglione alla Baftia nella terra ferma in faccia ali - Ifòla, con cinquanta galee altri venticinque mila Turchi fece traghittare in rinforzo di Ariadeno , à cui fi aggiun- fero TAgà de'Gianiizeri,il Beglierbei dellaNatolia,l' Agà de*Zanguri,(fbno queftigli auucnturieri) Muftafà Baffa^, e anco AiasBafsà il primo per/bnaggio della Parta, il quale ogni giorno fi portaua dal Gran Signore , per rag- guagliarlo deTucceffi di quella imprefà . La prima cofL , che fecero que'barbari, fu il dare il guaftoalla campagna, C il fàccheggiar que'luoghi, che non fi poteuan difenderà con tale crudeltà, che deftauano compaflìone a'medefimi^ che rhauean cagionato . La Città fola , e il Caftel S. An- gelo furono efenti delle rouine, effendo Tvna, e l'altro ia iftato di non temere 5 quella perle prouifioni del Pefàro, e quefto per la vigilanza del Gouernatore Corfioto , che hauea accoltopiù di tre mila villani co'i loro hau eri piii pretiofi, nello fteflb tempo fàluando quella mifèra gente, econtalprefidioafficurando la fua fortezza. Auuicina- ronfi poi i Turchi alla Città, e quei borghi,che non eranQ> flati deftrutti da'noftri, arièro iu viue fiamme 5 poiché vi attac- Libro Serto. 505 attaccarono il fuoco auidi di rinfrefcare con quello gli ar- dori di Solimano . Fecero i noftri diuerfe fortite/emprcy icon la peggio del nimico ^ ma da*comandanti furono rat- tenuti per non diminuire il numero de'difenfbrij i quali , benché vinceflero , qualcheduno de*compagniperdeua- no, non potendofi gl'incontri fare così à man falua , cho fènza goccia di fangue fi acquiftino le vittorie. Si tratten- nero i Turchi nelle fudette barbarie fino a' trentuno di Agofto, nel quale diedero principio all'aflèdio della Città capitale^ e piantaron tre batterie 5 vna fu*l monte preflb la Chiefa di S. Michele con otto cannoni 5 Taltra fopra il Tempio di S. Bafilio^verfo quello de'Santi Padri con cin- que cannoni ; e la terza non lungi della Chiefetta della^ Madonna de'CauafTileni con vndeci cannoni; e da ogni luogo cominciarono a fulminar le muraglie. Ma i Co- mandanti, che di tutto abbondauano fuorché di vittoua- glie 5 conolcendo bene, che alla fine farebbero coftretti à render la Piazza, prima che altro auueniflè, conchiuferjB di liberarfi dalle bocche inutili con empietà pia , percho neceflària alla conferuatione deiraflèdiata Corcira . Vec- chi, donne, fanciulli furono efclufi dal riparo della Città, e cacciati fuora alla diicretion de' nimici,che accortifi del bifogno di que'di dentro, non lilafciarono accoftarealle loro trincee : onde que'miferi quindi da'Turchi , quinci battuti da'Criftiani, non fapeano qual partito prendere al loro fcampo . Pareano tante naui nel mezzo di Aquilo- ne, e d' Auftro ipinte, e rifolpinte co'pericolo di fommer- gerfi fra breue , fenza ipcme alcuna di lor falute . Era vna-» compalFione vedere fra la linea de gliafsedianti, e le mura de gli afsediati quegl'infelici hor gire,hor ritornare 5 hor giacere 304 Della Hiftoria di Corfix; giacere fui fuolo immobili, hor darfi a velociflTimo corlb . Piagneiianoallarinfufa^lagnauanfi le donne cle*mariti, i fanciulli deloro padri, i vecchi de'figli, e tutti del Reggi* mento,checon tanta crudeltà l'hauefsero efclufi dalla Pa- tria, ed clpofti alle ingiurie del fieriffimo Trace . E fu vC" ramente grande la fede de'Corcirefi, che non fi mofsero ì quelle voci , che loro trafiggeuano l'anima, e toccauano in qualche parte l'honore , di cui fono in eftremo gelofi . Confiderauano , chefèlelor femine andauan in mano de* Turchi fi farebbe macchiata la fama di efser caftiflìmc/,, non potendo leLucretierefiftere àgli sforzi de'Tarqui- nij,a*quali aggiunta la neceflìtà farebbero alficuro pre* cipitate . L'eiporre poi li figli alla certezza di rinegar la^ fede era motiuo di cordoglio più grande, non efeendo picciolo male , che le vifcere loro da Crifto facefsero paf^ faggio a'fàgrifici dì Maumetto . Ma quando poi mofìra- uano i vecchi le cicatrici di quelle piaghe , c'hauean rice- uute nel feruigio del Principe, non folo i Corfioti , mai Venetiani fi affliggeuano in modo , che molti vi furono ^ che defiderauan la morte , per non fbprauiuere à cosi fu* nefìo fpettacolo , E con ciò rutto niente fi alterarono gli ordini di difenderfi fino airvltimoipirito,facendo de'Pa- renti vn olocauftoalla fede , che doueuano alla dominan- te Republica . Onde gli efclufi, non trouando riparo al- cuno né fra gli amici né fra' nimici, fi iparfero ne'foffi pria di morire feppelliti dentro la terra, I difenfori percoffi e dalle bombarde,e dalle ftrida,e vlulati de'parenti,doppia-- niente erano trafitti e da fotto , e da ibpra 5 né feprei diro' quali fufsero colpi più mortali , ladoue gli vni i corpi , gli altri vccideuano l'anime. Fra tanti mali foprauennero,' ad Libro Sefto. gof ad accrefcerli ^ alcune tempefte ^ che ài quei miferi ^ elle* nuati dal digiuno, fecero ftrage tale, che gliafsediati non poteuano rimirarli fenza^che accompagnafsero il tempo- rale con vn diluuio di lagrime , Non ceflauano in tanto i Turchi di battere la Città, e veggendc , che poco profit- to iaceuanlc batterie, piantarono su lo fcoglio di Vito vn Cannon da cinquanta , e in tre giorni fecero diciano- uè tiri , vno de' quali colpi il torrione della Cittadella , o V n altro la Naue Gritta con poco danno . La cafi del Ca- pitano de gli vfficiali di giuftitia hebbe qualche rouina., , ma per lo più le palle paffaron alto , tuffandofi nel maro verfo la Verfiada,le non quanto Tvltima diede nella corti- na non lungi dal Porto, detto communemente il Man- dracchio. Per cosìpicciole oifeiè arrabbiarci Turchi fi fparfero per gli campi , e tagliarono gli alberi fruttiferi , e deftrufìèro le cafe delle ville , e depredaron gli armenti , e condufièro in feruitù quelli , così huomini, come donne , che ritruouarono . Molti , che fi eran con le riccheJLze^ ritirati nel Mandracchio, vennero in potere de'nimici con tutte le foftanze , ma così macilenti per la fame , o per gli difìgi patiti dalla piouofa ftagione , che non puo- tero con le loro donne fatiar la libidine , fé con Toro , e l'argento diedero ciboairauaritia de' barbari , Né onci , ch'eran dentro il Caftello S.Angelo ftauano in ripofo ; poiché, durando l'affedio della Città, hebbero molti af- falti dalle truppe , che campeggiauan perl'Ifola ; ma fi di- fefero con tal valore, che fempre cofirinfèro Pinimicoà ritirarficon gran macello de'fuoi foldati . In qiiefto flato eran Jecofe, quando arriuò nel porto vna fregata, qnal lupponeuano gli adediati portaiìe qualche auuifo di vici- Sf .no 3 o6 Della Hiftoria di Corfù. nofoccorfb*, onde madarono fubito à intendere le nuo- ue^ch'ellarecaua. Nulla di buono portò 5 fé non la fua-» fàlute eflendo per fortuna frappata dalle mani de' nimici , mentre ne veniua con la prefadi tre Turchi fatta in Pa- traflb . Riferì il padrone, che in Perama, porto della Cit- tà vecchia di Corcira , eflèndofi'ncontrato in quattro ga- lee, che ftauan sii l'ancore, e chiedo loro, che legni fufse- ro, rifpofe prima vno, Venetiani, e poco doppo foggiun- fe del Principe Doria: ma nello ftefso tempo farpando ve- locemente il fecero auuifàto dell'inganno 5 onde fi pofe in fuga, che gli era riufcita feliciisima, per hauer in quella li- berato vn'altra fregata paefana , c'hauea la caccia da gl'in- fedeli. Fùqueftarelationefattaauantidi Simon Leone ordinario, e Luigi da Rina Proueditoreftraordinario, i quali non poco fi affliffero di non hauer nuoua del Pefàro, che per ogni ragione douea hormai muouerfi, fé non^ per combattere, almeno per portar vittouaglie, nonci- bandofi gli aflèdiati , che di picciola portion di bifcotto . Ma diuerfòerailconro,* che faceua il Generale da quel- lo , che faceuano eglino , dal bifogno e anguftie forzaci , non la difcorrendo , che con qualche parte di paflìonc' . Il combattere , diceuailPefàro,nonèchepericolofo; il portar foccorfofenza combattere è quas'impoffibile, ef^ fèndo Tarmata Turchefcalémpre all'ordine prefTo Corci- ra. Se nella battaglia vincea, liberaua Tlfola, ma poco danneggiaua Solimano , ancorché vinto nel mare, pò-' derofiilimo fopra la terra : s'egli perdea, chi haurebbc». aflìcurate le altre Prouincie, e Regni della Republica ? Cipri, Candia , laDalmatia, la ftefiàVenetia quale ripa- ro haurebbero dalTarmi dcir Ottomano, tanto più info- iente. Libro Sedo. 307 lente, quanto più vincitore? Oltrechela Ragione auan- zatajelepioggicj cherouinaiiano, gli dauan ficura fpe- ranza del prefto disloggiamento de'barbari ; né fuppo- neua tale fcarfezza nella Città , che non fi potefìé mante- nere per qualche giorno. Che quando fé la fuflTe imma- ginata 3 non dubito punto , che fi farebbe efpofto à ogni pericolo, per non perdere vn'lfola à grinterelTi della Re- publica cosi neceflaria ; e il Doria pur'egli Thaurebbe ani- mato 5 acciò i Turchi con Tacquifto di Corfù non minac- ciafsero più da vicino il Regno di Napoli , la cui ficurez- za à Carlo Quinto/uo Signore, molto importaua. Quel- lo, di che fi può notare il Pefaro, è, chedoueaauuentu- rare qualche legno, carico dibaftimenti,per non mettere nelle anguftie, nelle quali fi trouò il fedehffimo prefidio di Corcira : ò pure , che prima douea prouedere à baftan- za la Città, dalla quale non farebbero vfciti quei, chc/ miferamente perirono . Ma fé dentro fi patina , non ban- chettauano quelli di fuora , anch'eglino ridotti à fcarfèzza indicibile di cibo 5 ondeper l'intemperie dell* aria, fi attac- cò fra' Turchi vn tal male , che , non Tera , efacearvfficio di pelle, vccidendone centinaia ogni giorno. E benché dal campo del Gran Signore pafsafsero nuouirinforzi,con ciò tutto nulla operarono , efsendo inuitto il valore dc/ gli afsediati, che con rarefortitefèmprediminuiuanoil numero de' nimici. AiasBafsà, ch'era il principale tra* Comandanti Ottomani , non lafciaua mezzo , per venire» alfinediquell'afsedio. Replicò gliafsalti, e femprein.^ vano 5 e vn dì, che finoalfofsoperuennefùribbuttato con tanta ftrage de' fuoi , che hebbe per bene di lafciarein r ipofo gli afsediati, tra' quali non tr uouaua , che la falce» . Sf 2 fune- T^oS Della Hiftoria di Corfù; funeftiflìma della morte. Vfar volle anche l'afiutia, fa- cendo tendere fui lido della Badia infiniti padiglioni , ac- ciò atterrit'i difenfori penfaifero alla refa ; e pur la coftan- za di quefti refe van'i fuoi inganni, e delufe le frodi . Al- tra fiata montando fopra alcune galee affieme con Barba- rolfa ne andò al Cardacchio^dou'è la Chiefà di S.Niccolò, e la fontana di acque limpidilfime , epereni^ e da qui volle berfagliar la Città^ e la fortezza^ma vna palla fola percoflè nella Caf i di Niccolaio da Modone , con derifo de' Cri- ftiani 5 che con vn fol colpo tolfèro lo /prone ;, e la pal- metta al legno di Ariadeno . Si ritirarono ambo con pre- fìezza;,eAiasBafsà5difperatodivincere, pafsòda Soli- mano;, e gli perfuafe a ritirare Tefèrcito da vn luogo ^ cho appena fi potrebbe conquiftare con lunga ferie di mefi , Gli diffe, che le fquadre ^ poco men che disfatte dal male , dalla fame, e dal ferro de gli aifediati, bramauano la quie- te: che lortinarfineiraifedioeravn metterfi a pencolo dì perdere molto^e vincere poco : che i Gianizzeri tuniul- tuauano pe'l fine vicino della campagna : e che in fino dubitaua di qualche notabile rotta, fé i due Generali Pe« faro , e Doria, fi fuifero nfoluti di attaccar Tarmata , poco allora atta à refiftere , effendo i legni logori , e gli huo- min'infermi. Solimano, che già s'era finto padrone di Corfù, hebbe non poco difpiaceredi vdir dalla bocca del fuo fedele mi niftro, che neceifiria pareua la ritirata ver- gognofa da vn luogo picciolo , Ichernitore di cosi gran- di apparecchi . Che diranno , potea dir nel fuo cuo- le, iCrilìiani? Solimano vinto daXorcirefi 1 Io, che in faccia di Carlo ho prefo Buda , fuggirò da Corcira.. ? Mie glorie , che folcafte vn mare di Iodi , in vno fcogho rom- Libro Serto. ^509 rompendoui , faceile così vile naufragio ? Vn Ifoletta fi vanterà di haiiere fronteggiato il Signore di vn mondo ? più non diffe nell'interno 5 poiché Aias, acni premea il ritorno à Coftantinopoli, Tinterruppe con tali repliche, che quietollo ^ & il dilpofe à richiamar le militie co'l difo- nore meno apparente^che gli fulle poflìbile . Fece fiibito chiamare il Bailo Venetiano , e gli parlò d'accordo pur , che il fuo Principe fi difponeffe a dargh fodisfattionc del- le ingiurie pretefe, e gH rifaceiieidanni^ cagionati a'fuoi legni , per gli quali hauea mofio la guerra, antiofo per al- tro di conlcruar la pace con la Republica. Il Bailo^che per le guardie gli hauea pofte Solimano, nulla fapea, riipofo> lieto della buona dilpofitione del Gran Signore ., che fu- bito fcriuerebbe al Senato , da cui non dubitaua haurebbe iriceuuto ogni honefta ammenda, qual volta vi fuffe fallo . E in tal conformità ipedi per mare, e per terra lettere fue 5 ma non erano i Turchi in iftato di afpettare nfpofte ; e il jtempo, & i malori Tailriniero à disloggiare . Furono rim- Ibarcatele artiglierie, disfetti gli ileccati , abbattut'i padi- ;glioni , e Fefercito prele la marcia per traghittare lo tìret- to , Maggiori furono i danni, che fecero nella partenza ^ di quelli, c'hauean fatti per Taddietro ; poiché rouinaron ■ tutt'i palaggi delitiofi, che nel tempo deli'afl'edio ferui- ìron di Ibnza a'capi delle militie j & in particolare deitruC' fero vn palaggio di vn nobile CorfiotOjdi famiglia Aura- mi, adorno di ftatue, infigne nelFarchitettura, ameno per gli giardini, e fontane . Il refto delle cafe de'borghi fu at- I terrato, atterrati i'urono gli edifici,lparfi per le campagne, le quah riinafero ignude delle antiche vaghezze . Più di lèdici mila anime conduifero que'barban'n cattiuità^ poi- che 310 Della Hiftoria di Corf ù l che oltre le giàprelè^veftendofi da Corfioti ingannarono molti y che s'erano ritirati su le cime de'monti , da douo fcendeuano^ e in vece di abbracciare i paefani/i ritruoua- i]ano ftretti dalle catene de'loro nimici . Vollero nel pat faggio moftrar di fare qualche cofa , e cinfero d'intorno il Camello S.Angelojma giunto alla Città rauuilb, vfcendo fuora coi prefidio Baione di Naldo y che per la morte del Nouello era Gouernatore deirarmi^irtradoflì al foccorfb, che fu infruttuofo , poiché per la ftrada fèppe , che i Tur- chi, hauendo dato allafortezza vn affalto, erano flati rig- gittati con grande loro mortalità , e che cominciauano à imbarcarli. NoncosìauuennaàPaxò,eButrintò^ che prima dell'afledio di Corcira , non potendo difenderfi da^ vn'efèrcito fenia numero ^ con honorate conditioni fi re- lèro à Solimano ^ che ricco di preda , ma pouero di gloria alla fua Regia fece ritorno. Tal fine hebbe Taffedio di Corcira^ che, benché non duraHepiù dì quindeci giorni, à ogni modo fipuàannouerare tra'piìi famofidel fetìode- cimo fècolo , qualora fi confiderà la potenza de gli aflè- dianti, le poche forze de gli aflediati 5 la fortuna di vn So- limano^ la mancanza de'ibccorfi 5 e la fedeltà de'popoli Corfioti. E più fi deue ammirare quanto 5 chelofteflb Gran Turco y che quindeci anni auanti hauea prefà Rodi dalle mani de'Caualieri di S. Giouanni Gerolblimitano , non puote impadronirfi di vn'Ifola meno forte ^ e manco prouifta . So bene io y che vi fu. tradimento fra'Rodioti , ma fu fcoperto 5 e poi fé vi fufse flato fenzafcuoprirfi^pu^ rei Corcirefi dourebbero vantarfi almeno di quefto^ cho nel loropaefe non vi fu traditore , Si può anche dire^che 1 in quefto anno fola Corcira mantenne la riputatione del- ! le armi Libro Sefto . 511 le armi Criftiane, in ogni luogo infelici ; poiché Gabriel da Riua fu rotto à Obroazzo da Amurat rinegatO;,il quale predo à Clifìa fconfifìe Pietro Croficchio con molta gen- te Italiana, e Tedefca ; e Maum>etto Sangiacco di Belgra- do fugò Giouanni Cacciane con Tefercitodel Re Ferdi- nando neirVngheria , vccidendo il Conte Ludouicodi Lodrone con la maggior parte della caualleriaS^flQna-/, Carintia;, e Auftriaca, che fola fé tefta . Che fe bene il Ge- neral Pefaro 5 &il Vjtturi prefero, efinantellarono Scar- dona, non fu che poca vendetta, confifìendo la gloria^ neirhauer fugato il vincitor Solimano. Io non fono co- sì pieno di paflìone , che non confeffi , che gli fece paura> la lega , che contro lui fi conchiufe tra il Pontefice , Tlm - peratore , & i Venetiani , ma dico , che la caufi principale della fua ritirata fu la coftanza de'difenfori, né dalla fame , né dalla tema , né dalla compaffione indotti à picciolo fè- gno di voler cedere alle Turchefche minaccie . Cofa, che rapportò à Solimano Aias , e fu motiuo , che fi fciogliefle quell'alfedio, che parca voleflfe durare fino all'acquifto to- tale dell'I fola. Rimafè , doppo la partenza de'Turchi , la Prouincia^ così deftrutta , che del fuo bel corpo non moltraua , cho vn defonniffimo fcheltr05Ìl quale nelle nude pietre di ofla fpolpate portaua vna miferabil figura . Le campagne^efi- liate Flora , e Pomona , fol di fpine , e di lappole feconde , non poteuano promettere, che aborti di careftia. Tronch* inutili erano gli alberi, che, fenza fronde, poco fi folleua- uan dalle radici ; e le piante fruttifere, non foftenendofi n piede, ladoue non fomminiftrano cibo alla bocca, diuen- gon cibo di fiamme . Gli edifici più nobili,fotto vn muc- chio 3 1 ^ Della Hifloria di Corfii. chiodjfaflìjcalce, traui, emarmirotti^ feppellifcon Tanti- ca magnificenza ; né vi è di vino a gli occhi , che la roui- na . I cafàli non han piti cafe y non hanno piii habitationi le Ville, fono à terra le Terre, &: i borghi fon ricuouero di animali . Sola la Città nuda delle conuicine fabbriche/ , che la veftiuan d'intorno 5 fifaluò dal naufragio deTur- chi, cheinondaron, quafi rapaci torrenti , ìe contrada tutte deirifola infeliciifima di Corcira . E pure non puo- te vantarfi di non hauer patito le fue difgratie ; poiché , oltre i vecchi , le donne, &i fanciulli , che morirono à centinaia fuora delle muraglie; dentro perì la maggior parte de'Nobili, onde il Configlio firidufiTeà non hauer Configlieri . Al rimedio di quello mancamento fi pofe> la prima applicatione , e non potendofi far altro , dello cafe de'Cittadini,fi fcelfero le più cofpicne, e le più facol- tofè, e alla nobiltà fi aggregarono , e così de gli antichi, e de'noueUi Nobili fi fece l'adunanza , non più nel primie- ro luogo, deftrutto daTurchi , ma nel Palaggio Pretorlo dentro della fortezza. Quali fuffero le famiglie aggiun- tepoco importa faperlo, onde baftaquì foggi ugn'ere il catalogo di quelle , ch'entrano in Configlio , (benché ve ne fieno delle afcrittepiù modernamente) da me pofi:e per ordine alfabetico àfinedieuitarele mormorationi di coloro, che, contro l'auuifo di Crifto, ftimano ilfeder fia gli virimi luogo più vile. Sono dunque a'nofì;ri giorni le Cafate, che godono il priuilegio di Nobili 5 Alipuzza. Arcudi. AfTimopulo. Bacco. Altauilla. Argiro. Auloniti. Bagfiarin. Andiocho. Argiropulo. Aurami. Bambati.* Baf- , Badati . Bellanda. Beneuiti. Bua. Bulgari . Calichiopolo.Fefta. Calogera . Figlio . Calotheto . Fiomaco . Carnali, Floro. Canaglioti , Fortio . Canal. Galiello. Capadoca . Gafin, Capello. Caridà. Libro Sello . Dimani, Malàrachi, Dondi. Maftraca. Doria. Metaxà. Dramitino , Midei . Eparcho. Minio. Morello. Mofco. Moftoxidi , Mozzanega, Padouan . Palatianò , Palazzuol. Cariofilo. Caftrici . Caualari , Cau affila. Geromeriati. Pandin . Giropetri. Pangali* Giuftinian. Paniperi Gonemi. Grapfà. Lanza. Cauodiftria. Lepegnoti Cazaiti . Cochini. Coìità. Comi , Damilo, Digoti. Lifgarà Lucani, Lupina, Luuro, Marcoran, Marmora, Papadato . Pendamodi. Petretin . Piero , Polilà. Politi, Proflalendi. Quartano. Rarturo. Refcletti , 3M Reggini. Ricchi. Rificari , Roditi. Rodoftamo , Romano. Sachlichi . Soffiano. Spada . Spanopulo. Spinelli . Stefanopulo . Theotochi. Thomopulo . Trandafilo , Triferò , TriuoUi , Vandalacchi. Vaffilato. Veia. Venier. Veruicioti, Vlaffopulo, Vngleffi, Zacchi, Quefte fono le Famiglie, inCorfu, delConfiglio chc> eleggono gli vffici, e dignità, checoncelTea' lìationalila-. Republica, quando rifola le diede fé lleflà. E per noiL. farealtrouememoriadi tali cariche, chcfidi/penfanda' Tt Cor- 314 Della Hiftoria di Corf ù .' Corfioti , le fbggiungeremo pure breuemente, acciò il lettore non refti defraudato di ogni picciolo, e curiofo ragguaglio della mia Patria . Ogni anno fi eleggono tro Giudici ^quattro Sindici , due Cenfori, e tre Capitularij, che formano il Conclaue , ò vero CoUegietto , dal qualo grintereflì della Communità fi maturano . E in oltre tre Proueditori allafanità; vn Sopracomito^ vn Gouerna- tore^e Capitano alla Parga; vn Caftellano à S. Angelo^ tre Proueditori al Fornico; due Proueditori alle Tolele 3 tre Proueditori alle ftrade ; due Giuftitieri,ò Proueditori fb- prai viueri; dueEfeminatoridiNotari; due Contradit- tori , e Difenfbri del Commune 5 vn Gouernatore dello {pedale deirarmata 5 due Gouernatori del Monte, tre> Proueditori dello Ipedale della Pietà; e molti altri vffici di amrainiftratione, dalfudetto Configlio diftribuiti, con Tinteruento di cento cinquanta, che il formano . Si chiù- fero poi le nouità del 1 5 37 con Farriuo di Valerio Orfi- no. Conduttore di mille fanti mandati dalla Republica^ , poco fodisfatta del Naldi, cheinvecedelNoucUo mor- to hauea il comando dell'armi. Fecefi tale apparecchio per dubio , che Solimano non ritornafle nella fufleguen- te primauera a' danni dell'Ifbla , contro la quale parca do- uerfi muouere, per racquiftare la riputatione perdu- ta . Ma egli, trattenendofifraledelitiedel fuo ferraglio i non venne in perfona; mandò bensì Barbaroflà con^ forte armata contro de'Criftiani, i quali faceuano inCor- eira la mafia de loro legni , rifbluti di terminar la guerra-» con vna battaglia. Giàil Patriarca d'Aqujleia con lega- 1 lec Ponteficie, e il General Vincenzo Cappello conlc/ f Vene- Libro Serto. 315* Venetiane fi erano vniti ^ e fi afpettaua folo il Doria y che non tardò à comparire 5 onde fi^bito fi iàrparon le anco- re, per girne à incontrare Ariadeno^ il quale ^ doppo tentata in vano Candia^nel golfo della Preuefli poderofb fitratteneua. Mille fanti Corfioti rinforzarono la {qua- dra Veneta , eflendone pofti da quattrocento fopra il Ga- leone della Republica, guidato da Alefsandro Bondu- miero , e gli altri diuifi su le galee . Si potea fperare vna^ nobil vittoria 3 e pel valore de' Capi, e pel numero de* nauigli , e perla prattica de'marinari , e per Teiperienza.. de' veterani ibldati ; ma non so per quale fatalità le cofo de' Criftiani fi {compongano facilmente, e i Turchi dalle noilre difcordie, più che dalle loro forze ibccorfi^ricono- fcano i loro vantaggi . Vennero à fronte Tvna dell'altra le due anTiate,e Barbaroffa timido péfaua alla fuga,quale ha- urebbe,fenza fallo,intraprefà, leMonuco,eunuco di Soli- mano,non ranimaua,promettendogli la gratia del fuo Si- gnore ò nella vittoriano nella perdita . Frattanto il Galeo- ne, e due nani de' Venetiani haueano dato principio a ful- minare i Turchi,e nella vaguardia nimica fracaflarono piii di veti galecj rouina^che fé fuffe ftata da gli altri legni con valida impreffionefèguita, potea partorire il totale fter- minio de' barbari . Ma il Doria , quafi fuflè venuto per ifpiare, appena vide l'ordinanza Turchelca, che, alla^ prefenza di Marco Grimani Patriarca , del Cappello , e di tanti nobili Capitani, voltò le prore , e fi pofè vergogno- famente à fuggire . Fuga infelicejpoiche fu nece{rario,che il refto dell'armata fi ritiraflè, lanciando in potere de gì' infedeli due galee; vna dell'Abbate di Bibiena, l'altra di Frane eleo Mocenigo ; e quel, che importa più, la gloria^ Tt 2 di ^ló Della Hiftoria di Corfù: di vnficuro trionfo. Il Galeone, e le due Nani furono circondate da' Turchi , e pur'hebbero fortuna di faluarfi , hauendo rotto il cerchio con vn diluuio di faette, che ful- minauano le bombarde. Se lice inueftigare i fecreti de* Principi, bifogna dire, cheilDoria haueflè ordine di non combattere , ò per non auuenturare le galee , ò per non incitare Solimano contro llmperatore, col qualo per altro fi moftraua fieramente fdegnato. Poiché noru poifo darmi a credere5che Andrea Doria , da gli huomini tutti di quel fecolo ftimato coraggiofo/uggifìe per viltà, e paura. Bcn'è vero, che Thauer prefo doppo Caftel nuouoa'Turchimifà dubitare, ch'egli commetteffe fi- mile mancamento per non accendere Tanirno dcirOtto- mano contro Carlo Quinto , che pur non douea pauen- tare de grinfedeli . Onde vari pcnfieri mi s'aggirano per la mente ^ quali volentieri lalcio allo fcrutinio de'politici, che fanno , meglio di me, criuellare le attieni de'Grandi , Non pofib però lafciare di dire , che il Doria hebbe tanta vergo gna di quel, c'hauea fatto 5 che, arriuato a Corfìi doppo la fuga , mai non volle comparire in publico , per noneiporfi alle derifion idei volgo, e alle villanie della^ plebbe . Ma i Venetiani ; confiderando quanto poco fi poteifero promettere dal le leghe, nelle quah la diuerfità de' capi formano diuerfe le fentenze 5 e fofpettando , che-» rimperator Criftiano, che, fecondo i patti , non volle dar loro Caftelnuouo , macchinafie d'impadronirfidi Napo- li, e Maluafia, e inoltrar gli acquifti nella Dalmatia; fi ri-, fòlfero di far tregua con Sohmano , come leguì nell'anno ■ medefimo,e poi la pace nel trentanoue con la celfióne de*, luoghi della Morea. Ed hebbero tale folpetto de gli an* daman- Libro Serto. 317 damenti del Doria i Veneti , che non fi mofsero punto , quando Ariadeno ^ ricuperata la fortezza di Caftelnuouo con la morte 5 e prigionia de gli Spagnuoli, cheladifen- deuano, fi pofe fotto Cataro, qual poi lafciò, fcufandofi di non hauer faputo la tregua^conchiufa col fuo Signore .Si mofsero sì contro Dragut Corfaro , che con trenta legni nel golfo di Lepanto impediua la nauigatione, e facea-» egualméte danno à grinimici^eà gli amici.Contro coilui fi Ipinfe da Corfù il Proueditor Paiqualigo , ma^conducé- do feco fol dodeci galee, gli conuenne ritirarfij perche Ta- fìuto barbaro procuraua di metterlo in mezzo , e farlo fua facihffima preda . Hauea Dragiit fatto nafcondere buona parte delle fue naui nelllfola di Paxò^ed egli co'più veloci legni fcorreua prefso S.Niccolò di Siuota 5 il Pafqualigo, credédofi di hauer da fare co lui folo,fi pofe à dargli la cac- cia, mentr'ei fimulatamétefuggiua verfo il golfo dell'Ar- ra . Fu fortuna,che fi auuide dell'inganno, prima d'impe- gnarfi più oltre ; poiché, e da fronte ^ e da tergo fi irebbo ftato battuto dal corfaro, che altro non aipettaua perri- uoltarfegli contro, che la mofla de'fuoi da Paxò , à fine di ferirlo alle ipalle , Die fubito volta il Proueditore ; e^ Dragut , per tema, che non ritornalfe più poderofo , fi al- lontanò da que'mari, per portare al troueroui ne, furti, ed incendi] . Tal fin'hebbe la guerra , cominciata per lo aftutie di Andrea Doria , e non feguita glorioCimente per gli fuo'inganni . Che s'egli hauefle combattuto la vitto- ria era certa , e la pace fi poteua conchiudere con vantag- gio del fuo Principe, e della nofl:ra Republica , che bifo- gnò cedere all'ingordo Solimano Napoli di Romania, in damo dalle fue forze aflediata per molti mefi. E nonfà poco 3i8 DellaHiftoriadiCorfìi; poco dolore de'Venetiani'l douer dare vna Città fédelifli- ma, e popoli, che haueano iparfo il loro fàngue , per con- feruare la Patria fotto la Signoria di Venetia . E fi accreb- be la doglia, quando, confegnata aTurchi Napoli, vol- lero piii'tofto i Cittadini abbandonar la culla de'lor nata- li, che non hauerlèpolcro nel dominio della Republica , che amoreuolmente gl'accolfe , diftribuendoli ne'Regni di Candia^, e Cipri ; nella Dalmatia , e in Corfu , oue paf- làronofefìantahuominiàcauallo, con tre Capitani, e^ Agoftino Barbati loro Gouernatore . Hebbero nelUfb- la terre , e campi in luogo delle poiseffioni , e feudi , c'ha- uean perduto 5 e molti benefici preftarono con l'opera lo- ro, così in Corcira, che s'haueano eletta per Patria, come in terra ferma, e nel Regno di Napoli, per feruitiodel Principe,da cui ottennero molti priuilegi perfonali,e per ghlorofucceisori lagratia di poter liberare tre condan- nati, ò banditi neutre giorni celebri dell'anno , di Paicha , di Natale, e di S.Marco, comefiicommefso con vna Du- cale ad Andrea Gritti, allora Proueditor Generale. Si mantennero que'caualli lungo tempo , anche doppo mortai Napolitani , ma bora vanno à poco , à poco man- cando, non foftituendofi altri viui à gli eftinti , epur fon necelsari alle guardie delle riuiere, efpoftealle inuafioni de' vicini corfari. Finì la guerra tra la Republica,e Solimano, ein Corfù fé ne accefe vn*altra più pacifica tra TArciuefcouo Lati- no, e il Protopapà de'Greci, à caufa, che volea quello in- trometterfi nella giurifdittione di quefto. Eral'Arciue- fcono Maffeo Veniero nobile Veneto,e il Protopapà Lui- gi Rarturo,huomo di più che mediocre letteratura,il qua- le, veg- Libro Serto. zip le, veggendo le anguftie della firn Ch iela, fi difpofc pafsa- re à Roma a'piedi di Paolo Tcruoiemmo Pontefice^, à cui fpettaua la decifione della fua lite . Portò lèco la bolla di Leone X , che hauea aTuoi permefso il rito Greco ^ con- tradettogli dai Veniero, e Teppe far tanto, che ottenne fa- uoreuole la fentenza con vn refcritto del feguente tenore, trafportato in volgare per intelligenza de'miei Paefani, poco prattici della lingua Latina . PAOLO TERZO PONTEFICE. AL 'generabile fratello l'Arcìuefcomdi Cor fu , e adileu tifigli Prelati^ e altre perfine y in dignità Ecclefiafli- ca coftitutcy che neWlfola di Cor fu fi ritrmmnoy falute^ e Apo- flolica benedittione . Auantid noi 5 per parte del diletto figli- uolo Luigi Rarturo Prelato ^ detto Protopapd 5 Greco della Cit" tày e /fila di Cor fu , fu efpoflo s che ^ fi bene Papa Leone X, di felice memoria ^ nofiro Predecejfore ^ cosi da ragioneuoli caufi perfuafi , di proprio moto , di certa faenza y e con la pienezza dell' Apofiolicapotefid y con fi^e lettere y da ijalere in perpetuo , decretò y e conce fie y tanto a' Prelati y (guanto alle altre per fonc-^ della natione Grecay chepotejfero ^fare il loro RitOye ojferuan- ze y celebrare le Mejfey egli altri Diuini njfficiy fecondo la loro confuetudine : e parimente àgli Arciuefiom yVefioui y e altri Prelati Greciy tra de' loro efircitar liber amente y e lecitamente^ glinjffici Ponteficali> ne potepro ejjere in ciò da* Prefidenti ^ e Prelati Latiniy ouero Ordinari del luogOy e Signori temporaliy e Maggiflratifecolar' impediti : e che gli Preti , e Cherici Lati- niy nelle Chiefe de Greci y mnpojfano celebrare y e intrauentrt^ afuneraliy "Battefimiy ouero altri atti puhliciy opriuati de Gre-* ciy ò X 3 zo Della Hiftoria di Corfù. €Ì y h mifchiarjt con cfs't , fé d c^ueflo non fajjero per gli flefsi Greci chiamati y e ciò sfotto le pene^ e cenfure allora efpreJJL^y daincorrerfi per gli contrafattori , hahbia ordinato , che fi ojfer" ui : nuilladimem tanto lofteffo Luigi , quanto gli altri Cherici Greci di quella Città ^ e Jfola , da à finC;, che ia mia penna non dia occafione di lagnarfi à coloro y che non fono amici della verità y quando ella feri- fce. Furono dunque da' Configlieri eletti Andriolo Quar- tano , Benedetto Lanz-a, ed Emanuello Mofco > tutti e tro di elperienza (ingoiare > everfàti nelle faccende della Pa- tria y e nel maneggio de* negoti j più importanti 5 e fi con- fognarono nelle loro mani le lettere publiche ,chedouea- no regolare l'ordine dell'imbafoiata da farfi alla Republica Sereni/sima di Venetia . Nel 1542 partirono, e felice- mente approdando a* lidi della Città dominante, alla pre- fenza de' Padri elpofè^o le loro richiefte y quali fedelilfimo trafcriuoyalterando fole le parole, ma non il fènfo^che dal- TArchiuio di Corcira ho con diligenza cauato. E fé pa- re, ch'eccedano ò nella lode de' loro meriti y ò nel biafimo delle perfone, fi compatifcano i Corfìoti , pieni di dolore, per la perdita de' beni, de gli amici , de' parenti , e di ogni delitia, che pria di tanti mali godeuano . Diflèro dunque gli Ambafciatori nel modo , che iègue. Sempre ti nome del Signor noflro G te sii Criflo inuocmdo , Serenifsimo Principe , Illuflrifsima Signoria , noi fedeli Corei- refi ci rallegriamo di poteryfenza tema diguerrayper la pace già fattay '-venire a'pìedi della Serenità ^-vofìra , djìne di efporrc^ nello Jìejfo tempo quel , chahhiam^&fatto , e contro il doucre mi- feramente patito , Acciò meglio fi conofca il fecondo deue prece- dere la ricordanzjt del primo / poiché qmndtfi potrà argomefi" tare con quanta poca connenienzafufero i nojìri abbandonati nel tempo del hifogno , contro le promefe del primo capitolo del- la "Bolla d'oro , in cui fi da parola di difenderci nelle occorrenza Vi/ 1 di 3 24 Della Hiftoria di Cori ù • àiguerra da qualunijue nimico , Se dal l 3 8 6'^ che fu a noi fi- licijsimope'l Tojìro dominio Ji tirano i conti sfochi fono quélu- jìriy che non fieno luminoftfcr lofplendore delle noflre attionin feruigio del nofiro amatifsimo Principe , Creder e non pof sia- mo ^che la ^'ofragratittidinefe le fa dimenticate y ma cenando il tempo y dmoratore delle imprefepiù belle ^ tolte le hauejfe alla *z^ofra memoria , / Corcirefiy che le operarono ^ non le han pofe in dimenticanza . ìHel 1401 chi dejìruffe Sagiada^ e lefuc^ jamofe macchine di fabbricare il Sale y fol perche i Difpoti di Gianina faccuano apaefi della Serenità Tofra continoui y c^ gramfsimi danni ? Inoflri antenati fenza dubio , che con 1(l^ morte di due mila di loro f cri fero a caratteri ài f angue ne vo- lumi del tempo la lealtà douuta da fuddiii a' loro fomam Si- gnori . '^el meàefuvo anno non furono i Corfotiy che alfuo Pa- drone "Bongois tolfero la Parga co' l fio difretto y e conquifta- ron Panaro ^ IGenouef y che nel trentadue dello fefo fecola cov forte mano hebbero ardire f ajfaltare L'I fola di Cor eira y da qual potenza furono riggitati con taleflrage y che appena la m^e- ta delle loro militiefalua rimafef "Non furono i noflri Maggio* ricche prefe le armici' arriuaronoyh ruppero Ji disfeceroy e à par- tir li coftr infero f Ada ^eniam^o àgeflapiuglorwfe y mercè che oprate contro nimici pia forti, Agias 'Bafsà nel 1^^^ con quin- deci mila 7 ^urchi la Pargay e Camcizebei con altrettanti y ò poco menoy "ButnntOy e l'njnoy e l'altro le ijoflre terre ajfaltarono y e ture noi efponefsimo allorale nofre ruite y e con e fer cito di foli Corfoti abbattendoli y li afrinfmo d disloggiare yfenza fpefa^ della n.ofIraSerenifsima Signoria, Strouili y e Rignajfa nel 145 "yf refero alle nofre armi con niun difpendio inutile y conforme poi fece conofcer l'efperienzjt. Il Leone y nojira "Bailo y ci fé diuorar buona parte da' difaggi y dalle infrmitdy €_-* dalle |, j Libro Serto. 3x7 dalle tempep^che a Cielo aperto fofteneì-e ti fu hìfogno^tcgUai'» doct Quelle flanze 5 le pi erre delie quali furono adunate con It^ fpalle de'noftri Maggiori , E per che noi talora ci auuicmafsi- mo alle muraglie per chieder pietà ^ d colpi di faf si cifacea al- lontanare^ negando alle noflre bocche fitihonde n^nafolgoccto- la d'acqua s onde fi conuenia bere ondefaife^ h pur mifchiatc^ co" l fango, ^e puh darft per caufa di quefld immanità la fcar- fez^ ielle ojittouaglte ^ poiché poi à chi pagana oro^ ò argento fu dato lUngreJfo , e con tal modo quafi cinque mila Cittadini fi ricuourarono dentro la terra^ rcfimdo efcluft queiy che non può- terocomproìfi con le ricchez^ il riparo. Anzi con danari fi comprarono il poter feruire da riparo alla Città rvacilldnte^ y poìchcy mnrvolendogU altri faticar e al rifar cimento de' danni y che nelle fortif cationi faceuano le Turchefche bombarde ^eglino di notte y di giorno feruirono al necejfarw lauoro . "Ne farebbe^ fallo il dire , eh e per quelli ^a quali fu lecito l'entrareffitogliefe i'ajfedio 3 mentre poco doppo del loro mgrejfo njergognofamente fifciolfe . Con ciò tutto hebbero quejìtfortuna^^contraria a que- gì' infelt cicche perirono nel mandracchw^ ò d'mdifuron condot- ti ybenchefemimuiyd n.>na conttnoua morte fra le catene . ^^f *-uenti mila patirono tale difauuentura ^ '-L'eggendof ogni gior- no legni carichi di fchiam traghittar dall'I fola à terra ferma , cue rifedea colgrofo delle fue militie Solimano . ^antiperò ?nancaferOy ò a-^ccifi dal ferroso eftinti dulia farnese dalle piog- gicy noi non [appi amo : f appi amo sì y che pochi fiam rimaftì , mifero auanzp delle difgratie^ e rifiuto della morte , alla quale farem^fempre difpofiiyper lofei'uigio della noftra Repuolica Se- rentfsuna, Solofupplichiamoyche la noftra morte ncnfa più da beffe nel mandracchio , ma da huomint ceri ferro alle mani , in dì fifa delie mura^ ò in off e fa de rt offri nmici nelle campali batta- ^3 2,8 Della Hiftoria d i Corfù. lattarne, ^eflo è quello yfer cuiftam njenuti fttpplicheuoli citationi del giudicio j ben pofla ciò farfi con quei , che non pofleggono ftabili , né hanno conforte ; che il Reg- gimento non fia partecipe delle condanne pecuniarie , com'era flato ordinato nella commiffione del Teopolo, e Gritti: che fieno confermate, eapprouatetuttele con- celfioni fatte al Clero Greco dal Sommo Pontefice : e che fi dia vna copia de'Pnuilegi , loro conceffi , eflendo gli origmah bruciati neirincendiode' Turchi del i 5 37, co- me fi difle . Ma perche le rouine, e difbrdini di Corfù ha- ueano, doppo la guerra, bifbgno di appficatione maggio- re, l'anno appreilb a tale ambafciarìa , cioè nel quaranta- tre del fecolo fteflb , fpedì la Republica Stefano Teopolo alla vifita delle Ifole 5 e delle riuiere di fuo dominio, e gì* impoie, chepoico'lGiuftinianoProueditoredi mare fi fermafie nel golfo , e che Aleifandro Bondomiero con,, quindeci delle migfiori galee guardaflèle acque di Cor- fù,e in ogni cafo di comparlà di armata dentro il mandrac- chio ficuramence fi ritiraffe . Diede in oltre ordine, che fi fchiuaffe ogni occafione di romperla co' Turchi ; poiché Andrea Doria non bauealafciato modo, e aitutia d'impe- gnar di nuouo la Republica nella guerra , allora poco ra- gioneuoleperlapaceconchiufa, Gfi apparecchi à ogni X X . modo 3^0 DellaHiftoriadiCorfii; modo de' Venetiani erano neceffarij mentre Tarmata Tur- chefca fi facea vedere quafi ogni anno luora dello ftrerto di CoitàtinopoIi> e nel quaranta due prefe Reggio di Ca- labria , epoi Niiza in Proti enza à fauor de' Francefi , che controCarlo Imperatore Tiiauean chiamato . Anziviera auuifo, che nelfeguente verno doueliè fermarli nel mar Tirreno, òLigufticO:> per efe e pronta à primauera allo fatrionilagrimcuoli, perche a' danni de'Criftiani, O cieca ragione di (latore in quali errori glihuomini più au- neduti fai tu trabboccare ! Crinfedeli aiutano folo àfine dì debilitare le noftre forze , e poi opprimerci con fa- ciltà, e con minore fatica . Francefco Re di Francia^ lavolle, e auuiflofide'danni, che a fedeh faceua quel- l^arraata, dall'empio Ariadeno condotta, nel quaran- tatre licentiolla in tempo , che più di fette mila Criftia- m'ncattiuità puote fraudolentcmente condurre. Tolfe perqualche annoia tema de' barbari , chepaurofidiuen- nero,lapacenel44fèguita tra Carlo V. Imperatore e lo ileflb Re Francefco , onde fino al cinquanta non fucceC- fero per mare, che picciole icorrerie , hor di Barbarollà^ , hor di Dragut, che diuenne poi formidabile . I Corcirefii frattanto non attendeuano, chea racconciar le rouinc/ della Patria , e co frequentiifime imbafciarie Iblleci tauano la Repubhcaà ordinare quello, che megho ftimaua pel beneficio delFifola. Nel 154^ mandarono Ohuiero Morello,e Stamatello Borforfich ; e perche alcuni Vfficia- li haueano a' Villani , fotto pretefto di guardie, tolti de- nari , fecero , che i Sindici di mare li condannaflèro à re- flituirliiènza dimora. L'anno poi apprefib , in cui Gia- como Petretino , e Andriolo Quartano furono eletti per rim- Libro Serto. ^^t fitribafciata 5 varie richiefte furono fatte al coitcfiflìmo Principesche a' fuoi vadali i comp iacc[ue . Fià fupplicato, che la fentenza in fauore del Proropapà contro TArciue- fcouO;, haiiuta dal fommo Pontef ce, fi confermaifc, men- tre hauearicorfo per appellatione à Vcnetia : che fi facef- fé vn depofito di cinque mila ducati in camera , à iSne d' inueftirli ogni anno in tanto grano per le yrgenze della./ Commiunità;,ò che fi confermafleil fontigo per diece an- ni: che niffuno de' Rettori, Sopracomiti, ò altri Nobili Veneti ^ che fufsero in Corfù , polsano efercitar commif- ■ fioni per chiedere a' nationali : che il Reggimento facef- fé vedere, iè la caualleriaoccupaua più delle quattrocen- to moggiate di terra ^ che le hauea concefse il Principe, e cafo che fufse più,la forzafse à lafciarlo : e che al Commu- ne fi concedefsero cento paill di luogo , per fabbricami la piazza , i magazzini , labeccaria , lapefcaria , e altre ne- celfarie officine , elTendo le antiche llatedeftriitte nella., guerra con Solimano. Ma nuoui timori di qualche improuilb attacco de*Tur- chi nacquero nel cinquantauno : poiché il Gran Signo - re armaua alla gagliarda né per allora fipoteuano fcuopri - re i fuoi fecreti difègni,come poi fi feppcro, emendo la fua molla folo , per fauorire Dragut, che, doppo la morte di Ariadeno Barbaroffa, era neir Africa diiìenuto molto po- tente. EpercheGiouandiVega Viceré di Sicilia, e il Doria, à comando delilmperatore gii hauean tolta ìiau Città di Africa,e Monaftero,con la prigioniadi diece mi- la barbari, forgiandolo à fuggir co*lpocoauanzo de'fuoi ncirifola delle Gerbe ; Solimano,per vend]car]o,metteua all'ordine vna poderofiflima armata . Vfcì ella alla fine , e X X 2 paf- ^332^ Della Hiftoria di Corfù. paflfando vicina à Corfù, refe alla fortezza cortefemente il fàluto , e i fuoi Comandanti accettarono i regali del Bailo Canale con ogni dimoftraza di amore . Non kcc offbfa di forte alcuna alle noftre riuiere , e tutta pacifica pafsò auati . à quelle imprefe^ch'erano note a Sinan Bafsàjche la con- . duceua^c a Dragut, per cui veleggiaua . Ben'è veroj che j Stefano Teopolo y Generale de' Venetiani , che con qua- ; ranta fette galee iblcaua Tonde 3 fèmpre da lontano fife vedere, pronto à ogni motiuo, c'hauefTero tentato a'dan- ni della Republica i Turchi . Malta fu lo fcopo dello fde- gno de'barbari , nià rintuzzò in guifà i loro colpi , cho Sinan, à cui furono fu*l bel principio fracaffate quattro galee , e vna pofla in fondo da' cannoni della fortezza, fu : coftretto à leuarfi ; benché con lui fi giuntaife Dragut ^ ^ doppo la burla,che fece ad Andrea Doria , che nelle Ger- be raffediaua . Qual ella fufre,è nota ; e ogni vno sa, che veggendofi ftretto Taftutifimo Corfàle da* legni Ceflirei ^ fé da gli Schiaui cauare vna foffa dal porto fino alla con- traria parte delTlfola, non guardata da' Crifliani , per do- ? neconduflè i fuoi nauigli , e fuggiflène con iftupore di vn mondo. Horeffendo felicemente fcampato,auido di ven^ detta, fi vnì con Sinan, e noneflèndoriufcitarimprcfa di Malta,ailìemc ne girono fbpra Tripoli di Barbaria, che dairimperatore Carlo fu già concellà a'Caualieri di S. Giouanni, ò per euitar la fpefà di mantenerla , ò per notu impegnar Tarmi , e la riputatione nella difefa di vn luogo pericolofo,epocoficuro. Fu prefa Tripofi , e Dragut, llimando picciola vendetta Taquifto di quella Città, Tan- no feguente , prefTo il monte Circello , diede ad Andrea^ .i- Doria vna buona /confitta , forzandolo à fuggire con la^ per- Libro Serto. i^!^^ perdita di fette galee, e della fama, cheilvantaua innin- cibile. Ma eflendo cosi lontane le armate, veleggiando non più nel Ionio , come facean nel Tirreno , i Corcirefi mandarono à Venetia Antonio Eparco,e Stamatello Bor- forfich , à fine di fupplicnre il Principe , che fi contentaffc di far fabbricare dietro il Cartello di mare à S.Sidero vn_. riuellino , acciò in tempo di guerra il popolo potcflè ini difenderfi ; e chiefero , che con gli ftefll Ambafciatori fi raandaflè à tal'effetto il denaro . Grande premura del pu- blico beneficio ! Io non so qual altra Natione con tanta^ efficacia attenda à conferuar fé fiefla al fuo Signore , che- agguagli la Corcirefè , che ftudiaua fèmpre il modo di mantenerfia' Veneti fedelmente ibggetta. Così far de- iiono que* popoli , che non fon felloni ; e con gli Atenic- fi non cercano i Temiftocli , loro Principi nclbifogno, e^ poi li cacciano nelle felicità,© da'confini delle proprie ter- re, oda' termini delia riuerenza, ed offequio. Quando ì vafl'alli cercan difefe fcgno è , che non s'intendono co'l nimico , à cui non ageuolano , ma difBcultano con nuo- ui ripari le defiderateconqui Ite, E perche iCorfioti (i auuidero, che nell'vltimoalsedio la mancanza delle vit- touaglie hebbe gran parte nelle loro difgratic ; doppo di hauer creato nel cinquantafèi Antonio Spiri nuouo Pro- topapà, eleflcro nel cinquanta otto Giacomo Cacuri , e-/ Giorgio Eparco, ncuelli Ambafciatori alla Republica , pregandola, che prefcafse quattro mila ducati a'Villani deirifola, acciò cóprafsero Boni lauoratori,echepe'l pri- mo anno fufse loro fomminiftrata la ièmenza,che nella ri- colta farebbe deglivni, e dell'altra puntualmente fodif fatta . Non vi fu difficoltà alcuna per vna cosi giufta di- manda. '^:54 Della Hiftoria di Corfù . manda , quindi fpediti furono i mafsaggieri , e i Contadi- ni lieti al lauoro fi accinfèro, con ifperanza di hauer tanto frutto dalle terre dell'Ifola;, che non haurebbero da teme- re più la fame nella ftagion della guerra, che parca minac- ciafse il cinquantanoue tra la Republica e Solimano; ben- ché poi all'aura di picciola fodisfattione , data da quella a quefto, felicemente il nembo fi disfacefse. Davnafcin- tilla fi accende gran fiamma , e da picciol vapore talora-, forge rouinofa tempelta . Pandolfo Contarini , Prouedi- tor Generale dell'armata Venetiana , vfcito con diece ga- lee dal canale di Corfu , diede la caccia a' corfari , fugan- doli da per tutto ; e non molto lungi da Durazzo ( prima^ de'noftrijallora de* Turchi) s'incontrò in fette loro legni, tra fuflic, e galeotte 5 quali prefèrofubitamente la fuga-, verlb la Terra . Volea il Contarini combatterli nel porto medefimo^perhberare le acque da queiadroni, ma i Du- razzini, prefèàfauordiquefl:ilearme glieTimpediron , con ifdegno tale del Proueditore , che fece cannonar la^ Città, nella quale alcuni huomini vccife , e rimalero mol- te cafè abbattute. Eperche, ciònon oftante, haueano fatto fuggir que'furbi , vie piìi adirato il Contarini le ri- uierediDurazzo fi pofe à predare, facendo danni non or- dinari 2l barbari , che à Solimano ricorfi Tacceisero con- tro Venetiani à fegno tale, che fi dubitaua di qualche rot- tura . Però vi rimediarono fubito que'prudentifTimi Pa- dri, che hanno la cura del Publico, prima co'lperfuaderc al Gran Signore Tinfòlenza de'corfari, e il patrocinio,che di loro haueano i Durazzini , il porto de'quali era afilo di ladri 5 e poi col bando del Contarini, che non puotero haucr nelle mani . Al pubhco bene deue cedere il priua- to; Libro Serto. ^gf to; e i Cittadini anche con la vita fono tenuti concor- rere alla conferiiation della Patria . O quanti Principi (qualcheuuno non lontano da'fecoli vicini ) fi fon com- prati la pace con la tefta di coloro , che furono i piìj fede- li ! Vno innocente, quando fi tratta del co mm un bene- ficio,non è gran cofa, chereodiuenga; e fi vide in An- nibale che altra colpa non conimife, cheThauer di fouer- chio feruiio Cartagine y e pur fu da Cartaginefi promefso neiraccordo a' Romani j e quando egh, per fuggire il colpo^non fi fufse ritirato prelfo di Antioco , fènza dubio ilconfègnauanoinmanode'fuoinimici . Vada dunquo fuggitiuo il Contarini , e goda di comprare alla fua Re- publicaco*lfuoefiliolapace, qual farebbe ftata rotta , fenza fallo , con danno di Corfù , predo le cui riuiere paf- sòil 1 5 50 l'aimatavittoriofadiSohmano, condotta da Luzzalì rinegatto Calabreie , e gouernata da Piali Bafsà , il quale ^ dimorando fino al primo di Settembre alla Pre- uefa, fi condulfe poi à Coftantinopoli trionfante . Cau- fa del fuo trionfo fu la tralcuraggine de'Criftiani^chedop- po di hauer prefo llfola delle Gerbe , al primo apparir de' legni Turchefchi fi pofero in fuga con tal difordine , che lanciarono al nimico dicianoue galee;,oltre quelle^ che vr- tando in terra furono da gli ftellì Spagnuoli bruciate , ac- ciò non capitanerò in potere de gì' infedeH . Il Viceré di Sicilia , ch'era il Generale, e Andrea Doria faluaronff n Malta ; ma D. Aluaro di Sande, e altri Caualieri, che fotto di lui difendeuano la fortezza del Gerbi, furon fatti fchia- ui 5 e condotti a Solimano fra' ceppi . Imprefa sfortunati^- fima per gh Spagnuoli, che allora da Filippo Secondo, fi- gl io di Carlo Quinto , c'hauea lafciato i Regni , e llmpe- rio, 33^ Della Hiftoria di Corfù: no, retti y ficredeuano hauere in ogni luogo quella fortu- na y c'hebbero in S.Quintino . Non Tempre lo fìeflb pia- reta predomina 5 e Marte , che con gli altri Cieli fi aggi- ni^non ha di continuo il niedefimo fito , e figura . Se via- cefle vn folo le battaglie^non folo vn mondo farebbe fuo, ma con AlelTandro gli conuerrebbe cercare nuoui mondi, per conquifìarli . La forte, c'hà la ruota , non può ftaro ferma in vn punto , e lo sferico fuo nel piano della felici- tà continuamente fi volge. Ben fi vendicarono nel fef- fanta quattro i Criftiani con laprefa del Pignon di Velez della Cornerà fotto la condotta di D.Garzia di Toledo, il quale, prefidando quello fcoglio, pofe freno a*Mori,che da quelle parti Icorreuano contro 1 lidi di Spagna fenza ri- tegno . Ma Solimano , che non la volea cedere a'noftri, e fcontaua vn'onta con mille, nel feiTanta cinque mandò la-» fua armata numerofà di cento ottanta vele a'dannidi Mal- ta, ouesbarcarono venticinque mila Turchi, checinfe- ro di ftrettilfimo affedio la fortezza,eflendofi loro aggiun- ti LUiLzalì con le galee di Aleflandria, e Dragut con trede- ci legni di Tripoli à lui conccffa da Solimano . Fu prefa* la rocca di Sant'Ermo , e fi perdeua il Caftel S. Angelo,ri- lola, e il Borgo , iè la morte di Dragut , che fu vccifo da:, vna fcheggia di pietra , rotta da vna palla di cannone ; e })0i D.Garzia di Toledo , Viceré di Sicilia con Tarmata* del Re Filippo non Lauefìèro aftretto l'inimico à partire^ Terfo leuante, E fi deue qui confiderare la differenza tra Talfedio di Corfù, e di Malta ; benché gli Storici facciano lunga mentione del fecondo , epoco parlino del primo y volando con le lor penne oue guidati fono da vn appaf- iìonatoincerefse. Malta hebbe tempo di prouederfi; e tutti Libro Sefto. 3:57 tutti confefsano , che il gran Maeftro, hauendo nuouaj della aioisa de' Turchi 5 li diede à fare ogni forte di proui- fioneperreiìftere; e in effetto chiamò tutt*i Caualicri fparfi perTEuropa ^fortiiìcò S.Ermo , ed il Borgo y fece la rafsegna di mille trecento Soldati Italiani , Spagniioh^e . Francefi , ed hebbe fei mila paefani atti alParmi : lado- iie Corfù appena lù minacciata, che afsahta, priua di vit- touaglie , di fortificationi , e di gente bafteuole al biib- gno di confèruar tanti pofti . Malta fu foccorfa più volte, e dal Cardona con quattro galee , e da molti legni , che fi fpiccarono da Sicilia , e alla fine con diece mila huomini fcelti 5 guidati da' Capitani più famofi di quei fecolo : la- doue Corfù non vide nel tempo dell'afsedio 5 che vna fre- gata y che anLi con le bocche de* marinari accrebbe 1^ ca- reftia , che le portafse follieuo . Malta per vltimo non fu attaccata da ottanta mila Turchi, e da Solimano in perfo- na, come Corfù^che delle fue Fortezze niuna perfe, quan- do iMaltefipianfero di S.Ermo la miferabilrouina. Né dellenoftredeftruttionifùefentequeirifola, la quale ri- mafe in modo danneggiata, che il Gran Maeftro , doppo TafsediojVolea abbandonarla 5 e Tabbandonaua, fé le pro- mefsedi tutta laCriftianitàdi ponente no'l tratteneuano. Onde fi caua,che gli Scrittori ibn'hoggidì più tofto Ora- tori , facendo comparire àlor capriccio Giganti i nani, e^ nanii giganti. Madiciòfiadettoà baftanza. Non poca era Papprenfione de' Venetiani per tanti moti de'Turchi contro de'Criftiani,fofpettando, che alla fine haurebbero aflalite le loro terre , più commode à gl*- intereHi del Gran Signore,e più vicine a'iùoi flati. E fi ac- crebbero i loro folletti nel felfancafei, quando Piali Bafsà Yy podc- 3 3 8 DellaHiftoria di Corfù: poderofo di legni, con correrie irregolari , hor in vn luo- go, bora fi facea vedere in vn altro, fènza chemoftraffo fine legittimo deTuoi nafcofti difegni. Affaltò egli la^ Puglia, e vi lece gran danno ; indi verfo la Valona iflra- doflìj pofe in terranelididi Cimara diece milafoldati,per aftrignere que'popoli à pagare il tributo,che all'Ottoma- no negauano ; ma eflèndo da'Cimerioti rotte le fue mili- tie, voltò il cammino alla Preuefa , à fine di prouederfidi vittouaglic, e di altre cofe necefiarie aTuoi nauigli . Pafiò per Corcirajà cui refe il iàluto,e hauendo dato ordine,che fi fortificafie fubito il porto di S. Maura , hebbe ardirò , contro i capitoli della pace , d'inoltrarfi nell'Adriatico , con danno de gli Auftriaci di Germania. Mouimenti, che, non fènza ragione, cagionauano nel cuore de'Veneti graui penfieri di qualche frode ne'barbari . A che munir S. Maura ? Perch'entrare nell'Adriatico ? Come hor gi- re , hor ritornare ? Erano veramente inditi j di qualcho macchina , quale fuanì per gli ordini di Solimano , che, à iftanza della llepublica , à cui fece richiamo TAmbafcia- tore Celàreo , fé partir dal golfo Tarmata , la quale di nuo- uo falu tata rifalutò l'ifola di Corcira . Né la fola partenza di Piali afficurò i noftri di qualche guerra improui% poi- ché vi fi aggiunfe la morte di Solimano , che mancò fotta Sighetto neirVngheria , e per le fatiche , e per gli anni . Maumetto Bafsà tenne occulta la ilia morte finche noiu kppe , che in Cofi:antinopoli era già dichiarato fuo fuc-^ ceObre il figlio Selimo, a cui puote , con tale aftutia, con- feruare il teforo del Padre dal fàcco de'Giannizzeri, e dare la Città prefà per affaIto,per dare gufl:o à Solimano , che fi ftimaua viuente . Così fi eftinfe quella face funefta per gii Cri- Libro Seiìo. 339 Criftiani ; e per vn fluffo di fangue venne meno chi ne fw fitibondo5potendofi à lui appropiare il detto di Tomiri à Ciroeftinto; benché come Ciro egli non perdeffe 5 anzi fuffe;, anche doppo la vita ^ vittoriofo . Principe , per al- tro, di eleuato ingegr.0, e amatore della giuftitia ; fe giù- ftitia potea conolcere vn barbaro , che fi facea legge del fuo capricciose violana la pace fecondo gl'intereffi del fuo fiatone deTuoi voleri, contro de'Criftiani fempre riuolti . Ma fé morì Solimano forfè Selimo, nimico de'fedeli tanto più empio, quanto mcn generofo . Qiiefti, volendo,air- vfo de'Maumettanlmperatori , fabbricare vno fpedalo più magnifico di quelli , c'hauean foUeuat'i fuoi Maggio- ri, per non impegnarui le fue ricchezze, fi difpofè dotarlo con vn Regno, che toglierebbe a'noftri con la forza dell* armi. Huomo veramente fenza fede, che volea comporre vn'opera di Carità con vn atto ofcenifsimo d'ingiuftitia ! E acciò che potefse mafcherare con qualche ragioneuole pretcftolefue mofse, hauendo à cuore Tlfola di Cipri , mandò Cubat Chiaus a'Venetiani , per chieder loro quel Regno, appartenente, com'ei diceua , alllmperio di Co- fìantinopoli, di cui egli era Signore. Hebbc Tinfolente ambafcieria quella riporta 5 che meritaua , e la RepuUica cominciò ad armarfi , per refiftere à Selimo, ch'era già ar- mato . Fu tal propotìa nel 1 5 70 , e nel medefimo anno Ciprifùinuafo,elaCittà diNicofiaprefa; poiché Tar- mata Venetiana , condotta da Girolamo Zanne , ben nu- merofadi cento ventifette galee fottili, vndeci grofse, vn galeone, e quattordeci naui, ladoue fi trattenea in Cori u, diede tempo d! Barbari di acquifl:arla . Che fé à dirittura fi mouea contro il nimico l'haurebbe coftretto à partirfi Y y 2 con 54^ Della Hiftoria di Corf ù . con poco honore, tuttoché ancora non fufseró arriuati Marc'Antonio Colonna 5 e Gio: Andrea Doria, quello con le Ponteficie, quefto con le galee di Filippo Secondo Re delle Spagne . Arriuarono bene poco doppo^e fi con- giunfero co'l Zanne, ch'era ito in Candia 5 da doue ne fi foccorfe Nicofia afsediata da Muftafa,nè fi combattè con Piali, che fcorreua le acque dell'Arcipelago . Ma la guer^ ra non era iblo in Cipri , non efsendo fi-a quefto mentre in pace la Dalmatia^ e l'Epiro 3 l' vna , e l'altro fofFrendo vincendeuolmentc l'armi hora dc'Criftiani, hora de'Tur- chi. Sebaftiano VenierOjche gouernaua Corfù con titolo di Generale , ftimando bene il diuertir le forze Turche- fche, con le galee, ch'egli haueua, prefidiato il Cartello dì Sopotò à onta de'barbari , che rafl'ediauano, fi riuolfe (òr pra Durazzo sii le relationi falfe di alcuni, che riferirono> che la Città era debole di mura, epocoprouiftadidifen- fori . Cominciò egli à batterla da tre IatJ,diuifi5Co'l Que- rini,e Canale Proueditori, tutt'i legni'n tre iquadre ; ma> fecerocosì poco effètto le Cannonate, che nècomparue breccia, né fi videro diminuire i guardiani , de'quali ogni hora entrauanoà centinaia da'luoghicirconuicini. On- de , per non perdere con la polue , ch'era mancata , anche il tempo di far qualche altro tentatiuo, più gioueuole alla Republica, fece in fine ritorno à Corcira, da doue fu fpedito Paolo Orfino per riftorare la Parga , e met- terla in iftato di ficura difefi ; ma con poca confideratio- ne,potendo da molte parti efser facilmente battuta ; e Te- uento fece vedere, che meglio era lafciarla nelle antiche^ rouinc ; poiché non molto doppo fu ella prefà da'Turchi, e vn'altra volta deftrutta . Pii^i felice puote dirfi l'imprefà di Libro Serto. ^dr di Sopotò, che fece lo ftefìb Proueditor Generale Venic- ro, conladirettionediEmnnuelloMonTsori, Citradrno di Napoli di Romania^huomo valorofb, e accorto in ^ui- {à^ che in vna confulta , che prima hauean fatta in Corfù tutt'i capi deirarmata Venetiana co'l Zanni , fi era con- chiufbdi fèguirlafua guida in terraferma ^ come ch'egli era prattichifsimo del paefe . Hor partito il Veniero con dodeci galee, alle quali comandaua Giacomo Celfi Pro- ueditore, traghittato il cauale,fèce sbarcare le artiglierie, e le genti fotto la guida di Natale da Crema , che allora^ reggeualemilitiediCorcira, e circondato il Cartello di Sopotò y e per mare, e per terra fi diede principio à berfa- gliarlo : ma i difenfori , che videro a'colpi farfi grande.» apertura 5 fecretamente fuggendo^ tolferola fatica a'no- ftri, che vi entrarono vincitori , e vi piantaron le infègne gloriofillìme di S.Marco. Acquiflo^che polè in grande ri- putatione il nome de'Venetiani , acquali fi aggettarono molti Ci merioti, e promifèro tutti da fare lo fteiìò , quan- do hauefìero affiilenza di forze , habili alla difefìi contro l'Ottomana fortezza. Rimafè in guardia del luogo il Mormori, che, auido dì danneggiare i nimici , con parto del prefidio vfcito fino àNiuizza, lontana da Sopotò ben cinquanta miglia, trafcorfè,eprefala Terra,la diftruflè da' fondamenti : tentò poi Gordichi , ma in vano , efiendo fortiirima'jhor mentre,per ritornare alla fua ftanza,dà vol- ta , fi vede incontro i Sangiacchi di Dulcigno,e della Va- lona con numero grande di barbari afìal icori . Non fi per- de d'animo l'inuitto , e prefa la cofta di vna montagna^ , comincia à fcaramucciare 5 e hora ritirandofi,hora incal- zando, fa tanto, che alla fine Cikio, e con pochifllmo dan- no '542' Della Hiftoria di Corfù. no à Sopotò fi riduce. Ma qui fu egli aflediato da'Turchi, j che condufle Luccalì^e benché facefle ftupori,per la tema^ ' de'fuoi , e la fuga del Capitano Giouanni da Pefàro , gli conuenne alla fine cedere ; poiché rimafto con pochi , in vn ferocifsimo afialto , ferito nella mano , nella gamba^e^ e nel petto, perle il caftello^e la libertà y che rihauer non-, puote, che doppo quattro anni di mifera prigionia , .. j Il Generale Zanne era in tanto fiato fpettatore de gli progrefsi de'Turchi, non ofàndo di accoftarfi da Candia, ou'egli era, à Cipri, oue il nimico lènza paura ftanzaua. Si mols*egli co*l Colonnare co'l Doria,vna volta ; e percho feppeper iftrada,che Nicofia s'era refa, ritornò addietro, e fùcaulà, che le Iquadre Pontificia, eSpagnuola firiti- raflèro verlb Ponente. Né molto tardò egli à feguirle,la- fciando in Candia ilQuerini conlegaleedi quel Regno, e con altri legni di Venetia, veleggiando coi refto de' na- uigli verlb Corfùjma prima di giugnerui fcorfe graue for- tuna, perla quale gli fu di vopo faluarfi nel porto di Vati- ca. La tempefta diuenne caufa di qualche fereno per la Re- publica,efsendofi per Tarmata, vicina a'ioro lidi,dichiara- ti à fuo fauore infiniti Cimerioti,che diedero gli oftaggi, e a'Venetiani giurarono vafsallaggio. Il Zanni,che à forte fi vide nel fono di Vatica,determinò di afpettare iui gli or- dini del Senato , e per non iftare frattanto in otio , fi di- Ipofe battere il forte diMalgaritini, pofto sii lacinia^ divnmonte,encdiedelacuraalPallauicino, che, in- gannato da* falfi rapporti, mai non vi puote condurre il cannone per batterlo ; e Timpiego di cinquanta galee , e lèi mila foldati, che sbarcarono, firiduflè à làccheggiar certi piccioli borghi , che giaceuano appiedi della Fortez- za. Libro Sefto. 343 za . Vogliono alcuni , che i Capi non fuflèro di accordo, e cheilVeniero, ch'era iuifipiccaffero col Pallauicino circa il modo di condurre le artiglierie ; onde i fbldati dal- le difcordie de' Comandanti prefero occafionedisbandar- fi 5 e di nuouo montarono su le galee. Il Cielo , diceua-. Aleflàndro , non patifce piìi Soli , e il comando non vuole più Principi. Dio airefèrcito delle ftelle diede per prefi- dente la Luna; e le sfere così vafte non ammettono, che» fola vna Intelligenza motrice. Vn corpo con due tede è mofl:ruofo;e vna Iquadra di militie con due capi nelle ope- re non ha molto del naturale . La diuerfità de' pareri par- torite molti danni ; e vniforme nonèmailafentenza^, quando nafce da più intelletti . Io credo,chc anche il Co- lonna^ il Doria , e il Zanne , che non erano fra di loro fub- ordinati^ impediflero, co' configli non concordanti, i ibc- corfi di Nicofia , che con la fua caduta tirò poco apprefso larouinadiFamagofta. Onde nella lega , che tra Pio V, hora BeatOj Filippo Secondo, e Venetiani fi conchiufè to- talmente nel fettant'vno , per rimediare à tale inconue- niente, fi diede il fupremo maneggio delle armi à D. Gio- uanni d' Auftria , fratello naturale del Re di Spagna , à cui doueflèro gli altri Capitani vbbidire : e perche, fucceden- do sbarco , non nafcefse in terra qualche controuerfia tra' Comandanti , al Duca di Sauoia fu data la direttione afso- luta de gli eferciti , e delle imprefe . I Venetiani al Zanne foftituirono Sebaftiano Veniero, ch'era allora Prouedito- re in Candia , e in Corfù Proueditor Generale fi elefse^ Agoftino Barbari go , foggetto riguardeuole, e per gli bi- ibgni, che correuano, molt'opportuno, Ribonbauano per ogni parte il fuono,e la fama de'grà- di 3 44 Della Hiftoria di Corfù • di apparecchij che faceuano neiroccafb i Criftiani , e nell' Oriente Selino 5 e il mondo afpettaua il fine della formi- dabile mofsa, quando comparile laprimauera del cinque- cento fèttanta vno grauida di fiori per gli fedeli 5 e per gli barbari feconda di fpine. Il Venieroallavifta della bella ihgione affrettoifi di racconciare in Corcira i ftioi legni 5 e i Corcirefi 5 oltre le due galee delllfola, delle quali era- no Sopracomiri Pietro Bua> e Criftofalo Condocalli, no armarono due altre ftraordinaric, e lor pofero, per guida, Giorgio Cechini 5 eStelioCalichiopolo, il quale per due anni à proprie fpefè^co'lfolo pane del Principe, man- tenne con ifplendore il fuo legno. Deliberò pofcia il Veniero girne à Melfina, per vnirficon le forze del Papa^ e di Spagna 5 à qual'efìFetto , doppo di hauer col mezzo di Giouan Loredano fpiato il diiègno dell'armata Tur- cheica^ che s'era mofla per dare il guaito al Zante; egli con cinquanta galee fottili , fei galeazze y e tre naui, verlb Sicilia fi moffe, ordinando^che il medefimo faceflero , co* loronauiglij iducProueditoriCanale, eQuerini, Ar^ nuato à Meffina hebbe di che rallegrarfi pe'l grande appa* recchio delle genti della lega^ e piìi fi farebbe coniblato^fè la tardanza di D. Giouanni d'Auftria ^ non gli hauelse ri- piena la mente di angofciofi penfieri . Confideraua berL» egli, che i Turchi , fenza ritegno haurebbero frattanto fcorfe le riuiere della Republica 5 come in effetto fuccefie; poiché , fciogliendo da Cerigo, pofèro à ferro , e fuoco quanto incontrarono , Nel Zante, e nella Cefalonia pre- ièro da fei mila anime ; e pofti fotto Butrintò , acquifl:ato- lo, lo {pianarono; ehauendo in Sopotò imbarcati molti Spahiinfupplimento, s'impadronirono di due nauiVe- Dcria- Libro Sefto. ' ^45* nétiaoé, h Lcge ^ e Moceniga ^ non fcnza (àngue ^ per laj braiia refiftenza^ che^ contro tutta rOttomonica potenza, fecero per più hore . Né Cori u puote totaiment'erentarfi tJalle inuafioni nimiche^ poiché ibpra deirifola sbarca- rono gl'infedeli y e alle antiche aggiunsero nuoue rouine, Nonriufcìàogni modo loro il fare quel danno, cbcii penfauanOjhauendo da fare con huomini rifoluti^edifpo- fti à incontrar la morte;, fenza paura. Molti deloro le^ni, fulminati dal cannone^girono à fondo^ e fino al giorno di Iioggi, quando il mare è in calma , fi veggono le rotture ; trofeo 5 confèruato da Nettuno in memoria di quei , cho da lui trafser l'origine. Ma infiniti furono gli vccifi nell:^ campagna dal valore de'Corcirefi 5 che vniti co'cauallidi Napoli fecero ftrage orrendi/sima di Turchi j e molti ne fecero prigioni, fra'quali Cafsnn, detto Baffo^che nato in Candia Criftiano rinegò la fide, e fu à Dio , e al fuo Prin- cipe doppiamente infedele. Non tardarono i Turchi ' moltoinCorfu, auuifati, che Tarmata Crifìiana era già pronta à far vela , come feguì , benché tardi , a'quattro di Settembre; edoppodi efserfi trattenuta bora per fare- acqua, e legni nel capo Boriano 5 bora per gli venti con- trari nella valle di Crotone ; bora nelle confuite del cam- mino 5 bora per leuare foldatefche in Taranto, e in Galli- poli ,; alla fine à Corcira peruenne , oue prima erano arri . uate le nani , c'hauean fatta più brieue la loro ftrada . Qui fece D. Giouanni vn bando pena la tefta a chi fmontafio in terra , e cominciò à ordinare le cofe neceflarie alla bat- taglia, qual volea prefentare al nimico , di cui hauea nuo- ua., che fi trouaffe fopra Lepanto , anch'egli rifolntiflìmo di combattere . E quando fi vide airordinc,lafciò Tarma- 1 z ta 3 \6 Della Hiftoria di Corfù . taCorcira^ ealIeGomenizze fi ridufle, oue la furia de* Scirocchi per qualche giorno la trattenne ; e in quell'otio fece il Generaliffimo la raflègna , e compartì à ogni vno Tvfficio . E per eu itare la confufione^ volle, che Gio: A n- drea Doria con cinquanta tre galee , e bandiera verde», reggefle il corno deftro ; con altrettante Agoftin Barba- rigo, e infègna gialla, moderaiìe il corno finiftro ; egli nel mezzo de'Generali Pontificio , e Venetiano , fi eleffela^ battaglia di feffantauna galea con ftendardo turchino \ la retroguardia di trentaotto galee,e bandiera bianca, fu de- ftinata al Marchefe di S. Croce Spagnuolo , con quello , che otto fue galee, fottoil comando di Giouanni tardo- na doueflèro andare con due fregate , venti ò più miglia^ auanti , per dilcuoprir l'inimico . Delle fèi galeazze , due gouernate da Andrea Pefàro, e Pietro Pifani,auanti*l cor- no deftro; due di Antonio,e Ambrofio Bragadini'n fron- te del finiftro; e due da Giacomo Guoro, e Francefco Duodo , prima della battaglia furono da D.Giouanni fa- uiamente diftribuite . Ceflarono alla fine i venti , e i no- ftri puotero prendere il porto di Val di Alexandria nella^ Cefalonia, ou'hebbero più fre/co auuifb delParmata Tur- chelca,contra la quale la notte delli fèi di Ottobre fciolfè- ro, e à far di giorno la videro non lontana da gH fcogli Cruzolari , ò Ifble Echiande, cflèndo anch*ella vfcita dal golfo di Lepanto,per incontrare la noftra. Era la fua ordi- nanza bella, e pel numero de'legnirecaua nel medefimo tempodiletto, efpauento. Nouanrnfèi tra galee, e ga- leotte fi vedcuan nel mezzo,oue i due Generali,Ali Bafsà ài mare, e Portau di terra , comandauano alla battaglia : Maumetto Sirocco,Gouernatore di Aleflàndria,formaua il Libro Serto , 547 il corno deftro con cinqiiantacinquc galee ; noiiantacin- que legni erano nel ilniitro lotto la condotta del nuouo RediAlgieriVluzzaliCalabrele: trafcorreua alianti co' nauigli più leggieri Caracozza 5 famofifsimo tra'Corfari > non meno dell'eftinto Dragut valorofo^ ed ailuto . Qne- fto iucaufà del conflitto > al quale mai non farebbe venu- to Ali y quando gli haueffe riferito giufto il numero delle galee Criftiane : ma egli , che ardeua di dcfidcrio di roui- nar le noftre eoiè, col diminuire al Bafsà le forze fedeli , animolloàvna battaglia, che difluadeuano gH altri Ca- pitani y che fi accomodarono alla pugna , perche fu loro detto , che tal'era il volere del Gran Signore . Hor 5 ef- fendo quinci, e quindi pari la volontà di combattere, non fìi difficile à gli vni, e à gh altri, l'attaccare la mifchia, che à poco , à poco diuenne così fanguinofa , che vermiglie-^ diuentar fi videro quelle onde, che ne'loro azurri fi glo- riauano copiare il Cielo nel loro grembo . Le galeazze fecero l'imprelsio ne più formidabile, che immaginare fi polla s e de nimici legni deftrufsero vna gran parte , on- de in vn baleno , al fulminar de' cannoni comparue il mare ièminato di farti, e innaffiato di fangue. Vluzza- lì fi moflè contro il Doria , che , allargandofi à pren- dere il vento , diede fperanza al barbaro , che fug- giflè : su la quale credenza feguì l'incalzo , e diece-/ galee, che s'erano diuife dalle altre , circondò con le fue , e doppo oftinato combattimento fé prigioniere. Era fra quefte quella di Pietro Bua Corcirelè , il quale con tanto valor fi difefè , che la picciola vittoria al rinegato fe- ce coftare cariffima , Oprò egli cofe tali,che la morte non gli tolfe l'immortalità della fama, al fentimento del mede- Z z 2 fimo 348 Della Hiftoria di Corfù. fmioVluziali, che al fuo Signore non feppe portare tro- feo più bello della pelle del Bua^che fece fcorticare ^ e ap- pendere alle antenne del fuonauiglio. Ma mentr'eglisfo- ' ga contro rinuittO;,bench'ei^into,Corfioto lo fdegno> i noftri del corno deftro^ e della battaglia^ deTurchi fanno oiTendiffimaftrage. Millecinquecento Corcirefi, ch'e- rnno sii i legni Venetiani^ricordeuolide'lorodanni^ heb- berooccafone, edimcftrarlaloioforza^ enellofteflb tempo fare le loro vendette. Criltofaio Condocalli So- pracomito Corf oto con la Tua abbordò la galea Capitana li Rodi ^ e con fomma gloria, tuttoché con grande con- trailo ne fece nobiliflìmo acquifto ; e gli altri Condottie- ri noftri , e in particolare Stelio Calichiopolo , infigne o nella nobiltà de gli aiii^e nella fortezza hereditata col fan- gue,fi legnalarono in modo ;, che non meno della idolatra fapea vincere la CriftianaCorcira. Già la fortuna, cho» fui principio, pe'i vento a' nimici fauoreuole , parca con- traria , s'era vnita co'fedeli, che in ogni luogo facean ma- cello de'Turchi 5 quando il Doriaà vele piene rvrtò,e/ rOttomanaordinanza,quafi che tutta difordinata,poie in ' maggiore confusone, facendole perdere ognifpeme di - fehcefuccefso. D.Giouanni, con gli altri Generali al- > lora diedero dentro con più fierezza, e dello fconfitto Trace fecero quello , che ùr fogliono i lupi più famelici '■ col più timido ouilc . Non è battaglia più, è fola tìrage 5 - glivniprelentanolagola, gli altri adoprano il ferro 5 quinci fi penfa folo ad vccidere , quindi à fuggire^.- " Fugge folo Lu zzali con circa quaranta galee , ma fegui- to da D. Gicuanni, e dal Doria, fé non venne in ma- ^ np de' noilri , a' noftri delle diece prefè lafciò noue^ • . r^alee, Libro Serto* ;54P galee , conducendo ieco la fola del Bua , per vantarli auanti à Selino dihauerfuperato vn legno, èva Capi- tano , che baftauano à dichiararlo gloriofiffimo trion- fante . Durò la pugna dalle hore diciaflette fino alle^ ventidue, nella quale morirono venticinque mila Tur- chi, oltre quelli, che fi fommerfero nuotando, e da cinque mila reftarono prigioni , e fi-a quefti due figli di Ali Bafsà, e Maumetto Gouernatore di Negroponte . Fra gli eftin- ti fi numerano ventiquattro Capitani di Fano , e cento- uenti Gouernatori di Prouincie, Città, e luoghi: Ali con la fua galea , combattuto dalla Reale di D.Giouanni , prima lafciò di viuere , che di difenderfi : Sirocco fu dal Colonna attaccato,edoppo fiero conflitto cadde fra'mor- ti 5 Soli Portaù , e Luziali , deTupremi Capi , faluaronfij queflo con parte della fua Iquadra , quello fopra vno fchi- fo . Otto , ò diece mila ( benché altri Teflendano a' tre^ deci mila ) mancaron de'noftri ; ma fii ben rifatto il dan- no co la libera tiene di forfi qumdeci mila Crifl:iani ichia- ui, che leruiuano al remo , e con Tacquiitodi cento p più galee, e dodeci galeotte, buone à poteriène feruirc^ , efiendone rimaftc fommerlc , ò fracaffate da ottanta . Doppo la vittoria fi ritirarono i noltri a Corfù , oue diui- fero pacificamente la preda, della quale il General Ponti- ficio hcbbe dicianoue galee, due galeotte, dicianoue^ pezii di artegliaria grolla, e tre della picciola ^ i Venetia- ni trentaotto galee, quattro galeotte, trentaotto cannoni grofli, efeifottili; gli Spagnuoli cinquantafettc galee ,■ fei galeotte, cinquanta cannoni , e fei petriere 5 e fecondo la ileifa proportione fi diftribuiron glilchiaui. Si trat- tennero in Corcira qualche giorno per rinfrefcarfi , e poi ogm 370 Della Hifloria di Corfù . ogni vno de' collegati prefe ia Tua via , iflradandefi Don Giouanni verfb Mefsinaj^e il Colonna verfo Roma^ou'ca- trò per ordine del Papa ~ con trionfo non diUimile da gli antichi » Quefto fu il frutto, che produfìèro tanti legni de' Cri- fliani 5 poiché ne fi liberò Famagofìa^nè Nicofia fi riheb- be; onde à noi la fama> a' Turchi rimaièr gli acquifti. Si rallegrarono con ciò tutte le Prouincie fedeli , e Venetia^ non il puote iàtiare di rendere à Dio gratic > che Thaueise liberata almeno da'pericofi vicini y che minacciauano al- le ftie porte i barbari , fé reftauan vittoriofi , Non fu poi fcarfb il Principe à premiare i meriteuoli , come fi vide in^ Criflofìu o Condocalli,à cui concede fauori non ordinari, e mercedi , che ballerebbero àfàtiare l'animo di ogni più ambitiofb, edauoro , Quefto infigne Cortìoto , hauendo a fue fpefè fatto molti ièruigi al publico , nella battaglia fi portò y come fi diflè , cosi brauamente, che puote con ra- gione chiedere dalla Rcpublica qualche ricompenfa al Ilio fedele operare . In molte guerre fpefè molto 5 e la galea^ , chedelfuomanteneua, gli hauea diminuite le facoltà iru Qiodo , che Itentaua a mantenerfi col douuto fplendore^ . Quindi gli fu di miftieri ricorrere al fuo Sourano , àcui fé capo con vn memoriale , prefèntato à diciotto di Giugno I 5 7 2, Tanno appunto, che fèguì à quel fèlicifTimo della-» Crifliana vittoria . Rapprefèntaua in quello le fiie attioni in diuerfi luoghi di terra ferma^come in Butrintò,e in Ba- ftia^ e nell'vltima battagliala prefa della Capitana di Ro- di (di cui fino al giorno di hoggi dentro Tarfènale di Ve- netia fi confèrua memoria ) rimefla con la fua fola galea^. Aggiunfe al memoriale le lettere di buonfèruitio di An- tonio Libro Sefto. i^^t tonio Canal Proueditored^irarmata, di Nata^ Donato Bailo di Corjfìi;, e di Sebaftiano Veniero G^neralede' Ve- netiani , che con fbmma lode del fuo nome parlaron nelle Scritture, Onde fu prefa parte nel Senato, egli fùcon- ccffoy per In i 5 e per gli fuoi figli , difendenti legittimi , dodeci miglia di giro nel territorio di Butrintòdetto Xa- milijch^è vna Penifola di terra ferma;,p inoltre gli fu con- ferito Tordine di Caualiere; dignità'nonordinaria^ eà pochi 5 particolarmente in que' tempi, conceda . Fu- rono poi le gratie confermate al Condocalliconpriui- legiodelDuce^ quale io non regiftro^ per vitarja lun- ghezza^ Ho voluto diftelàmente mettere tal fatto, acciò ogni vno vegga la benignità del noftro Principe vcrfo i iuoi vaflalli ;, e la fedeltà di vn vafsallo verib il fuo amatiffimo Principe. Bellacofiè il feruireà Signore, che nonfia-* inarato 5 più bella il fare attioni, chcaflrìngano il me- deìimo Signore à non effere ingrato . Criftoforocosi fe- ce, en'hebbe honori, che viueranno ne'SecoJi futuri , benché la fua Famiglia fia eftinta , Di Igratia di Corcira > oue innumerabili Calè Illuflrifsime mancano; econquel- Je fi è dileguatala memoria di fatti, che recherebbero ftu- pore alle piiiiiuide nationi d^HVniuerfo. Il fine del Sello Libro. DEL- DELLA HIS DI CORF V Defcritta DA ANDREA MARMOKA, L J 'B K O SETTIMO. LUauiiifo della rotta deTuoi legni s'af-r» flifle Selimo, nel cui cuore nacquerai fubiro penlìeri di pace; ajj^a quak/en- za fallo farebbe venuto, ie Luzzali, ' comparendo in Collantinopoli più tofto da trionfante^ che da fuggitiuo, non Tanimaua a fegu itare la guerra.^ . (^efto empio apoftata diminuì la perdita in modo, che il Gran Signore credulo ( che facilmente fi crede ciò, che fi brama) cacciò ogni tema,e a nuoue imprefè per la fèguen- te Libro Settimo ^ ^^^ te campagna fi accinfe . Diede il Generalato di mare al medciimo Vluzzali , con ordine > che rifacefle le forzo , con accrefcere li numero delle vele a' danni de'Criftia- ni. Dall'altra parte i Veneti 5 a' quali non chiufe gli oc- chi lafoituna lufinghiera, à tutto potere fi apparecchia- uano a' vn fecondo cimento, con cuihaueano fperan- za di mettere fbflbpra TOttomanico Imperio . Accreb- bero le galeazze, c'haueano così ben feruito , finoà dode- ci, delle galee prefe armarono le migliori ; e perche il Ve- niero non era grato à gli Spagnuoli^gli ibftituiron , nella^ carica di Generale 5 Giacomo Fofcari ni, ch'era Prouc- ditore in Dalmatia , Accettò egli P v fficio , e portatofi à Corcira, mentre fi forniuano i legni , attefè ad afficura- re i luoghi di terra ferma , che fi teneuano ancora^ per la Repubiica , La Parga fu ftimata luogo com- modo da refiftere 2l Turchi ; e perche non era molto forte , e poco era il fuo prefidio , vi mandò Pietro Lanza> Corfioto con cento cinquanta fanti fotto il Capitario Angelo Paradifo da Lorena, e buon numero di murato- ri , e marangoni 5 acciò gli vni guardaflero , gli altri for- tificalfero Timportantiffima Terra . A Butrintò non fi kcc penfiero di mandar gente, eflèndodefìrutta la Città, e il callello ; e baftaua per allora à gouernare la ficurezza del lago 3 quella torre , che Crilloforo Condocalii hauea^ munita con molti braui Corcirefi , che , benché fuorofci- ti, dentro vi fi chiufeioin feruigio del Principe. Com- parlà poi la ftagicne , atta à naujgare,fi lafciarono gl'im- pieghi delia terra, per attendere à quelli del mare 5 e il Fofcarmi;>à cui fi era aggiunto il General Pontificio, con cento quaranta galee,dodeci galeazze, e ventidue naui ^ Aaa fciolfe 3 5'4 Della Hiftoria di Cori ù . fcioìfedaCoifù, efecevela verfonfoladiCerigo, per incontrare Luzzalì^ che con cento venti legni;, ò^,^ corno altri più probabilmente dicono ^ con duccnto e pai vaffei- ììy tra galee ;, e gaIeotte,iui preifo, come le fpie riferirono, s'aggiraua. NèrauuifofLifelfo, poiché nelluogo defi- gnato fi videro je armate, che fi polèro in ordinanza ;, ma-, condiuerfodifegno; laVenetiana rifolutifiìma di com- batterC;, la Turchefca deteruiinatiilnna à non volerla bat- taglia. L'allutia di Luzzalìfià grande nel fuggire 5 fenza^ moftrarlo ; facendo rimurchiaie da poppa le galee , che^ moftrauano a' Veneti la prora; e mentre co'l cannono parea, ch'egli attaccafìèil cimento, i fuoi legni fempre addietro ne giuano . I noftri , che non s'auuidero dell'in- ganno, a poco à poco auuiciiiaLianfi,e mai non giugneua- no rinimicojche co'paffi à rcuerfcio da loro s'allontanaua. Soprauenne in tanto la notte,e i Turchi fi pofero à fuggi- re, lafciando molte fregate , e fchifi con lumi accefi , a li- ne , che fi credefìero i fedeli , che iui afpettauano il nuouo giorno, per feguitare il conflitto. L'alba difcoprì Taftu- tia , e i noftri prefero terra à Cerigo , da douepartironfi'n bilica dell'armata Ottomana, qual di nuouo trouarono vicina al porto delle quaglie 5 e di nuouo videro, che , al- largandoli neirordinanza,parea voleffe prepararfi alla pu- gna. Ma appena il ProueditorSoranzo fece qualche im- prefTione nel fuo corno finiftro cóla rouina di alcune ga- lee, ch'ella fi pofeà fuggire con difordine tale, che fé i noftri rhauefìèrofeguitata, fenzadubio, della maggior parte s'impadroniuano . Molto fi dourebbe incaricare il Fofcarini, che non folo con la battaglia, e co'l corno fini- ftro, ou'erano i Ic^ni della le^a , non fi mofiè , ma alla vi- fta Libro Settimo. ^fy fta della fuga de'Turchi, kcc vela , e ritirofìf! , coftrignen- do à far lo fteflb il Soranzo . A ogni modo io truouo chi lo fcufa, dicendo , c'hauelìe ordini fecreti di non combat- tere 5 fenza D.Giouanni d'Auftria, che non era pur anche arriuato ; e che lo fìefib Colonna.General del Papa fi prò- teftalTe, che non poteuafarfattione^ fé il Generahfimo non v'era 5 che s'afpettaua à momenti . Ritornarono i CriftianiàCorfù, da doue Giacomo Soranzo con ven- ti galee 5 e tre mila Corfioti 5 fi conduOe per ordine del Senato à Cattato , che per vn forte ;, edificato ài Turchi àVerbagno, era in pericolo euidente di perderfi. Ar- duo i combattè il Forte , il prefe , cacciò l'inimico ^ e vin. citore fece ritorno , per vnirfi co'l corpo dell'armata , che s'era pofta dentro le Gomenizze, adafpettare D.Giouan- ni y che nel mefe di Settembre alla fine comparue . Ed ef- fendo pur venuto il Proueditore Antonio Canale^checon quattordici galee portaua le fanterie di Regno ;, aflbldato per la Republica, e condotte in Otranto dal Conte di Sor- 110 ; fi kcQ configlio , e determinoffi di fpignerfi à incon- trar l'inimico . Sì partirono dalle riuiere di Corf u jdouc^ con continoui rinfrefchi;, e prouifioni , erano llati foccor- fi^ i Generali della lega;» e fapcndo, che Luzzalì fi trattenea nel porto di Nauarino, fiauuiarono à ritruouarlo. Ma_. quello, che non volea in conto alcuno cimentarfi;,appena feppe la loro mofla, che ritiroffi à Modone^ e quiui fi man- tenne fempre fermo ; né mai fu polfibile tirarlo iuora^ben- che fi adopraflèro cento aftutie militari . Tenne l'accorto rinegato tanto a bada i noftri ^ che fopragiunta la cattiua^ ftagione/urono aftretti al ritorno *, ritirandofi D.Giouan- ni; e il Colonna in Sicilia ^ e à Corfù il Fofcarini . Ma per- A a a 2 che 3 ^6 Della Hiftoria di Corfù 1 che Tinfolenza de' foldati nella lunga dimora 5 che fecero neirifola^era giunta à fegno^che a forza togh'euano a'pae- fani le proprie cafè, i Corcirefi, che non foffriuano volon- tieri le ingiurie , fpedirono due Ambafciatori à Venetia.^ , acciò fupplicaflèro il Senato àporui opportuno rimedio. Furono iMeflàggieri Giorgio Eparco, e Demetrio Tri- uoli, che, à nome della Communità , efpofero al Principe le doglianze, e ottennero, che fi fabricaffero alloggia- menti , per albergar le militie . Chiefèro in oltre , che fi cignefse di mura la Città, offerendo i Cittadini la ma- teria, ch'era nella vecchia Paleopoli , e di più cento mi- la opere di fabbricieri . Hebbe la richieda effetto , ma doppo qualche tempo , come vedremo ; e frattan- to in Corcira hebbe la prelatura di Protopapà Aleflìo Rarturo ; e i Corcirefi'n Venetia concorfero airediiicio di vna nuouaChiefa,chefolleuaronoi Greci . Vffiti^rano quefti dentro S.Biagio, pofta su d'vna riua di Caftello, ma eflendo crefciuta la natione Greca,doppo la perdita di Ni- cosìain Cipri, e degH altri luoghi della Morea, riufciua^ quella eh iefetta di fouerchioangufta, e qualche volta in- capace. Onde,eperhauerfitobafteuole, e per decoro della Grecia, conuennero i nationali di fare vna contribu- tione vniuerfale fecondo le Prouincie , e Regni , ch'erano molti , I Corcirefi diedero la quarta parte di tutta la fpe- fa, en'hebbero, per priuilegio, che nelle baliottationi,che fi fanno;ò per eliggere i Gouernatori,ò gli vffici della me- defima Chicfa , di quaranta haueffero none voti ; il che à paefi più vaili non fi concefiè . Onde la liberalità Corfio- ca chiaramente fi conofce , e ii palefà,che per le fpefe delle armi non rifparmiauano nel culto della loro Religione. Quefle Libro Settimo . 3 5^7 Quefte furono le no uità^ che chilifero Tanno 1 572, per l'accortezza di Luzzalì poco à noi gloriofb; eperla^ tardanza di D.Giouannij non molto nociuo a* Turchi , che^jfè nulla fecero^nulla perdettero delle foggiogate Cit- tà, e delleregionidiCipri, quafi tutto prigioniero de* barbari . Se i noftri haueflero vfàta diligenza maggiore, almeno nel campeggiare a buon'hora, nonlblofi fareb- be racquiftato il perduto , ma , al fentimento de gli Scrit- tori , fi daua fcofl'atale al dominio di Selimo^cheThaureb- bero vifto vacillante; già che per Tvrto dell' vltima batta- glia, appena in piedi fi fofteneua. O Dio non volle per le noftre colpe la gloria del Criftianefimo, ò per fuoi oc- culti giuditijpermifè tanti fconcerti, che i Venetiani ^ pcnfando da vero a' cafi loro , fi determinarono alla pace, qual fèguì nel fettantatre con la ceffione del Regno di Ci- pri , e del Cartello di Sopotò ; reftando le altre frontiere nel termine,ch'erano prima di cominciare la guerra. Ma Filippo Re di Spagna, che hauea già all' ordine Tarmata^ veggendo,che non feruiua più alla lega disfatta, coman- dò,che ne giife con D.Giouanni à ricuperare Tu nifi dal- le mani di VIizzali\ che ne hauea cacciato Amida , tribu- tario deir A uftriaca Corona . Andò quel giouine , e va- lorofbPrincipe,e in poco tempo prefe la Città principa- le , il forte della Goletta , eBiferta , che volontariamente fi refe . Le fue conquifteperò non furon dureuoli ^ poi- che Tanno fcguente Sclimo rihebbe tutto, con grande ftragedegli Spagnuoli difenfori, e con la prigionia dì Amida di cui , comedi palla, bora sbalzandolo dal tro- no, hor folleuandolo , fi feruia la fortuna. Delle Tur- chefchefquadre^e le^ni fu conduttore Sinan Baf>a,il qua- le 3 5* 8 Della Hiftoria di Corfù . le, ritornando dal l'Africa vittoriofo, hebbe penfiero diibrprender Corfù, non oftante la pace feguita^ l'anno auanti , tra Selimo, elaVenetiana Republica, Com- parue dunque fopra l'Ifbla ^ e conia fua armata, diuifa in due, poftafi'n mezz-o la Città^à fine di fpauentarla, per- mife à molte fquadre Io sbarco, e con lo sbarco le violeze. Soffrirono fu'l principio i Corcirefi le barbare inuafioni, per non dar caufà al General Turco di prender motiuo di romperla ; ma quando videro à Tegno, le ingiurie , che^ non fi poteuan foffrire, con Tarmi alla mano fi fecero auanti , e non folo lor venne fatto il reprimere Taudacia,. de gli Ottomani , ma lo aftrignerli à ritornare fopra lo galee, pieni di fdegno, e timore , Sinan , che perla frefca vittoria di Tunifi , credea inabile vn mondo à fargli refi- ftenza , veggendo i fuoi fuggire , hebbe à fcoppiare di rabbia; e determinato di vendicarfi non volea afcoltaro gli Ambafciatori Corfioti , che gli furon mandati con le fcufe del fatto, e con doni piia dell'ordinario pretiofi . Ri- fiutò quefti , perche gli parucro vili , e non confaccenti à vn domatore dell'Africa; né accettar volle quelle : anzi comandò , che fufìero condotti alla fua prefenza que'Car pitani, c'hauea prefi nel Forte della Goletta , e auanti de* noftri Meffaggieri , loro richiefè in quanti giorni hauefie foggiogate quelle Fortezze? In trentafei dì, rifpofeil Serbellone;(cherailCapo, eThauea difefeconeftremo valore) e molto piiì preilo , foggiunfe allora Sman , ibg- giogheremo Corcira , per cailigare i fuoi habitanti de gli llnipazzi, fatti aTudditi del Suliano Selimo. E perche^ il Serbelione,à cui le catene ftiigneuano il piede, non la ' lingua , che fu fempre libera , né jl cuore , che fu fempro fran- Libro Settimo . 3 ^p franco^ volle ripigliare, dicendo,, foi fi che in Corfii ritro- iierete più forti, e più pertinaci difenfori , flcgnato il bar- baro, gli diede vn calcio, e caccio!Io dal fiio cofpctto . Ma gli Ambafciatori , che non poteuanopiùroikricrc la tra- cotanza del Baisà , arditamente dificro, che,mentre i Co- mandanti del Gran Signore alla fede chiudeuan ìAì oc- chi,trouercbbero ne'vailalli della Rcpublica aperte le pu- pille alla giuftitia della loro caula , qual difenderebbero con valore,e poffanza: e che Te i Turchi fi ftimauano ofFe- fi, poteuano ricorrere alla Città, che non mancherebbe^ di render loro ragione, qualora facefiero coftare la verità delle loro doglianze . Tali furono i coraggiofi fenfi de' MeiTaggieri, chefubito licentiatifi ritornarono alla Pa- tria, biciando Sinan, della loro pronta intrepidezza quafi ftordito . La rifolutionedeTaefani, la lunghezza deirim- prefa , la dubia riufcita del negotio , la vicinanza dell'in- uerno, gliperfuadeuano à non impegnarfiin vna guerra , che potrebb'efìere , che non fufie da Selimo approuata , Dall'altra parte, le minaccie già fatte , Thonore fuo quafi perduto nella fuga di fue militie, la ftrage , che di loro ha- uean fatta i Corcirelì , la poca ftima delle fue forze ^ erano ragioni, che gli configliauano di fermarfi all'affedio, ò al- meno à qualche grane rifèntimento . Che farai Sinan.. ? Sinone non fei , che con gl'inganni pofla tu vincere que- fta Troia . Solimano morto ti dà efempio viuo delle dif- ficoltà della vittoria j la Goletta domata èpertevno Specchio, che ti rapprefenta vicino il trionfo , Ma tu ha- urai da fare co'Corcireff n cafà propria , non eoa gli Spa- gnuoli nella Africa foraftieri . Segui, credilo à me,il mio configlio^ vanne àCoftantinopoli, fenz'auuenturarel.a-» fama, x6o Della Hiftoria di Córfù. fama , che ti acquiftafti fra'barbari , Ne Siiian è reftìo di appigliarfialmioparere, fecondo cui regola ndofilafcia-r Corcira , e ne va à ritrouare Selimo ^ al quale apprefcntib glifchiaui, e cinquecento pezzi di cannone, acquiftati nella Goletta^effendouenequalchuno con Tarme di Fran- ccfco primo Re di Francia , da Carlo Quinto , che glieli folfe;, iui riporto. Partito Sinan, non rimaicro iènz.* apprenfione di futura guerra i Corcirefi , conofcendo be- ne la natura di chi fi dichiaraua offelb;> e l'autorità, ch'egli hnueaibpra lo fpirito di Selimo, ilquìle fi farebbe facil- iriéte lafciato perfuadere a muouer le armi córro Venetia- ni. per politica folo,ammelfi allafuadilseale amicitia . Né ifcfpetti furono vani; poiché cominciò TOttomano ad armare alla gagharda,e fé la morte non gli troncaua il filo della vita, e de'difègni, haui ebbe ordito nuoue trame ò contro Corfù , ò , come altri dicono , contro di Candia . Mori Selimo nel fine del 1 5 74, e fu nel principio dcU'aa- no feguente gridato Imperatore fuo figlio Amurat, terzo di tal nome, il quale attefeàftabilirfi nel Regno, e non., volle per allora romper con alcuno la pace , Ma prinia , chequefìoauueniffe, per le iltanze de'Corfioti , s'era la^ Republica rifoluta alla fine di fortificare la Città, cingen- dola di mura, e di aggiugnere alla vecchia vna nuoua for- tezza. Per tarefietto furono mandati Giulio Sauorgna- no , Morato Calabrefè , e Ferdinando Vitelli , fìmiofifiì- mi ingegnieri di quel lecolo, i quali , doppo fcandagliato beneilfito, fi determinarono in vn modello, che hog- gidìfifìima Angolare da chi di fortificationi s'intende . Ma,perche meglio s'intendaquello, che quefl:i braui Ma- tematici fecero , è lìcceilàrio prima ridire lo ftato , in che allora Libro Settimo. 3Ó1 allora fi ritruouaua la Fortezza di Corcira, in vanoaflè- ctiata da Solimano. In quella parte delPlfbla , che guarda tra Leuante y c/ Mezzogiorno , vna Penifbletta fi diftende fui mare ^ lun- ga più di pafll quattrocento^fopra cui la Fortezza vecchia fi vede ;, con due Caftelli^ vno ver/b il mare , Taltro verfb la terra, fituati nelFerto di due colline. Quel da terra-* predomina quel da mare^che tiene di fotto il capo Sidero, la cui punta par, cheriuoiga le fpsWc airoriente, per ri- mirare il mezzodì,piÌ4 vicino . Cingono tutta la Penifola forti muraglie , che tra loro , e il giro de'Cafìelli accolgo- no molte cafe, che anticamente dauano alla Città il no- me, benché fuflero incapaci de' Cittadini, come fi conob- be neir afledio di Solimano , quando , per le anguftie del fito furono efclufi, e fi riduflèro nel Mandracchio 5 il qua- le comincia dalla metà della fteflà Penifola, e fi dilunga-r fino allo ipatio , che la congiugne con la terra ferma dell' Ifola , hauendo per afpetto il Mezzo giorno , che fi piega.» à Ponente . Quefto era quanto di forte hauea da quel la- to Corf ù y del refto le habitationi, che nel piano delllfo* la,doppo Tvnione della Penifola, forgeuano, coltite- lo di Borghi, nude di ogni riparo , ne* tempi della guerra non feruian, che à far piagnere i Corcirefi con le rouine . Hor arriuando i tre ingegnieri mandati dalla Sereniffima^i Repubhca penfarono come poteifero i fopradetti Borghi chiudere dentro, evnirli, con vnanuoua alla vecchia^ fortezza . Conuennero dunque di cignere di mura tutta lafpiaggia, ch'è bagnata dal mare, così nella parte chc^ mira tra Leuante, e Mezzodì; come in quella , che y piisgandofi nella punta di S.Niccolò, riguarda fra Mezzo Bbb giorno, 7^6z Della Hiftoria di Corfù. giorno 5 e Ponente ; e nel confine di quefta , in faccia al monte di Abramo, ergere vna Cittadella , e poi quindi , declinando da Ponente verfo Settentrione , vnire , coii^ due balouardi , e fue cortine.al muro del mare tra Mezzo- di, e Leuante,la fortificatione , per ogni verfo , perfetta^ . Tal fu ildifegno , che , à poco , à poco, pollo in opera , fi può dire compito , e riefce la marauiglia de' riguardanti , e ladifperatione de gli- Ottomani, che ben coopfcono va- no ogni sforzo à fottomettere vn luogo , refo inefpugna- bile,"e dalla natura, e dall'arte. Poiché, quando ancho fi perdeifero le nuoue fortezze, rettala Penifola , che , al- zando il fuo ponte, con cui fi attacca al continente, poco teme del fuoco pe'l foccorfo delle acque, che da ogni lato la circondano , e la rendono dell'Ifola di Corcira Ifoletta , figliadirei, fenonladifendefìequalmadre. Queftafola refe così difficile à Solimano Poppugnatione di Corcira^ ^ e pure alloranon hauea quelle fortificationi, che hoggi- óì l'allicurano : onde fi può dire, che fé nuda , e fenz'armi à tutta la Turchìa fi oppofe, che farà cinta d'inefpugna- bili difefe, e di ottimi, e ben'intcfi balouardi, e muraglie ? S'aggiunga , che la Fortezza vecchia dandofi mano con., la n'uoua j'iadoue dupplicata fi vede , de gli Alcidi non te- me, fé à due non ponno refiftere gli Ercoli . Dirà alcuno, che non vi è luogo, che non fi efpugni : egli è vero ri- fpondo , ma, lafciando l'impoffibilità , difficiliffimo alme- no, per non direimpoffibilc, è rimpadromrfi di forti fi- cationi così bene intefe , e con l'aggiunta di altre macchi- ne formidabili à gli nimici: poìche tra il balouardo de' Sarandari, ch'èpr'efib alla Cittadella, e il balouardoRa- mondo , ch'è non lun^i dall'altro mare , vi è vn riuellino "^ for- Libro Settimo* 7^6^ fortifsimo, che guarda ilborgo di San Rocco ^ e vicina^ al riuellinovn Piataforma, che le due cortine quinci, o quindi, brauamente difende . Io ftimo , che meglio con^ gli occhi pofìa il lettore conofcere della mia defcrittione la verità; onde5fenza più dilungarmi, il tutto nella fé- guente figura gli prefento delineato . Bbb 2 E per- ^ìs,> ■^^^? i^#^Ì^^^ R TE Z ^ E ilTO J, ' :^66 Della Hiftoria di Corfù. E perche gli grandi apparecchi del Turche dauano al- la Republica molto da fofpettare , con li tre ingegnieri, ò pocodoppo, mandò Sforza Pallauicino 5 infigne Capi- tano^ con titolo di Gouernatore delle armi'n Corcira^do- ue l'anno fieffo fi vide il nuouo Protopapà Niccolò PetrU ci^e il nuouo Arciuefcouo Antonio CoccO;,che fcriffe c6- tro gli Eretici vn libro^pieno di conuincenti dottrine.Ma nonceflandonelfettantacinquegliauuifide gli prepara- menti dell'OttomanOjbenche, come fi diffe, à Selimo Rif- fe foftituito Amurar , che fui principio comparue pacifi- co; i Signori Venetiani 5 per non efière colti all'impro- uifo 5 armarono molte galee , e le aggiunfero alle ordina- rie demandarono àCorfu Gio: Maria Martinengo con^ ottocento fanti , in riforzo de gli prefidij deirifola,di cui temeuano 3 per le minaccie di Sinan^ e per Tinganncuole-» natura de grinfedeli . Si fondò circa quefti tempi vn Fon- tico, ò Monte, e Banco, pelbifognode'poueri, fotto la cura di treProueditori,e altri Vfficiali,che nelcorlb de- ^li anni fi è auanzato non folo nelle fabbriche , ma nel ca- pitale , che ha di fondo più di cento mila feudi , accumu- lati dalla pietofa carità de* Corcirefi , che gli rendono, ol- tre gli altri emolumenti , quattro foldi per ducato della^ gabella del pane, che in capo à dodeci mefi mettono alfie- me più di due mila ducati . Lafciamo di gratia quefto an- no infelice per efler precorlb airinfeliciffimo del ièttanta- fei,nel quale Corfù non vide di nuouo , che Niccolò Spi- ri Protopapà , ma Venetia fu in guifa afflita dalla pefte , che rimafe fenza popolo , e per queijche moriuano , e per coloro, che fuggiuano, à fine di allontanarfi da vna eui* 'dentiflìma morte. Le Libro Settimo . 7^6 j - Leondefalfe non furon valeuoli à preferuare quella,* .Città dominante dalla corruttione ; ed eflèndo fenza por- te, per ogni luogo puotehauerTingrefro alle fuerouino la parca , che parca non fu , ladoue ingoiaua i Cittadini à migliaia. Non fi vedeuanper gli Tuoi canali barcheggiar, che gli eftinti ; e i battelli, pieni di cadaueri , portauano i loro paffagg ieri dalle acque alle fiamme. Sei mefi durò Tempio male, che fece più danno , che non haueano iru diciotto anni fatto i Turchi fotto l'Imperio di Solimano , epoi'n tre nelle inuafioni del crudele Selimo . Poiché^ , non contento del Capo , lacerò le altre membra , e in Pa- doua, Vicenza, Verona, eBrefciafeceorrendidlma ftrage; à tal che può ftimarfi fortuna , che A murar , temendo de' Perfiani , che minacciauano diaflaltarlo , non fi muoueffe contro la Republica , la quale allora poteua fare ben pic- ciola refiftenia . Né puote farlo nel fettantafette , in cui Emircan Mirize , figlio di Cudabende , Re di Perfia , fece grandiffimi progreflì ne gli Stati deirOttomano,chepen- i^ua à difendere il fuo , non à inuadere le Prouincie de gli altri . Onde in quelTotio fu lecito a noflri il por mano alla fabbrica de'due balouardi , e della Cittadella, con Taffi- ftenza delFingegnier Martinengo j benché la Communi- tà Corcirefe defideraffe più largo il giro delle nuoue mu- raglie, a fine, che non fblo i Cittadini , ma gllfolani an- Cora hauefìéro , in tempo di guerra , oue difenderfi da'ni-^' .*^ mici . Fu ciò richiefto nelTambafciaria del i 542,maper allora fu negato , fl:ante , che non fi poteua immaginare alcuno , che , doppo tante calamità , fi doueflè ripopolare il paefe nella forma nella quale al giorno di oggi fi truo- . uà. Non è dunque il circuito 3 che circa palli duemila, efclufa 3 6 8 Della Hiilona di Cori ù . eiclula la Fortezza vecchia^ ò la Penjfola, che Tantica for- ma, benché migliorata, ancora confeiiia; e al doppio maggiore il voleano i Paefani , non confiderando, chele Piazze più grandi fanno per ordinario piùpicciola refi- ftenza . I Principi fanno ciò, che fi facciano ; nei vaiTalli deuono inueftigarc leoperationi , maturate ne'configli della prudenza . Chi vede Corfù loda i Venetiani di Sa- uiezza , e uuiidia vn Forte, che, fenza tradimento , noa^ può cadere,e vna macchina non meno inefpugnabile,che bella, a cui fino le porte rendono tale ornamento, che mentre il penfiero nelle difefe fi ferma, godono gli occhi. Dietro al Riuellino, che fronteggia il Borgo di S.Rocco , fi folleua vna porta, che di Reale ha il nome, e la magnifi- cenza, potendo concorrere di pari con le fabbriche piti il- kiftri,ò de'Romani, òde'Grcci . Ma Topera piir infigne è la Cittadella, oue rifiede vn Nobile Venetiano con titolo di Capitan Grande , e ducento fanti per ordinario vi alfi- ftono, oltre buon numero di bombardieri, neceflari per W quantità de'cannoui , che la munifcono . Ella ibpra vru maflb di pietra viua rileuato forge contro la collina di Abramo , oue i Turchi vn tempo vollero fagnficare, non Ifaac , ma i figh di Corcira , piantandoui vna formidabile batteria con gh aufpici di Sohmano , In fomma fi prin- cipiarono da per tutto le fortificationi'n quefto anno , nel quale furono dal Configlio Corcirefe fpediti , per Amba^ fciatori à Venetia,Girolamo Morello, Demetrio Triuoli^ e due Niccolai , Quartane , e Rificari , à fine d'impetrare dalla Serenifsima Signoria la conferma de'Priuilegi, echc fufle concedo a'padronil vendere à loro modo il vinomele ^Itre frutta delle loro poffefsioni , il che ottennero, rifer- bnn- Libro Settimo . 3 6^ bandofi fblo il Principe la ftima fbpra i riuenditori , dsu farfi da gli ordinari Giuftitieri . E perche fpeflb in Corfù capitanano le armate della Republica, e i Conjandanti to- glieuano à forza a'Contadinil beftiame, cbicfero i Mei- fàggieri^che fi rimediaflè à fimile inconueniente, come fé fatto 5 con ordine à chi che fij di non isforzare i Villici a venderemo darei loro armenti, fc non volontariamente-/ non il faceflèro . Compì poi Tanno lèttantafètte Telettio- ne del Protopapà Fotio Palatianò , il quale ottenne, cho nelle Ifble Greche i Latini non oiferuaflero la re£:olatione de Calendario , fatta da Gregorio XIII Sommo Pontefi- ce, hauendone facultà da Roma , doue Niccolò Qiiartano à tal'eifetto era ito con lettere fauoreuoli della Republica Sereniflìma . Onde fu la gratia publicata dalP Arciuefco- uo Cocco, e da Pietro Emo,e Giouanni Contarino,Tvno Bailo, Taltro il primo, che otteneflc iltitolo di Prouedi- tore, e Capitano deirifola , che della elettio ne del fuo Prelato Fotio, fan io per ogni verib, gioiua . Né tali co- fé diuertiuano dallauoro delle fortificationi , che à tut- to potere fi feguitaua , benché non fi potefle finire , che fino al 1588, nel quale fi fece, per adornamento del- la Città, vna vaga piazza, cinta d'intorno d'archi, con due cifterne nel mezzo , copiofe d'aqua , e ricche per gTintagli , e figure di pietra , che le rendon più bello , Né Turchi frattanto vennero à difturbare le opere co- minciate 5 poiché nel iéflanta otto attefero fbtto Mufl:afà Balsà , e Acmat pur Bafsà Eunuco , a trauagliare la Perfia con fortuna bora fauoreuole , bora contraria : nel fettan-. tanoue, benché haueifero per guida Sinan , quello , ch'e ^ fpugnò la Goletta, e minacciò Corcira,non fecero poco à C e e lìiluar 3 70 Delia Hifloria di Corfù \ faluar picciola parte del loro efercito ^ rotto daTerfiarii j e ne gli anni fegiienti hebbero tanto da fare nell'Afia , che> non penfarono alle guerre di Europa, doue fra di loro crudelmente fi lacerauano i Principi Criftiani. Quindi, non hauendo da impiegare il ferro per le ipade i Corfioti, l'adopraron ne gli ftrumenti delle fabbriche; e alla Chiefà magnifica di S. Spiridione , ch'entro le nuoue mura coii^ le limoPne de' Cittadini fu compita nel 1 5 8p, nel nouan- ta aggiunfero vn campanile 5 che può gareggiare co'piìi fiiperbi d'Italia . Trafcorfe il nouantauno fenza nouità in Corcira^ma nel nouantadue furono inuiati Filippo Quar- tano, e Andrea Fiomaco a Venetia contro gli Hebrei^^che neirifbla con gli affitti delle pofìeffioni , e delle cafe ^ cau- fauano graue danno a'contadini 5 e non fblo dal Principe fu loro prohibita ogni forte di negotio co' Villici 5 ma an- che Thabitare fuora del luogo defignatoper lorollanza^ commune , Nel nouantatre poi hebbe fine la v ita degnif- fima di Fotio Protopapà , e in fuo luogo fa eletto Pietro Petrizzi con applauib commune ; e in quefto anno i Ve- netiani deliberarono di fare vna Fortezza nel Friuli , che fi dice Palma , a fine di fronceggiar la Crouatia confinan- te, in cui ogni giorno più crefceuano le guerre tral'Au- fìriaco, e Ottomano Monarca . Doppo la pace col Per- fiano fi erano rotti fra di loro , e benché poi facefl'ero tre- gua, di nuouo Amurat la ruppe, e aflaltandola Crouatia vi fece tali progreffi, che la Republica dubitò , che i bar- bari , fupcrbi per molte vittorie , non volefiero pafl&ro auanti , e aflaltare l'Italia ; e perciò Palma erelfero alle/ frontiere del loro dominio, e con tal Palma tolfero a' Turchi la ijoeranzad'inoltrarfi a' trionfi. Ma Tanno ap- preflb , Libro Settimo . 371 preflb^ fentendofi altri mouimenti di guerra p^r via di Coftantinopoli , oue s'armauano cento galee ^ la Repii- blica, che s'era prouifta in terra 5 non volle trouarfì lènz*- apparecchio su l'acque. Pofe anch'ella in ordine moiri legni^ de'quali creò Capitan Generale Giacomo Foicari- ni^quelprode^ che tre volte aftrinfe Luzzalì à rifiutar la battaglia ; eperchenonmancallèro i numeri d'vna per- fetta prudenza fi mandarono mille fanti àCorfù^ perac- crefcere gli ordinari prefidij. Con tali prouifioni pron- ta à ribattere }e violenze alpettaua Venetia la piega , cho prenderebbe l'armata infedele^ la quale non tardò à com- parire ne'mari di Corcira , ma eflèndo deftinata à dare il guafto alle riuiere della Sicilia^ prefe i regali , e iftradoifi à portare altroue le fuerouine. Conciò tutto ancor dubi- tauano i Venetiani ;, econragione^ poiché vna loro ga- lea y che nel porto di Cofgonzza , villaggio fotto Spala- tro^ftaua sii l'ancore^ in tempo di notte alìàlita , mentre^ ogni vno dormi uà; da due fu fte infedeli , fiì prefa con \su prigionia di Marino Gradenigo Gouernatore, che in va- no lì proteftaua^ che non fi douefie violare la pace .Onde fi potea dubitare da tale preludio qualche rottura : cefsò però la rema^quando Amurat , informato del fatto, diede ordine, che fi reftituifie il legno nel modo, ch'era primate che fuifero fciolti tutt'i prigionieri , come puntualmente fuccefìè . Meglio àogni modo fiallìcurarono nel nouanta cinque , che tolfe dal mondo Amurat in età di quaranta^ fette anni^ ò pe'l fouerchio bere, ò per lo difgufto della ri- bellione prima de'Giannizzeri, che s'acquietarono ; poi del Vaiuoda di Valachia^che vnito co'l Moldauo, e Tran- filuano, gli negaua3pert.ìmentc il tributo, e minacciaua Ccc i di '3 yt DellaHiflori a di Corfù . di portargli nel cuore del fiio Imperio la guerra . Si co- minciò ella nel principio del Regno di fuo figlio Mau- nietto Terzo , il quale fi pretefe afficurar la corona ^ che non meritaua , con la morte di ventuno de'fratelli , che hauea lafciato fuo Padre ; e feguitò per molti anni'n mo- do, chencl i5ppardeuapiùchemaifiera5 equinci, e quindi oftinata . Io ho fatto mentione f^\ quello anno , perche non trouo ne gli altri cofa, degna di ricordanza in Corcira , fé non fuffe nel nouanta cinque Telettione del Protopapà Giorgio Floro : ma nell'anno fudetro auuen- ne vn fucceflb cjuriofo, e lieto forfi , {è non termi naua con fangue . Era nella nuoua Cittadella Gouernatore delle armi Romanello da Viterbo,Capitano,pe1 fuo valore condot- to dalla Venetiana Republica , epofto in difefà di vn luo- go di tale importanza . Horquefti, che Meo lì diccua^-j eilèndo molto efèrcitato nelle gioftre, ches'vfàuanoirL, que' tempi , con più frequenza, nell'Italia, volle far'elpe- rienza, fé in effetto erano i Corfioti , cosi valorofi , come lipredicaualafama. In Corcira non erano allora intro- dotti tali giuochi,ne'quali alle volte fi fa da vero; ma folo i Nobili per pafiàtempo fòleuano correre al moro , ò fa- racino di legno \ e vi erano di quelli così forzuti , che , impugnando quattro, e iei lancie nella ftefsa carriera,col- piuano Io icopo con eftremo vigore . Da corpo à corpo mai non s'era per fintione pugniito, riferbandofi ogni vno di farlo realmente contro deTurchi , quando il bifb- gno lo prefentafse, in difefa della fede a'danni de'barbari. Ma Meo , in mal punto per lui , volle introdurui quella-» forte di battaglia, che,benche paia di traftulio, e folazzo , in Libro Settimo. 373 in altro non è diffimile alle vere, che nel fine, pugnandoli qui per odio, ini fblperl'honore. Sfidò egl'i Corcirefi con vn cartello, le cui copie fi fparfero perle mani de'Cit- tadini , non auuezzi à {èntir vanto foraftiero , fenza che procuraiìèro di agguagliarne la gloria . Diceua la fcrit- turà^. // Caualier Tolmiro , Principe ^etrifcoy procurando di far- fifimile al Sole , che in ogni luogo rifplende / e nel noftro , €-^ nell'altro Emifperio fparge lummofi raggi con continuo moui" mento ; doppo di hauer fatto conofcere altroue il lume dell^^ fuafawa , defidera diffonderne la chiarez^fopra Corcira^ , Ammirò l'Infuhrey il Ligure^ e il Sannite ygl'inuittl colpi della fua lancia s e il Crete fé s'inuiluppo ne^lahermti della confufio- fie col fio delfuoglorioffsimo acciaio , Il Latto ^ eld Grecia , furono fpettatori delle fcene , nell'ano y e l'altro luogo rappre- fentate da njna poffanza , che afìrigneua à comici applaufi l'ammiratione ^ ed tragici lutti l'arroganzji degli auuerfart . Jnfomma del Pianeta maggiore egli fatto emolo ^ eimitatorc^^ all'Artico^ e l'Antartico Polo fece arriuare la chiarezsia dellc^ fuegenerofe attionij le quali su le njerdeggianti colline di Fea- eia njogliono pur fecondare le <^erdure con la fperanta di f cu- ra littoria . f^on è douere, che queftafola parte del Mondo , cue pe'lfuo arriuo yfd il Sole diTolmiro^ nelfuo Zenit y non^ riconofca lofplendore della fua defra . Ond'cgli, auido ycht^ iijoi Caualieri Feaci fiate d parte defuoi benefici , nfinuita d incontrare ifuoi raggi neHofleccato s che fé bene il Sole , au- uezjjo ad abbattere t Pitoni , fenza dubio <-vt fard cadere nell*- Eclitica della Liz^a . gloria fia la i^'ofra lejfere da lui atter- rati ^ offendo fommo <^anto il poter dir^che contro lui pt{gnafte . Superba, eorgogliofa difoiicrchioparuea'Corcircfi h 5 74 I^^ll^ Hiftoria di Corfù . ladisfida, alla quale , eflfendo rifoluti di rifpondere conia lancia, vollero prima dare rifpofta con la penna 5 acciò fapefle ogni vno, che, con Cefare, Tvna , eTaltra fapean^ maneggiare, potendofi di loro , come di quello fcriuc- re, Bx njtroc^ue Corcyrenfes , Molti furono i cartelli , che fi affifsero 5 vn folo noi ne reggiftreremo , perche compo * fto da quei , che doppo gioftraron co'l Meo . Ecco il fuo tenore p In njece difaettare i noflri cuori , qualSéUy Tolmiroy *uoi acccndejìe i nojìri petti al lo f degno ^ per l'audace propofia, e pie- na di a/antiy che nonfogliono nafceredal njalore^ come f gli dì runa fciocchif sima a^anagloria. Se ijoiftete Sole^ faremo noi , chefapremoy con Giofue^ arreftare i ojojìn corfi y ò, per non in* correre nel ruitio dellanjojìra fuperhia , diverremo nubi , cht^ fanno mettere in faccia al Sole le tenebre, Corctra^ ^^^fìfi^Si^' re in Solimano la Luna ^faprd non temere il lyojlro Sole : per non dtre^ che 1*1 fola noflra^ ch'ha nella forma tfemtcircoli deU la Luna , puh à njoi cagionare leclifsi y ejfendo certo che la^ Luna fd patire al Sole l'eclifsi . f^ello Zodiaco della Lìz3,^l^ haurd il njojìro Sole il fuo Gemini y poiché due f amo pronti d mcontrarut^ quando correte , Guardateui^ che la Cafa del Sa- gittario non riefca al ^oflro Sole nociua^ onde rui conuenga dal Leone dell'orgoglio p affare all' humi Ita dell'Ariete , La librai di '-una giù ft a ijendetra ojì attende s ma cifpiacerebbe^ che poi njinto ruidiffondefsiuo in Aquario , a di lagrime , b di f angue , Le nojlre ruerdure non han bifogno de'/TjoJlri raggi , ^endo a bafìanza fecondate dalla Corcirefe fortez^zjt ; e la Feacia è *-vfa ta d compartire ^ nona riceuere glifplendori , / yoflr' in- ganni compariranno m^oglio nello/leccato , oue del rL/oftro SoU fard più fplendente il nofìro Parelio , Tal Libro Settimo . 7^y^ Tal fu la Carta di Niccolò Lucani, Nobile Corfioto, e Niccolò Sdii j , Capitano di caualleria, che poi gioftra- ron con Meo 5 il quale, prima deirabbattimento, andan- do co'l Lucani à diporto, venne al luogo , doue fi fabbri- cauan le lancie , e vedutele grofìe fuor di mifura , à quello diflè, che tanto maificcie non fi cofìumauano neiritalia ; e n'hebbe per rifpofta , che allo Sfidatore del Campo^allo sfidato toccaua l'elettione deirarmi.E in vero erano trop- po eccedenti nella grolfezza , come fi può vedere da vna^ delle fùdetre lancie , che ancor fi conferua da alcuni di Fa- miglia Pohti 5 per memoria del cimento, che a* Corcirefi r iufcì di gloria immortale . Frattanto nella fpianata della Città,vicina alla Fortezza vecchia, per ordine del Reggi- mento , fi apparecchiaua il campo , con due palchi , vno per gh Rettori, e altri Personaggi di fangue illuftre, Tal^ tro per le Dame ; e piantarons'i padiglioni del Meo , e^ del Lucani , e dello Scfiri ; quello tra il Corpo di guardia della Fortezza vecchia e il Configlio j quefto su 1 Belue- dere preflb l' Arfenale in fito eminente 5 quafi che prima^ della battaglia fi auguraifero trionfi nel Campidoglio . Alla fama di tal curiofò cimento comparuero non folo gì' Ifolani, ma fino dall'Epiro,e dal Regno di Napoli,venne- ro non pochi ad accrefcere il numero grande de gli Spet- tatori , che riem,piuano quel vaftiffimo largo in modo , che fi facea vedere angufto , e riftretto , A' ventifette di Febraio douea principiare la gioftra 5 e in quel giorno appunto fi fé vedere il Meo cinto efarmi à color verde , conVer'anche la foprauefte , e l'ornamento del cauallo 5 ch'emolando il padrone , e' hauea vaghe piume fbpra la tefta , egli , per la velocità-, le penne portaua fotto de'pie- di. 17 6 Della Hiftoria di Corfiu di . A bizzarri falci del deiliere paflèggiò lo (leccato, pre- corfo da trombe, e tamburi, eàccompagnatodavnde' Giudici eletti, e molti Caualieri , che vollero honorarlo , e (Tendo egli per altro corteiè , e affabile di natura . Molti palafrenieri, con liurea fuperba, conduceuano à mano al- cuni caualli, che douean feruire di muta, qualora il primo iiìffe ftracco per le carriere \ e molti ferui , ornati di mille gale,faceuanoilfuoingrelfo più maeftoib. Ne tardo à comparire dall'altro lato il Lucani , il cui padighone era-, prima pofto di quel dello Scliri -, anch'egli con vn de* Giudici, e con nobile comitiua di Cittadini . Circa i fuoni , i cauaHi, e Taccompagnamento, non difFcrjua dal Meo ; era bensì diuerfo nell'habito , effendo veftito da^ Ninfa, per ofteruare quel,c1iauea promefso al fuo auuer- fario nel cartello , di vmcere il fuo Sole con Corcira, dia figura di luna • Era ben di fotto armato,ma l'acciaio deli' vsbergo , coperto di feminili fpoglie , non fi vedeua. Sul capo hauea corona di alloro, per contraporla al coloro del Meo, che fé coi verde fperaua vittoria, ilLucani con Tallero fi prefigìua il trionfo . Hor ecco vn Onfalo poft'à fronte di Alcide, vna Dahda di va Oloferne . Cat- tiuo è l'augurio , ma farà poco diflìmilela fortuna, che in- contrerà li Viterbefe co'l Lucani , e poi in tutto eguale-^» nella pugna sfortunatiffima con lo Scliri , Fatta lacom- parf i , i' vno , e Taltro gioftratore fi ritirò , per aipettaro , che fi barricafse l'arringo , acciò fèruifsc di argine alla fol- la ondeggiante, e di regola alcorfode' Caualieri. Ma.* Icoppiandoinorribil fuono le trombe, furono ambo iru fella , benché il Meo , preuenendo l'auuerfario , fufse gito fino al fuo padiglione , à toceargli con la fpada Io feudo in Libro Settimo. '^y'j in fcgno d*inuitarIo à battaglia , Si corfe il primo arrin- go in vano ; poiché il Meo fallò il colpo^ e il Lucani , non potendo vedere Tinimico per le fifsure deirelmo , di {o- uerchio chiufe^ il fuo contrario \2.{q\o pafsar , fenzaofFefà. Grande fu il tumulto,che non puote non efsere accompa- gnato dalle rifa di molti, che inuidiauano la virtù del Lu- cani , e fcherniuano l'arroganza del Meo , parendo , chè^ non corrifpondefse a* vanti fuperbi dell' vno , e deiraltro , quell'incontro fallace . I motti mordaci , i prouerbij di fcherno non furono poch i ; e tal' vno volle dire parole^ > che, arriuate all'orecchie del Lucani , gli fecero fare cofa , che metteua à pericolo la fua vita . Sces'egli da cauallo, e chiamati quei , che gli affifteuano, volle, che gli aprifsero la vifiera ; e ripugnando di farlo/urono aftrctti dal fuo ri- gorofb comando . Fu il Meo , per termine cauallerefco , inuitato allo fteiso , e non acconfèntendo , rimafe fblo al Corfioto il correre la feconda lancia à vifo feopcrto , sì che i fuoi amici , e parenti piagneuanlo qual morto, e già gli celebrauano con le lagrime i funerali. Ma tolfe lo- ro l'occafione del pianto la marauiglia di vedere il Luca- ni fenza offefà , e il Meo ftordito da vn colpo , c'hebbc' nella fronte su l'occhio fmiftro, piegare hor'à dcftra^ , hor dall'altro Iato,e già vicino à cadere,fc i fuoi non l'aiu- tauano à difhiontar fubito dal deftriere . La lancia, che fi ruppe in più pezzi,era cosi nerboruta , che io non mi ma- rauiglio , che il Meo,grauemente offefo , non potefìè per allora feguitare la gioiìra , che al feguente giorno fu dif- ferita. Hebbero tempo di difcorrere à lor modo i par- reggiani fino all'aurora dell'altro di,che nuntia di fangue, rubiconda fi fé vedere , e dando al fole luogo nell'orien- Ddd te, ij 7^ Della Hiftoria di Corfù . te > à Meo infelice minacciaua roccafo . Il popolo afFol* kto^già impatiente5mifuraua lunghe le hore^quando tut* ti e tre i Caualieri fi videro su 1 campo, paffeggiarlo à len- to moto de' loro deftrieri , chc;, con ifpefle pedate faltel- lando^ poco s'auanzauano nel cammino . Più faftofa del- la prima fu la feconda comparfa del Lucani^ ilquale, non folo condufle maggior numero di feruitori , ma moki ar- mati di vari bellici ftrumenti^ e in particolare di Spadoni, che ne gli antichi tempi s'vfauano, e hora fono difineffi nelle guerre^perche colpifcono le infernali bombarde piij da lontano . Si diede dalle trombe il fegno^e il Gouerna- tore Meo fi fpinfe alla terza carriera contro il Lucani , ma ruppe con gran fracalTo la fua lancia nelle tauole della liz- za , e airincontro colpito dalfuo contrario nella ljpalla,gli fu tolto vn pezzo deirarmatura : onde , fecondo le rego- le della gioftra,hebbe il fuo auuerfario Thonore della vit* toria. Grandi furono gliapplaufi, che fece ogni vno ai Lucani 5 che fi ritirò fubito al fuo padiglione, per dar luo- go allo Scliri , che fi pofein arringo, e al primo incontro j difgratiatamente colpendo il Meo là doue la corazza fi congiungne co' bracciali, ferillo nel viuo con piaga tale> che portato di pefo alla fua ftanza , f>er lo ipafimo , in po- chi giorni perfe la vita. Mentre ancor viuea ,'fù vifitato dalla Nobiltà, e particolarmente dal Lucani , che gli vol- le del continuo aififtere, e n'hebbe dal Meo il titolo del più valorofb , e compito caualiere , che mancggiaffe Tar- mi j lagnandofi per altro dello Scliri , che fegnò con ìsu lancia COSI ballo , che haurebbe potuto anche ferirlo nel ventre , non efìèndo il cimento , che da burla , da lui pro- pofto per paflà tempo, nonàfinedi nimicita. Terminò egli Libro Settimo , 3 jg eglf poi gli anni del fuo viuere^ed hebbe nel Duomo vec- chio entro la Cittadella honoreuole fepolturay accom- pagnato ne' funerali dal Clero Latino^e Greco^da' publi- ci Rapprefentanti;, da* Sindici ^ e da tutt'i Nobili con lu- me accefo m mano 5 fi che Meo , che fi diede il vanto di Sole , hebbe, come il fòle , fra cento , e cento fiammelle^ Tbccafo j e la tomba , La difgratia di Meo perfuafe Ora- tio Delfino, nobile Italiano > a ilare, nella Tua: carica di Gouernatore dell'armi, quieto ,- benché giouine fpirito- fo fi dilettafle, à pari deireftinto , delie gioftre , e tornea- menti , che in que' tempi erano fi-equentiflimi nell'Italia , Anzi fu ofler nato, che mentre dimorò in Corcira, mai non fi vide maneggiar cauallo,ò far'altro efèrcitio,per cui potefiè mettere fé fteflb in qualche gara co'Corfioti . Bel- lo è l'efemplo , che dà lettioni a gli huomini , più erudite di quelle fi dettauano s\x le cattedre da gli AriftotelÌ5e da' Fiatoni , Vn fatto vai per mille detti 5 poiché quefli fua- nifcono con l'aure, e quello fèrue da fpecchio, fempre fta- bile, àgli occhi della mente de'ragioneuoh. Anche gli bruti fchiuanoquel foffo , oue videro pricipitare il com- pagno y e fblo delle pecore fi narra y che T vna fègue Tal- tra pure nelle cadute. Il fucceffo del Gouernatore Meo chiufé il 1 5pp,e aprì Tanno , che diede compimento al fèflodecimo Secolo doppo Tincarnationedi Crifto, Signor noltro j né in-, quello cofa auuenne di rifieuo, come anche fino al fèicen- to tre, in cui Agoflino Canale Proueditore, e Capitano , fabbricò in Fortezza vecchia Tarco del voltone ibpra il Contrafoflo , con vna Chiefètta per celebrarui la meisa^ comodamente per le militie. L'opera per la fualarghez- Ddd 2 za 380 Della Hiftoria di Corfù: za non par fattura di huomo^ma chi la fece neirintregità, e coftumi fi fece conofcere vn' Angclo;,viuendo fra' Cor- cirefi la fama del Canale fino al giorno di hoggi , come di vno , che altro non hauea di terreno 5 che il corpo . Mo- rì in quefto anno Maumetto Terzo Imperatore de* Tur- chi , che mai non ruppe la quiete della noftra Republica, la quale in fomma tranquillità^fbla forfi tra Principi Cri- iliani , mantenne le fue Prouincie lontane dalle guerre , che fierilfime neirVngheria^ nella Tranfiluania^nellaVa- lachia, e nella Crouatia vicina/ra'fedeli ^ e i barbari , lén- 7 a intermifFione, feguitauano con vicendeuol fortuna^ . Ma lafciamo gli Ottomani^e ritorniamo al Canale^il qua- le 5 non contento di ciò^ c'hauea fatto ^ volle riftorare la.. Chiefa di noftra Donna di Paleopoli , e accommodò lo celle, ouei Monaci Greci rifiedono per conceffione del Publico, che diuenne padrone del luogo , quando i Tur- chi fotto Solimano deftrirfserorifola , e forzarono TAb- bate, ei Religiofi, cheThabitauano, ad abbandonarlo, per la paura. Molte altre cofefec'egH nel tempo del fu o keggimcto, degne di memoria,, che fi tralafcianoper bre- uità, come pure vuò fare delle fefte, che folenni cele- braronfi per Tarriuo di Vincenzo Querini Nobile Vene- tiano da Clemente Ottauo Pontefice Maffimo di gìo- riofa memoria eletto Arciuefeouo di Corcira. Il Tur- co frattanto per noi donnina; poiché, aflunto airOt-. tomanico trono Achmet fanciullo di quindici anni,, hebbe da vegliare difouerchioneirAfia, oueilPerfiano, e il Bafsà d'Aleppo ribelle, co'Principi della Giorgia , gli dauano tanti trauagli,che non folo per allora,ma per mol- to tempo doppo non puote aprire gli occhi contro de* noftri. Libro Settimo l 381 noftri . Onde Filippo Pafqualigo^che nel i <^o 5 ibftene^ la carica di Proueditor Generale, puote riftorareil molo del Mandracchio con marmi alla ruftica ; e i Corcirefi at- tefèro al buon'ordine delle loro leggi y e alla conièruacio- nedeirifbla. Fià per ciò ordinato, che i Proueditorifb- pra la fanità poflano bruciare barche, e punirei delinque- ti del loro Magiftraro , e che quei della natione nella ven- dita delle loro facoltà fullèro liberi, e non /oggetti alla fti- ma . E perche molti Nobih Ciprioti , che fi truouauano in Corfù pretendeiiano di entrare in Configlio , fi otten- ne dal Principe la conferma del Priuilegio,ch'efclude i fo- raftieri , ogni qualuolta non fieno ammeffidal Commune à voti fecreti , ò per gratia fpeciale dalla Rcpublica . Alla ficu rezza de' denari del Fontigo fi prouide con la fattura^ di quattro chiaui , Tvna delle quali douea Ilare nelle mani del Bailo , e le tre altre in potere de* Proueditori : e alla^ morte del Protopapà fi rimediò con Telettione di Arte- mio Bulgari, che per la nobiltà della fua cafa fi manteneua con^randefplendo re. L'anno poi del i (5o 6^ qualche ftre- pito di guerra vdifffnCorcira, per Tarriuo del General Bembo con vn'armata bcn'alPordine di ogni cofa > ma^ fcarfadi gente, che in gran numero fi raccolfe dalPllbla^ , che armò vna galea fotto il comando di Niccolò Lucani di gloriofa memoria . Caufa di tali molfe furono i difgu- fti tra Paolo Quinto Sommo Pontefice , e laRepublica^ Serenifsima , nati per materia di giurifditione , onde dal Papa fi promulgò l'Interdetto, che potea partorire qual- che affalto foraftiero, qualora i Venetiani, per mare, e per t^rra,non fi fuiTero poili'n difefa . Non hebbe à ogni mo- do )I Bembo occafione di moflrare il fuo valore , fi comò l'heb- i^^z Della Hifìoria di Corfù. Ilebfcedi far pi^Iefe la fiia gentilezza . e giuftitia:, per ìc^ quali nella mia Patria rimale adorno di lode il fuo nomo , Suanì la guerra in fole minaccici li pacificò con Paolo» SouranoSacerdote Venetia> la quale depofe l'armi, che-»- non le conuenne ripigliare > che nel 1 5 1 5 ^ prima per op- porfi a" mouimenti dlralia, lacerata da gli itranierr^ e dal- la natura inquieta diCario Duca di Sauoia^ e poi contro gli Auflriaci di Germania, che proteggeuano gli Vfcoc- chij, infeftiffimi ladroni neirAdriatico.. M'auueggo d'hauer fatto vn gran falto;maIa poca ma- teria dì fcriuere;, chefrailmezzo mi Ibmminillra Corcira;, ailrignela penna talora a fai tare j. poiché altro di degna non truouO;,che nel 1 5o8 Telettione di Giorgio Floro in Protopapà : nell'anno appreifo il decreto>che Marco Poi- lila;^ e Giorgio Politi, Ambafeiatori y ottennero dal Sena- to Venetianov circa i Cancellieri, che non potellèro effe- re Nationali,òforaftieri accafàti neirifola, per euitare^ Teflorfioni, ma che ogni Reggimento conducefle il fuo y che^finendo Tvfficio, facdfe quattro anni di contumacia r nel 1612 TAmbafciaria di Demetrio Chiprianò,e Marco Antonio Quartano, i quali hebbero vn refcritto dal Prin- cipe, che il Canceilieredel Bailo non teneisepiii infua^ libera dilpofitione i depofiti, ma che quelli nella Camera Fifcale fi depofitafsero lotto tre chiaui , conlègnate vnaj» al Bailo j vnV Sindici , e vna al medefimo Cancelliere ^ Arriuarono nell'anno 1^14 à Corfù tre Inquifitori il Bono, il Lored^no, e il Palqualigo, che lu biro pofero rimedio à molt'incouenienti , e in particolate al prezza delle colè,ò fcritture, e giudici/ , facendo le tariffe neceC- ftrie , e ben'intefe , Ardeua in tanto la guerra nel Friuli j, accela Libro Settimo . 5 S 5 accelàperrinfblenza de gli Vfcocchi ira'Venetiani , e>> Ferdinando Arciduca d'Auftria ;, e già quelli à que- fto liaueano tolte più tene., e defignauano di affediar- gli Gradiica . Chi legge le Hiftorie può ammirare la gran patienza della Republica, prima di rompere la pace; à che ju aftretta , perche né le furono ofTeruatelepromelle , né mai queladroni fi alknnero di predare ne' loro mari , I Turchi^ ch'erano danneggiati , più volte ricorféro al Se- nato, il quale temporeggiando , hora all'Arciduca , hor* all'Imperatore mandauaMeflàggieri, ^cciò mettefìTero qualche rimedio a'difòrdini, checagionauanoiloro vaf- falli. Ma benché l'vno^ € l'altro dafléro fèmprebuone^ parole ^ gli Vfcocchi non cefiàuano da'fatticattiui , dan- neggiando, nonchegl'infedeli , gli Criftiani medefimi , con crudeltà così barbara, che non fi legge fierezza fimile fra gli antichi Pirati . Non puote più /offrire la Republi- ca, e ceffando dal negotio, ch'era riufcito vano, impugnò l'armi, e fi fece flrada con la forza alle giufte fodisfattioni, che pretendea . I Corcirefi , doppo di hauere aggiuftato co'l Reggimento le differenze circa l'elettione de'Nobili nuoui nell'anno antecedente, nel i <5i <5 armarono a loro Jpefe fei cento fanti per quattro mefi,e confegnandoli alla cura di Niccolò Schiadaloro Cittadino di Configlio , li mandarono in foccorfo del Campo Venetiano,che allor - affediaua Gradifca, Qui fecero i Corfioii marauiglie, fe- condando la direttionede'Capi,che co'l valore fi vedeua- no vicini alla conquifta della Piazza, che in quaranta- quattro giorni di affedio, e venticinque di batteria, hauea moftrata à bailanza il coraggio di Giouanni Peri no Val- lone, che con mille e ducento huomini la difendea . M^ l'ordine «♦ ^5 84 Della Hiftoria di Corfù : l'ordine del Principe aftrinfe gli aggreffori , poco menò' che trionfanti, à ritirarfi dalFattacco , con dolore immen- fo di Francefco Giuftiniani, edi Orario Baglioni , diret- tori di queirimprela . Caufa di tal cornando fu Tinterpo- fitione del Papaie di altri Principi, che pregarono i Vene- tiani à defiftere dalle offèfè , mentre fi maneggiaua con./ gran calore l'accordo > che fuanì alla fine, non conuenen- do ne gli articoli della pace , che maneggiata per tutto il i5 1 7 5 fu conchiufa , e fottofcritta nel principio del di- ciotto y con grande vantaggio de'Veneti . Ho trafcorfb conbreuità i fuccefFi di vna guerra faftidiofà più di quel- lo, che fi pofla mai credere, perche molti ne hanno difìufamentefcritto; né ho fatto mentione delle armate^ poderofe,che il Duca di OfTuna, Viceredi Napoh, fpinfè neirAdriatico,à fine di diuertire le forze della Republica, (eflendo gli Spagnuoli'n lega con rArciduca)perche non fecero male airifola di Corfù, lecofe della quale mi con- uien iblamente narrare . Ma il nome del Duca di Ofluna mi fafouuenirevnaintraprefà, che, fé non fifcuopriua, ò Venetia non farebbe più, ò pur farebbe fchiaua , ladoue^ adeflb è Signora. Lapace,che non hauea potuto impedire con tutti gli sforzi del fuo ingegno, incitò l'Ofluna à vna nuoua guerra, che non fi deue pratticare traTrincipi, po- tendo, co'l fuo efèmplo , anche a chi la muoue, riufciro dannofà . Uacquiftare vna Città con qualche inteUigen- za, quando apertamente fi efèrcita inimicitia, hoggidì non è male 3 ma il volere fbggiogarla in tempo di quiete , per via di congiure , è attione deteftabile per ogni verib . RipofiuaVenetiafottolafede, el'Olfuna non poteua^ quietare, tanto era Todio, che portaua à vnaRepublica^ , che Libro Settimo . 3 8^ che altra occafione di odiarla non gli daua, che Teflere propugnacolo iniiitto della libertà Italiana, Cento ^ e cento modi fpecolò egli ^ e all' vltimo y confederatofi con laQiieua^ ch'era del Re Cattolico Ambafciatore, refi- dente in Venetia^ elefle vno ardito di eccefìb^e à tale pro- portione empio^ e federato . Fecero ambo icelta di huo- mini micidiali y per lo piìi Borgognoni , e Francefi : (per non dare fo (petto con introdurre Spagnuoli ) Tmtroduf- fero nella Città y e qualchuno dentro l'Arfenale fotto co- lore d'efercitarui Tarte di fabbricar fuochi artificiali ; di- uilero ipofl:i, e in giorno determinato y al comparire di molti legni , che doueano venire dal Regno di Napoli , hauean fatto concerto di attaccar le fiamme all' Arfènale , afsaltar la Città, € impadronirfi della fprouifta Venetia,» . Ma l'huomo macchina y e Dio dif}')one à mi fura de'fuoi giufl:i difegni . I bcrgantir.i ye barche y che veniuano 3 fi difperfero^parte prefi da'Corfari , parte battuti dalle tem- pere ; e differendofi fino all'Autunno l'elccutione della congiura, (ù ella da due Nobili Francefi, vn Normanno, Taltro Delfino, fcoperta al Configlio di Diece, che, con- cefsa l'impunità a'riuelatori , ch'erano complici , diede mano à prendere i congiurati, de'quali molti fuggirono , ed hebbero prefso l'Oisuna ficuro ricuouero . Cofa, che accreditò la fama, ch'egli fufse l'orditore della tela infa- me , benché coftantemente il negafsc alla Corte di Spa- gna, oue fé ne fece richiamo . La Queua fuggì à Milano , perche il popolo, fenzadubiofagrificato Thaurebbe al fuo furore 5 e l'Oisuna hebbe doppo la condegna merce- de dal fuo Re, che, per foipetti di non so che pen fiero fo- pra il Regno di Napoli il kcc morire prigione. Furono F. e e iìì '^26 Della Hifìoria di Corfù. in Venetia punit'i delinquenti ^ e perche alcuni fi ritroua- uano in Corfù su Tarmata, condotta da Pietro Barbarigo, fi fpedirono ordini pel loro caftigo , e per la vigilanza-, maggiore fopra i legni delTOfsuna^ che veleggiauan nu- merofi per l'Adriatico . Chiufi quelli dentro Tacchi furo- no gittati nel mare (degna pena di chi volea accender fuoco il perire fra Tacque ) e à fine di prouedere à quello , che potea fuccedere con le naui delTOiluna , fi rinforza- rono le galee Venete con gente delTlfola,e Giorgio Poli- ti ne pofè vna in punto , al pubHco feruigio apparecchia- ta . Non fecero altro riièntimento i Venetiani y per non_, intorbidare la pace d'Italia^ch'era vicina à conchiuderfi^e perche fapeuano, che l'attentato non dal Re^ma dal catti- no miniftro fu, fenza fuo confènfo^intraprefo , L'ai'mata, benché fèguifle la pace, non fi disfece y e alBarbarigo de- funto fu fubrogato Lorenzo Veniero nella carica ài Capi- tan Generale, poiché , e gli Spagnuoli non deponeuano Tarmi , eTOffuna , oltre il differire la reftitutionede'legni prefi, tenea apparecchiate molte galee, che, benché cor- reffè voce fuisero defl:inare per l'Albania contro i Turchi, fi dubitaua non s'inulaffero nella Dalmatia a' danni de' Criftiani . Fece molte reprefaglie il Veniero di Naui,che caricauanoper Napoli, e poi fi ritirò à CorfLi,doue Tanno auanti, chefir il 1 6i 8,era arriuato Benedetto Bragadino, nouello Arciuefcouo,pur , come il fuo Antecefsore , à tal dignità promofso da Paolo V. Sommo Pontefice, che an- cora viuea . Seguitò la difcordia tra Spagna e la Republi- ca per qualche anno 5 e benché non fi venifse à manifefta guerra , à ogni modo era poco fl:abjle la pace , sì per gTin- tereffi delki Valtellina , come per l'alleanza , che i Vene- tiani Libro Settimo . 3 87 tinnì contrarsero con gli Olandefi , che s'erano fottratti daUVbbidienza dell'Auftriaca Monarchia. Quindi di raro era fenza le armate nauali Tlfola di Corfù , che dalle genti di galea patiua molti oltraggi, per gli continoui la- dronecci anche dentro della Città , la quale fé ne dolfe in modo, che volle fpedirefuoiAmbalciatori, perelporre al Principe le fue giufte doglianze. Che, benché nel 1611 Giufto Antonio Belegno , Proueditor Generale , hauefse pofto rimedio à molt'inconuenienti , fino coil. prohibirea'publiciRapprefèntanti il negotio fopra le robbe de gllfolani , con ciò tutto aTurti non feppe truo- uare riparo. Diflìmularono per qualche tempo i Corei- refi, e per non dare dilgufto alla Republica , non permife- ro, che ne parlafle nel 1^24 il Meflàggiere , chea loro conto andò à Venetia , per ottenner molte gratie , e fi'a le altre, che gH huomini,che fèruono a'Cittadini, non fieno aftretti à pagare grauezze . Ma , non potendo più tolera- re l'audacia de'Galeo ti , chehaueano rubatola borfa à vn Fante delle Cernidi , mentre facea la raflègna auant'il ra- ftello della Fortezza , e perche quefti fé ne lagnò fu co* compagni, e il Capitano della fua Compagnia , villana- mente trattato 5 fi determinarono nel i52(5 d'inuiarc^ Luca Quartano , e Niccolò Beneuiti co' procedi del fatto à Venetia . Qui arriuati efpofèro le loro commiffioni con dolore grande di que'Padri , che non voghono, ne mai permettono gli fl:rapazzi de'loro vaflalli . Si hebbe ordi- ne rigorofo contro i rematori di galea, a'quali fu prohibi- to lo fcendere por auanti piti in terra; e per gli altri vfficia- li, e foldati dcterminoflì , che non poteffero dormire , che fopra i nauigli : e acciò fi ofleruaflè rvno,e l'altro rimedio^ Eee z fu 388 Della Hiftoria di Corfò. fu impofto a Comandanti , che non poreffero pretendere vantaggio di pofto , fé non portaffero fedi autentiche di hauer fatto efeguire quanto ì\ Principe hauea comanda- to . Non vi è nel mondo ragione^ che inciti meglio alla^ giuftitia, quanto l' Ambitione^ la quale velie i lupi di fpo- glie di agnello^ e dà in mano a' Mercuri , piìi ladri^ le bi- Janciedi Aftrea. O quanti per faHr nel grado fi alleg- gerifcon delle rapine, moftrandofi, almeno nell'appa- renza 3 così amatori della giuftitia, che preflb di lo- ro fi ftimerebbe ingiufto Minoe, eRadamento. Non poteuano dunque i Venetiani porre pena, più a pro- pofito, per Tefecutione de' loro decreti 5 né i Miniilri mi- naccia^ più grande , hauere della prohibitione di auan- zarfi nelle dignità/e non metteuano ad efletto quel ^ che^ iauiamente fu loro impofto . Ceflarono frattanto nell' Italia gli difturbi della Republica con gli Spagnuoli per le cofede'Grigioni, ediSauoiaj ma, eflendo morto Vin- cQmo Secondo, Duca di Mantoua, e di Monferrato, non puotedifmettere Farmi, valeuoliioHà eftinguere vn'in- cen dio 5 che forfè fienirimoprefloaMoro confini, Carlo Gonzaga, Duca di Niuers, che, per ragion di Sangue , fuccedeua ne' due Stati, Mantouano, e Monferrino,eflen- do mancatOjfenza Succelfori Vincenzo, non fu polfibile, cheotteneileil Dominio, prima di vederlo deftrutto . Gli Spagnuoli, ftimandolo diffidente, perche nato in^ Francia, noi voletuino vicino 5 e perch'eglis'hauea fat- to giurare fedeltà da' popoli , per mezzo del Duca di Re- tei fuo figlio , à cui fposò Maria figlia di Francefco, ch'e- ra fratello deireflinto Vincenzo , e ciò fenza darne parte' all'ImpcratorejeCefare^e Sauoiacon gli Spagnuoli s'vni- rono ? Libro Settimo. 38^ fono ; quello^perche ftimaua vilipeià la llia fuprema auto- rità nel Feudoj quefto^perche co le nozze di Maria haureb be voluto tirare il Monferrato nella fua Cafi . Si maneg- giò la lega nel i ^27, e nel ventiotto fi diede principio al- la guerra con Tafledio di Mantoua , che da' Venetiani foc- corfa, alla fine cadde in mano de' Tedeichi, che la foc- cheggiarono ^ con eftrema barbarie . E pur farebbe flato picciolo male quefto;, quando fi fufse la rouina fermata in vna fola Città ^ deftrutta dal ferro 5 il peggio fu ^ chele^ Prouincie intere nel ventinone /popolarono con la pefte, che da Germania condufsero. Il morbo, che ne'paefi Settentrionali freddamente fi dimenaua, nel Chma d'Ita- lia temperato prefe vigore 5 e , à guifa di Serpe , che da' ghiacci al caldo paflTando auuenta mortale il veleno^facea ftrage col toffico . Vi è fama, che nel folo dominio della^ Repubhca in Italia mancafle la metà delle perfone ; e bcn^ che non così fiero, pur pafsò il mare la micidiale conta- gione j e comparue in Corcira . Qui fi viuea con quiete , né altro ftrepito di Marte s'vdì, che l'armamento di vna-i nuoua Galea , di cui fu eletto dal Configlio per Sopraco- mito Matteo Quartane , del refto il campo guerriero fi cangiaua in Moate di pace , da Antonio Pifani Prouedi- tor Generale iftituito , pel bifogno de' poueri . U fei per cento co'l pegno pagauano quelli, che voleaa denari , il fondo de' quali , che poi crebbe molto , fu poflo dalla.» Communità, e da molti Nobili, defideiofi dell'erettione di vn luogo , cotanto pio . Hor mentre à ciò s'attende- ua,nella notte del Santiffimo Natale in quattro parti del- la Città fi fcuoprirono fegnidipefte, con pericolo, per la frequenza del popolo, d'infettar l'Ifola tutta, effendo dentro 3 pò Della Hiftoria di Corlù . dentro le mura^non folo i Cittadini , ma buon numero di Villani 5 corfi alla folennità da diuerfi Caftelli . Si viaro- no 5 per troncarne le radici diligenze grandiffime, efrat- tanto gli Proueditori alla Sanità inueftigauano il modo, come potefìero venire in cognitione del primo fernet del male. Doppo rigorofi proceffi feppero , chevn Ser- nitoredi Odigitriano Sarandari, loro collega , dentro due facciolettiTurchefchirhauea introdotto in Cafa del Padrone , da doue s'era il morbo iparfo per le altre contra- de . Hauca quei feruo hauuto que' lini da non so chi^dop- poc'hebbe prattica vna naue foraftiera ^ienzafo/petto al- cuno di pelle, e parendogli belli nellauorone iecevii^ dono alla Padrona, che li fé riporre dentro vna caflàda^ vnafua figliuola 3 la qualemorì in poco tempo. Accor- fèro, come s'vfa , le Dame a' funerali , e abbracciando Ja^ Madre, e le altre congionte della fanciulla morta, alcune furono tocche dall'infettione, che in più luoghi orgo- glioià comparue . Fu fubito il Sarandari con tutta la Fa- miglia mandato al Lazaretto , e come comphce, innoccn- tillìmo per alti-o , del fallo , hebbe da' fuoi Compagni ^ o da' pubJici Rapprefentanti fentenza di morte, qual fi efe- guì , con grane dolore de' Nobili, che , quafi tutti , Tha- ueano per loro Auuocato . Il fecero venir fuora del Laza- retto, e ordinandogli , che fi confeflàflè con vn Reli- giofo , c'hauean condotto à tal fine fopra vna barca, com* egli fcce^ à colpi dì mofchettil'vccifero. Cosi Saran- dari lènza difeie, iènza pietà, fenza delitto cadde vit- tima deirinuidia, non della colpa. Egh era Auuocato principale: bafta ciò per far conolcere,che il fumo,che co h fna eloquenza metteua in faccia à gli altri, {ù caufà di quel I Libro Settimo/ :59i quel fuoco, che incenerino. Né il Reggimento Vene- tiano concorle alla fua morte , fé non forzato da' Paefani, che vollero in ogni conto la crudele fentenza . Che den- tro à due panni lini fuffe afcofta la pefte, può elìere , ma^ come il Seruitore non hebbe prima il morbo ? Come nel- la naue, cheportolli, non vi era fègno di male ? Io per me 5 più tofto credo , che dall'Italia infetta valicaflè Tan • gue velenofo à Corcira , la quale alle humane aggiunfe le diligenze Diuine^perifcacciarlodafuoi confini . S. Spiri- dione , c'hauea nella fua vita dominio fbpra i fèrpi fino à cangiarli'n oro, fu inuocato ; à lui huomini , donne , vec- chi, e fanciulli ricorfero, con lagrime à gli occhi, e co' fo- ipiri alla bocca , che vfciuano dall'interna diuotione dei cuore : e il Santo con le fue preghiere ottenne da Dio la^ gratia , che con la morte di foli ìeffanta , e non più , fi kcc palefè nel giorno delle Palme del r ^5 o. Le Palme porta- ron vittoria, e con vnafolenne proceflìone fu condotto il Corpo di Spiridione in trionfo : che trionfo fu per gli ad- dobbi, le tapezzerie delle ftrade, i veflllli , le bare, e il nu- mero immenfo delle perfone. Ogni anno, nello ftefso giorno , con la medefima folennità fi celebra la memoria del fauorericeuuto dall' Altiflìmo à interceffione del San- to , il quale nel tempo del contagio apparue à molt'infer- mi,e loro promifefalute;e fu'I fuoTemplo fé (empre vede- re vn lume à forma di lanterna , ofleruato ogni notte dalle fèntinelle delle Fortezze . Si raccolfero da cinque mila du- cati , per tante gratie , e applicaronfi ne gli abbellimenti della Chiefa, che chiude Tofla di colui , che non è mai du- ro alle fuppliche de' Corfioti, ofléquiofi adoratori de'fuoi meriti Angolari , Ma 3 p 2. Della Hiftoria di Corfù. Ma fé Dio fbfpefe da Corfù il flagelIo,fcaricarlo fi com- piacque fopra di Napoli, con l'incendio del Vefuuio, che all'Italia apportò terrore grandifsimo, e allaCampngna Felice infelici rouine , Se in Corcira Spiridione fece Vvf- ficio d'Hercole nell'vccidere il velenofo ferpente; in Par- tenope S. Gennaro fi portò da Alcide nell'atterrar Tauda- cia di quel MontC;, che da fette bocche, à fomiglianza del- THidra^vomitaua fiamme, con deftruttione del vicino paefe. Le gratiede* Santi cagionano diuotione ne'popo- li ; ond'è, che in Napoli fi vide riforma ne'coftumi,e in.. Corcira fi attefe a'foli efercitij di diuotione,fra'quali fu la traslationede*Corpi di Sant'Arfenio Arciuefcouo, e de SS. Sofipatro, e Giafone, che , del numero deTettantadue Difcepoli, erano fiati gli Apofl:oli deirifola, da loro con- uertita alla fede, come fi è detto . Erano le venerande Re- liquie nella Chiefa de Santi Pietro , e Paolo , dentro la.» Vecchia Fortezza, eflèndo quella la Cattedrale ; ma per- che,doppo la fabbrica delle nuoue mura,fù eretto il Duor • mo nel mezzo della Città, co'l titolo de'Santi Giacomo „ e Crifl:oforo 5 fi trasferirono folennemente qui nel i (Ss 2,, e furono dentro vago depofito conferuate . FÌj anche al-- lora conceflb dal Senato all'Arciuefcouo, per fua refiden- za,vnPalaggio, vicino alla fudetta Chiefa, chedalla^ Communità, due anni auanti, era fl:ato fabbricato per vno de'Configlieri , che fuole habitare in Città , fiando Taltro in Fortezza . Ma la trafportatione di que'Santi dentro il Duomo delPArciuefcouo Latino non (ù cort, pregiudicio del Clero Greco , à cui è lecito ogni anno , nel giorno della fefl:a, T vfficiare fecondo il fuo rito , e fare ne'Veiperi laProceffione da dentro la Sagrefl:ia. Noi vor- reffimo Libro Settimo . ^93 refllmo volentieri fermarci ne gli atti di Religione, per non intricarci ne gli effetti dell* Ambitione, che, nel tren- tatre, hebbero à Tconcertarc lo flato pacifico della Città , che 5 fé non era la prudenza del Principe , rinouaua le an- tiche fcenc tra'Nobili , e Popolari . Loratione , che fece Menna alla plebe di Roma contro i Pattiti j folleuata , iù , che le membra del corpo non deaono fare da capo,quan-r do con Tiftefso capo non voglion perire . E vero , che^ la mano può pretendere di non fèruire , fomminiflrando cibo alla bocca, ma fé non fèrue, per mancanza di vigore, che nafcedal cibo, ella pure s'illanguidiice . La vgua- glianzaèbuona, ma con proportione Aritmetica, ouei numeri flanno alfieme , però fanno diuerfa figura , e flan- noinfitoben differente. Se gli Zeri voleifero precedere il numero , ò ftare nel luogo fleflb , quando mai fi conte- rebbero le partite ? Anche Dio, che fece le opere fuo perfette, volle^che fi conferuafìe l'ordine in uariabile nelle create foflanze . Vn Primo Mobile (qual farebbe il Prin- cipe nel gouerno ) regge il tutto , e al fuo moto fi aggiran le sfere, rutto che il loro naturala iftinto le guidi à contra- rio cammino . A que'fourani Circoli , che fra di loro fi cedon la precedenza gli Elementi foggiacciono 5 né ìsu Terra fi lagna di effere T vltima, e condannata alla fatica^ , ladoue i Cieli non fi degnano , che di mandare influenze . Se quefla voleflé formontare, e con l'opinion fallii di Co- pernico pretendeflè niuouerfi , e diuenir Cielo de'Cieli , quali difordini non fi vedrebbero neir Vniuerfò?Le Crea- ture flanno ne'loro alberghi, iPefci dentro le acque, i Quadrupedi nelle campagne, e nell'aria gli Augelli , che come più nobih panno pofare co'i pie su l'onda , e fopra^ ^ Fff dd 3 P4 Della Hiftoria di Corf ù l del fuolo ; ma à gli altri non è permefìb il foJIeuarfi nell'- aria ; e fé taluolta faltano , ricaggiono fubito 5 infegnan- doci la natura , che nelle conditioni 5 e gradi , vi è la fua-» differenza . Bafti'l detto, per far conofcere l'errore di que^ Corcirefi , che voleuano nelle cariche della Nobiltà^e nel Gouerno infinuare i Popolani per forza, qualfoggiacque al Decreto del Senato Venetiano , ch'efclufe la loro vana^ pretenfione. Furono poi Ipediti à Venetia due Amba- fciatori, Niccolò Quartano Caualiere, e Dimo Beneuiti, per impetrare, come ottennero, che il Reggim.ento non^ potefle impedire ciò , che fi determinaua nel Configlio , circa à gli vffici , fpettanti al medefimo Configlio : che fi dia rimedio à gl'inconuenienti de gli huomini di Galea , che tutto giorno cagionauan rumori , con rinuouare gli ordini a'Sopracomiti di non lafciarlivfcire da'legni: che fieno caftigati quei , che dalla Fortezza colpirono con-, vn cannone la Spetieria di Criftodolo Ferrici , con peri- colo di fblleuatione nel popolo: che i Giudici Annuali debbano intrauenire in ogni Giuditio , per dar il loro vo* to confultiuo, fecondo Tantico coftunie : eche,trouando- fi Capitan Generale in quelle parti , non fulsero i Corci- refi obligati , qualora vogliono mandare Ambafciatori à Venetia, à dargli conto,che della fèmplice Ambafciaria.» > douendofi folo alla Rcpublica efponere i negotij , che/ fi deuon trattare . Cosi , mediante la pace , fi trattauaru facilmente le faccende economiche; ma Tanno appreifo qualche lampo fi vide, che minacciaua tempefte, pel grande apparecchio di naui, chefaceano gliSpagnuoli, fènza poterfi penetrare il lor fine , non efsendo in rottura^ con la Francia 3 ma, Ih lampo fu, fuanì in vn baleno,fcuo- pren- Libro Settimo ; ^p^ prendofi pocodoppo ^ che la volean co'Galli^a'quali tol- lero ilfola di S. Margherita nel 1(^34, in cui cadde nella.» città di Corf u vn fulmine , e attaccando il fuoco nell'An- gelo , ch'era su la cima del campanile della Chiefadi S. Spiridone , e nel legname , che fofteneua le campano , difparue. Seiononifcriueffi vna Storia, ma componeffi Panegirici , belle confiderationi potrei farefbpra quefta-» faetta mifteriofa, che cadde dal Cielo in tal luogo , e con^ tali ammirabili circoftanze , Dir fi potrebbe , cheSpiri- dione^ tutto accefo di amore verfo il fuo Dio, volle , cho al fuo Tempio affiftefsero, non Angeli, ma Serafini^ onde all'Angelo fi aggiunfero le fiamme , che fono propie de' Serafini . Toccò il fulmine TAngelo , perche di legno ; volendo il Santo puri fpiriti al fuo corteggio , non efsen- do cofa materiale, degna di accompagnarlo . Volea pure^ la vampa vendicarfi delle campane , a cagione , che nelle» torture di bronzo non confefsauano , benché à gran fuo- no parlafsero , il merito grande di quell'Eroe , che rollo co'fuoi prodigi le cento lingue alla fama. Accorferoi Cittadini à eftinguer T incendio , e vno , che per la paura^ delle nubi, non ancora fuie di fulminare , non vide il pe- ricolo di cadere , precipitò dall'alto fino à terra,fenza ma- le di forte alcuna ; poiché inuocato il nome di Spiridione, non cadde nò, iu da mano inuifibile pofto leggermente fui fuolo . Belliffimo Elogio fa di tal fatto in Greco , o in Latino, Niccolò Vulgari, che con tale occafione com- pendia molte marauiglie del Santo, che moftra di conti- nuo la fuaprotettioncfopraCorcira, la quale non lafcia dicorrifpondere alle fue gratie con l'oflequio douuto. Non vorrei , che il fulmine mi trafport alle, inora del F ^f 2 mio ^p6 Della Hiftoria di Corfù- rnio propofitOjà quel fuoco, che,doppo la fua caduta, nel i(> 3 5 fi accefe nell'Italia tra Francia e Spagna, al quale la Ilepublica, che potea farlo con fuo vantaggio, non volle a ggiiignere legni, ed efca , procurando anzi di fmorzar- lo per mezzo deTuoi Miniftri refidenti nelle Corti dell'- vna, e l'altra Corona , Guerra fu quefta, nella quale i Ve- li etiani fi mantenner neutrali , benché Parma , e Sauoia^ per Francia,e Modona poi nel trentafeiper gli Spagnuoli fi dichiaraffero . Ma fé i Veneti non s'intromettono nelle difcordie altrui, non fia lecito alla mia penna Tintiicarui- fi ; che però, raccogliendo le ale , fi ferma fopra Corcira , doue nel trentafette fi videro Marco Contarini , Giouan- ni Cappello, e Marco Antonio Corraro Inquifitori, Sin- dici,e Auuogatori di Leuante, i quali con Ibdisfattione de'popoliefèrcitaronogiuftitia e/emplare. Riformaro- no gli abufi , introduflero l'offeruanza ddk buone leggi| e per togliere ogni fomento airambitione,fecero ordine, che fi leuafìero tutte le Statue,Infegne, Arme, ed Epitafi, con non poca fpefa , intagliati alla memoria delle attioni eroiche di alcuni publici Rapprefentanti dalla Commu- nità oflequiofa . Ma fé quefti alle pietre , l'anno apprello Antonio Cappello mofìe guerra a'icgni, chedepredauan nell'Adriatico: onde gli vni conceflero a) tempo ladro i furti de marmi fopra la terra y l'altro tolfè a'iadroni le ra- pine del mare . I Barbarefchi con fèdeci, ò come altri di-« cono, con diciaffette galee rinforzate, vicendo da'loro porti , portarono incendi] nelle riuiere della Calabria^ y dalla quale ritrafsero ricchiflìme prede, con numero, noilk ordinario di prigioni . Haueano corlb il Mediterraneo^ formidabili a'Criftiani , che non haueano altro riparo à t;anto Libro Settimo . 3^7 tanto male 5 che la diligenza di guardarci lidi, quando^ auidi di fare acquifti più grandi , riuolfèro le prore verfb deir Adriatico j e fi Iparfe voce > c'hauefsero la mira a' te- fori della Cafi Santiffima delFOreto . Non fi puote à a ogni modo conofcere il loro difegno , aggirandofi tra la Valona^ e Corfù , oue il Cappello ^ terzo Proueditore , con Tarmata Venetiana facea dimora. Appena quefti fcppe y ch'eran comparfi Corfari , che \Ccì à fine di com- batterli, fé facefsero refiftenza : mai Barbari, che cerca- nano il lucro ficuro, non le dubie battaglie , in vederlo fi pofero à fuggire, e nel porto di Du razzo fi chiufero , con penfiero di vfcirne alla partenza de'legni Venetiani . Fa- ceuano i conti à lor modo3poiche il Cappello erarifòluto di non lafciarli fino alla totale loro defl:ruttione,come fe- ce con gloria del fuo nome,che fi refe celebre nell'Europa tra fedeli,che giubilaronojnelTAfia traTurchi,che fi fde- gnaronoje nell'Africa tra'Barbari,che pialèro larouina de loro infelici compagni . S'erano i Pirati fatti forti fui lido con buone trincerete fopra qualche baftione,ch'erefsero, piàtaron cannoni,tolti dalle loro ftefse galee,e difefi dalla fortezza hormai credeuanfi ficuri dalTinuafione de'noftri. Ma non così auuenne per Tinduftria del Proueditore, che opponendo alloro Caftelli le Galeazze, mandò i Soldati, fra'quali erano molti Corcirefi, fopra barche alTaflalto , il quale poco puote durare , per la codardia de'Mori, che fi faluarono dentro le mura con la fuga, e pel valore de'Cri- ftiani,che fuperarono le difefe . Tutte le galee vennero m potere del Cappello , e i vincitori hebbero onde fatiare^ Tauaritia, eflendo i legni carichi di ricche fpoglie , guada- gnate in pii^facchi di Terre, e Villaggi de'Regni di Na- poli, i^pB Della Hiftoria di Corfù; poli;, e di Sicilia. De' vafcciliprefijdoppoch^eglifecd/ ritorno a Corfù^quattordeci furono , per ordine del Cap- pello 5 affondate preffo la Chiefa di S.Niccolò^ perche fo- pra di loro fi fabbricane vn molo, che fatto fi disfece col tempo 3 vna fu mandata àVenetia,( altri dicono tre) e> vna^diauearinfegna Imperiale > ficondufle àCoftanti- nopoli^ perdonarlaal Gran Signore, che allora fi triio- uauafotto di Babilonia* Ma il Caimecano, che per la lontananza deirOttomano^e del Primo Vifir,gonernaua> inBizantio, accefod'ira, pofe a Luigi Contarini Bailo guardie , e del fucceffo fece auuiiato Amurat Gran Tur- co > il quale comandò , che s'interdiceffe con la Republi- Ca il comercio, con minaccie di guerra * Atto, che aftrin- fei Venetiani ad apparecchiarfi per terra 5 e per acqua , rifoluti di difendere le loro ragioni col ferro ^ il quale/ cadde fenz*adoprarfi; poiché il Contarini con la fuade- ftrezza , non folo placò lo fdegno deirOttomano , ma ot- tenne la fottofcrittione di vn nuouo Capitolo, che per- metteuaa'noftriilperfeguitare i Corfan, anche dentro de'porti . Il caftigo di quefti ladri di mare mi fa fouueni- re della pena fu data da' Venetiani nel 1540 ad alcuni la- dri di terra, che vollero rubare in Corfù,à difpetto della^ Giuftitia^dalle carceri vnprigionere. HaueaDomenico Vendramino Proueditore ( di cui mai non fi fcorderan- no i Corcirefi,da lui eletti per Compadri nel battefimo di Daniele fuo fighe) doppo vn gouerno tutto d'oro, con- fegnato la càrica a Marc'Antonio Memo , che gli fu man- dato per fucceilbre , quando vniti mpiti mal viuenti, di giorno, nel Palaggio Pretorio , refidenza del Bailo , heb- bero ardire di allaltare le prigioni,rompere le lor portelo cauarne Libro Settimo • 3 99 cauarne vn tale^ che per gli enormi Tuoi delitti era degno di mille morti. Le circoftanze del fatto ^ del luogo, del tempo, della perfona^ e della congiura, aggrauauanola colpa in modoj che la Republica , fatta confàpeuole della fceleraggine, fpedì Luigi Giorgi con titolo di capitan Generale , benché fuflè desinato Proueditore Generalo delle tre Ifole. Perlonaggio egli era d'incorruttibile le- uerità ; e ben moftrolla contro de'rei,de'quali parte con- dannò all' vltimo fupplicio , parte la menocolpeuolealla.^ galea, conapplaufode'buoni, che fi videro liberi dal ti- more, chea ogni vno cagionaua la vnione di quegli huo- minifcelerati. Finì poi di eftirparli Pietro Nauaglier , che nel ^xeflendo Proueditore la fua natura di angnello prouide contro gH fcelerati di vn coraggio leonino ; e af- fabile co*buoni , contro chi viuea male era tutto furore^, Seguiuano frattanto, piiì che mai ofl:inate,le guerre nell* Italia 5 e gli Spagnuoli,doppo di efferfi accordati con Par- ma, fomentauano le ciuili difcordie del Piemonte tra Ma- dama la Ducheffa di Sauoia , Sorella di Luigi Terzodeci- mo Re di Francia , e gli Principi , che pretendeuano, co- me Zi j, la tutela del Duca fanciullo. Nei Venetianifi erano moffi per rvna,òper Tal tra parte , benché all' vna,e altra perfuadeffero la pace,qual eglino ruppero nel 1 6'4s co'Barberini per difefa del Duca di Parma, a cui quelli ha- ueano tolto il dominio di Caftro . Fin dal quarantadue , nel quale s'erano aggiuirate le differenze del Piemonte, cominciò ella à pullulare, per qualche inuafione, che nel- lo Stato Ecclefiaftico fece il Panneggiano, ma inquefto anno fiera fi accefe , e non fi eftinie , che fino al (^aran- ta quattro con fodisfatione di ambe le parti , Però altrsu più "^oó Della Hiftoria di Corfù : più faftidiofà ne forfè contro la Republica 5 che in venti- cinque anni appena, con la perdita di vn Regno, s'è ter- minata . Il Turco infedele doppiamente , e nella creden- za,e nelle promefìe 5 la cominciò, prendendo le occalioni da lontano , e da fucceffi, che non appartcneuano alla no- ftraRepublica, Ne died'egli qualche fègno nel quaran- tatre di quello Secolo, quando pafsò la fua armata per Corcira,elérmatafine'luoghiverfbCardacchio,dóppo, che tolfè i regali , foorfe verfo Cafopo,e fcandagliò le ac- que , lafciando di tale attione grande fofpetto . Ma fuan ì egli, non eflèndo per due anni comparia, onde daua a credere, che il fatto fuflè nato da femplice curiofità de* Nocchieri, non da malitia , ò fine d'inganno . Però col tempo fi connobbe,che i fini de'barbari , benché occulti, erano indrizzati a'danni della Republica , come chiara- mente fi vide nel i6'45, che diede principio ali*infelico guerra di Candia. Era fucceffo ad Amurat, Quarto di quefto nome , Im- peratorde' Turchi, morto fènza figli , Ibraimo il fratello, che preflb di ogni vno era in concetto d^inabile à gouer- nare ; sì chelo ftefso Amurat, credendolo tale,volea,che il Chamde'piccioh Tartari fulsefuo Succefsore. Ma dal luogo, dou*eglieracuftodito, tratto da'Grandi della-» Porta,acciò non mancafsela Famiglia Ottomana, otten- ne con applaufo la Corona de'fuoi Antenati . Sul princi- pio diede legni di buon giuditio , poiché attefè à ftabilir le leggi , non fece mutatione nel goucrno, rinouò la pa- ce co' Principi Criftiani ^ né altro rumore d'armi fé , che s'vdiilè, che quello contro Cofacchi, per togliere dalle^ loro mani la Piazza di Azach,che per terra , e per mare in vano Libro Settimo* 4^f vanofuaflèdiata. Hor'auiienne, che veleggiando nel Mare Carpatio verfb la Meca vn Galeone Turchefco,ch e n'hauea vn altro , però più picciolo , di confèrua , incon- troffi nelle galee di Malta , che corfeggiaiiano per quello acque . Era la nane fmifurata nella macchinale da feicento fbldati ; quali tutti Giannizzeri ^ ben difefli ; il Tuo Capi- tano era brauo; ma Genlis Agà, che comandaua alle mili- tie y fi potea mettere nel numero de' più valorofi guerrie- ri . Tanjti armati allHkuano alla guardia di vna donna del Gran Signore ^ e di vn bambino da lui generato y che gi- uano y con gr.wdi ricchezze , a vifitare il corpo del falfb Profeta M.iumetto . Ciò credo non fapefìèro i Caual ieri, chelèlciputoThauefìèro, non haurebbero così al vino offefo Ibraimo , che hauea forze y e volere di vendicarfi . Ma eglino y che folcano le onde y per desìo di gloria y non di preda y veggcndo quel legno fmifurato s'inuogliarono tanto più di attaccarlo , quanto meno fi fperaua vi ttoria,. da quei y che fanamente la difcorreuano . Sei erano le ga- lee :, e non più , e il Vaifello fu in Coftantinopoh da Gen- lis afficurato per feflànta y tanto egli era poderofo 5 e po- tente. Temerario à molti pareua Tardire del Generale/ Boisbdrant, che col Configlio conchiufe Talfalto ; ma più a' Turchi, che pieni di confidenza,con le burle, e con le rifa fi apparccchiauano alla difefa . I Maltefi però non burlauano , e doppo di hauer rimefio la confèrua, che per k cannonate andò à fondo, fpinfero tre galee all'abbor- do della Gran Sultana, ( che cosi nomauafi la Naue) e^ con grande loro ltra:2;e furono coftretti ad ailontanarfi . La Capitana in tanto con le altre due galee , che ad vn Va- fcello Greco daua la caccia , fece ritorno, e vnita con cut- Ggg tala 402 Della Hiiforia di Corfò. ta la fqiiadra fìholìò lafìalto , gittando fopra il nimico fc- gno circa cinquecento Soldati ^ che in poco tempo riduf- fero la gran mole ad alzar bandiera bianca -, in fegno , che fi rendeua* 11 Capitano;, l'^gà 3 e quafi più della metà de' difen fori 3 erano mortij quando irimafti ciò fecero, con gran de allegrezza de'Caualieri^c'fiauean perfo il Genera- ìe^ e molti compagni^ oltre numero grande di foldatef^ ca 5 e di chiurma . Il facco fu riguardeuole, e la prefa del- la Donna > e del fanciullo ^ fu gloriofa 5 effendo la prima> volta 5 che del fangue Ottomano fi vedeffero Scfiiaui ira' Crifìiani. Lanaue, c'hauea patito molto, fi fommerfo tra Sicilia, e Malta , oue arriuarono le galee trion&nti., e tlepoierolafeniina, chemorìfrabreue, per vna ferita , chea cafo le fu data , e il bambino , che poi col tempo (i lece Crifìiano , e fi veftì iliabito di S.Domenico , e anco- ra in quella Religione efemphrmente dimora . Ma i Mal- tefi, per vn legno, cheprelero, fecero perdere a' Vene- tiani vn Regno , che bifognò cedere alla forza d'vn bar- baro, che in vece di vendicarfi contro chi gli kcQ oltrag- gioj fi riuolfe contro coloro, che non l'oflefero . Poiché, ali auuifo della perdita del Galeone , cominciò ad armarli Tempio Ibraimo, e fpargendovoce, che gh apparecchi erano contro Malta, procuraua, ches^addomentafìèroi Venetiani , che mai non chiudono gli occhi à gT interelfi della loro Republica . E in effetto fecero vedere , ch'era- no defìi, apparecchiandofi,malentamente,pernondar foipettoalTurcho della fua intentione; quando i Mal- tcfi alla gagliarda armatifi gli Aiuano à intendere di noiu temerlo , Se fi debbano que'Religiofi lodare delle grandi prouifioni, che fecero, non vie dubio alcuno j poiché di Libro Settimo <, 40^ S ragione a loro toccaua foftenere la violenza , nata dalle loro i ntempeftiiie in traprefe . Ma non per ciò fi deuona biafimarei Signori Venetianij che non fecero al loralc' preuentioni , che potenano , quando Ibraimo con loro non hanea caufa di romperla , e dal Bailo di Coftantino- poli erano afficurati, che il Gran Signorereplicaua giura* menti di non offendere la Republica. Né furono così fcarfe le munitionij, che non poteflero refiftere ;, fé la dif- cordia de' Capi, ma piùlanollra sfortuna, nonfuffero concorlè nella prima Campagna ad accrescere la buona> forte de gli Ottomani , Poiché fecero i Venetiani leuate numerofedifoldatefca; rinforzarono gli prefidij dellc> piazze piùgelofe 5 Ipedirono à Corfù il Colonnello Gii- dasjcon titolo di Comandante Generale delle tre Ifole, o con lui GioiBattifta GrimaniProueditor Generale del- le medefime; fu mandato in Candia con molte Compa- gnie di mofchettieri D.Camillo Gonzaga ; hebbe com* mifionedi aflbldare foldati'l Principe Luigi da Ef1:0; il Conte della Maffa hebbe ordine di mettere aflieme cin- quecento Corazzeje il Colonello Cofìa ^ e il Conte Taf- foni cinquecento Fanti per ogni vno , e pofèro in marc^ cinquantaquattro galee^ otto Galeazze, e buon numero di Galeoni , (òtto il comando di Francefco da Molino , che,con autorità di GeneraliOTimo, cfèrcitaua Tvificiodi Proueditor Generale del mare . E che fi potcua f ire di più nello fpacio di vn folo inuerno ? ]La Gran Sultana fu pre- fa nel 1^44, € nel quarantacinque a*confini di Maggio vfcì Tarmata Turchefca 5 comporta di cento ottanta ga- lee,e di ducento quaranta altri legni d'ogni forte, da Mo- done^ oue s'era fatta Umafsa de*Nauigli, chedoueano Ggg 2^ eoa- 404 Della Hiftoria di Corfii . condurre la gente fopra di Candia . Doppo di eiTerfi po- fta non lungi da Cerigo , Ifola^ che fiede in faccia alla Li- caonia, nauigò ella à dirittura) eimprouifacomparueà vifta della Città di Canea , che con la Metropoli del Re- gno gareggiaua in nobiltà ^ fito y e belieiza . Io mi fono trattenuto tanto fuora di ftrada , che appe- na truouo la via di ritornare à Corfià, doue fatta la elettio- ne di Teodofio Floro nella carica di Protopapà^ fi attefe à fortificar le muraglie con diligenza più efatta . Con Taflì- flcnza del Proueditor Grimani fé ne prefe la cura il Gene- ral Gildas y ò Giulio d' As, il quale già era nelllfola , e ha- bitaua nel Palaggio ^ che il CauaHer Vincenzo Marmora mio Padre gli diede addobbato di tutto punto . Poiché , non vi effendo ftanza del Commune per vn tal Perfonag- gio, e truouandoff 1 Proueditore confufo^ perche, fecon- do ghPriuilegi) non' potea togliere Thabitatione ad al- cun Cittadino, il mio Genitore gli offcrfe la fua,e Taftrin- fe con cortefia ad accettarla, con gufto grande del Grima- ni, che gli volea dare la Cafa Generalitia , che , come po- fta in Fortezza , fu rifiutata da quel Signore . Qui fé lun- ga dimora il Gildas , che intento alla fortifi catio ne fece^ Ipianare da cinquecento edifici nel Borgo di S.Rocco , con no poco danno de*Borghelàni,e fra gli altri la Chiefà maeftofa, che al luogo daua il nome 3 la quale cintai d'intorbo di molte delitiofe ville,fèruia , in tempo di eftà, 2' Nobili Veneti di ricreatione,e di Ipalfo . Indi fece auan- ti le due Porre, Reale, e Remonda due baftioni,fiancheg- giatidaibrtifsimibalouardi, per tenere dalle muraglie^ * quanto fi poteflè , il nimico lontano , Prouifto dunque a quello bifognaua per la difefa della Città, riuolfero i du^ Gene- Libro Settimo .ì j bLi 40 ^ Generali Tanimo à oflfcndere i Turchi , e liauendo qual- che corpo di armata ^ fra molte 5 che loro fi oftèriuano , fi determinarono all'imprefa di Patrafto, che 5 al dire della/ fpie, era facile à conquiftarfi . Molti Corfioti s'imbarca- rono, ma Morello Giuftiniano, vno di effi, armò vna ga- lea vebciOnna con huominidcirifola, edifbldati, e di chiurma la prouide fopra l'ordinario, portando cento perfone di più delle altre , che folcano il mare . Spefe del ilio, perche diece mila feudi, che paga il Principe , non^ puotero baftare à vn tale armamento 5 ma l'honore d'ef- lerne Sopracomito non hebbe miraali'interefse nell'ap- parecchio del legno . Quefto Nobile Corcirefe , co' fiioi Paefàni, fece nelle occorrenze palefe il valor della Patria, e fi diportò con gloria Angolare nel fàcco di Patrafso, dal- la quale fi riportarono ricche fpoglie, e buon numero di prigioni . Ma i Venetian'n tanto , fatti certi a' 2 5 di Giugno del 1 6^4 5 , che i Turchi la voleuano con loro , benché per la^ prigionia del Bailo di Coftantinopoli prima lofofpettaf- fero, attendeu ano , e à oflèruare gli andamenti dell'inimi- co, e à fortificare il loro partito coToccorfi de'Principi Criftiani. Mandarono il General Molino alle Ifole , e> Marin Cappello con cjiciotto vaflelli tondi , ventitre Ga^ lee, e due Galeazze al Porto di Suda , e nello fteifo tempo fecero fortificare il palio di Monfalcone nel Frioli , per impedire rauanzarfi à dodeci mila caualli Turchi , cho, su le frontiere della Carintia comparfi, minacciauan iTta- lia . Le fquadre del Marchelè Malatefta furono trafporta- te in Candia ; il Barone Echenford hebbe il gouerno dell' armi'nDalmatiaj il Caualiere della Valletta ottenne il pofto j\o6 Della Hiftoria di Corfù. pofto di Luogotenente Generale dell' armata ; e diiierfci iftanze furono fatte al Pontefice, che mandafle le galee^ flufiliarie verfo Corfù, per impedire a'barbari l'entrata* dell' Adriatico. Perògliaiuti di altre Potenze femprc^ fon tardi , e gli Ottomani velociffimi nell'operare hauea- 110 già prefb per affalto , con la morte di quattro mila di loro, e la perdita di quattro galee, il Forte di S. Teodoro , pofto fopra vno fcoglio , circondato dal mare . E dilpo- fti à maggiori conquifte, b^tteuano la Canea, qual cinfe- ro con trecento vele per mare, e con cinquanta mila huo* mini per terrajoltre i guaftatori, fantaccini, fèrui , e altri , che fi iparfero à predare i contorni , calcolandofi'l nume- ro della gente sbarcata a centouenti mila perfone , Era^ dentro della città fcarfo il prefidio rispetto al giro delle» muraglie , ma fuppliua il valore del Conte Albano , e la^ fede de'difenfori, che giorno,e notte aififteuano con i/pe- ranza, che fra brieue cederebbero le moleftie,pe'l foccor* fo,che afpettauanoda Andrea Cornaro,Generale di tutte le militie del Regno, che fi adunauano à quefto fine. Ma^, mentre biibgnaua da lontano alpettare le truppe , i Tur- chi replicarono il lettimo affalto, che , benché vigorofà- mente fòftenuto , perfuafe a'pochi, ch'eran rimafti'n vita dentro le mura , à non afpettarerottauo , in cui mal fi fa- rebbero difefi, e farebbe fucceflb, ò il facco con rouina de' Paefànì , ò la refà con meno vantaggiofe conditioni , Si trattò di conuenire, e di rendere la Canea , e il General Turco , che conceffe à gli affediati tutto quello , che vol- lero, doppo due mefi , e tre giorni di alsedio, memorabile per la morte di venti mila aggrefsori , hebbe la Pjazza a' ventilèi di Agoftocon eftremodiipiacerede'Criibani, Era • Libl'o Settima l 407 Era già perla fa città , quando il Principe Ludouifio^ Gè- neralifllmo delle fquadre aufiliarie, con le galee del Papa ^ di Napoli, di Sicilia, di Tofcana^edi Malta, fi congiunfo con parte deirarmata Venetiana, che lotto il General Molino Tattendeua y per fare qualche fattione, qualora fi fufsero i legni vniticon quei , ch'eranoin Suda co'l Pro- ueditore Cappello . Il diiegno era buono, e fé fi fufseprat- ticatopoteuafuccedere qualche battagha conilperanza di legnalata vittoria ^, ma , qual fi f ulse la caulà, non heb- be reffetto,che fi fperaua , I Turchi, che afsediauano Su- da, ou'era co'l Cappella anche il General Cornaro, norL^ furono afsaltatf , e fopragiugnendo la rigorolà ftagioncr non fi pensò, dall'vna, e Taltra parte , che à ritirarfi , per fuggir le tempefte , Se airinfermo Regno di Candia, fui principio del fuo male, fi applicaua la medicina , non ha- urebbeprelb quel vigore, che poi comparueinfanabik. Ma mentre più Medici confultano , e non accordanfi ne' rimedi, Fammalato peggiora, e la morte ineuitabilmente Tvccide, Pafsòl'inuernoin apparecchi d'armi, e di negotio j quelle lotto il comando di Francelco Erizzo Duce di Ve- netia , che fi offerfe à morir per la Patria -y quello maneg- giato co'l Re di Polonia, che per compiacere a'Venetiani s'era rifoluto di attaccar TOttomano . Ma fi oppole al negotio la Dieta dei Regno , che impedi al Re il muouer fc forze contro del Turco 5 e al maneggio dell'armi con- tradilfe la morte, che sii lo Ipuntar del 1 545 tolle dal mondo il Serenilfim.o Erizzo, con quel fentimento della^ Republica, che tra le fue difgratie'queiìa ftimò la mag* giore . Era già flato richiamato il Molino per le lue indi- fpo- 4o8 Della Hifloria di Corfù! fpofitioni, che mefi prima Thauenn ridotto aireftremo dellafuavita^ e per dare vn Capo alle fquadre, àcuilì portaffe cieca vbbidienza^ il Capo della Republica hebbe titolo di Generaliffimo ; ed egli apparecchiandofi à efèr- citare la carica 5 pria di folcar le onde fu afforto dal com- mune naufragio. Pianfe à caldi occhi Venetia, che fi prometrea felici fuccefll da vn tal Conduttiere^ e celebrati al defunto Principe fuperbiffimi funerali , venne alPelet- tione del nuouo iiipremo Comandante , che Ri Giouanni Cappello;, foggetto di iperienzaj,non ordinaria. Partì egli con grande rinforzo di legni , e arriuato à Corcira fece il fiio folenne ingrefib lotto di vn baldachino, foftenuto da' quattro Sindici della Città;, e precorfo da'due Cleri, Lati- no;, e Greco, alla Chiefa Cattec^ale inuiatofi , ini giunto afcoltò Mefsa, e Ij^arfè diuotamente le fuc preghiere. Ma, non permettendo il tempo lunga dimora 5 fece vela per Candia, feguito dalla Galea Corfiota,il cui Sopracomiro, in luogo del Giuftiniani indifpofto, era Giorgio Triuoli, che in ogni luogo fègnaloffi , e fempre fi Ipinfe il primo à incontrar rinimico. Molti de eli altri Cittadini accom- pagnarono il Cappello , il quale arriuato in Regno kce h raifegna di cinquanta Galee , f^ì Galeazze , quaranta Ga- Jeoni, e altri minori legni , che irebbero ftati valeuoli a dcftruggere, non Tarmata, ma l'Imperio delTOttomano , E con ciò tutto non fi vide legno di buona piega per la* Pvepubhca 5 poiché la Canea, aflèdiata dal Cornaro , non fi liprefe , e Rettimo , con la morte del ileflò Cornaro , fi perle , e i Turchi fòccorlero , à voglia loro , i compagni , per la poca rifolutione di combattere della noftra armata, e il grande ardire, c^haueano prefo que'barbari. Lalciamo di Libro Settimo J 40P dì gratia memorie y così funefìe , e fia oggetto del noftro difcoi fo, non più Candia, ma Corcira, oue Niccolò Del- fino^ chepe'l pafsaggio del Grimani all'vfficio di Proue- ditor Generale di mare , efercitaua la fua carica neUlfola, attendeua à fortificar meglio la Città, la quale in poco tempo vide mutationi fpefse di Comandanti . Poiché il Delfini^iatto Generale in Candia^cefse il fuo poila à Lui- gi Moccenigo ; e quefti ^ eletto Proueditor Generale in:^ Armata, diede luogo a Lorenzo Delfini , che vigilantiifi- mo fi fece conofcere nelferuigio del fuo Principe . Egli ri- fece molti mancamenti nelle muraghe, quali cinfè di guardiole , per commodo delle fentinelle 5 aggiufìòi for- ti, e, concorrendo il Commune alla fpeià, afsoldòmili- tie Corcirefi , e le /pinle in fbccorfb del Regno pericolane te. Cafopo in quello anno fùridotto àqualche miglior fortezza, temendofi da quella parte improuifo sbarco de' Turchi, che per tenere diilratte le forze della Republica , non lafciauano di campeggiar nell'Albania^neirEpiro, e in Dalmatia, oue acquiftarono Nouegardi , e tentarono , ma in vano,la fortezza di Sebenico . Più felice fu la cam- pagna del quarantafètte , e pel valore di Tommafo Mo- refini, che con ventidue Naui, poftofi tra'Dardanelli,osò fronteggiare tutta la potenza Turchefca 5 e per la buona condotta dello fteflb,cbeneirifola di Zia ruppe vna fqua- dra nimica, e fece prigione Memet Celebi , fratello del Bafsà di Algieri 5 e benché poi lafciaflè la vita nel com- battimento, che fece col fuo folo Galeone contro qua- ranta galee, che il circondarono,la fua morte, morte non., fu, fu tnonfo,e come tale furono in Venetia aireftinto ce* lebrate trionfali Tefequie , Ein vero rairacolof i fu lapu- Hhh gna, 410 Della Hifìoi ia di Corfù .' gna, doue la virtù preualfèin modo al numero, che la cre- denza fi fofpefe alla prima fama della difèguale battaglia. Doppo la vittoria di Zia, per tempefta di mare^fi diuifero le naui del Morcfini^e la fua rimafta fola, verfo Rafti fu dal Capitan Bafsà, con quaranta Galee , cinta , e berfagliata^ per ogni parte . Non fi perde d'animo,non mutò colore, non illanguidi la vocel'inuitto, e comparfo con le fue ar- mi nel mezzo de'fuoi , quafi cuore nel mezzo del petto , indufle in ogni vno coraggio tale, che alla refiftenza non_. folo, ma all'offefa fi accinfero . L'aria fi vide in fuoco , il mare infàngue, i legni'n rouina. L'abbordo fu più volte tentato, e più volte difciolto . Le vocide'combattenti, il bombo de'cannoni, il fracafìb delle rotture, chiamarono à quella volta due Galeazze Venetiane, che appena furo- no vifte, che fi diedero à vna vergognofilfima fuga , con^ h perdita del Bafsà Comandante,del fuo figlio, di Mufta- fa Agà, di molti Capitani, di cinquecento fbldati , di vna galea incendiata , faluandofi le altre , per fàtiar la rabbia.» dlbraimo,che in Coftantinopoli le fece tutte bruciare . Morirono de'noftri molti, mail Morefin'n particolare^, colpito in tefta , mentre animaua i fuoi al pericolofo ci- mento, che fé conofcere à gli auuerfari , che quando vuo- le, vale più di molte Fiere della Tracia vn fol Leone . Ba--. fìò quefto gloriofo principio, per tirar, come anello lun- ga catena , molte buone confeguenze à fìiuore de' Veneti, che , foftituendo al General Cappello il Proueditor Gri- niaiii , feppero, che quello non folohaueapoftoTafledio alle foci de'Dardanelli , ma più fiate dato la caccia all' Ar- ?nata Ottomana, chenonvolea cimentarfi, e che di mol- ti luoghi deLrArcipelago , à nome della Republica, s'era' refb Libro Settimo. 411 refb padrone. Né diuerfi erano gli progreffi nella Dal- matia, da Leonardo Fofcolo, preffo^ che tutta, ridotta ali* vbbidienza del Principe, con Tacquifto di Terre, e Città, ccon la ricuperatone di Nouegradi , chefù fmantellata . Sebenico , afsediata da quaranta mila Turchi , fu foccorfa dal Fofcoli, che conualcicente volle , che prouafTero gl'i- nimicilemortarinfirmità del fuo ferro. Xemonico all'- incontro, con la prigionia di Ali Bel, Sagnacco di Licca , e la morte di Durac Bei, fuo figliuolo era già in potere de' noftri,che fi ritirarono alla fine a'quartieri , per afpettaro il nuouoanno delquarantaotto, che contaminò le fortu- ne con qualche difgratia, nata dalla fortuna tempeftoiL del mare. Qualche fegno di pefte affliffe fu'l cominciar di que- fio anno llfola di Corcira , che nelle parti verfo Icf- chimo patì danno, ma poco, perle intercelfioni di S. Spiridione , e le diligenze vfate , eflendofi eft into, ap- pena comparfo , il male contagiofo . Affliffe sì oltre mi- fura tutti Tauniib del naufragio deirArmata Venetiana ^ con la perdita di buona parte deMegni, e della Galea^ Generalitia, edello fteffo Generale Grimanij il quale, partito da Candia, per girne a'Dardanelli per combatte^ re, ò per impedire Tvlcita alle natii nimiche, nell'acque-^ di Piarà fouragiunto dalla tempefta, mifèramente fi fom- merfe, Ataleannuntiofuneftofetemeffe Venetia, non vi è chi non lo giudichi; ma ch'ella temeffe à fegno di cedere à gli Ottomani, fciocco farebbe quello, che fi- gneffe di crederlo, LaRepublica è come la Palma, che^ s'inchina al pefo , e fubito fi folleua . Fece nuoua raccol- ta di foldati , e di legni 3 fi armaron galee , e Stelio Hhh z Cali- 4'i 2. Della Hiftoria di Corfù. Calichiopolo Sopracomito Corcirefè ne forni vna ^ chc^ gli fu confignata, d'ogni neceflàrio apparecchio ; e Luigi Mocenigo , ch'era in Candia Proueditore Straordinario deirarmi, fu fiibrogato, nell* vfficio di Capitan Generale , aireftinto Grimani . Portò tale auuifo vna Tartana , ca- pitata in Regno da Corfù, à onta de' Turchi, che, appro- lìttandofi delle noftre difgratie,aflediauano la Metropoli^ con tale oftinatiòne , che hauédola cinta il primo di Mag- gio y non fi partirono , che q' diece di Noiiembre , contro l'vfo di que' barbari 5 che non fogliono campeggiare in^ tal tempo. Quali fulTero gli auuenimentidiqueftoafle- dio 5 le fcrinono altri diftefimenre , e il valore del Gildas , che difefe la Piazza , è commendato da molti , a* quali ri- inetto il Lettore^ effendo la mia Storia^non di Candia, ma di Corcira , Egli è però vero, che trattandofi delle glorie del mio Principe, non pofsofardi meno à parlar incidcn- temente di quelle cofe;,che appartengono alle fue famofif- fime imprefe. Né poflb tacere l'honore,ch'egh s'acquiftò in Dalmatia,per mezzo del Generai Fofcolo, con la prefa di Clifla, ftimata inefpugn abile in modo,che,prima della^ vittoria , molti tacciauano il Comandante di temerario , Ma egli , fordo à gli altrui rimprocci , e intento al bene- ficio della Patria , l'afiàltò con coraggio,e rotto il foccor- fo di Tecchielì Bafsà dal Prete Stefano Sorich , Capitano de*MorlacchÌ3e poi dal Proueditore Giorgi vinto in cam- pagna lo ftefso Tecchielì , la coftrinfè felicemente alla re- fa . A tanti mali d'Ibraim s'aggiunfè l' vltimo , che fu la^ morte, procuratagli dalla fua ifteffa Madre, per mezzo de* Giannizzeri folkuati , che fìrangolarono il Primo Vilir , poi con la corda d'vn'arco il Gran Signore, e all' vltimo la Ikisa Libro Settimo. 41^ ftefla fua Genitrice crudele , che vide il figlio eftjnto, lèn- za pur verfàre vna lagrima . Tullia co*l Padre in Roma , ^ueftaco*! figliuolo in Coftantinopoli, diedero àdiuede- re, che talora il {èfsofcminile, s^accoppia con le Furie ^ che pur fono donne. Mehemet^ò Mau metto fuccefìè al Padre in età cosi tenera che poteua far a' Criftiani /pera- re, che fi ammoUifìèro quelle durezze, che hormaiper tre anni rhauean tormentati. Egli pur allora hauea compi- to il primo luftro , e fiprometteaogni vno, che vna boc- ca di latte non poteflcmoftrarfifitibonda del noftro fan- gue : ma i Grandi della Porta n'eran così fitibondi , che procurauano fucchiarne fino airvltima flilla. Si rinouò nel quarantanoue Taflèdio della Città di Candia con for- tuna nondiffimile à quella dell'anno trafcorfo , bcncho non fuflecosì lungo^principiando a' diciaflette di Agofto l'attacco^che fi difciolfè a' ventifèi di Settembre» Fece ma- rauiglie il General Mocenigo nelìadifefà di dentro , e Giacomo da Rina di fuora oprò ftupori 5 poiché con do- deci Nani , e altre fette di Bertuccio Ciurani , hebbe ar- dire di adaltar nel porto di Focchie Tarmata Turchefca , comporta di iettantadue Gelee , diece Maone , e vndeci Vaflèlli, ibpraui da diece mila foldati, i più efperti dell' Oriente , Si combattè con fierezza fu*/ principio , ma i Turchi 5 hauendo contemplato la rifblutione de' noftri , fuggirono a terra , abbandonarono i legni, de' quali furo- no bruciati noue VaflèJli , tre Maone,e due Galee , oltre^ due galee,e vn Galeoncjche furono prcfi nella battaglia . E fé non era il fuoco , che, accefo nella munitione de'Na- uigli vinti, danneggiaua i Vincitori;,che furono aftretti à ritirarfi,tutta TArmata nimica reftauapred<^ di fiamme , '414 Della Hiftoria di Corfu: Mancarono de gli Ottomani fettemila , de' Criftiani non più di tredeci 5 ottanta furono i feriti , ma feicento quei, che fi liberarono dalle catene de*barbari . Tali auuenime- ti fucceflèro nell'Arcipelago 5 mentre nella Dalmatia Ì2u pefte feruia di guerra y e la morte con la fua falce mieteua^ pili vite, che le fpade de' combattenti. Corcirafolafta- uainripofo, e il ferro Venetianoaccompagnaua con To- ro facendo , à compiacenza di Antonio Zeno , Generalo delle tre Ifole, vn buon donatiuo al Principe, cheipen- deua tefori . L'otio , che fi godea nelTlfola , diede moti- uo à Marino Marcello,Proueditore,e Capitano,di far nu- merare le perfbne , che in Corfù habitauano ; e fi trouò , che da cinquanta mila anime erano allora nel diftretto del Paefè, da cui mancauan molti, ò fparfi ne gli prefidijp fol- dati,e remiganti su le galee . Ne' tempi antichi aflai mag- giore doueaeifere il numero de gl'Ifolani, fé s'hà riguar- do alla loro potenza , che kce tremare la Grecia 5 ma hora piagne la fteflà sfortuna delle altre Nationi , peggio, chc/ decimate da gli anni. I milioni de* Romani oue fono > La folla de* Carteginefi come difparue ? La gente di Sira- cufa in qual luogo s'afcofe ? Per vna Coftantinopoli , eh' ècrelciuta,leintereProuincie fi fono /popolate. Babi- lonia è grande nel nome , picciola ne gh habitanti j e il Cairo contiene quanto ha di buono tutto il Regno di Egitto . In fomma, fé in vna parte fi creice , aflài più nel- l'altra fi manca; e pe'l fondamento di vn'edificio, che fi folleua , fé ne deftruggono mille , Roma antica giaco fotterra, e ogni vafta mole è calpeftata da vn'ordinario edificio. La culla accoglie vnfolo, centinaia di huomi- ni ammette nel fuo feno vn fepolcro . Se fi faceflè conto di Libro Settimo . Aif di quei, che nafcono, e di quei, che muoiono, oquanti zeribifbgnerebbeaggiugnere al numero di quefti, che aggiungono /opra T vnità de* viui belle decine . Non è la bilancia di Lucina eguale à quella della Parca 5 l'vna pe- faà pochi, Taltra, che l'hàpiùcapace, molti libra ad vn trattole fconta grofle partite al debito della colpa di Ada- mo. Inuecchia il Mondo, e peggiora nelle forze ; onde lefue generationi non ponno e/Tere così frequenti , come fi vedeuano ne* fuoi anni più vigorofi . Quindi non fia^ marauiglia , che pur Corcira patifca l'impotenza di vn^ quafi decrepito , che di raro con la Natura fi congiugne , e partorifce figliuoli . Senza numero furono già i Feaci , facilmente hora fi numerano i Corfioti , che vorrrebbcro le primiere forze, acciò conofcefle il loro Sereniflìmo Prmcipe , che fi come le picciole, così à fuo beneficio im- piegherebbero le piti grandi. Il fine del Settimo Libro. DEL- DELLA A DI CO RF V Defcritta DA ANDREA MARMORA. L 1 ^ K O O T T A r O. L L A felicità deirarmi Criftiane, che nel quaranrnnoue^come fi èdetto/ii- rono maneggiate con ogni fortuna,, , aggiunle nuoue glorie il cinquanta^ inuidiofò delle lodi , e benedittioni fi daiiano all'anno fuo antecelfore da' Fedeli ^ e da Veneti . Poiché Giaco- mo da Rina con le fue Naui alla porta de' Dardanelli chiu- fe r vfcita a' legni Tiirchefchi $ e il Mocenigo ; nipote del Gene^ Libro Ottano, 417 Generale , nel porto di Maluafiaprefe venti tra Galee , e» Bergantini, che voleuano traghittare in Candia nuoui foccorfi. Quello afsediaua da lungi Coftantinopoli, e quefto 3 doppo tale vittoria , cinfe di afiedio la Fortezza^ di S.Todero, e rhebbeperafsaltoconpocofanguede* fuoi , quando che nel prenderla i Turchi v'haueanoperlb più di quattromila perfbne. Ma non pono in quefto Mon- do le fortune difcompagnarfi dalle dilgratie 5 e il bene ha fèmpre qualche mifchianza dì male y con cui tiene indiui- fibile parentela . Leicoffe, c'hebbela potenza Ottoma- na , furono accompagnate da vn'orribile Terremoto^che fé vaccinare Tllbla di Corfù 5 oue la confufione y e lo fpa- uento fi videro à fegno y che meno farebbe comparfb il ti- more y feriforto Solimano fufse venuto , per vendicarfi . molti furono i danni y ma il maggiore nel balouardo di S. Atanafio^che fu dVopo rifare y più ftabile y e più fermo ; come fi fece, baftando appena a nuoui foli fondamenti di tutta la macchina la materia 5 tanto fi cauaron profon* di . Stimarono y credo io , co'l profondarfi tanto fotto la terra y d'incontrare quell'efalationi , che chiufe nelfuo ie- no y nel volere con violenza vfcire y la fanno fcuotere per paura . Vn aura prigioniera cagiona i terremoti;, perche^ le creature benché infenfate^alla Hbertà fempre afpirano 5 procurando acquiftarla, pur co'l mezzo dellerouine. E pure r huomo folle fai principio diuennefchiauo; e poco ftimandoTerfereliberoficomprò il carcere, oue con lui rhumana generatione fu chiufà . Quindi le careftie, mi- ferie y infirmità,morti,e in particolare le guerre , che dan- no titolo di vincitori y e di vinti 5 ma degli vni , e de gli aUrj fpedifcQno il priuilegio ^fcritto , e fugellato col lan- lii glie. 4 1 8 Della Hiftoria di Corfò : ^ue. Non vi è trionfo lenza qualche perdita; etra'fafci delle palme fuol mifchiarfi alcun virgulto di ciprefso^ò di mirto . E pur quefta regola vniuerfale patiice la fua eccet- tione: e i Vene ti ani nel 155 1 fecero conofcere^, che fi può vincere fenza danno, Haueano eglino {pianato S. Todero^per non dare occafionea'Turchi di ripigliarlo, quando, à Giorgio Morofini , Proucditor Generale, co- mefta la cura di Candia , fi moflero à incontrar Tinimico con ventiotto Naui , fei Galeazze^e ventitre Galee . Alla bocca de' Dardanelli , per prender lingua , fi drizzaron le prore; ma per via auuifato il Mocenigo Generaliffimo de' difègni de' barbari fi portò à Santorini , dal qual pofto fi vide Tarmata Ottomana veleggiar verfo Candia con^ cinquantatre Galee , cinquantacinque Galeoni, e fei Galeazze . Si fàrparono fubito le ancore , fubito al ven- to le vele , i remi fi diedero alTacque ; e alla coda bat- tcndofi rnuuerlàrio fu alla fineaftretto a riuolgereilca- pò , e ad accettarla battaglia. Ma disfatta quafi la^ Galea del Bafsà Comandante, e gli altri legni rouinati dal noftro cannone , i Turchi (limarono meglio il ritirar- fi , rimurchiando le loro Naui con le Galee, per mancan- za di vento , Lofteflbeiemploièguirono i Veneti, che non voleuanolafciarfifcappar dalle mani lènza gabella.» coloro , che voleuano introdurre ne' loro Regni merca- dantie , così grofle, d'huomini , e d'armi : e di tanto fauo- rilli fortuna, che sforzarono prima le Galee à lalciare il ri- murchio , poi coftrinlèro i legni rimafti à diuenire preda ò del mare, ò del fuoco, ò de'gloriofiflìmi vincitori . Tre mila Turchi morirono , cinquecento Criftiani furon tol- ti, dalle catene, quattordeci Valfelli furono prefi, efraj quelli Libro Ottano - 4 ^9 queftivnaMaona, e tre Sultane ^ e la medcfima Nauc> Generalitia ; e ciò con sì poco fangue de'noftri , che può dirfidificuronon viefferetragli allori della Republica. picciolo ramofcel di cipreflb . Così pugnauan su Fonde 1 Venetiani , e non meno glof iofamente combateuano in^ terra fotto la felice direttio ne di Girolamo Fofcarini;,Pro-=. ueditor Generale inDalmatia il quale^rompendo in cam- pagna Daniel Bafsà.chevolea foccorrere Duare, da lui affediata/i refe padrone della Piazza con quelle conditio- ni, chea lui piacquero di concedere, Auuenne quefto nel cinquantadue,nel quale in Corfù nelle parti d'Oros.e A^imfividevn'improuifafolleuatione di Villani, che^ armati faccheggiauano la campagna . Furono per ciò fpe- diti àVenetia quattro Ambafciatori , Dimo Beneuin, NiccolòCocchinijDemetrioPetetrino^eStamatelloBul- gari, à fine di fupplicarel Senato , che mandaffe à prende-- re informatione della caufa di tale riuolta, e porui,con gh opportuni mezzi , qualche rimedio . Girolamo Fofcari- ni, ch'era Proueditore, con ogn'induftria , e diligenza at- tefe à tale negotio, efercitando , fi come in ogni altra oc^ cafione , anche in quefta gli atti del fuo prudentiiTimo ze^ lo . Ma il Generale Marco da Molino finì l'opera 5 perche vfcito con conueneuolefoldatefcafuora della Città, in^ contratofrn que' ribelli, diede loro yna buona rotta, e de' prigioni, che molti furono, fece quello , che alla giuftitia conueniua. I Corcirefi lieti dei caftigo de' rei, che traua- gliauano la Republica oppreflà, procurarono, moftrata la loro fedeltà,folleuare il buon Prmcipe^ onde fecero Con-- figlio,oue Vittor Capodiftria, e Ottauio Marcoran , Sin- dfci , propofero ^ e determinofll di aggregare al corpo de! lii z jTaede- 420 Della Hiftoria di Corfù, itiedefimo Configlio que' Cittadini, che pagaflero vna tal fomma, qual dourebbe impiegarfi nella guerra di Candia. Qui frattanto nulla di rilieuo fucccfle , hauendo i Turchi fuggito rincontro della noftr'Armata y che già s era dit pofta al cimento, per fègnalare le glorie di Leonardo Fo- fcolo , che n'era direttore in luogo del Mocenigo . Que- fto fu Tanno feguente rieletto alla carica di Generaliirimo, perche quello , per le fue indifpofitioni , chiefe licenza di ripatriare, ma prima fucceffe la perdita , che fecero i no- fìri a' Dardanelli , doue Giuieppe Delfino , Capitano de* Galeoni , con quindeci Naui , e tre Galeazze , all'alito da quarantacinque Galee/ei Maone^e ventidue Vafleli Tur- chefchi, fùaftrettoà ritirarfi, lafciando due legni al fuo- co 3 e altrettanti all'acqua . E con ciò tutto i nimici , cho nel combattimento di fei hore hebbero più danno , che non ne fecero , non ardirono di pafìare in Candia , timo- rofi d'vua feconda battaglia , qual loro fu poi preièntata-i dal Mocenigo , che venne da Venetia 5 e per la ftefsa cau- fa della fua venuta, da'barbari , che il temcuano , non ac- cettata , benché di lunga mano fuperiori di forze . La fu- ga fu il loro fcampo , e il valore del Generale fu caufa del- la lor fuga 5 poiché di lui haueano tale paura,che con du- cento quaranta vele non hebbero ardire d'incontrare lo noftre , che non eran piiì di fèttanta . La morte, che tolfe dal mondo il Mocenigo , li liberò della tema , e la fua vir- tù li perfuafe a moftrar fegni di duolo, comparendo Ic^ Galee de'Bei à vifta di Candia con nere diuifè , e con le> bandiere , che fi ftrafcicauano per l'acque j à efèmpio del- le quah pur le mililie di terra^ per ordine del Capitan Baf- sà,{i vcftiron di luto . Ma non perche a'noftri mancafsc vn Libro Ottano . 42.1 vn tal Capo mancò il cuore , che più vigorofo s'accinfe à reprimere rinimico, che fino sii le porte della Metropoli faceua continoue correrie . Marco da Molino, Generalo in Regno, l'audacia deTurchi riprelTe con le ibrtite ; no fece poi meno il valorofillnno Andrea Cornaro, cho nella carica fugli foftituito . Quefto , à iftanza de gli Ambafciaton Corfioti , hebbe Tvfficio di Generale del- le tre Ifole, e cominciò à formare procedo fopra la folle- uatione de'Villici , ma quando fi attendea qualche pu- blica dimoftratione deireccefib , fi fopi ogni cofà , ò per- che la piaceuolezza del Principe cosi volle ; ò perche l' vi- cera communicaua con qualche parte vitale, e nobile, da cui bifognaua, che il tafto di ferro fi allontanafio. Bafta che, qual fé ne fuffe la cagione , fu pofto filentio al delitto dal Cornaro , che pafsò doppo in Candia à far co- nofcere , che il taglio , che non volle dare in Corcira , fo l'era riferbato iui à danno de'Turchi . Fu il fuo pailaggio nel Regno l'anno cinquantaquattro, fatale al Mocenigo , il cui cadauere , trafportato à Venetia , hebbe gli honori douuti al merito di quella grande anima y che intempefti- uamente fi diuife dal corpo . Aireftinto fuccefse Girola- mo Fofcarini , che doppo di hauere introdotto foccorfi'n Candia , e mandato Lazaro Mocenigo , Capitano de'Ga- leoni, eilProueditorMorofini alle fauci de'Dardanelli, nelle bocche d'Adro , forprefo dall' vltima malattia , perfe la vita. Ma per la morte <ìé. nuouo Generale niente auan- zarono 1 Turchi, rotti, e disfatti dal folo Mocenigo; ben- ché queUi numerafsero fefsanta Galee, otto Maone ,0 trenta nani da guerra , oltre fefsanta Galeotte ben rinfor- zate; e quefto non hauefse, che trenta Vafselli, due-» Ga- "/j^iz Della Hiftoria di Corfù . Galeazze, e otto fole Galee ; efsendofi partito per Candia il Morofini con quattordeci Galeoni , quattro Galeazze , e tutta l'Armata fottile , per alcune faccende del Regno . E pure gli Ottomani , doppo molte hore di fiero com- battimento , perfèro quattordeci Naui , vna Maona , vna galea y cento cannoni quafi tutti di bronzo ; e i Veneti , con Tacquifto di feicento fchiaui non numerarono de' morti tra loro , che cento cinquanta foldati . Né qui fer- maronfi le vittorie , hauendo già il Proueditor Morofini co'l General Borri conquiftatol'Ifola Egena , e nella Ma- cedonia la piazza importantiflìma del Volo, e la fua Cit- tadella, che cefsero à gli afsalti de'vincitori . Ma in Cor- eira fuccefsero altrimenti le cofe , e la Torre delle pefchie- re di Butrintò venne in potere del nimico,non perch'egli rhauefse con la forza, ma perche a'noftri parue allora be- ne di abbandonarla . Fià il luogo afsediato da*barbari , e-» nel medefimo tempo venticinque perfone 3 che attende- uano alla pefcaggione , e doueano in tal congiuntura di- fenderlo , vilmente fuggirono , lafciando il Caualier An- tonio Marmoran , che iui à cafo fi ritruouaua , folo con,/ cinque di iua famiglia, il quale coraggiofo s'accinfè à re- fiftere, I bombardieri fé n'erano anch'egiino iti per pau- ra, onde à lui conuenne far tale vfficio con sì buona forte, che fece macello de'Turchi,i quali,diffidando di loro ftef- fi, per iftrade difagiofo fecero condurre il cannone dcu Deluino,ecominciaron la batteria. In tale flato veg- gendofi'l Marmaran fcrifseà Stefano Magno Prouedito- re, e Capitano di Corfu,per foccorfo,e la fua lettera fu del fèguen te tenore. Libro Ottano . 425' IlluJìriJJ]'^' ed Eccellenti^/*'' Signore . IL cafoy apportator di molt'inafpettati fuccefsiyfece , che io mt trouafsi d "Butrinto ^mentre e aUuano quindeamila^ Turchi j tra pedoni ^eda cattai lo y con animo di hauer in ogni maniera la Torre y per farfi poi padroni della Pefchieria, Il tutto lor farebbe riufcitOyfendoche njenticinque PefcatoriyC due bombardieri y che cujìodtuano il luogOy non così tojio 'X'eduta la, faceta del nimico affieno mefsnifuga , non a;alendo neprote^ fiy ne ammonitioni , per farli fermar e . Rtfoluei per ciò io con cin(]ue miei huomint y pia tojìofagrifcar lamia^itay che ce" dere ilpoflo al nimico . La difendiam.o dunque a più poterci > ne manchiamo di offendere i Turchi con molti tiri d* artiglici riay che qui fi ritruoua . Ada hora , ijedendo auanzare leforz^ de'medefimi col cannone y dal quale njengono fatti molti rom- bi y con pericolo euidente della perdita della Torre 5 lafupplt- chiamo ci prouegga di gente y e munitione quanto primuy per af- ft curar e quefio luogo y acciò non diuenga ricetto di Turchi , Io frattanto non mancherò y con tutto il mio potere y di difenderlo fino aWnjltimofpirito. B qui d F.E. humilifsimamente^^ m'inchino . Dalla Torre di*Butrinto a'd\ 20. Maggio 16^% Dell' B.K Humilifs. e Obligatifs, Seruitore Il CauaL Antonio Marmerà, Letta dal Proueditore la lettera , confultoflì'l negotio tra' Capi di guerra, e fu ftimatoimpoflìbile il difender quelpofto, eflendo le mura debili, cnonterrapianatof onde 42^4 Della Hiftoria di Corfù. onde fu al Marmora fcritto, cherabbandonaflc, con.. carta>chedic€ua« LAfedey ch'elUy conperìcolo della propria 'vitaydimoftra^ in cotejìa occafioue ^erfo il Publico y la rende degna di e [fere contrac ambiata dellagratta del Senato s ne mancherò io d'atteflareyappodt cjuelloyil fuo impareggiabile njalore, ^an^ toalfoccorfo ci ^ieneda leiaddimandato yjìimandonottm" pò f Slide il fofienere la Torre , [ara contenta inchiodare i Fai" conetti y leuare i Mafcoli y e Mofchcttom y e co'l ^crgantino , che perciò gli mandiamo y non faccia di meno dipartirfi d^z^ cojlì. (^c, Corfu z I Maggio 16$^, Stefano Magno ProueditoYyC Capitano . Riccuuto quell'ordine, partiflìl Caualiere, e con fom- mo dolore lafciò la Torre a'Turchi, che poi fabbricarono iui predo vna Fortezza Reale^ed efclufero quafi totalmen- te dal dominio di Terra Ferma i Corcirefi . Ma la perdi- ta di vna Torre fcontarono Tanno appreflo^ che fu il i6^6yi Veneti^ con la prefà di due Ifole celebri^Lenno, e Tenedo y e delle Naui y e Galee dell'Armata Turchefca^ , che fu totalmente fconfitta, non hauendo i noftri perfo di rilieuo, che Lorenzo Marcello Generahifimo^ colpito da vna palla di cannone in vn fianco. Fii quefta vittoria^ infigne, perche di feflanta Galee y ventiotto Galeoni y ^ fioue Galeazze ;, non fi faluarono y che quattordeci legni co'l Capitan Bafsà, il quale fi era dato à intendere, che fa- cilmente haurebbedeftrutto lefquadre Venetiane, che^ non coftauano^ che di feflanta cinque vele in tutto , coni- prefcui Libro Ottano l 42 f prelèuile Galee della Religione di Malta. Hor mentro- qui le fpade , in Corfià fi maneggian le penne 5 e ladouo dairArcipelago s'ergon trofei a Pallade, in Corcira fi ibl- ìeuan Academie alla fbrella Miiierua . L'ingegno Corei- refe, che nel naturale non ammette fuperiore, hauea bilb- gno delle colture delFarte , per non la cedere à qualfifia./ intelletto di Grecia , oue fiorirono vn tempo le fcienze-» più nobili . (^nindi flitta vna fcelta di trenta fra Religiofi , Dottori, e altri , che amauano la virtù , fidifpofero à vn*- adunanza di lettere^di cui eleffero Principe la prima volta il M.R. P.Maeftro Gregorio Gritti dell'Ordine Eremi- tano di S. Agoftino y e Cenfori Niccolò Quartano Caua- liere , e Panagioto Giuftinian , con Spiro Altauilla , e Se- gretario Demetrio Ricchi . Vollero , fotto titolo di A S S 1 C V R A T 1 5 per imprefa due Rupi, fopraui vn.* Leone, quafi Hbrato in aria, col motto /Jisfemper s e con ciò diedero à intendere , che il loro efercitio mai non pa- tirebbe al teration di fortuna, loftimo, che fi feruiflèro di tal piùtofto Simbolo , che Frenofchema, per alludere^ alla Patria, e alla Republica dominante, che Taffidauano j quella con le due Rocche della Fortezza Vecchia, quefta> co'lfuo inuitto, e generofb Leone, Poiché per altro le giufte regole dell'Imprefa , della quale le conditioni foru molte, fallerebbero nel Corpo, non efì'endo proprietà conofciuta del Leone TalTicurar , quando in aria fi libra. . Dico quefto, perche i Signori Latini non fi credano , che fehaueifero i noftri Greci voluto fare vn giufto Freno- fchema , che pur vanta per Inuentrice la Grecia , farebbe lor mancato il modo di farlo con quelle regole prefcriuo- no i libri de gli Scrittori più faui. Ma fé in Corcira par che Kkk Mer- ^ z 6 Della Hiftoria di Corfù , Mercurio regni, Marte alerone trionfa, e i VenetianJ fan- no ftrage de'Turchi, che rouinati , e deftrutti non hebbe- ro in tutto Tanno altra confblatione , che della morte del General Marco Aboris nobile Fiorentino, che, com'- Eleazaro , hebbe fepolcro nel fuo trionfo . Quefto vaio * rofo ]:>ucc, conducendo à Corcirala Moglie , chellfola-» € hauea eletta per habitatione , incontrò con la fua Nane treVafìelljBarbarefchi, da'quali afsalito fi difere in mo- do, che li coftrinfe allafugaj marimaftoegli nel conflit- to ferito^ poco doppo il fuo arrido in Corfù , refe l'anima al Creatore. Si fecero aireftinto fuperbiffimi funerali nella Chiefa delFAnnunciata, e i fuoi Elogij fi fcrifsero in marmo , acciò il tempo trouafse materia dura al luo den- te, di ibuerchio vorace. Alla voracità purede'Miniftri del Reggimento pole nmedio Gio: Dandolo, fpedito dalla Republica , à richieda de'Corcirefi , per tafsare lo .pnghe 3 che fi fcuoteuano lenza mifura , con formar pro- ceffi di niunrilieuo, a fine di elfigger fommedinon pic- ciol momento. Alle volte Tintegrità de'Supremi vieiL# macchiata da'loro familiari più baffi ; e Tinnocenza di quelli, per gli misfatti di quefti, fi rende apparentemente colpeuole . I ièrui talora fon dishonore deTadroni , e gli efecutori fan parer fenza /ènno i Capi della Giuftitia . La perdita delle battaglie, benché nafca dalla viltà de'foldati, s'attribuifcea'Generali; e lacattiua direttione delle im- prefe toglie la gloria à quei , che comandano , e pure fa- rebbero ben guidate, fé gli Vfficiali faceflèro il debito lo^ ro neireièguire quello , che fu importo fàuiamente dal Duce . E al contrario tutto Thonore è del Comandante , quando gli ordini fuoi, pofti bene in prattica, fanno ac- quifto Libro Ottauo.^f)n 4x7 quifto di vittoria 5 e di trionfo . Quindi viiie immortalo la fama di Lazzaro Mocenigo , che nel i<557ruppc,ero- uinò i vafTelli Barbarefchi^ prefe il Forte di Siiazich 3 fece preda de'fuoi legni qiiindeciSaiche, e due volte trionfò dell'Armata Tiircheica , benché il fecondo conflitto gli coftaffe la vita , pe*l fuoco accefo nella munitione di fua^ galea . Morì di fuoco chi era tutto ardore , e le ombre della Parca Taffalirono fra le jfì^mme, che il renderanno luminofo fin che il Sole s'aggiri . Doppo^ ch'egli s'eftin- fe fra le vampe^ qualche fcintilla di buona fortuna hebbe- roi Turchi nella riprefa del Tenedo^ abbandonata vil- mente da'difenfori , che poteuano appettare i foccorfi ^ e mentenere quell'lfola , che teneua Coftantinopoli'n vn^ continuo affedio , e in perpetue fciagurc . Cattaro nella^ Dalraatia fi difefe 5 e la Parga nella Terra Ferma di Corei- ra fi mantenne pel valore di Luigi Beneuiti Corfioto^che la guardaua con titolo di Caftellano , e Gouernatore . Il Beico, e Inco Bafsà con puattro mila tra Fanti ,€ Caualli, comparuerosùlacollinadiLitizza dirimpetto alla Parga, e sfodrando vn di efll la fcimitarra sfidò i noftri à batta- glia; indiauanzatifialmonticellodiS.Saluatore, non., lungi dal Forte, minacciauano più da vicino l'attacco 5 ma da Giorgio Culifi<:h con la fua Compagnia di Schia- uoni , e dal Beneuiti con parte del prefidio battuti , furo- no aftretti à ritirarfi, lafciando ottanta deloro diftefi sia la campagna . Con ciò tutto non fi partirono i nimici, e fui Colle di Litizza accampati afpettauano il cannone, qual venne, e fi piantò la prima batteria nel medefimo pofto di due artiglierie delle Comenizze, e otto gabbioni ; vn al- tra, pur di due cannoni di fefianta, difefi da dodeci gab- Kkk 2 bioni, 42.8 Della Hiftoria di Corfii . l)ioni,fi difpofe à S.Saluatore ; e la terza fimile appiedi del- la Collina; onde da tre parti àvn tempo fu colpitala^ Parga, ouc i noftri, non la perdonando à fatica^, haueano, con trincere, con baftioni, e con fortite, procurato di di- fendere la Terra , e impedire le opere de gli aflalitori Ot- tomani . E fu tale la diligenza degli Aflediati^ che alla fine i Turchi, veggendo di non far nulla, fi tolfero con vergo- gna da'loro polli , lafciando a'Corcirefi la fama di vn va- lor, fenza pari . L'auuedutezza delBonauiti hebbegraa. parte nella ritirata de'barbari,i quali fcarfeggiando di pal- le da cinquanta, e da feflànta , quelle , che tirauan di gior- no, facean di notte raccogliere 5 del che auuifato ifCo- uernatore promife vn quarto di reale per ogni palla , che gli portaffero, e in poco tempo, glie neconfegnaron tre- cento . Ma il Beico, che pieno d'aftio non potea foffrire, che vn vii Caftello gli hauefle fatto tale refiftenza , Tanno feguentedeli558ritornò confei mila Turchi da fattio- ne, quattro mila guaftatori, e con molti cannoni , che da tre mila tiri fecero contro la Parga , dentro alla quale Spi- ro Petrctino, ch'era fucceflb al Beneuiti, valorofamente fi difendea . Otto mefi fpefe in vano il Beico , poiché fu tale la coftanza de gli affediati ; e i foccorfi , che di mano in mano inuiaua al luogo Lorenzo Sagredo, allora Proue- ditore, e Capitano di CorfLi,hebbero"cosl buona condot- ta, che difpernto Tinfedele fciolfe Taflèdio, e con la perdi- ta di due mila huomini pien dì confufione aliafua ftanza^ fece ritorno. Né piia felice fine forti l'i mprefa, che nel medefimo tempo difegnarono i noftri fopra S.Maura,fot- toladirettionedelProueditor Generale delle tre Ifolo Marino Marcello,il quale co'ì Priore Biechi Comandante delle Libro Ottano . ^zp delle Galee Pontificie, e con le tre Galee di Coi fU;, di Ce- falonia^eZante, e molti bergantini, fopraui buona mano di Corcirefi , partiflì , per togliere a'Corfàri quel nido in- femiilìmo di Pirati. Ùhaurebb*egli prefo, iè fcoperto prima, e poi da' Soldati Papalini , che fipofero àfaccheg- giare i borghi, non fuffe flata difinefla Tordinania, che m talcafobifògnauaofferuare. E pure fé ilBichi voleua-. ritornare airafsalto, facilmente farebbe caduta la Piazza , priua di vittouaglie,e delle neceflarie difefe; ma egli volle partirete tolfea'Venetilagloria di vn così nobile acqui- lo . Si aggiunle à quefta cattiua condotta l'incendio del depofito della poluere, fabbricato con fomma induftria, e gran maeftria da Filippo Pafqualigo Generale intenipo del fuo gouerno dentro la Fortezza vecchia della Città di Corcira. Duefoldati Francefi, auidi dirubare,penetraron nel luogo , oue chiudeuanfi quaranta barili di poluere , o mentre s*ingegnauano dar mano al furto , da vna corda.» iìccefa cadde vnafauilla di fuoco, che, in vn baleno attac- candofi a quella materia combuftibile , diuampò con_- rouina non folo del ridotto, ma di molte cafe conuici- ne, che vccifèro quaranta perfone nella caduta. Moiì fra gli altri Spiro Altauilla, infigne e nella Nobiltà, e nella medicina; e più numero reftato farebbe per gli fafll , che volarono fopra le ftrade , fé la notte non te- nea ritirati gli huomini dentro le ftanze . Ma fé qui arde il fuoco fopra la terra, nell'Arcipelago brucia fino su l'ac- que, e i Veneti dan la caccia a'Turehi, e poi nel nana- le conflitto riportan vittoria , con grande ftrage do gli auuerfari , a' quali tolfero l'importante Fortez- za di Caflel Ru(fo. Ma tali cofe furono nel 1559 , non '4^0 Della Hiftoria di Corfù . non elfendofi nel cinquantaotto fatta cofa di gran mo- mento pe*l naufragio dell'armata Venetiana , che mancò poco non perifce intera fra Tonde . Luigi Giurano fucceC- fé in quefto anno al Marcello nella carica di Generale del- le tre Ifole , e dì fuo ordine fi rifece la ftanra della poluere, hauendonelacurailProueditore, e Capitano di Corfù Giacomo da Canale . Arriuò in tal tempo il nouello Ar- ciuefcouo D.Carlo Labia Nobile Veneto, da Aleflandro Settimo, Sommo Pontefice, tolto alla Religione de'Che- rici Regolari , oue fioriua in bontà,e dottrina , e donato alla noftra CattredaIeconfbdisfattione,e de'Greci . Que- llo Prelato, di cui non può fcriuere quanto egli merita la mia penna , accolfe con tale amoreuolezza tutti , che tut- | ti rimafèro , più che dalle fue braccia , dalle catene di vn' affetto indiflblubile al fuo gran merito auuinti . Sul prin- cipio diede gran gufto a* Corcirefi , quando à gli Hebrei, che fecondo Tvfanza andarono à portargli la legge, fece vn difeorfo, degno di vn huomo, che neiritalia hauea fa- ma traTredicatori più fmgolari. Sono i Corfioti natu- ralmente poco amici de*Giudei , co' quali Tanno auanti haueanohauutodifparere, percaufa, che contro gli or- dini del Senato pur s'vfurpauano Stabili , e fi auualeuano di Serui Criftiani 5 cofa , che , à iftanza del noftro Com- mune , il Generale Lorenzo Delfino prohibi loro , togli- endo à vn tal Chaimo vn Palaggio, ches'hauea Ibntuofit fimo fabbricato . Nonpoteua dunque meglio lufingare il genio de' Corfioti TArciuefcouo Labia, benché per al- tro fono le fue qualità così celebri,epe'l difintercfse, e pef la modeftia,e per la piaceuolezza, e per l'amor del fuo oui- le y che chi non lo ftima , e Tama , ò è cieco di mente , ò non Libro O ttauo ; 431 noi! ha ragioneuole rintelletto. Sorfe,doppo ciò Tanno i (55o,che con la prefa di Schi- atti^, fatta da FrancefcoMorofini, Capitan Generale , e Tapparecchio vigorofo, che fi facea, prometteua vna Cà- pagna veramente fehce . Ma i giudicij humani fpeffo er- rano, e talora d'onde fi penfa raccogliere glorie , fi mieto ignominie . NelTlfola di Cerigo sVnirono co* legni Ve- neti le iquadre aufiliarie, e il Principe Almerico d*Efte fi fé vedere con numerofacomitiua e di Caualieri, e di Ibi- dati 5 che nella raflègna compirono con le altre militie vn Corpo di vndeci mila e ducento fanti , e più di mille du- cento Caualli , fi'a' quali feffanta de'Corcirefi , che volle- ro con le fpefe del Commune militare per la Republica . fi fece lo sbarco in vicinanza di Canea^ ma da Turchi bat- tuti il rimbarcai ono i nollri , e con altro difegno veleg- giarono verlb Candia, a fine di accignerfi alTelpugnatio- BediCandiaNuoua, in faccia alla Vecchia, eretta già da' nimici . E pure qui s'hebbc duriffimo incontro , per Tauidità di rubare in tempo , che fi douea combattere con gli Ottomani , che atterriti meditauan la fuga, e pe'l dit ordine dell'Efercito Criftiano fatti impenfatamente ani- raofi . Tal fine hebbe vna mofìa,che fé tremar T Oriente: ma più profperi furono i fuccelfi'n Corcira , doue Luigi Cintano meditaua gran cofe ; e fé le forze hauefìero cor^ rifpodo al fuo coraggio, poco farebbe rimafto a' Turchi nella Terra Ferma, da loro occupata . Mandò il Prouedi- tore Niccolò Barbati , per ifpiare lo flato della Torre di Butrintò,con ifperanzadi cacciarne gl'infedeli , e di nuo- uo ridonare al Principe gli emolomenti delle pelchierc . Partiflì'l Barbati , e veggendo difficile hauer con l'armi! Por- 43^ Della Hiftoria di Corfù. Forte 5 volle tentare raaimo del Comandante Turco , dal quale non hebberifpofte y che dubie , e poco confac- centi al fuo genio. Onde fi dilpofealla violenza da qual- che militare ftratagemma induftriofamente accompagna- ta 5 e in efècutione gli riufci di mettere i fuoi generofidi- •fegni . Concertò egli co'l Generale il modo di forprende- re il luogo 5 eritiratofiàGerouaglia gli capitarono {ci bergantini ^ bene armati con l'auuifo ^ che il Giurano cou altri fedeci bergantini, e due Galee , fra le quali la Cor- fiota, eranell'Armura, daButrintòdifcoftatrefole mi- ^ glia . Allora Niccolò fcegliendo tre legni , e caricatili di 1 militie 3 li fj>infe alla bocca della fiumara di Butrintò dalla 1 parte di leuante , e iui fé fare lo sbarco , indi auanzandofi naicofe le foldatefche dentro vn bofchetto, lontano dalla-» Torre vn tiro d'arcobugio 5 edeglicondue felluchefifè; vedere nel lago . Non videro i Turchi la mattina , efl'en-. do ogni cofa fatta di notte , che quelle due barche dalle^ .| qualil Barbati facca fegno al Comandante di volerfi par- lare . E quello , c'hauea riceuuti molti doni y e ne fperaua de gli altri , fcefe fubito , il fimile facendo Niccolò , con-» quattro fuoi confidenti y e fi abboccarono affieme . Non s'accorfe mai d'inganno il barbaro, fé non quando dalle felluche fi cominciò à sbarare contro deTuoi , che malme- nati fi ritirarono al Porterà cui fu attaccato da'foldati, ch'- erano nel bofco , il petardo con rouina della porta, e ficu- ra iperanza della conquifta . Poiché già erano arriuati al- tri rinforzi di gente , che mandò con vna Galeotta il Ge- ceraIe,checomprefè dal rumore de'colpi, che i noftri era- no alle mani con l'inimico. Ma non fi perfero d'animo i Turchi 3 rifoluti anzi di morire , cherenderfi , epure alla.' fine Libro Ottauo ; 455 fine bifognò darfi alla difcretione de' noftri, che per ifni- dare quelle volpi dalla tana fi auualfero del fumo , accen- dendo fotto l'arco , che foftienc la torre , molte falcine . Conia medefima felicità fu il giorno feguente prefa la-* Fortezza^ che fu fabbricata da gli Ottomani ; poiché per tema del cannone, che fi minacciò di condurre, elpofero bandiera bianca^e fi refero à patti . Lieto il Generale del- Tacquifto , vi lafciò per guardia ducento foldati e ritor- nando vittoriofo à Corcira hebbe gli applaufi de 1 popo- lo , che benediffe gli aufpici fortunatifluni del fuo y per al- tro giufto 5 gouerno , Ma poco egli ferraoilì , ambitiofb di ftendere lefue glorie^come sii la terra, anche fopra dell' acque , quali defideraua liberare da'Corfari , che l'infefta- uano . Seppe , che in Lepanto fi fabbricaua vna Galea da Durach Bei, famofiffimo Pirata, à fine di feruirfene a'dan- ni de'Criftiani j e rifbluto di togliere dalle radici quel fé- me cattiuo , che da tal legno haurebbe fatto nafcere frutta di fciagure, fi pofe all'ordine con la Corfiota, Sopracomi- to Antonio Quartano , e vn'altra Galea guidata da Anto- nio di Mezo , in cui luogo comandaua Vincenzo Mazzo- leni nobile Candioto,qual poi lafciato l'impiego s'accasò con vna Cittadina Corfiota di nobiltà non ordinaria j e molti bergamini per partire, con ogni fecretezza , verfo doue il guidaua l'ardire. Andò à Lepanto, incendiò la^» Galea , due Galeotte , e vna felluca , faccheggiò la Terra , ritornò trionfante. Ma fé il Giurano deibuggeftanze di nimici,altroue vn Corfioto edifica habitationi di amici ^ poiché in quefto anno foUeuolfi vn feminario prefìb S. Giorgio de' Greci con le ricchezze di Antonio Flangini Corcirefe; il quale in Venetia facendo l'vfficio di Auuo- Lll cato, 4^4 Della Hif!of ia di Corfò. catOj per lafua rara eloquenza accumulò gran tefbro, Lc file parti eccellenti moflero i Paefinii ad aggregarlo fra' Nobili > ed egli ^ grato al beneficio della Patria ydifpofe/ nel Tuo teftameto ^ che mancando fenza fucceflbri vnVni- ca figlia, chebauea^accafata con vn di Cafa Soranzo^ che iti Procuratore di S. Marco , le fte facoltà feruiflero allab fabbrica del Colleggio, Auuenne il eafo, morendo pri- ua dì prole la donna, e fi die mano all'opera^chefarà viue- re per fempre il nome del fuo Fondatore , quanto celebre/ nelle lettere, altrettanto famofb nella pietà del fuo zelo , Nel Regno di Candia intanto non fi ftaua in ripofb,e i Turchi^ non potendo venire à capo di prendere la Città capitale,sfogauano contro de' prigionieri la rabbiii. Non vi fu crudeltà , che contro di loro non vfafler o 5 e perche/ neirvnione accennata dell'armi , i Greci dell'Ifola fi mo- Ararono fauoreuoli a' Venetiani, non andarono, anch e- glino, efenti dalla barbarie,che rouinaua le loro cafe,e de* tìgli , e delle loro mogli facea macello . Era Creta tutta vn laberinto di (^onfufione, né filo fi truouaua per difcior- la, auuengache il filo della fpada riufciua inabile, per libe- rar da quel viluppo, che chiudeua tanti Minotauri crude- li 3 quanti barbari Traci ^ Giorgio Morofini , ch'era fuc^ cello à Francefco niella carica di Capitan Generale, prò-» curaua applicare alla piaga qualche rimedio^ ma fé noa^ era flato baftante il ferro vittoriofo, e il fuoco,G'hauea ar- fo tante fiate i legni fìimÌGÌ> daua ad intendere^ che ridot- ta in mortale cancrena non vi fuffe farmaco, valeuole a ri- fanarla , Poiché le vittorie , che riportauano così ipefft 1 Venetiani fopra dell'acque, non cofìrigneuano i *rurchi ad abbandonare la terra ^ oue fortificati facean conolccre^ che Libro Ottauo. 4?^ che poco fi curauan delle perdite iftabilj dell'onde , meo- treteneuano fermo ^ e ftabile il piede invniRegiiOj elio poco men , che tutto era nelle lor mani . Non mancò ^ ogni modo a Te fteffo, e alla Patria ilMorofini.cdoppo di hauer fugato i Corfari da* lidi di Grecia^ e di Albania^ nel i!S6i diedelacacciaalla Carauana diAlefrandria^ che portaua foccorfi'n Candia, epoipreflb à Miloottenney vna fegnalata vittoria . Hauea egli fatto qualche dimora nel canale di Scio, per chiudere i legni barbari, acciò non conducefìero gente in RegnOj, quando fu auuifato, che il BafsàComandantecon quaranta Galee fi trxiouafte in^ Rodi, à fine di vnirfi co' Nauigli di Alefsandria,che qui^ ni dimorauano , e pafsarne alla Canea ^ con leprouifioni , c'hauea raccolte. Fece allora il Capitan Generale fcelta di venti Galee ^ fra !e quali le Maltefij, e due Galeazze ^ e fi portò alle Sdille^ lafciando nelle acque di Scio il refto del- r Armata fotio la cura di Girolamo Battaglia, valorofo guerriere. Seppequì dalle fpie, che il Bafsà, con trenta- fei Galee,era gito à Triò^ à fine di faccheggiare queirifo- le, e fubito fece vela rifoluto d'attaccar Tinimico, il qualc^ fcppertalanoftrapicciolafquadra^ in vece di accignerli alla battaglia , fi diede alia fuga , Ma raggiunto da' Vene- ti ^appena egli puotefaluarfi^ lafciando diece Galee dif- fatte, e quelle, checonlui fuggirono, mezze rouinate dal cannone 5 onde fra morti , e prigioni , piiì di quattro mila Turchi mancarono al Bafsàjdicui non fapreidire,fe mag- giore fulse la codardia, ola fortuna, che faluo alla fine il condufse , Altro non vi fu di nuouo in Leuante^ e nel fd- fsntadue poco fuccefse dicuriofo ^ e remarcabile così nel regno di Candia, come neUlfola di Corcira,doue Nicco- Lll fc lo m'è Della Hiftoria di Corf ù .' lòVcndraminoProueditore altro interefse mai non mo- ftròjchedelferuigiodelfuoPrincipej inaiando aCandia del continouo foccorfi di gente 5 e denaro^ di cui mai non moftroffi auidojche à publico beneficio . Confègnò egli Tvfficio y amminiftrato con ogni rettitudine , e applaufo fino al 55, à Niccolò Michele, huomo^che compiila tiitt* i numeri d'vna perfetta prudenza . Era quefto digniffimo Senatore così amato da' Corcirefi , che à fuo compiaci- mento inaiarono del continouo foccorfi di gente da fat- tione, e da remo in Candia 5 e nel Configlio, appena aprì egli la bocca per iipiegare il bifogno delle paghe del prefi- dio, che gli furono di buona voglia conceffi à tareffetto tre mila ducati. Nèfiamarauiglia, che in Corfiìfuflo grande la fua ftima, la doue in Venetia era maggiore , fé fi ha riguardo al non hauer mandato Generale in tempo del fuo gouerno, perche vn tal Soggetto non meritaua Supe- riore ; e airhauergli delegate le caufe de' villici oppreffi da* Nobili y autorità , che a' foli Generali dal Principe fi con- cede . Io vorrei hauer più candido inchioftro per moftra- re airEccellentiflìmo Michele la bianca fede della mia^ Patria , che da lui eletta per Commadre nel batteffimo di Spiridione fuo figlio , fi come fi gloria di tal parentela Ipi- rituale , così fi vanta di hauere incontrato il patrocinio di vn Padrone , à cui col tempo il fuo merito prefàggifce i gradi, più fublimi della Republica . Ma per non moftrar- mi , benché fuo feruo , in nulla appaffionato , da lui rito- glio la penna , e volo à Corcira , per condurre à Venetia^ Michel Digioti , e Panagioto Giuftiniano,Ambafciatori eletti dalla Communità , per impetrare molte gratie dal Senato^ e in particolare,che i libri delle fentenz.e crimina- li, Libro Ottaud. 437 li j ogni quattro anni 5 fi daflèro in mano di chi fìabilifle il CommuneCorcirefe : che nella formatione de gH procet fi , e nella loro fpeditione il Bailo debba intrauenireco' Configlieri : e che nelle vacanze dék Chiefe, ò Monifte- ri, lufpatronati dell'Ifola , fieno a' forafìieri preferit'i Na- tionali,, qualora habbiano i debiti requifiti deiretà , meri- to y e dottrina . Altra Ambafciaria io truouo nel ièflanta- quattro, in cui furono fpediti Luigi Beneuiti , e Antonio Vulgari^ per ottenere^che, circa i pagamenti de' Miniftri^ s'ofìèrui quelloj che lafciò fcricto nel ventefimo Capitolo de gli ordini Hnquifitor Dandolo ; che i Miniftri^ e Coa- diutori habbiano la contumacia d'anni due: e chele Con- ceffioni^ e inueftiture delle Balìe , e Notarìe^ fieno inciiè ^ e annullate così, che fi vnifcano alla Cancellaria Pretoria, come prima ; e fieno da perfbne foraftiere, idonee^e lega- li, fecondo la confuetudine^efercitate . M'auueggo d'ha- uer fàltato Tanno fellantatre , qual fu nudo di nouità ; e lo fteffo mi conuien fare ogni volta^clie non m'incontro iru materia , degna di Storia^ qual non mi fòmmiuiftra Can- dia, che nel feflantacinque, e pure fcarfà,per non edere ar- rinato, che tardi, il Marchefe Villa condotto dalla Repu- blica per Generale di Fanteria . Ma in quefto anno, iru cui fi attefeda' Corfioti à fabbricar vna Loggia di nobile architettura per adornamento della Cirtà , e commodo al palleggio de' Cittadini, bel campo di feriuere mi porge h malitia, e l'inganno auariflìmo de gli Hebrei , Sonò nella Città di Corfù da 5 qo Cafe di Giudei,com« mode , e facoltofe per gli traffichi , e vfure , ch'efcrcitano C0I leuante , e co' Ponentini ; ericche farebbero in ecceA fo, quando rauuedute7zad?'Corcirefi non haueflè loro tolto :^ 3 8 Della Hiftoria di Corfu . tolto il modo d'ingoiare, come forfi pretendeuano lo poflèflìoni tutte deirifola. Fra quefta Gente, odiofa à Dio, à cui non credono , negando la Trinità, e à gli huo- mini, chevoglion Tempre ingannare, viueavn tal Cairn d'Aron douitiofo vn tempo , e fra primi mercadanti delia fua Natione , ma poi per fallimento refo così pouero, che gli bifognaua mendicare il vitto dalle aftutie , e dalle fro- di . Intaccò egli le borfe di molti Mercadanti Venetiani, da'qualiprefèco*l primiero credito, molte merci à cre- denza, e non potendole fodisfare partiiTi , e comparue im- prouifamente à Corcira . Haueaegli vna figlia di qual- che bellezza , fé bella può dirfi chi ha Talma deforme, o col mezzo di coftei pretefe rifarcire i danni della fortuna, e fare, almeno preflb i fuoi,acquifto della riputatione per- duta . Era la fanciulla di fpirito accorto,e aftuta à pari del genitore, degno frutto di vna tal pianta ; né le mancaua- no modi da far credere,, che le ombre partoriflèro luce , e dal feno del nero nalceflè il bianco più bello . Chiufa col Padre in vna ftanza fi addeftrò per più giorni à farfi vede- re affalita da Ipirito fburano , che le dettaua ciò , che poi douea dire al popolo pazzo della Sinagoga, che facilmen- te crede le impofture, della verità perpetuo nimico. Il contorcer le membra, l'accender gli occhi , l'agitare il fe- no, il riempir di fpumala bocca, il variar colori, furono le prime lettioni,che apprefe l'allieua di Caim,che volea vc- cidere la fimplicità de'fi'atelli,che niente ritcneu^no dell*- innocenza d'Abele . Parole interrotte, profetie dimezza- te, promefle di libertà, auguri] di futuro Meflìa, e cento, e cento fimili follie, fi fcrifle la giouinetta nella mente , per proferirli àfuo tempo con labbra fraudolenti, e mendaci. Le Libro Ottauo ; 4 3 p Le donne fanno ciò, che vogliono , e la fimulatione còli/ effe nacque a vn parto, onde quelle^e quefta fon nel mon- do gemelle , Nacquero dal Tonno; non fìa marauiglia fé hanno familiari le lame , e di fìnti ritrouati fono macchi- natrici eccellenti . Dal rifb del cuore fanno cauar lagrime per gli occhi , e Tinterna allegrezza mafcherano fbuento di duolo . Socrate, che nel petto de gli huommi volea vn criftallojiyiò ; poiché meglio flarebbe nel feno delle fé- mine, che il cuore, qual'è, mai non palefano .Tal fu THe- brea , che in buona fchuola ammaeftrata feppe ingannare i fuoi vccchi'n modo , che fé non fi fcuopnua la cofa per accidente, qualche gran male poteuafuccedere, anche a danno de'Criftiani . Cominciò nel 1 666 Caimo à fpar- gere fra Giudei, con motti , vn non so che di Angolare, che fcorgeua nella generatione di Giuda , e con fue paro- le fece curiofi coloro , che delle flrauaganze fon fedeli fè- guaci : indi, difcifrando a poco,à poco il foglio, difle,che volea fapere, che {limerebbero fé vna fanciulla di vita in* nocente, di coflumi fantiffimi, facefse attioni fbpra le na- turali, e dicefse auuenimenti,che nulla haueano dell'ordi- nario ì Poiché flimaua egli , che nelle afìBittioni del po- polo d'Ifdraele già comparile qualche foUieuo, che il Meffia non potefse tardare per gli fegni , che fcorgeua in.» vna fua figlia, ricolma d'mtelhgenza diuina . Non hebbe fatica à perfuadere quello, che piaceua , efsendo coflume de gli huomini rimmaginarfifenzaditficultà tutto ciò, che lufinga il genio,benche dalla ragione efaminato fèm-« bri impolfibile. Fu fubito codotta in giudicio la fanciulla,' fu da'Santoni della Smagoga richiefla di molte cofe , alle quali rifpondendo à mifura del concerto co1Padre,fù ere-* ^ duta 44^ Della Hifìoria di Corfù i duta in guifa^ che non rimafe dubio y ch'ella douefsedare principio alle felicità de gli Hebrei • Hor ecco il primo punto guadagnato da Calmo ; poiché i Rabbini, e gli al- tri fciocchiMaeftri vollero;, ch'ella fimantenefse incafa^ con o^ni commodo àfpefe communi 5 fine il principale^ delfuo genitore fallito. Correuano tutti alla magione del- la domiate Tadorauano come Dea, offerendo doni, e fcor- dati dell'antico viteIlo,porgeuano incéfi a vna nuoua giu- uenca . Il fatto venne in luce,degno però dell'ombre, per la curiofita di vn giouine Criftiano di famiglia nobile , il quale veggendo lo flraordinario còcorfo, che giornalmé- te fi facea alla tìanza di Caimo , innuoglioffi di faperne la caufa. Difficile era Tingreflo per chi no fufle Giudeo^ond' egli di logori panni fi cinfe, e bene auuolto in vn manto pur lacero , con cappello fegnato di marca Hebraica , fep-. pe far tanto , che ingannò i cuilodi , ed entrò , e vide , ò che vifta ! vide la donna lèduta in maeftà con vefte bian- ca , fra circoli , che le faceuano quei fciocchi , i quali in^ fua gloria cantauanohinni di lode. Vna lampada, trat portata dalla Sinagoga , le pendeua fopra del capo , i dot-^ tori co' libri della legge la cigneuan d'intorno, e le adora- tioniFofiequiauandauanti. alSantuario, òall'Arcadel Teltamento non haurebber fatto di piÌ4 dì quello a vna-* ^eminella faceuano . Ma mentre alle loro infane idolatrie ^ttendeuanofìùconofciuto il Criftiano, il quale non fe- ce poco à fuggire lo fdegno di quella furioià ciurmaglia^ , cheperrifpetto di fua nobiltà no'i lacerarono, non lo sbranarono , tanto li forprefe il furore . Fu egli cacciato con qualche violenza dal luogo , che per lui già ftimauan profano, eilcafofifparfeperlaCittà, che frale rifa, e lo fdegno I Libro Ottano. 441 {(legno medicaua contro gli Hebrei qualche rlgorofb ca- ftigo. Ma i più Sauij ftimarono meglio iafciar, che da per ih fteifo fi fcuoprifìè l'inganno , come auuenne con^ confuhone di coloro ^ che videro alla fine vn monte geni- tore di vn ridicolo topo . Mi fi permetta qui fare vna nc- cefiaria digreffione 5 per conuincere gli Hebrei, che noi giudicano idolatri , perche adoriamo Grillo , e offeriamo à lui incenzo^e profumi . Ditemi^ò mentecatti ! Vna don- na puote da voi eflere adorata fenza fcrupolo di concorre- re co' Gentili^e noi fiamo i cultori de gl'Idoli ? O voi fl;i- mauate la faciulla grauida di vn huomo femplice, ed ecco- ui nell'idolatria incorfiiò il fuo concetto ftimauatediuino^ ed eccoui prefi nella rete nella quale io vi voleuo.Dunque diuino ha da eflere il voflro MefTia 5 e come tale gli ha da^ conuenire l'adoratione di vn mondo , Hor fé Crifto fuf- fe il Meffia , giufta farebbe la confèguenza^ch'egli fia Dio, e qual Dio meriteuole di eflere daTedeli adorato . E con qual ragione potete voi dubitare^ch'egli non fia il Meflla, chevi haurebbe liberati dalla fèruitiì 5 fé non fuflìuo voi ftellì fabbri delle vofl:re catene ? Le fettimane compite di Daniele non ve'] perfuadono ? Le commotioni ^ nel Cie- lo con nuoue fl:elle , e foli triplicati 5 bella terra con milieu fegnijnel mare con tante rimoftranze^predette da Aggeo, e ville nella nafcira di Giesù, non vi conuincono ? Ifaia , che dal principio fino alla morte defcriue la vita , epaffio- ne del Redentore, non ve'Idimofl:ra? Zaccaria, Amos, Geremia, Dauide,non vi conchiudono ? Euuifenfo nel- la Scrittura, che delnofliro Crifl:o non parli ? Euui ver- fetto, che di lui non ragioni ? Euui fimbolo, che chiara- mente non refprima , I voftri medefimi Antichi Rabbi- Mmm ni, 442^ Della Hiftoria di Corfù. ni, come Salomone , Saulia Gaon, Chimchì ^ Accados , Addarfan, Maimardone; e le Glofle Maggiore, e Minore; EchàRabbaiì, Echà Etthennà; le Parafrafi Caldea^ ed Hebrea ; le Cabale de' Voftri Dottori non mutilate nella^ trafportationede'punti, da voi inuentati , per togliere ogni linea di verità;non vi fanno chiaramente conolcero inCriftoilMeflìajcheafpettate? Daqueftinonficaua , che ha da nafcere da vna Vergine fecondo Ifaìa? Che non ha d'hauer Padre terreno , fé Giobbe il chiama pupillo ? Che ha da nafcere in vna ftalla , fé il voftro Profeta non v* inganna? E poi la voftra fchiauitii non dourebbe icio- glierui dall'intelletto i legami? Mille e più di feicento anni fono trafcorfi^ela voftra difperfione par, che hora comin- ci . Tempio non ne hauete , l'Altare vi è prohibito , i fa- grifici non vi fono, fuanirono i Sacerdoti .Chi di voi può dire,queftoèmio? Chi ha {labile la fuaftania. Chi non piagne Teflèr cattiuo ? I voftri Mosè oue fono ? Oue i Ge- deoni, i Macabei , i gloriofi guerrieri , che vi liberino dal feruaggio ? I Turchi v'opprimono, i Perfiani vi legano , i barbari v'inceppano , gl'infedeli vi tiranneggiano, e fola.» fortuna è la voftra quando vi vedete fotto il giogo de' Criftiani. V'odiano tutti,tutti vi trattan da cani,tuttT delle voftre calamità fi rallegrano . Su l'onde vi fanno fchiaui, in terra vi ftiman fèrui , il mondo in ogni fua parte vi ap- parecchia prigioni. Manna è per voi'ltoflico, la Verga non ferue,che à batterui,e T Arca,qual carcere,vi rinchiu- de . Bafta dire Hebreo , per efprimere vn compendio d'ingiurie, vn libro di villanie, vn volume di vihfllmi ipregi , In fcdeci fècoli , che non hauete foffèrto ? Tito , figlio deU'ImperatorVefpafiano , vi tolfe l'imperio 5 egli di Libro Ottano . 44 3 di voi più di vn milione fé perire ; egli de' voftri corpi , iil vendetta di vn Crocififlb^ riempì millc^e mille croci , che cinfèro di Gerufalemmele mura. Ceftio, e Floro prima vi hauean tolta la Galilea 5 centomila divoi'n Cefarea diedero diletto ne' Teatri condannati alle fiere . Stra- ge fece la fame, macello il ferro, inhumanecarnilici- ne la diuifione de' ladroni , e Zeloti . Ma poi , che gode- fle? Co' Giganti 5 ch'edificaron Babele, voifighdella^ confufione fofte diuifi, e fenz,a corona, fcnza Sacerdotio , il Regno temporale , e fpirituale perdefte . Onde tanto rouine ? Quando mai la voftra miferia durò tempo sì lun- go ? Vn vitello , che adorafte foli quaranta anni vi trat- tenne fuora della Terra promeffa , e prima di entrarui per la pefle dellldolatria commefla , vi fu prefcritta vna qua- rantena . E qual colpa hora vi ferma per migliaia d'anni fra le catene ? Io non trouando fallo più grande , fopra^ ridolatria,che il Deicidio,fon coftretto à dire, che il com- metteile. Il commetteftesìinCrifto,nelvoftroMefl]ià, che nacque da vna fanciulla no Corfiota nò,ma Gerofoli- mitana della ftirpe gloriofa di Giuda. Vi compatirei,© mi- feri , e potrei ftimare la voftra oftinatione fermezza nella^ legge,quando nò folo leragioni,ma l'euidcza de' miracoli in contrario non vi conuincelTe. Non parlo di quelli,che alla giornata fi veggono per Tintercefllone de' Santi , ma^ di quei prodigi, che ha fatto vedere la fede Criftiana , che miracolo de' miracoli ragioneuolmente può dirfi . Ella^ s'è fparfa per tutto l'vniuerfo, e Autore ne fu vn Crocifit jTo , e pochi Pefcatori miniftri . E che volete ài più ? La^ voftra legge,data da vn Dio sù'l Sinai,tra* confini di Dan^ e Berlàbee fi chiufe, hor come la noftra,che non ha termi*; Mmm 2= ne, 444 t)^l^^ Hiftoria di Corfù • ne, fu à noi concefla da vn huomo ? L'EuropaierAmeri- ca è tutta di Criflo^ tutta fìi fua TAfia^e T Africa . Né Mau- nxtto deue metterfi'n conto 5 poiché altra cofà è il vince- re con le parole , e il trionfare con Tarmi ; il catti uarfi'l ge- nio con le lafciuie , che fi permettono da quello , e lo ftri- gnere la libertà co' rigori predicati da Crifto. LaMau- mettana legge tutta è del fenfò y tutta dello Ipirito la Cri- ftiana ; onde 3 che quella fi iparga non è marauiglia, fi co- me è ftupore ^ che quella fi fia diffufà per Torbe. Il fuono della predicatione Euangelica fi fé fentire fino à gli vltimi cardini delTVniuerfo^ che volontario fi refe al Nazareno, che sa infiorare le ipine. Dal noftro Emifpeno fino alT vltima Tuli la vece de' Predicatori arnuò,elepartidiuife di vn mondo fi vnirono alla Ikfla credenza . L'Albionne non è bianco per Tacque del battefimo ^più che per le can- dide arene^ che gli diedero il nome ? L'aggiacciata Irlan- da non è tutta fuoco, per le fiamme vi fparfero quei , cho pubhcaronui vn Dioiche brucia^ma non confuma ? Qua! gelido clima del Settentrione non fènte le vampe del Cn- ftiano ardore ? La Francia co'l fiore del campo non abbel- lifce i fuoi Gigli ? La Spagna il fuo Gerione non lafciò vincere da quelTAlcide , che per noi , non di Onfale , ma^ fpoglie mortali fi cinfe ? L'Italia, bel giardino d'Europa, non pregia fola la Rofa di Gerico , che nacque da vna pu- gnente Corona ? La hnea equinotiale non diuenne lumi- nofa pel giorno , che vi portarono gli promulgatori del CrocififTo ? Nella Brafiiia, che merci furono introdotte ? la Fede . Nel Perù confinante quafi ricchezze fi diedero in contracambio delTargento, e delToro? La Fede, Il Meflìc;o che colà hebbe in ricompenfa de' fuoi tefori k \jà Fede. Libro Ottauo ; 44 5* Fede . La Fede noftra, più che AlefTandro con Tarmi, vin- fe la Perfia, s'inoltrò nella Tartaria , fi fece ligia la Mofco- uia i fecefi vaflalle le Indie , e fotco vn medefimo dominio r Afia i n poco tempo ridufle . La Grecia vaftifllma à Cri- fto vbbidifce, à Grillo chinoffi TArabo^e piaceuole fu già per Crifto il Barbaro , il Moro , e l'Egitio . E non vi pare quefta vna marauiglia da far credere à voi, ò Hebrei, che^ noi fiamo veggenti, voi cieci, noi capaci di giudicio , voi priui di fènno ? Ho fin hora difcorfo con voi perche amo lavoftra flilute altretanto , quantoodio i voftri coftumi, che vorrei veder mutati , per potermi cangiare co' miei Concittauini, che neli'Ifola di Corciramal volontieri vi mirano , Qui in tanto, per tornare alla Storia, cadde, per le ibuerchie piogge , parte di vna Cortina di muraglia^ , qualfùfubito in miglior forma rifatta dall'Eccellentiffi- mo Michel Fofcarini , Proueditore , e Capitano ,41 quale in tempo del fuo gouerno diede tali fàggi di prudenza , e deflrezza , che cattiuofli all'oflèquio l'animo di ogni vno . Le diflèntioni tra' Nobili , e Villani, da lui , che n'hebbe dal Senato la cura, furono compofte con Ibdisfattionc/ delle parti , e particolarmente de' contadini , che mai non fogliono contentarfi , e per ogni picciola caufa fi foUeua- no contro i padroni . Ma tempo è hormai di dare vn'occhiata in Candia,out i Corfioti, che feruono , mi fan cenno, che non fi deue la- fciar fenza ricordanza vna guerra , nella quale pur eglino fanno lor parti nei feruir la Republica . Il Marcbefè Giron Fracefco Villa, partito da Venetia fin da' quattro di Mag- gio dell 66") , non arriuòin Regno, che a' ventifei di Fé* braro dell'anno feguente : poiché, per vifitarle Fortezze fi trac- 44<^ Della Hirtoria di Corfù. fi trattenne in Dalmatia fino à Nouembre jpoi pel tempo in Corfù^ doue il Proueditor Fofcarini incontrolio con le Galee , e gli fu fatta vna folenne faina dalla Città , e da le- gni, Afcoltò egli la Meda nella Chiefa della Madonna^ miracolofiffima di Cafopo , e quando credea far vela il %'ento il coftrinfe à fermarfi per cinque giorni à godere le> delitiedeirilola^la cui fertilità^ e fortificationi gli diedero moltodilctto. A'noue fece vela, e giunfe alzante, equi fece laraifcgna delle militie, ch'eran compofte di ottomi- la ducento nouantacinque fantine circa mille caualli , che^ sbarcarono nella terra dirimpetto al porto di Suda, à onta de'nimici,che con grande loro mortalità tentarono d'im- pedire a" nofìri le arene . Era penfiero del Generaliifimo, e del Marchefe l'attaccare Canea, male piogge impediro- no rnnprefa 5 e i foldati disfatti dall'intemperie dell'aria, furono trafmefsi nella Città di Candia , per vedere fé da-» quella parte fi potefsero danneggiar gli Ottomani . Ma^ eglino rotti'n molte picciole battaglie, mai non vollero venire ali' vniuerfale cimento , e i Veneti hebbero campo di allargarfi fuora delle muraglie, il folo giro delle quali era loro prima rimafto . Non fi auuenturarono mai i Turr chi, perche afpettauano il Primo Vifir, che comparue iiu Regno nel fefsantafette , e allora cominciò Taffedio me- morabile , di cui fimile non fi legge nelle Storie , pe'l va- lore di quei , che lungamente il foficnnero , e perl'oftina- tione di coloro, che, à cofto delle loro vite , doppo di ha- uerlo intraprefOjHo'l penfarono abbandonare , Ogni on- cia di terra fi compraua a prezzo di mille morti 5 ogni pal- mo fi vendea à moneta di iàngue Iparfo à torrenti 5 e vn^ paflbjche s'aua^aua,bifo2;naua metterlo fopra monti orri- bili Libro Ottauo . " 44 7 bili di cadaueri.Il ferro kcQ molt^^nicipiti ilfuoco^chc dal. lefotterraneeminefcoppiando fi portaua glihuomini per aria à migliaia ; e parca che tanti Dedali volafìero in Gre - ta 5 non per fuggire , ma per incontrare laberinti di fiam- me . Non han numero i Turchi vccifi da'fornelli , cheda^ vn temoorale à vn perpetuo Inferno li trafportauano^e da vno ad vn altro incendio^più cocente. Le fortite mieteua^ noie compagnie, ma la poluere inceneriua le intere trup- pe 5 e il Villa", fempre in fatica , non daua folazzo à gli au^ uerfari>chevedeuano partorirfida vna Villa gli affanni. Di giorno, di notte non fi difmetteuan le opere; e cento volte vna linea perduta 5 eriprefa, fé terminare nel pun- to fatale le vite de gli a{laliti,e de gli aggreffori . Il bombo de'cannoni, lo ftrepito de*tamburi , il rauco fuon dello trombe, le voci de*combattenti,lo fcoppio delle mine, af- fordano in modo l'orecchio , che non fi fente il calpeftìo della morte, che s'auuicina . Hora al Balouardo di S. An- drea, hora al Panigrà, bora all'opera Moceniga tentano auuicinarfi gli Ottomani , ma fono fempre rigìttati da di-^ uerfi luoghi con eguale macello ; poiché quindi , e quinci la fortezza deVeneti fa marauiglie. Il Generaliffimo , il Villa, e gh altri Capi alla teftade'foldatiefpongono Tin- trepido petto alle palle , a'dardi , incontrando fcnza tema la Parca, che vola con l'acciaio, e co'l piombo . Non ba- fterebbero volumi, fé ad vno,ad vno fi voleffero defcriue- re gli atti Eroici, che ogni momento fi replicarono neir- ammirabil difefa , che toglie il vanto alla fama de' Sagun- tini, che alla forza de'Cartaginefi anticamente s'oppofcr ro. Qui fingolare comparue il valore de'Corfioti, che al numero di cinquecento mandò Andrea Valier? Prouedi- 448 Della Hiftoria di Corfù. tor Generale delle tre Ifole y nello fteflb tempo purgando di huominì mal viuenti Tlfola, e prouedendo a'bifogni di Candia oppugnata. Quefto prudentiffimo Senatore ^ di- cLii'n Corcira viuerà Tempre la ricordanza ^ volendo darc^ rimedio a'mali, che cagionauano i Corfari di S.Maura , e Preuelà , diede licenza a'Corcirefi di armare contro di lo- rojcome fecero^co'l mettere fubito in acqua fette bergan- tini^ concorrendo quei della Città, alcune Vììk ^ e gli ha- bitatori di Paxò alla commune faluezza . E fii tale lardo* re , che non folo fi difperfero quegFinfami pirati , ma dal paefenimicofi riportarono molte prede di animali, e di fchiaui; onde aflàliti gli aflalitoripenfaronoà mantenere il proprio 5 non più à toglier l'altrui. Ma non contenti gl'- Ifolanidihauermoftrato la loro fede al Principe con gli huomini trafmefTì nel Regno, e col corfo intraprefo, vol- lero manifeftarla condoni, per gli bifogni della guerra-, confegnando fette mila ducati al Valier,]! quale dal Publi- co di Venetia eletto Ambafciatore al Sultan Hibraim fece ritorno alla Patria, e del fuo gouerno lafciò inCorcira-r perpetua la memoria. Pur defiderio rimafe di Michele Fofcarini, a cui fu foftituito Girolamo Delfino,che diede perfettione alla fabbrica della cortina , che non puote fi- nirffn tempo del fuo anteceflbre nella carica di Prouedi- tor, e Capitano delllfola; doue per la rinunza di Antonio Digioti,hebbe dal Configlio l'vificio di Sopracomito il Caualiere Luigi Minio, che armò la fua Galea fecondo i dettami della iua nobile iplendidezza . Seguiua frattanto Tafledio di Candia , e l'Inuerno non fii valeuole à raffreddare l'ardore de'Turchi, che dal Gran Vifir^ tutto fuoco , haueano dd continuo fomminiflrato le Libro Ottano . 44P le fiamme , L'Aprile del 1 66S partì , richiamato dal Du- ca di Sauoia fuo Signore , il Marchefe Villa > ma non per quefto intepidirono nella difefa gli affediati , anzi nella> ftagione più mite , più vigorofe comparuero le lor fiam- me. La Republica non lafciaua di mandar continouamen- te foccorfi, e da Coftantinopoli arriuaiianofpelli gli aiutij quefti ingrofiTauano il Campo Turchefco, quelli faceuano più numerofo il prefidio . Mai non mancò à fcfteflb il no-^ ftro Principe , benché folo contro vna potenza, che delle tre parti del Mondo ha la portione più grande . E fé alcu- no mi dicCj che folo non fu per le Galee aufiliarie, che per lui veleggiauano, bafta che io glirifpondaco'l fucceifo di quefto anno, in cui le fquadre foraftiere nulla fecero , per la tardanza deirvnione. A'fedeci di Giugno arriuò iiL. Corcira il Bali Fra Vincenzo Rolpigliofi Generale delle-» Galee Pontificie, e nipote di Clemente Nono, il qualo, mentre a' legni fi daua carena , fi trattenne nel Conuento de' Padri Minori di S. Francefco nelle ftanze del P,Mae- ftroLudouicoLippi,chefabbriccolleàfuefpefè, Fùelet^ to tal Moniftero pel commodo dell'habitatione , e perla copagnia de'Soggetti infigni , che ini fiorifcono, fi come fempre di huomini fingolari fi vide ripieno.Poiche oltre il detto Lippi riguardeuolc per ogni verfo, e altri,che allora viueano , in tal luogo fi allenarono i Maeftri Ruberto Ta- bo, Santo Zeruo, e Antonio Garzoni, tutti treCorcirefi, tutti tre ammirabili nelle lettere,e ne'coftumi . Conduce- ua il RofpiglioG nobile comitiua di Caualieri,Fra Tomaio Ottomano dell'ordine di S.Domenico, quel figho del Gran Signore , che con la Madre fu prefo dalle Galee di Malta, che caufa furono della guerra. Fu egli mandato Nnn dal /^^'o DelIaHiflomdiCoffùi! de P^n con JiTcgno dì muoiiere col ilio meizo qualche^ folleuatione ncirOriente ^ oue allofa contro il gouerno d* Hibraimo compar iudno cattioi humotìy e piccioli iemi dì grande difcordja. E fi poteuafperare qualche vniueriale iolkuatione co'l proporre a' Turchi vn del Sangue Otto- mano per direttore delle loro mofìe, e per capo de*tumul- ti^ che fi attendeuano , Ma negli Eterni decreti altrimen- ti fu fcritto , Fra Tonimàfo douea maneggiare , non ìsu Ipada ^ bensì il breniario, e il Tuo Imperio era determinato ne gli angufti confini di vna fol Cella . Sono ftrauaganze^ che di raro Ci veggono^Ie mutationi di cappuccio in coro- na ^ di Patienza in paludamento Reale, 1 Turchi non fe- cero nouita 5 e le Galee del Papa ^ e di Maltn ritornarono a Corfù d*onde partirono alloggiando il Rofpigliofi nel Palaggio Arciuefcouale j dallllluftfifìuiio Labia fpefato con tale magnificenza, che gliene profefsò obligationi lo ilefib Pontefice. Le Galee di Napoli, e di Siciiia^che do- ueanovnirfi con le Papaline 5 e Maltcfi, arcuarono cosi tardi 5 che termine del loro viaggio fu il Zante^ d'ondo diedero volta , per ritirarfi a* loro paefi, timide del verno , che cominciaua a comparire con le tempefte , Ma notu perche fuffe auanzata la ftagione fi mancaua di mandar da' Veneti gente in Candia; e Pietro Valier , ch'era fuccedb sd Andrea nella carica di Generale delle tre Ifole, da Cor- eira inuiò molti con le necefiarie prouifioni. Egli noa^ lafciò mai la vigilanza douuta alPamore , che portaua alla^ Patria y e in vn tempo ftelTo fi facea vedere in due luoghi, in Creta coTocGorfi, nelle Ifole con Tincorrotto gouerno, <^ìaggiuftò differenze 5 compofedifcordie, leie ragio- na à gli opprefiì^tolfe gli abufi, e riformò gli fconcerti del- le Libro Ottauo, 4^1 kcarichc ? ordinando ;, che non potcfeo entrare in Coo* figlio queijche non haueflero venticinque annidi età y né hauere vffici , ò dignità chi non compiua gli trenta . Hor mentre il Proueditore attende alla riforma delle liqrnan^, rArciuefcouoLabia s'ingegna mettere in affetto le cofe Diuine 5 edella Cattedrale angufta, e riftretta, follena va. bel Tempio , Con ifpefa confiderabile^ per lo più del fuo, j-ifece Altari^ accomodò archi, ereffe Cappelle, fra le qua- li quella di S.Arfenio;, le cui Reliquie dairArcinefcouo Bragadinonel I <^S 5 tralportatedaFortexzia nella nuoua Chiefa Maggiore di S.Giacomo, furono dalui più nobil- mente ripofte in vn Vrna d'oro^e di criftalli adorna ^on h infcrittionep chefegue^ a o, M, Ojpc infignia, S, Arfmtj hu'ms Cimtaùs Archiefifcopi qu^/hb altari dia tegejyan^W^ fofl mmm defofttiont$ eiptfdemoBigefimum y exnjeteriTemflo pa^nè col- lahnpip in h^nc Eccleftam tramlata f^ere, 4nno M. PC, XXX/II, Kal, Imuarij Pofleà ifla inAedicda^ CapfuUtjuè aurata ^ nuener/^r^ kiliterftc poppa d Caroto f^aha ArchiepifcopOy ijt ftimdatiiis rpenerarentur , Annp M. pC, LIX, Sextodecimo J^al^ pebrufirij , Corpore) [me pinimo Unguens hìc pronns adora ^ce Reges neqmunt p Pr^fulis offa qumj^t , Ma dalla Infcrittione m',auueggo d'effere, arginato 3ir Nnn % anno 45' ^ Della Hiftof ia di Corfù . anno feflantanoue alla Criftianità infeliciffimo^non per la fola perdita di Candia, ina per quelle , che fi ponno teme- repellendo mancato allltalia il forti (Inno antemurale . Io non poifo non piagnere la caduta di vn Regno _, che ben- ché della Republica Venetiana^ douea da altri Principi et fer difelb come proprio ^ feruendodi arnefe a* loro Stati , che hora fono efpofti alle inuafioni de' barbari . 1 Vene- tiani conimmenfo teforo han fatto per la caufa^dirò com- mune, quello, che forfi non farebbero le Monarchie, più potenti;e in cinque luftri^difllpando quafi centocinquan- ta millioni^hanno acquiftato la gloria di più (hcóìl Gran- de, non fi può negare, fùPaiuto, che mandò in quefto an- no Luigi Quartodecimo , fra' Rè della Francia gloriofifll- mo; ma quando Tinfèrmo è fpedito le medicine piùvir- tuofè non vagliono ♦ Candia agonizza , fé forza foprana- turale non la ibccorre , ella muore fenza rimedio . Ccru ciò tutto i Veneti fi dimenano per ogni parte 5 e il Gene- ral Valiero (òpra di vna Galea partì per incontrare Tarma- ta Franccie , lafciando ordine al Colonello Culifich , chc> guardaffe le riuiere da* Corfari, che l'infeftauano . Ne fu quefto reftio all'efecutione , e aggiugnendo a! tre fui bcr- gantini vn altro di Paxò , e vna felluca , fi pofe ì cercare- quei di Preuefà , e S.Maura, che fottoCuzzopali, e Mo- fcobei fcorreuano il mare . S'incontrarono di notte , e il legno di Paxò, che foli trenta Criftiani portaua,attacco(li con quello di Mofoobei da nouantacinque infedeli guar- dato , mentre gli altri erano alle mani con le conferue del Barbaro. Ma il Colonnello, che fi auuide della difugua- glianzade*noftri,foccorfè ou'era il bifogno, e in poco tempo del nimico bergantino con tutta la gente fece no- biliflì- Libro Ottano, 45^5 biliffimo atquifto ^ fàluandofi gli altri , quafi che disfatti , pe'l faiiore dell'ombre . Grande fu Tallegrezza de' Cor- cirefi, e fi accrebbe per l'arriuo delle Galee di Francia^ condotte dal Duca di Viuon , efìendo le Naui già pafìato 00*1 Duca di Bcufort verfo il Regno , c'hauea bifogno dì aiuto . Le fquadre Pontificia^e di Maltajanch'elleno com- paruerO; e già fi penfaua à qualche nobile imprefa , quan do arriuò l'auuifo dellarotta de'Galli^delIa morte del Beu- fortj della capitulatione della Piazza^ della perdita di Cre- ta^della sfortuna de' fèguaci di Crifto . O Europa , ò Eu- ropa ! A che lacerarti da te medefima , fé l'armi meglio potrebbero da te impiegarfi contro colui , checoala Ipn- da alla gola del continouo ti minaccia ? E come le Aqui- le, che fogliono fiifarfi nel Sole, alla vifta della Luna chiu- dono le pupille? Se le forze de' Criftiani^che fra loro nel prefènte leccio fi fono fuenati, s'impiegauano a' danni de* Turchi j Turchi più non vi farebbero , né palmo di terra^ pofiederebbero gl'infedeli , E pure la politica mondana > che alle volte contradice à quella del Ciclo, dia fatto ve- dere formidabili fchiere, che indirettamente fbccorfèro gli Ottomani . La Fiandra, cinta dall'Oceano, fiì bagna- ta da mari di fangue fedele . La Germania , la Polonia, la Dania, l'Vngheria, l'Inghilterra, la Suetia , la Francia , la Spagna, la Mofcouia, paefi, che adorano Crifto,quali fce- ne funefte di tragici auuenimenti non rapprcièntaro- no , per fare fpettatori gli Traci , che fi profittano delle^ noftre difcordie ? Non farebbe mai guerra à noi il Mau- mettano, fé noi fuOìmo in pace; poiché la fua poten- za non farebbe valeuole a reliftere al CriftianeHmo vni- to, quando da fé medefimo non fi debilitafse il vigoro , il 45*4 D^U^ Hiftoria di Corfù. Il Perfiano mai non è flato foggiogato, perche folo atten^ dea ofleruar gli andamenti del Turco, e rare volte con gli altri confinanti viene à rottura. L'Oriente fi perdè:)perche diuifoj guardifida fimilefciagurarOccafo. Sicilia è et pofta , né gioua l'Italia vicina ^ non hauendo più il bello arnefe di Candia . Quefta in fbmma cadde nel Mefe di Set- tembre , e la Vergine , che dominaua nel cielo , vfurpòllay al Leone. Si partirono quafituttele nobili Famiglie con Tarmata Venetiana, che a Corfù findufìe, con quella me- ftitia y che può ogni vno immaginarfi doppo tale sfortu- nato fucceflò . Il Generaliffimo 5 il Proueditor Generalo Antonio Bernardi , Monsù di S.Andrea Generale della^ Fanteria , il Caualier Grimaldi Sargente General di bat- taglia , e tutti gli altri Capi fi ritirarono à Corcira, oue la^ mia Cafa hebbe Thonore di albergare^ fi come nel primo anno della guerra il Gildas , così nell'vltimo il S.Andrea, Fu poi richiamato a Venctia il Capitan Generale France- fco Morofini , e Pietro Valier Generale delle tre Ifole,e al gouerno di quelk^e dell'Armata rimafe con auttorità Ge- neralitia il Bernardi , il quale con prudenza impareggia - bileraflèttò le cofè fconcertate per la refa di Candia.Con- iblòimifèri Candioti , che nel volontario efilio per la Tua piaceuolezza hebbero foUieuo alle loro difgratie 3 eiècon- do la diuerfità della conditione fece , che fi compartiflèro à que' infelici commodi alloggiamenti . Diipofe , che i Capi delle militie, e le militie ftefle^ritornate da Candia^fi parti{IèrO;,e della Republica^e di lui fodisfatti'n guifa^che^ nonhaueflèrooccafionediritirarfidal feruigio del Prin- cipe, qualora fuccedefle il bifogno, Prouide a' legni , o riduflè il numero de'Nauigh a fegno ^ che fé mancaflèro i Turchi Libro Ottano l 4 5* 5^ Turchi alle conditioni già ftabilite, non mancaflè il mo- do di aftfignerli con la iorza. E perche molti latrocini; da' galeoti ii iaccuano^ egli , oltre i rigorofi bandi , e pro- clami;) con impiccarne vno^c'hauea rubato alcuni panni à vn pouer*huomo^ pofè tal terrore ne gH altri, che d'allora in poi non fentifli lamento di benché picciolo furto. Era> cosipioco'mefchini, che à fuelpefe mantenne due Au- uocati ) che li difendcfìero 5 ma era all'incontro così rigo- rolb nella giuflitia^che doppo di hauer chiamato i Proue- ditori del luogo , e da loro chiefto minuta informatione, kce carcerare alcuni fofpetti di hauer fraudato il Capitale del Fontico> ò Banco, che di quaranta milla ducati' n circa èra fotto , per la poca cura y ò vfurpation de'min iftri , Do- mò i prepotenti; diede ordine al Reggimento^che fi cafti- gaffero i rei , fi aflblueflTero gl'innocenti 5 conceffe a' Giu- dici annuali pri uilegi piiì ampli ; riftorò il Porto del Man- dracchio; eauanti, che partifìTe per ripatriare fece dar principio all'ampliarione della Chiefa di S.Spiridione , à cui Niccolò Politi 5 gentil'huomo facultofo^hauéa lafcia- to nell'vltima fua difpofitione vna lampada d'oro di tre- centocinquanta oncie di pefo. E acciò non reftad'eaggra- uato il Commune in tal fabbrica^oltre l'emolumento del- le condanne applicatoui, concorfè con molti danari del ilio patrimonio . Il medefimo Bernardi fu, che fece am- pliare la ftanza de' Proueditori della Sanità , i quali'n me- moria del beneficio Tarmi fue nella nuoua frabrica affifle- ro-, non potendo per altro liuellare Statue, dalle fuerare^ conditioniben meritate. L'annullatele condanne da die- ceanniinsù, per fbllieuo degli affliti 5 l'ordinare, chei p agamenti fi faceffero nel banco de'Notari, per euitare le fraudi ; A ^ 6 Della Hiftoria di Corfù . fraudi ; il dare mille regole al buon gouerno^ opere furo- no dell'Eccellentiflìmo Bernardi , che nel lójoy doppo tante calamità^ kce a* Corcirefi godere giorni^ meriteuo- 11 del fègno di candide pietre, che vn tempo foleuano vfarfi'n Creta^che hora con negri fallai va mifurando i mo- menti del fuo leruaggio . Si aggiunfe alla feh"cità deirifo- la la buona condotta di Domenico Gritti Proueditore ,e Capitanio , e di Giouanni da Mofto Bailo ;, li quah diede- ro tutt'i legni di vna nnpareggiabil giuftitia . Èghno tol- fcro gH abufi de' pegni per debiti, compofero paterna- mente le dilcordie . Nelle penurie di Corcira , con la fua amoreuolezza , fé veder il Mofto Tabbondania. Giufto. Tvno, e l'altro ne' giudici] , ambi rigorofi contro i rei , ne grinterefiì della Communità , e del Fontico zelantiffimi , Splendidi ne* banchetti, liberali co' poueri,fi fecero cono- fcere veri, non mercenari; Paftori . Non e mia intentione il paflare più auanti , per lafciar materia à gli altri Scrittori di raccontare quello , ch'è fuc- ccfìb , e fuccederà di mano in mano col variare de' luftri . Mi fpiace bensì di terminare l'Opera con vn fine lugubre, delia perdita di Candia , c'hà fatto la Criftianità 5 poiché la Republica ciò, c'hà lafciato in quella,hà riprelb in Ter- ra Ferma ; e gli acquifti nella Dalmatia, oltre la gloria di efserfi mantenuta per véticinque anni contro de' Turchi^ ponno contrapefare in buona parte il dominio di Creta , Aprano però gli occhi gli altri , e ftiano con auuertenza,. che chi non teme i Leoni , de gli Augelli non ha paura . . Il fine deirOttauoj&Vltimo Libro. . - TA- TAVOLA DELLE COSE PIV NOTABILL A. Ccadenaia eretta in Corfù. libro 8. foglio 425. ' Achmet fanciullo fatto Gran Turco, lib.y. 380. Agatocle contro Corfù. lib.2. 73. Agiru Prouincia di Corfù. lib. 1.8. Agoftino Canale fd fare l'arco del voltoue in fortezza , lib.7.379. Agrippina moglie di Germanico con le ceneri del marito riccmita nonoreuolmente da' Corfìoti. lib.3.1 23. Agrone Re de gl'Illirij vince gli Etoli,e muore per rinteniperanza.l.i.Si. Alefchimo Regione di Corfù. lib.i . 9. Alelfandro Magno in Corfù. lib.2. 72 . Aleflandro Seuero Imperatore, lib.3.1 50. Aleffandro di Gotti fuo valore . 276. lib. 5 - fua prigionia , e ricompenfa con la Giudicatura di Cingani. lib.4.2 27. AlefTio Imperatore, e fuoi fatti, lib.4. 1 97. Ale/fio, figlio dell'Imperatore Emanuello , Signore di Corfù . lib.4. 205, ribelle all'Imperio. ao5. congiura con Andronico. 207. è chiufo iji^ vnmoniftero. iui. Alefiìo yccide il fratello Imperatore d perfuafione di Michele Signor di Corfù. Iib.4.208. Aleflìo fanciullo , vccifo il Padre Imperatore , ricorre a' Principi di Po- nente lib.4.208. racquifta l'Imperio, log. è vccifo. 2 1 o. Ambafciatori Corciren i Venetia difcorrono auanti'l Senato . libro 5 , 238.1ib.9.323. Amurat Terzo Gran Turco, lib.7.350. muore. 371. Andrea Gritti Arciuefcouo di Corfù. lib. 5. 255. Andrea Valier Proueditor General, e fue opere, lib. 8. AntoniovinccBruto,eCaffio. lib. 2. 118. innamorato di Cleopatra-» . iip. evinto da Ottauiano. 120. Antonio martirizzato in Corfù per la fede, lib.3 .131. O Anto- Tauola Antonio Cocco Arciuefcouo di Corfii. lib.7. ^66^ Antonio Cappello deftrugge i Corsari, lib.7. 397- Antonio Pifani iClituifce vn Monte in Corfù. hb.7. 389. Antonio Bernardo Prccurator di S^Marco^e fuo Elogio, lib. 8. Antonio Marmora coTnoifcruitori difende la Torre di Butrintò con- tro i Turchi, lib. 8.422. Antonio Flangini fonda vn Seminario, lib. 8. 433. f A{ oJonia fabbricata da'Corfioti.lib.1.28. Argia edifica Siracnfa. lib. 1.23. Argonauti, doppo il Vello, e Medea^ rapiti, in Corfù. lib.1.18. Ariilotile in Corfù. lib. 2. 72. Armata Criiiiana s'incontra con la Turchefca. lib. 6. 347. combatto * 348. vince. 349. Armata infedele à vifta di Corfù- lib. 7.371. Arfenio Arciuefcouo fanto di Corfù. lib. 4. 186. va a Cortantinopoli à fauorcde'Corcirefl. 188. fue parole allTmperatore. i8p. ritorna, e :é muore. 191. 1 Arr io Antonino Pio Imperatore, lib.3. 148. j Afledio memorabile di Corfù lib.<5.302.fi fcioglic. 309. Atenicfì à fauore de'Corfioti. lib. i .41 . s'apparecchiano contro i Corin« tij. lib.2.5 5. contro Sicilia. 6^. fon disfatti da'Siciliani. 71 . ''■ | E. BAiaz^tte Gran Turco rompe la pace co'Venetiani. lib. 5. 206. Bailo primo in Corfù Marino MalipieroJib. 5. 249. • à Ballilo Macedone vince i SaraciniJib.4. 185. * Baiìlifco Generale di Leone Imperatore lùpera i Vandali, lib. 4. 1^9» Bellifaria in Italia .,lib.4. 1 70. fuoi progredì. 171. fugge, ini. Bembo Generale di mare in Corfù. lib.7.3 8 1 • Benedetto Bragadino Arciuefcouo di Corfù. lib.7. ^S6. Boemondo in Italia ruerreggia co'l fratello, libro 4. 201. va in foccorfo^ di Terra Santa- iuì. mucue guerra alla Grecia , e s'accorda co'J fuo, Imperatore. 202 . Bolja del Papa à fauore del Protopapi di Corfù. lib.ó.s 1 8. Bruto vccide CefarcJib.2.117. s'vccide con le fue mani, 118» Butrintò come fabbricato ? lib. i . s i =, C. CAlendario antico ofleruata in Corfù. lib.7. ^^9' Capitoli, co'qualifì.diede.orfù a'Venctiani.lib. 5. 240^ Candia vedi Guerra. Carlo V. contro Solimano. Iib.5. 287. CarloLabia Arciuefcouo (j.i Corfù. lib.8.430. rifa il Duomo più magni- fico. 451. Carlo Delle cofe più notabili . Carlo Re di Francia in Italia, lib.5 .273 . ritorna in Francia. 273. Carlo d'Angiò conquifta le due Sicilie, lib.4.2 1 5. prende Corfù. ini. to- glie molti priuilegi a'Greci.2i5. Carlo Zoppo prigione degli Aragonefi. lib.4.1 17. è liberato. 118. Caflìope famofa città di Corfù. lib.i .7. Calilo contro Cefare. libro 2. 1 1 7. è vinto da Ottauiano , ed Antonio . 118- Cercillino Principe di Corcira , e fua crudekiì. lib. 3. 1 25. fi fommerge nel mare. 1 43. Cefare difcorde con Pompeo.lib.2.1 13. paffa il Rubicone. 114. vince in Farfaglia. iui. Cherfocratc Re di Corfù. lib. 1.23. fabbrica Cherfepoli. iui, Cherfepoli, e fua figura, lib.i . z6. Claudio contro gl'Indefi. lib.3 .1 24. Congiura di forprcnder Venetia. lib.7. 385. Conliglio di Corfù quali vffici diftribuifca ? lib. 6. 3 14. Corcira. vedi Corfù. lib. Corcira figlia di Cercillino fi fa Criftiana . lib. 3. 135. martirizzata dal Padre, iui. fegue. CorfiotifoccorronoiSamij.lib. i.ip. ftannoneutrali nella guerra tra Xerfe, e i Greci. 3 1 . vincono i Corinti). 35. difcordi tra di loro . lib, 2,.58. vincono i Lacedemoni . 70. attendonoà banchetti. 73. fotto- meflì da Agatocle. 74. fi liberano. 75. fan pace con Pirro. 77. affah tano Creta. 79. ricorrono a'Romani per paura de gllllirij. 83 . fon-» vinti dagl'Illirij. 88. foggiogati dagli (lem. 89. liberati da'Romani. 90. s'oppongono à Filippo Re di Macedonia, libro 3.107. vanno co' Romani alla defiruttione di Corinto. 112. à fauore di Pompeo . 113. amici di Marco Antonio. 1 20. fon'opprefll da Ottauiano. 121. ergo- no memoria à Germanico. 122. foccorrono Claudio contro gl'lngle- fi. 1 24. aiutano Lucio Vero. 148. vincono i Goti. 152. afflitti dalla pefte. iui. foccorrono Diocletiano. 153. Valentiniano. libro4. 167. Eraclio . 175. gli Efarchi di Rauenna. 177. Leone. 181. Niceforo. 183. vincono i Dalmati. 175. foccorrono Bafilio. 185. Cofianrino Settimo. i85. Niceforo. 192. foggiogati da Ruggiero Fé di Sicilia, liberati da Emanuello Imperatore. 203. il quale dona l'Ifola ad Alef- fio fuo figlio baftardo. 205. in potere di Carlo d'Angiò. 2 1 5. diuengo- no liberi . 226. penfano darfia'Venetiani . Jib. 5. 230. fi danno. 232. fanno guerra con Tommafo Ccmneo, e vincono. 253. vincono i Ge- nouefi. 254.dinuouo Jifuperano. 257. difendono Parga, e Butrintò contro i Turchi . 260. foccorrono il Re di Napoli. 274. aflediati da Solimano .libro 6.302. fi liberano. 309. foccorrono l'armata Vene- tiana. 31'). fanno ftrage di Turchi . 345. fi difendono da Sinan Baf- fi . libro 7.358. mandano gente al campo VenctianofottoGradifca, 383. fominifirano denari per la guerra di Candia. libro 8.419. difen- ilono Parga. 427, Ooo 2 Cor- Tauola Corfù, fitoi nomi vari, libro i . i . Tua defcrittionc geografica. ^, (tie fé - ^ioni.5. fua figura delineata. 12. fuo dominio in Terra Ferma. 14. Tue qualità, ini. abbondanza , e delitie. 1 5. fuoi habitatori antichi , 16. quanto miferabile doppo l'affedio di Solimano, libro 6.3 1 1. fua_> Città defcritta.lib.7.351. 368. infame. 364. Corint})conrroCorcirefi. libro 1.32. fon vinti. 35. fan lega con moki contro gli Ateniefi. lib.2.5^. con frode rouinano i Corfiòti. $7. Coftantino Primo Imperatore e fua hiftoria. lib.3.1 54. Coftantino Settimo vinto da'BuIgari. lib. 4. 1 36. foccorfo da'Corfioti * ini . Conftantino Quarto in Sicilia, lib.4. lyp* Coftanzofacrilego.lib.4. 178. Crifìo nafce. lib.3 . 1 1 1 . Criflodolo moro martire in Corfiì.lib.3. 137. Criftoforo Marcello Arciuefcouo di Corfù. lib.5. 27p. Crifìoforó Condocalli, e fuo valore. lib.(5.3 50. DAlmatifi folleuano contro l'Imp. lib.4. ^74* ^^^ vinti da CorfiorL ^75- Dauiano Principe di Corcira fi fi Crifìiano. lib.3 .144. Demetrio Fario fi ribella à Teuca, lib. 2. B9. fi folleua contro Romani . 98. perde Faro. 99. fuggCj ed è vccifo. iui. Defcrittionc della pefte di Corfù. lib.3 .152. della Città di Corfù . lib.7, 3^2.3^4. Diocletiano in Corfù perfeguita i Crifìiani< lib.3. 1 52. va in Egitto.i 53* diuiene hortolano . iui . Difcordia tra l'Arciu. Latino,e il Protopapà Greco, lib.^.3 1 8. Difcorfo de'Cornoti àgli Ateniefi. lib.i. 37. de'Corinti) a ^li ftefii. 39. de'Corcirefi a' Romani lib.2.84.de'Romania'Greci.92. de Corcirefi al Senato diVenetia, libro 5. 238. libro d. 323. contro gli Hebrei . lib.8.^41. fegue. Diuifione in Corcira. lib. 1.58. della preda tra* Collegati Crifiiani dop- po la battaglia di Lepanto.lib.3/19. Doria co'fuoi artifici fà,che Solimano rompa la guerra a'Venetiani. lib, 5. Ì97. fugge vergognofamente. iib.6.3 1 5. Dragut afiutò, lib.d.3 17. fi libera dal Doria. 332. rompe il Doria. iui. Duca di Oiliina congiura contro Venetia lib. 7. 3 84. Ducale à fauore de''Corfioti.lib.5.24i. Durazzo Colonia de'Corfioti.lib.i.28.caufa della guerra Corintia.33, forprefa da gl'Illiri; fi libera . lib.3.87. S.EIcrtl Delle cof e più notabili , E. $ T? Lena in Corfù , con le nani deirifola vd in Paleftina.lib.j . 1 54. ' Jt/ Eleno Troiano fabrica Butrintò;. lib.i .2 1 . Elio Andriano Imp. lib.g.148. Elio Pertinace Imp.lib. 3.149» , , Emanuello libera Corfù da' Siciliani. Iib.4.203. conibatte contro Vcnc- tiani.204. , r J-t • Emilio vince perfeo.lib.^.iao. trionfa di lui. ili. Eraclio contro Cofdroe.lib.4.i75.il vince. 176, Eucchene Corfioto,e fuo valore.Iib. i .20. Eudoflìa chiama i Vandali in Italia. Hb.j.i^S. Eudonia Augnila fi fpofa con Romano Diogeno. 10.4. rp5. F. FAmiglie nobili di Corfiì.lib.^.5 1 2. Panari ifoletta vicina àCorfiì.lib.r. io. Fantino Dandolo Arciu. diCorFù.lib.5.255. Faro prefa da' Romani.lib.2.99. Fesco Rè di Corfù. lib.i. 18. _ Federico Re di Sicilia fi difende da potentiflima lega. 220. Ferdinando Rè di Napoli perde il Regno.lib.5.274.il ricupera, 27$. Feudatari di Corfù quanti? lib- 5 .284. Figli di Coftantino fi diuidon l'Imperio.lib.4.i. giuri rcar . foglietto . fpeianz'alcuna , attcndeiiano, defiderio . fciolfc > porte , haiircbbe allattati. Tracia, cignea . toglie il foflegno. àlui. aflìcurati . Corcira . pofTano . foftea remane/mt » famil^s. poteuano» fiaibati. per voi . o vero fé à voi . da Antonio, fu eletto . ce/Te il fuo pofto ° il General fettanta otto« Velleggiò Giuditta. Gomenizze. perifle . con fodisfattionc de*«e,Ladc* Irancefco de Mezzo , Cdmllo mha P.C.. I "ì u "^7 > ^ /%